Rapide complicazioni
"Come faresti senza di me?" mi disse una volta dopo le lezioni. Eravamo nella sua macchina.
"Credo sia più il contrario." e gli toccai i capelli, scompigliandoli.
Li aveva castani, più lunghi sopra. Ma gli occhi erano neri, come i miei.
"Te sei come un angelo, io sono il diavolo.'" mi disse sfruttando un enorme cliché.
"Non voglio più essere un angelo." risposi guardando fuori.
"Cerchi di fare del bene a chiunque." mi prese le labbra e me le chiuse vicino alle sue.
"Ho paura che ti piaccia una persona diversa da quella che sono realmente."
In quel periodo tutto mi stava mandando in confusione. Non riuscivo realmente a capire chi fossi. Con Stefan mi trovavo alla prima esperienza ed il resto continuava ad essere l'abitudine che mi ero costruita con fatica.
Ero soddisfatta ma mi sembrava non riuscissi a controllare ciò che accadesse.
Il mio gruppo si stava sfaldando a causa di Louis. Nessuno capiva cosa gli stesse succedendo, oppure fingevano davanti a me. Persino Cecilia mi dava la sensazione di saperne di più di quanto mi dicesse.
Un pomeriggio mi aveva accompagnato a fare la spesa e approfittai per parlarle.
"Se sai qualcosa su Louis, ti prego dimmela." le dissi diretta nel reparto frutta.
"Perché ti interessi sempre così tanto a lui?" disse lanciandomi un'occhiata.
"Vedo cosa sta succedendo agli altri. Sono strani." speravo non mi facesse attendere come sempre prima di arrivare al punto.
"Non so molto. Però dovresti arrivarci da sola." vidi che cercava di evitare il mio sguardo.
"A cosa ti riferisci?" ero preoccupata, le mie sensazioni si stavano confermando.
"A Stefan, Ivonne. Alla persona che hai più vicino. Non hai notato niente?" - "Aveva un occhio livido, e Louise una mano gonfia." vedevo che parlare era una forzatura.
"Come... Come fai a pensare una cosa simile? Potrebbero aver fatto una rissa con chiunque." alzai il tono di voce.
"Me lo ha detto Riker. Li ha visti quella sera, quando te stavi a casa a studiare." si morse il labbro continuando a scegliere cose sullo scaffale.
"E Riker lo ha detto prima a te rispetto che a me? Non posso crederci." mi venne istintivo uscire. Mi accorsi di avere nella tasca del giacchetto le sigarette di Stefan. In quel momento odiavo il fatto che fossero sue, ma volevo rilassarmi. Non sapevo con chi arrabbiarmi per primo.
Soprattutto volevo capire quale fosse il motivo del loro litigio. Non si parlavano più da molto, forse si erano riavvicinati a causa mia. Anzi, di questo ne ero convinta.
Decisi di aspettare Cecilia e ritornammo insieme a casa, senza dirci una parola. Lei provò a scusarsi ma disse che aveva paura che Stefan mi deludesse. Voleva che per una volta fossi felice senza troppi pensieri. Ma il destino sembrava non volesse niente di tutto questo per me.
Quando aprii la porta sentii molto silenzio, eppure ero convinta che stessero tutti a casa a quell'ora.
Appena varcai l'ingresso mi accorsi che era successo molto di peggio.
Louis era sul divano ubriaco ed aveva vomitato sul tappeto. Erano appena le quattro di pomeriggio. L'odore aveva pervaso tutta la casa dunque corsi ad aprire le finestre. Mentre Cecilia posava la spesa mi avvicinai a Louis e vidi aveva il volto distrutto, come se lo avessero calpestato.
C'era soltanto Johan e mi disse che Mark era uscito per comprare qualcosa per farlo riprendere.
Louis non era cosciente, probabilmente stava dormendo o forse riusciva soltanto ad ascoltarci.
"Mi spieghi cosa cazzo è successo." mi sedei sulla poltrona vicino alla televisione e mi misi le mani nei capelli. Avevo i nervi a fior di pelle.
"Lo abbiamo trovato poco distante, magari è stato al bar qua vicino. Non abbiamo visto con chi stava però era ubriaco marcio." Johan mi guardava con compassione.
"Scusa se lo abbiamo portato dentro, ma non sapevamo che fare." aggiunse subito dopo.
"No, avete fatto bene." intanto sentii che Cecilia stava mettendo sui fornelli qualcosa.
"Però non è normale che stia così. Mi devi dire che sta succedendo. Già so che c'entra Stefan."
"Dovresti chiedere a lui. Io non posso far altro che immaginare." rispose con tranquillità. Mi piaceva il fatto che riuscisse sempre a mantenere la calma. Era stato un'ancora di salvezza in molti momenti.
"Devi dirmi anche cosa immagini, perché io non so che pensare." mi uscì una lacrima.
"Non piangere Ivonne." si avvicinò alla poltrona. A lui sembrava strano che alcune persone fossero così emotive e non riusciva a capire i miei sfoghi.
"Come faccio a non... Se penso che Stefan abbia fatto questo." mi misi di nuovo il volto fra le mani.
"E' colpa di Louis in realtà. Non sa regolarsi." disse con freddezza.
"Si ma loro hanno fatto a botte. E.." singhiozzai.
"E sei tu il motivo." riconobbi la voce di Riker. Aveva ascoltato dal corridoio.
"Sei uno stronzo." mi alzai per andargli incontro ma Trevor mi fermò. Era molto alto.
"Non volevo rovinare il rapporto che hai con Stefan. Sei più felice da quando c'è lui."
"Ma non lo siete voi e neanche Louis." rimasi immobile davanti al divano su cui era sdraiato. Presi il tappeto sporco e fra le lacrime lo misi sul balcone.
"Tutti mi deludono. Compresi voi." gli urlai contro, allontanando lo sguardo verso il giardino.
"Io avrei potuto fermarli e nessuno me lo ha permesso." avevo la voce terribilmente strozzata.
"Stefan ci ha chiesto di non dirti nulla. Ha detto che avrebbero risolto." rispose Johan.
"Vedo come hanno risolto!" andai in camera mia.
Scrissi a Stefan che dovevamo vederci.
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