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Le urla dei pazienti dentro la sala d'attesa fecero capire a Roberto che quella giornata sarebbe stata lunghissima.

Aveva ripreso a lavorare, dopo la lettura nello screen del telefono decise di cambiare camera da letto e chiuse a chiave quella padronale per evitare di far entrare la cameriera.

Amanda, la cameriera, aveva un preciso compito in quella casa, Lucia l'aveva addestrata a dovere, non appena i padroni erano fuori doveva aprire tutte le finestre, perfino se fuori c'era un metro di neve, dopo di chè si sarebbe dedicata al cambio delle lenzuola, che nell'angolo di ognuna ricamata portava la scritta del giorno settimanale. Era impossibile sbagliarsi, oltretutto se lo avesse fatto, Lucia non avrebbe esitato a licenziarla.

Amanda ricordava la sua padrona con nostalgia. L'aveva accolta in casa dopo che lei si era prodigata nell'aiutare la sua padrona, quando si era persa nei bassi fondi della città.

La cameriera soffriva nel non poter sistemare l'alcova nel modo impeccabile che la sua padrona l'aveva insegnato, allora dopo l'ennesimo rifiuto, andava in giardino a continuare il lavoro lasciato incolto da Lucia.

Roberto riprese la sua vita normale, il direttore dell'ospedale dove rendeva servizio durante la settimana, gli aveva proposto delle ferie.

Rinchiudersi in una stanza non la riporterà in vita.

Lo ripeteva spesso Selena.

Selena non aveva filtri quello che pensava usciva spontaneo dalla bocca, non si preoccupava se poteva ferire qualcuno.

Lucia era l'unica che riusciva a comprenderla e Roberto era grato che non ci doveva avere a che fare più, da quando aveva preso il borsone trasferendosi al campus universitario.

Lui così decise di andare avanti con la sua vita lavorativa, un modo sano per occupare la mente e non pensare a quel telefono che sembrava che un appunto infausto degli incubi che li facevano compagnia la notte.

L'aveva abbandonato dentro al cassetto, ma il pensiero di quel messaggio appena accennato sullo screen lo stava divorando di curiosità, non facendolo concentrare nella cura dei suoi pazienti.

All'ennesimo dosaggio sbagliato, il direttore, che da quando era tornato non l'aveva lasciato solo. Comprendendo il suo dolore per la perdita subita e volendo essere sicuro che il suo amico e collega fosse nelle sue piene capacità cognitive per svolgere il suo dovere, lo invitò cortesemente a prendersi definitivamente le ferie. Vane sono state le proteste ma Roberto, secondo il direttore dell'ospedale psichiatrico, doveva per il suo bene psichico e di quello dei suoi pazienti, tornare a casa.

Il suo rientro anticipato, colse la servitù impreparata, erano in mezzo alle pulizie primaverili, il via vai continuo infastidì Roberto.

Amanda era diretta all'ufficio di Lucia, con una pila di corrispondenza. Non si era accorta che il padrone la seguiva con lo sguardo, arrivata alla porta fece per bussare, la consapevolezza che non ci sarebbe stata risposta alcuna la colpì duramente, appoggiò la testa contro la porta, fece un lungo respiro e alzò lo sguardo incrociando così con quelli di Roberto.

Mi scusi signore, l'abitudine...

Si limito a dire Amanda

Appoggi pure tutto dentro!

La voce perentoria di Roberto faceva capire alla domestica che dopo aver lasciato la corrispondenza doveva continuare con i suoi doveri.

Amanda così fece, entrando nello studio l'odore di menta fece tornare in mente le tante volte che aveva aiutato la sua padrona ad aprire le lettere, la scrivania un tavolo dalle linee sobrie regnava al centro della stanza e scaffali pieni di libri arrivavano fino al soffitto, un quadro di Mirò nella parete di fronte.

Amanda non capiva come poteva essere che due punti casuali così dipinti parlassero alla sua padrona di mondi lontani e di aspettative e speranze.

Amanda tu non capisci, le possibilità di una vita migliore sono infinite e Mirò l'ha ben rappresentato.

La domestica si sforzava, ma oltre a due macchie su una tela bianca non ci vedeva e ora che la signora non c'era più, era diventata una sfida con se stessa, a trovarne una interpretazione personale ogni volta che entrava in quella stanza.

Alla fine tirava su le spalle e usciva sconfitta dal quadro. 

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