Lividi
Non mangiai fino al giorno dopo. Gli altri erano venuti la sera per vedere come stavamo.
Purtroppo il mio orrore era stato del tutto condiviso con Louis. Era immobile, sconvolto, più di quanto lo fossi io. Non si capacitava di come potesse essere successa una cosa simile e fortunatamente aveva messo da parte le parole per darmi ciò che sapeva fare meglio: amore. Nessun ragazzo tedesco poteva essere più affettuoso di lui in quei giorni. Era la mia medicina.
Rimanemmo quasi sempre abbracciati e mi baciava ovunque, con i piccoli bacetti che io adoravo soprattutto sulle guance. Il suo amore mi faceva dimenticare qualsiasi violenza, anche se ogni tanto piangevo e mi lasciava sfogare.
Pensavo che non sarei più riuscita a farmi toccare da lui, invece sbagliavo. Ne avevo un bisogno estremo come se da quello dipendesse la mia capacità di respirare. Provavo rabbia per Stefan, ma non comparabile a quella che Louis provava verso di sé.
Già da tempo credeva che il suo comportamento avrebbe causato qualcosa di brutto; diceva di essere una cattiva persona e che quelle erano le persone con chi doveva stare intorno a sé. Fino a questo momento aveva sperato che quella punizione sarebbe ricaduta su se stesso, non sulla persona più importante che aveva.
"Da quando ho visto il tuo sorriso ho pensato, a questa ragazza non posso raccontare nulla di brutto." - mi disse uno dei primi giorni dopo aver fatto l'amore a casa sua. Adoravo queste sue uscite improvvise e così sincere. Mi rifugiavo nei ricordi che potevo costruire anche sul momento visto che non mi aveva lasciato per un tempo che a me sembrava infinito.
La morte di sua madre era già abbastanza da scontare per lui.
Il destino lo aveva ripagato per tutti i suoi sbagli, a partire da quella sera in cui aveva spinto una ragazza così buona e pura verso la persona che più disprezzava. Quella sera aveva deciso di farle del male, e la storia si era ripetuta allo stesso modo. Lui non aveva potuto far altro che rimanere immobile a guardare un così crudele spettacolo, con la consapevolezza di averlo causato.
"Tu non mi meriti. Una cosa così brutta non doveva succedere a te." interrompe così quel silenzio tombale.
"Louis, ora ascoltami te. Soffrirò tanto per questa cosa, perché già sai quanto poco ami me stessa. Ma te sei tutto tranne che una maledizione. Perché se fossi sola in questo momento, non sarei riuscita neanche ad aprire gli occhi. E se te non mi volessi bene, non sarei mai stata veramente felice." parlavo con il cuore in mano.
Ero pazza di lui e ogni giorno trovavo conferme per innamorarmi ancora di più. Il mio primo istinto era stato quello di alzarmi per curare la sua ferita, le mie le porto dentro da tempo e non c'è nessun rimedio per loro se non l'affetto.
"Dovremo alzarci prima o poi..." – rise mentre mi faceva un leggero solletico.
"E' vero, ma ho bisogno di te." – e ci baciammo per l'ennesima volta.
Quando decisi di prepararmi per cena, mi feci una lunga doccia usando anche vari prodotti di Cecilia. Volevo apparire più presentabile possibile, soprattutto perché aspettavo che a cena Louis si sarebbe scusato con la mia più cara amica.
Uscita dalla doccia, mi osservai e non fui molto contenta dell'immagine riflessa. Avevo lividi non solo sul collo e gli avambracci, ma anche le ginocchia erano sfregiate e arrossate. Il collo era sicuramente la parte peggiore da osservare, sembrava che avessi avuto il morbillo e mi fossi grattata con violenza in determinati punti.
Avevo gli occhi gonfi per il pianto e per di più ero senza voce. Preferii mettere delle creme e vestirmi in fretta, piuttosto che continuare a trovare difetti.
Al funerale avrei migliorato il tutto con del trucco, ed essendo inverno potevo coprirmi facilmente.
In cucina Louis stava preparando della carne, speravo almeno mangiabile, quando qualcuno suonò al campanello. Avevo i pantaloni della tuta ed una felpa di Louis, aprii convinta fosse Cecilia, ritrovandomi davanti la barba folta di Laurent.
"O mio dio." disse in francese guardandomi. E non ci fu bisogno di traduzione. Il mio sguardo era ancora abbattuto e non pensavo di dover fingere così presto.
"Signor Laurent, si accomodi prego. Come sta? Vuole restare per cena?" tirai fuori la voce più dolce possibile e sentii lo sguardo di disapprovazione di Louise abbattersi sul padre.
"No tesoro, non voglio disturbare a lungo. Vorrei parlarvi." – e mi mise la mano sul braccio passandomi oltre nell'ingresso.
Ci sedemmo intorno al piccolo tavolo della cucina, e la scena era alquanto grottesca. Come quella prima mattina, ero nuovamente osservata da entrambi, ma il mio aspetto non poteva rispettare nessuna pretesa. Louis sentiva quanto fosse difficile per me. Una presenza adulta mi faceva sentire giudicata da uno dei miei stessi genitori, cosa che sarebbe stata atroce.
"Il proprietario del locale è un mio amico, non farà problemi per la rissa. " esordì guardando Louis che era molto serio. – "Ma alcuni ragazzi vogliono denunciare quello che è successo a te, Ivonne. Non credevo che mandarti a ballare con il tuo fidanzato potesse esporti ad un tale rischio, ma evidentemente avevo sopravvalutato il suo istinto di protezione per te. Ha sempre pensato molto a se stesso purtroppo."
Come risposta si alzò immediatamente.
"Me ne vado." – mi guardò sofferente.
"Vai in sala se vuoi, ma se esci non ti voglio più vedere." risposi con un tono autoritario. Mi interessava che si scusasse con Cecilia molto più che con suo padre, con cui era impossibile lo facesse. Vidi con la coda dell'occhio che si era seduto sul divano, accendendosi una sigaretta, come faceva quando era teso.
"E a lei vorrei dire che suo figlio non ha colpe, l'unico da insultare è quel ragazzo." non vidi nessuna reazione nel suo volto "E per quanto riguarda la denuncia, preferirei non farla. Mi sentirei esaminata più di già quanto non sono. I miei genitori non dovranno sapere di questo. Me la cavo da sola e con i miei amici." mi voltai verso Louise che mi faceva venire voglia di fumare ma non potevo per la terribile voce.
"Dovresti prendere qualcosa per la gola cara." e mi sorrise. – "Dopo averci riflettuto credo anche io che sia la decisione migliore. Non mi stupisco che oltre alla bellezza tu sia anche molto intelligente."
Senti una risata amara provenire dall'altra stanza.
"Questa è intelligenza? Forse per la Francia e l'Italia. Lei ha solo paura e te la incoraggi ad averne."
Louis si stava avvicinando alla porta.
"Le basterà confermare la testimonianza delle persone presenti, e quel cane potrebbe finire in prigione. Ha subito uno stupro e le stai consigliando di rimanere in silenzio. Sei incredibile."
"Louis, non scaricare su di me i tuoi sensi di colpa. Se studiassi invece di fumare erba tutto il giorno, sapresti che verrebbe coinvolta in un processo e potrebbero volerci mesi che lei magari non ha qui." lo vedevo molto soddisfatto della risposta data. Bellissimo ricordare che me ne sarei andata ad Aprile.
"Dopo che hai permesso che fosse ridotta così, io non la spingerei a prendersi questa responsabilità."
Mi alzai avvicinandomi a Louis che era rimasto sulla porta, come volesse bloccarla. Presi la sua sigaretta ed aspirai. Lui mi diede una carezza sulla testa e chiusi gli occhi come una bambina felice.Trovai subito il coraggio per parlare.
"Io prendo le mie decisioni da sola. Laurent, vorrei che la smettesse di umiliare suo figlio, ciò che sta passando penso possa bastare. Di fronte alla morte di una donna così importante per voi continuate a sfidarvi. Non si preoccupi per questa storia. Ora avremo una cena importante, ci rivedremo al funerale domani."
Si alzò lentamente dalla sedia, quasi si fosse fossilizzato.
"Ivonne, ti ringrazio per la gentilezza. Sei una brava persona. Volevo solo vedere come stavi e ricordare a mio figlio che se non ti prendi cura di quello che hai, prima o poi si rovinerà." mi fissò il collo. "Mi assicurerò che Stefan sia bandito da tutti i locali dei miei amici, e che paghi una sanzione per il danno all'immagine del locale datii numerosi testimoni. Senza processo non potrai essere risarcita, ma farò in modo che non sia ignorata la tua situazione. E che come desideri, la notizia non si diffonda più del dovuto."
Era di fronte a noi e stava per sfiorarmi il collo dolente, quando Louis si fece avanti.
"Laurent, puoi andare ora." – sembrava un cane rabbioso.
Mi porse la stessa mano e invece di stringere la mia, la baciò con un piccolo inchino. Trovai il gesto galante e sperai che le mie parole non fossero state vane. In fondo era un avvocato, speravo che sapesse ciò che diceva.
"Amare è una responsabilità, non un gioco." gli sussurrò queste parole passando nello spazio che avevo lasciato. Ero sicura che Louis avesse sentito per come mi strinse dopo. Ero triste per lui.
Del padre rimase soltanto il profumo di sigari.
"La parola responsabilità non ti si addice molto, papà." fu l'ultima frase che si scambiarono mentre l'uomo fiero chiudeva la porta dietro di sé.
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