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Ospiti (in)desiderati

(alcuni giorni dopo)
Non vedevo l'ora di tornare a casa per starmene un po' in pace.
Mi ritrovai a camminare da sola, in una strada costeggiata da lampioni. Era già sera, e vidi un gatto sgattaiolare per la strada. Randagio, come me. Girovagavo senza scopo invece di studiare a casa. Mi mancavano quei momenti di solitudine che vivevo in Italia, ma non avevo rimpianti.
Sapevo di poter crescere anche al di fuori delle mie sicurezze. Dopo 5 mesi ancora sentivo un tuffo al cuore quando sceglievo una strada diversa, ma alla fine tornavo sempre al punto di partenza.
All'ultimo luogo in cui avevo salutato i miei genitori prima che ripartissero. Il luogo dove ho detto addio ad una parte di me che non farà più ritorno.

Tirai fuori dalla tasca il telefono e vidi alcune chiamate perse. Cecilia mi implorava di tornare a casa, immediatamente.
Ebbi molta paura e la mente si svuotò da ogni pensiero.
Mentre correvo sulle scale immaginavo la porta distrutta, la casa soqquadro.
Ma niente era cambiato dall'ultima volta, almeno nel vecchio portone. Quando entrai sentii delle voci familiari.
C'erano tutti, in cucina, che mangiavano e si guardavano intorno come stupefatti.
'Questa sì che sembra una casa.' – commentò Riker.
'Sei te quello a cui piace dormire in cucina. Vicino al frigo.' – ridacchiarono tutti alla battuta di Elias, il peggiore.
'E' arrivata la padrona di casa. Finalmente... ci hai fatto aspettare madame.' – mi disse Johan e tutti si girarono. La stessa Cecilia riprese colore.
'Scusate, ero in giro. Che vi serve?'
'La casa.' – risposero quasi in coro e Cecilia mi fissò più del solito.
Erano stati cacciati perché la proprietaria aveva sentito odore di erba. Avevano fumato la sera precedente e non c'erano molte finestre. Mi ricordavo bene quel posto, una delle prime case in cui ero stata invitata e sarebbe stato impossibile dimenticarsela.
'Possibile che non abbiate nessun'altro?' – dissi a Riker quando restammo da soli nella mia camera. Non avrei potuto essere così schietta con chiunque.
'No, abbiamo già sentito tutti. Una nuova non ce la affitterebbero, quella ha detto a tutti della storia.
Lo so che Cecilia non ci vuole, ma potrebbe cambiare idea.'
Alzai gli occhi al cielo. 'Non è come me. Che intendi?'
'Piace a Benji. Hai visto come la guardava?' – rispose senza smuoversi.
'Magari fosse così facile. E' molto rigida. Non vi accetta e non lo farebbe mai.'
'Stai bene? E' andata così male ieri?' – nel mentre si mise seduto sul letto aprendosi la tasca del giacchetto.
'Non fumare qua, grazie. No, è andata bene però non posso vedervi ridotti così. Cecilia ha ragione' – e camminai fino alla porta. Speravo che percepisse dal mio sguardo quanto realmente mi preoccupassi. Chiunque mi volesse bene era troppo importante.
'Lei è diligente. Si merita molto più di me di stare qui.' – conclusi sbadigliando e a malincuore.
Sapevo che Riker era in grado di consolarmi. Mi aveva aiutata molto durante i primi tempi in cui avevo il terrore di non essere all'altezza.
'Non dire le tue solite cazzate. Te hai noi, lei invece chi? Stare con qualcuno le farebbe bene.' – si mise a fumare lo stesso.
'Li hai lasciati soli?' – gli sorrisi. Avevo già capito che avrei dovuto accettare la situazione.
'Non serviva chiedere. Devo dirti un'altra cosa.'
Deglutii. Potevo aspettarmi soltanto notizie peggiori.
'Che hai fatto a Louis? Da quando ti ha accompagnato è scomparso.' - evitava di guardarmi.
'Avrà i suoi problemi. Con me non si apre.' - lo liquidai sorpresa di come la sua domanda rispecchiasse perfettamente le mie.

Decisi di raccontargli il resto. Mi disse di non sapere nulla su Stefan e che non si fidava di lui. Avrebbe accettato l'erba da chiunque però non era felice del nostro bacio. Affermò con sicurezza che nessuno avrebbe dovuto mettermi fretta e neanche improvvisare una rissa.
Non voleva che mi ferisse perché aveva percepito fin da subito la mia sensibilità.
Stare con Riker era come aver trovato un nuovo fratello. Alla fine di questo sfogo, mi sentii serena, perfino felice che da quel momento lui e gli altri sarebbero rimasti più a lungo con me.

Quella sera andammo tutti a cena in una pizzeria e incredibilmente venne anche Cecilia. Sembrava quasi felice. Era bello vedere come sapevano farla ridere e le teorie di Riker sembrarono meno assurde.
'Dovresti venire più spesso con noi.' – le disse Benji con lo sguardo tenero, poco prima che lasciassimo il tavolo.
Brindammo a questa stramba convivenza, nonostante la mia mente fosse altrove.
Mi arrivò un messaggio di Louis: Stefan gli aveva scritto per avere il mio numero.
Ne ero felice, come poterlo negare.

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