7. Una distrazione
"A volte non funziona,
a volte qualcosa nella mia testa smette di funzionare correttamente.
I miei muscoli si fanno rigidi, il mio cuore batte sempre più veloce, il mio respiro si blocca, sento la testa appesantirsi.
Resto immobile, incapace di parlare, incapace di liberarmi, intrappolata dentro me.
Non riesco ad uscirne, la mia stessa testa decide di incatenarmi.
Non sento nulla, come se lì, in mezzo a quelle persone, in realtà fosse tutto buio, come se qualcuno mi mettesse una mano davanti alla bocca.
Chiamatela ansia se volete, o attacco di panico, io la chiamo gabbia."
-Fonte: Tumblr
Benjamin
Finito l'allenamento, mi metto l'asciugamano intorno alle spalle e mi dirigo a passo veloce verso lo spogliatoio, senza aspettare nessuno e senza restare fuori a chiacchierare con gli altri come facciamo di solito.
In questo momento ho davvero poca voglia di interagire con qualcuno, ho la testa pesante e l'ansia che mi divora dentro. Voglio solo farmi la doccia e andare a casa mia, per sprofondare nel mio letto e provare a dormire per staccare la mente.
Lancio letteralmente l'asciugamano grigio nel mio posto nella panca e afferro la borraccia per potere bere qualche sorso d'acqua che possa in qualche modo calmarmi.
Cerco poi di respirare profondamente e di calmare il respiro agitato, ma più cerco di farlo, più mi sembra di essere a corto d'aria. Batto leggermente il pugno sul muro, come per scaricare la tensione, ma nulla riesce.
Alcuni brividi mi fanno venire la pelle d'oca, ma nonostante ciò non sento freddo, anzi. Il cuore sembra martellarmi sempre più veloce nel petto, tanto che sento il suono del battito rimbombare nelle mie orecchie e lo trovo estremamente fastidioso, mi fa agitare ancora di più.
Per un momento mi scordo persino dove sono, cerco di camminare fino al lavandino più vicino, in modo tale da risciacquarmi il viso, come se questo potesse in qualche modo funzionare, ma sono così perso che non ho la più pallida idea di come agire e farei qualunque cosa per calmarmi.
"Ben, sei qui?" sento la voce di Mason farsi sempre più vicina, facendomi così capire che sta entrando nello spogliatoio, ma non faccio in tempo a rispondere che mi raggiunge vicino alle docce. Mi lancia immediatamente un'occhiata preoccupata, avvicinandosi a me e posando una mano sulla mia spalla. "Ben che sta succedendo?"
Mi alzo la maglia e mi asciugo il viso dall'acqua, prima di scrollare le spalle come risposta a Mason. Non riesco ad aprire bocca. Sento i muscoli facciali bloccati e sento il mio corpo che inizia a tremare. Invece di calmarmi mi sto agitando di più.
"Benjamin, ascolta me." Il mio migliore amico si posiziona davanti e mi posa le mani sulle spalle, facendomi agganciare il suo sguardo "Sono qua, stai bene. Non sta succedendo nulla. Ora cerchiamo di calmarci, ok?" mi parla lentamente e con convinzione, provando così a farmi concentrare su qualcos'altro. "Bene, ora respira con me, fai come ti dico io. Respira profondamente, Ben."
"Non riesco..." riesco a dire, con il fiato corto, mentre lui mi sorride appena.
"Invece sì, riesci eccome." inizia a respirare profondamente e mi fa cenno di imitarlo, così io provo a fare come dice. Respiro cercando di incanalare più aria possibile, cercando di non fare respiri troppo vicini tra loro. "Vedi, così, Ben. Continuiamo."
Lo imito ancora e, piano piano, sento il respiro farsi più regolare, mentre il mio corpo smette di tremare lentamente. Sento alcune lacrime abbandonare i miei occhi e mi sento terribilmente in imbarazzo per questa scena.
Non riesco a credere di non riuscire a gestire tutto questo da solo. Non riesco a credere che gli attacchi di panico siano sempre più frequenti. Mi sento veramente a disagio e in colpa per aver fatto vedere al mio amico come mi sento realmente.
Appena riprendo pieno controllo di me, Mason allontana le mani da me e mi scruta attentamente, cercando di captare qualcosa. "Ben, mi dici che sta succedendo? Ti ho visto stare male diverse volte, ma stavolta sembrava più forte. E poi sembri sempre stanco, da quanto non dormi come si deve?"
E come glielo spiego che sto così da mesi e mi sento sempre peggio? Come glielo spiego che, inoltre, non so perché ma aver conosciuto Isabella qualche giorno fa ha peggiorato ogni cosa? Pensavo che non rispondere al messaggio che mi ha mandato ieri notte mi avrebbe aiutato a tenere il suo pensiero lontano, ma così non è stato. Dopo averla ignorata, mi sento nuovamente in colpa come dopo averla cacciata. Ma cosa vuole da me?
"Da troppo tempo, Mase." confesso con la voce ancora un po' provata dagli attacchi di panico, asciugandomi gli occhi. "Non so cosa stia succedendo, ho troppi pensieri nella testa e non riesco a cacciarli via."
"Che tipo di pensieri?"
Non voglio dirgli che mi sento sempre fuori luogo e mai all'altezza delle situazioni o delle persone. Non voglio che si preoccupi e mi guardi con tristezza, quando sono con loro mi distraggo un po' e non voglio che questo cambi. "Mase, non devi preoccuparti. Mi passerà, davvero. Non è così grave."
Mi guarda quasi scioccato, non credendo alle mie parole. "Benjamin, se non fosse così grave come dici, non ti avrei visto stare come poco fa. Sai che puoi parlarmi di ogni cosa, sei il mio migliore amico da una vita." lo so, ma non è questione di fiducia, assolutamente.
"Sto passando un periodo un po' più pesante e stressante, ma mi passerà." taglio corto, optando per una mezza verità "Non preoccuparti, davvero. Ora ho solo bisogno di andare a casa a dormire un po'. Ti ringrazio per avermi aiutato a calmarmi, sai che ti voglio bene, bro."
Per qualche secondo sembra voglia ribattere, ma poi annuisce e mi regala un abbraccio fraterno, dimostrandomi così la sua vicinanza. "Te ne voglio anche io. E ricorda che per te il mio telefono è sempre acceso e casa mia è sempre aperta, a qualsiasi ora."
Gli sorrido in segno di ringraziamento e torno nella panchina per prendermi l'occorrente e potere andare a fare la doccia.
Dopo l'attacco di panico mi sento ancora più stremato, sono completamente senza forze, non vedo l'ora di arrivare a casa e chiudere gli occhi, spegnendo così la mente e il tormento per un po'.
*****
Inserisco la terza marcia e poi mi giro per qualche secondo verso il sedile del passeggero, osservando la ragazza rossa che ho conosciuto poco fa in discoteca. Devo ammettere che è molto carina, ed è anche piuttosto disponibile, visto che mi ha proposto lei di andare via insieme. Ho subito accettato, perché un po' di sesso è ciò che mi serve ora per sfogarmi un po'.
Ha un vestitino rosso che lascia veramente poco all'immaginazione, soprattutto in questo momento, per colpa di come è seduta. Ha le cosce completamente scoperte, perciò allungo una mano, posandogliela sulla gamba e accarezzandola.
Vedo un sorrisetto malizioso colorarle il volto, mentre si inumidisce le labbra tinte di rosso. "Sei impaziente per caso?"
"Potrei farti la stessa domanda." rispondo sorridendo nello stesso suo modo, vedendo che lei ha avvicinato la mano ai miei pantaloni "Comunque siamo arrivati, vivo in quel palazzo." Svolto a destra, indicando l'edificio accanto a noi, ed entro immediatamente nel parcheggio sotterraneo, salutando la guardia all'ingresso, fermando poi subito dopo la macchina nel primo posto libero.
Scendo immediatamente dall'auto e la tipa, di cui sinceramente non ricordo nemmeno il nome, mi segue all'istante. Chiudo velocemente la macchina e poi prendo la ragazza per mano, trascinandola fino agli ascensori.
Lei si lamenta leggermente dei tacchi che ha ai piedi, ma mi segue comunque mantenendo il mio passo. "Sei così sexy, Chilwell." passa le mani tra i capelli, mentre si posa al muro con le spalle e poi mi fa posizionare davanti a sé, schiacciandosi così sul mio corpo e mettendo le braccia sulle mie spalle.
"Io penso che sarà meglio entrare in casa, prima che ti spogli qua." le rubo un bacio veloce ma passionale, poi saliamo sull'ascensore, che è finalmente arrivato al sotterraneo.
Lei continua a stuzzicarmi per tutto il tempo, passando le sue unghie sul mio petto e strusciandosi su di me. Deglutisco davanti ai suoi gesti, sta davvero giocando con il fuoco.
Appena le portiere si aprono, scendo dall'ascensore, respirando leggermente, visto che dentro mi sembrava di soffocare a causa delle provocazioni della rossa. Le faccio gesto di seguirmi, poi cammino fino al mio appartamento, sentendo il ticchettio delle sue scarpe dietro di me.
Infilo le chiavi nella toppa e apro la porta, accendendo poi le luci e girandomi verso di lei. "Prego, puoi accomodarti."
Lei non se lo fa ripetere due volte, chiudendosi la porta alle spalle e puntando i suoi occhi scuri su di me, osservandomi dalla testa ai piedi. Il suo sguardo brilla di desiderio e di malizia, mentre si sgancia il vestito e lo lascia cadere a terra, rimanendo in intimo davanti ai miei occhi.
Per qualche secondo mi fermo a osservare il suo corpo, poi mi avvicino a lei e, portandole la mano sul collo per tenerla ferma, la faccio posare alla porta con la schiena e la bacio con foga, mentre lei ride divertita di essere riuscita a provocarmi e mi sgancia il giubbotto con fretta, lasciandolo cadere a terra.
Io mi concentro completamente su di lei, smettendo di pensare a qualsiasi altra cosa esistente fuori dal mio appartamento, concedendomi così un po' di divertimento e un po' di silenzio nella mente. L'unica cosa che voglio è pensare alla rossa che mi desidera e darle tutto ciò che vuole, senza ansie e paure che bloccano e condizionano la mia vita.
In questo momento voglio solo essere un normale ragazzo della mia età che si diverte. Non voglio nulla di più.
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