10. Altalena di emozioni
"Restare da soli con i propri pensieri può far paura."
-Fonte: Tumblr
Benjamin
Arrivo davanti a casa di Maria e busso al portoncino di casa sua con le mani che tremano e la testa pesante come se fosse fatta di cemento. Ho provato ad andare a casa di Mason ma non c'era nessuno, perciò ho deciso di venire fin qua, più che sicuro di trovarli, senza nemmeno pensare di telefonare prima.
Dopo qualche secondo, infatti, il viso della mia migliore amica mi appare davanti, dando così ragione ai miei sospetti. La sua espressione passa dal rilassato al preoccupato in pochissimi secondi, mentre i suoi occhi chiari si sgranano. "Ben, che hai? Stai tremando!"
Faccio per rispondere, ma è come se le parole mi rimanessero incastrate in gola, perciò indico l'interno del suo appartamento come per chiederle se posso entrare. Lei capisce immediatamente la mia domanda inespressa e annuisce, spostandosi dalla soglia per permettermi di passare.
Cammino lentamente, con le gambe pesanti quasi quanto la testa, e arrivo davanti al divano dove incrocio lo sguardo di Mason che è seduto in modo comodo. "Benjamin, stai nuovamente male? Che è successo?"
Si alza in piedi come una molla
e mi posa una mano sulla spalla, mentre veniamo raggiunti da Maria. Anche lei mi si mette davanti, accanto a Mason, poi guarda prima me e poi il suo fidanzato in modo alternato, come se non sapesse bene cosa fare. E come biasimarla? Nemmeno io stesso so cosa fare, né ora in questa situazione e né in generale.
"Ho fatto una cazzata." confesso finalmente, trovandomi così ancora di più al centro della loro attenzione "Ho fatto una cazzata e non so cosa fare. Sono così confuso. Io non voglio farle male, ragazzi... non voglio farle male... non voglio farle male..."
Lo ripeto più e più volte, completamente in preda al panico. Non so come reagire a tutte queste maledette emozioni che entrano in contrasto in me. Non so come reagire a nulla.
Loro due si scambiano un'occhiata preoccupata, quasi come se stessero comunicando con il pensiero, poi Mason mi fa accomodare sul divano e Maria sparisce in cucina.
Io fisso le mie mani che ancora tremano e non posso fare a meno di chiedermi come abbia fatto a guidare fino a qui in queste condizioni, e solo ora mi rendo conto che ho un vuoto mentale che va da quando ho lasciato Isabella sul marciapiede a quando mi sono recato a casa di Mason.
È come se mentre guidavo il mio cervello si sia spento, la mia anima sia uscita dal mio corpo e io avessi funzionato per inerzia. Non ricordo davvero nulla di quel lasso di tempo, e non ero mai rimasto disconnesso per così tanto tempo... di solito è una cosa che dura pochi minuti.
"Mason, ho fatto una cazzata." lo ripeto ancora, mentre il mio migliore amico annuisce comprensivo e posa una mano sulle mie per qualche secondo, impedendomi di torturarle ancora e tremare ancora. "Ma io non la merito. Io non voglio una relazione poi. Mason io non so cosa fare. Mi sento più perso di prima."
Parlo quasi a vanvera, mettendo insieme pezzi di racconti e di pensieri che mi opprimono il cervello, mentre lui mi analizza come cercando di rimettere insieme quei pezzi e ricostruire la storia. "È successo qualcosa con la ragazza del bar?"mi limito a fare un cenno di assenso con il capo "Cosa è successo Ben? Dovresti provare a dirmelo così posso aiutarti."
Nello stesso momento Maria torna davanti a noi e mi porge un bel bicchiere d'acqua, sorridendomi in modo dolce e apprensivo. "Tieni Ben, ti aiuterà a calmarti un po'." io la ringrazio per averci pensato e sorseggio, per poi posare il bicchiere sul tavolino davanti a noi, prima che le mie mani tremanti lo facciano cadere a terra.
"Siamo stati insieme a casa mia la notte che l'ho conosciuta al bar, abbiamo fatto sesso e la mattina dopo l'ho cacciata da casa perché mi ha preparato la colazione e ho trovato fosse qualcosa di invadente. Mi sono quasi spaventato pensando che lei volesse di più di una scopata." lo racconto nuovamente per far capire meglio a Mason, visto che a Maria l'ho già detto "Mi sono scusato per essere stato tanto stronzo, le ho addirittura portato dei fiori, e lei mi ha chiesto di rivederci. Dopo aver fatto diversi pensieri, oggi ho deciso di incontrarla. Mi sono scusato ancora, abbiamo passato la mattinata insieme e alla fine abbiamo anche pranzato insieme. Siamo stati bene e io ho sentito come una forza attirarmi a lei, così stupidamente gliel'ho confessato e poi l'ho baciata." quasi mi vergogno a raccontarlo "Ma io non volevo farlo davvero, nel senso che lei è bellissima e sono attratto da lei, ma non volevo farle male e illuderla ancora. Quando mi sono allontanato, le ho detto che è stato un errore e sarebbe stato meglio se mi dimenticasse."
Finisco di parlare e sento il respiro ancora più accelerato, come se aver sputato fuori tutto ciò mi avesse tolto ulteriori energie. Mi sento così stanco in questo momento, ma è spesso così dopo gli attacchi di panico, mi prendono tutte le energie.
"Ben..." a parlare per prima è Maria "Ti stai solo facendo del male... questa ragazza ti piace e non vedo perché ti devi precludere la possibilità di essere felice. Potrebbe essere quella giusta." trasalisco immediatamente sentendo le sue parole, come per allontanarle il più possibile da me. Quella giusta? Possibilità di essere felice? Ma non esiste, io non voglio relazioni.
"Cosa non ci stai dicendo?" interviene Mason "C'è qualcosa che mi sfugge, Ben. Da troppo tempo c'è qualcosa che ci stai tenendo nascosto e non capisco perché. Siamo noi, sai che ti puoi fidare ciecamente."
Lo so... non è la fiducia. Non voglio essere un peso e non voglio scaricare i miei pensieri sugli altri. Non voglio essere quello che mette di malumore. Non voglio rovinare i momenti leggeri nella vita dei miei amici. "Mi fido infatti..."
"Ma cosa?" mi incalza Mari, inginocchiandosi davanti al divano per essere vicina sia a me che a Mason "Cosa ti impedisce di parlarci? Benjamin, vogliamo aiutarti."
Deglutisco mentre per qualche secondo mi immagino a vuotare il sacco di come sto realmente, di ciò che mi impedisce di dormire bene, di ciò che mi impedisce di vivere senza sentirmi come se avessi tutto il peso del mondo sulle mie spalle, di ciò che mi fa sentire come se stessi affrontando una prova per vedere fino a che punto posso resistere a tutto ciò, ma non lo faccio. Ciò che ho dentro è troppo grande, è un masso enorme composto di merda e io non voglio gettarlo su di loro.
"Non voglio una storia, non sono pronto a tutto ciò che prevede una relazione seria. Sto bene da solo e sto bene potendomi divertire quando, come e con chi voglio." uso una mezza verità, nonostante mi si stringa il petto al ricordo di Isabella e del suo viso che mi appare davanti agli occhi "Non sono nemmeno capace di fare il fidanzato, io sono nato per stare solo." Solo Dio sa quanto male le farei... e io non voglio. Non voglio trascinarla nel vortice dei miei problemi, non voglio che soffra. Deve starmi lontana, per il suo bene.
"Lei ti piace... se così non fosse non ti sentiresti in colpa, non le chiederesti scusa così tante volte, non saresti così combattuto e sapresti resisterle. Invece no, tutto dimostra che c'è dell'interesse per lei."
Un brivido mi percorre tutta la spina dorsale mentre sento le sue parole, poi ridacchio nervosamente e muovo l'indice in segno di negazione "Non è così. Sì la trovo attraente, e c'è chimica, ma è solo un incidente di percorso, io non voglio stare con lei e né con nessun'altra." tento di essere convincente, guardando prima lui e poi Mari.
In questo momento che sto tornando in me, mi pento di essere venuto fin qua e aver dato loro fastidio. Sono piombato qui come un pazzo, spaventandoli, mentre ora l'allarme è rientrato. Ho capito che l'unica cosa che devo fare è tenere Isabella lontana da me, la cazzata di averla baciata la risolverò così, solo così posso rimettere tutto a posto.
"Ben... sai che puoi parlarci, quando vorrai noi siamo qua." mi ricorda ancora Mason, posando una mano sul mio ginocchio e sorridendo appena, ma con sguardo triste e preoccupato. Ecco cosa voglio evitare, che i miei amici si spengano per colpa mia.
"Lo farò." regalo loro il sorriso più falso che ho, sperando che questo serva a calmarmi e a non farli essere in pensiero per me. Io ascolterò sempre i loro problemi, perché sapere di poter essere utile, provare a risolvere insieme ciò che non va nelle loro vite, mi aiuta a sentirmi bene. Io voglio la loro felicità, non voglio affossarli di più con i miei pensieri opprimenti. "So che ci siete e vi ringrazio per questo. Davvero."
La coppia si scambia un'occhiata preoccupata, poi entrambi mi regalano un mezzo abbraccio di incoraggiamento, mentre mi sforzo di trattenere le lacrime. So che ne uscirò, prima o poi questa altalena di emozioni deve finire, e non permetterò che anche loro ne vengano travolti, voglio proteggerli a ogni costo.
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