05. Non riuscivo a comandare il bisogno che avevo di vederlo.
"Telo mare, un libro, protezione solare cinquanta, carte da gioco, soldi, documenti, accappatoio per la doccia, shampoo, balsamo e sapone per il corpo, infradito, intimo.." passai in rassegna tutto ciò che avevo posizionato sul letto che mi sarebbe servito per la giornata in piscina e, una volta aver constatato che avevo praticamente tutto, inserii ogni cosa in un borsone di paglia che solitamente usavo per il mare. Indossai il costume bianco che avevo comprato qualche giorno prima al mercato, una gonna a tubino bianca a vita alta dai motivi floreali con su una maglia corta di seta azzurra e i miei sandali bianchi. Non mi truccai molto come solitamente facevo, usai matita, eyeliner e mascara waterproof, un po' di lucida labbra ed ero pronta. Mi guardai allo specchio un'ultima volta prima di scendere. Dato che ero ancora all'inizio della gravidanza non avevo ancora il ventre gonfio, ma accarezzandolo mi sembrava quasi di sentire già il mio piccolo muoversi e agitarsi. Era assurdo, ma forse ero semplicemente contenta di diventare mamma.
Una volta essere arrivata in cucina, notai che Pattie già stava preparando il pranzo e, proprio come me, era già pronta per andare in piscina.
"Buongiorno, già ai fornelli?" le chiesi con un sorriso.
"Tra tre quarti d'ora dobbiamo uscire, quindi ho pensato di preparare già il pranzo in modo tale da non fare le corse all'ultimo minuto." mi diede un bacio sulla fronte prima di continuare a cucinare. "Sei sempre più bella ogni giorno che passa"
"E anche sempre più incinta" mormorai apparecchiando la tavola e prendendo dal frigo l'impasto per le crepes che avevo fatto la sera precedente. "Questa mattina uno sgarro alla regola e piuttosto che il salato mangi il dolce?" le chiesi mostrandole l'impasto e la nutella. Pattie alzò gli occhi al cielo e rise, ma acconsentì lo stesso. Mentre lei finì di preparare la borsa frigo mettendo al suo interno anche il nostro pranzo, io preparai la colazione per tutti e tre. A casa mia, anzi, nella mia ex casa, non facevo mai colazione con mia madre, lei si svegliava presto ogni giorno perché doveva andare in studio e la domenica preferiva andare al bar con le amiche piuttosto che rimanere con me e fare colazione a casa. Ero contenta di fare colazione con Pattie e Justin quella mattina, il solo pensiero mi faceva sentire parte della famiglia ed era una sensazione mai provata prima, era gratificante.
Quando Justin scese, lo trovai bello come sempre. Portava una maglietta grigia smanicata e un pantalone attillato nero di tuta. Si avvicinò a sua madre per darle un bacio sulla fronte e fece per sedersi quando poi si rese conto anche di me. Portò un braccio dietro la mia schiena, mi attirò a sé e mi bacio dolcemente entrambe le gote. Socchiusi gli occhi sotto al suo tocco. Ogni qual volta mi toccava andavo in iperventilazione.
"Come siamo affettuosi questa mattina" mormorò Pattie facendomi arrossire ancora di più.
"Dovresti vederci la notte" scherzò Justin andandosi a sedere. Alzai gli occhi al cielo proprio come fece Pattie. "Perché, non è vero piccola?"
"Piuttosto di inventarti momenti che magari esistono solo nei tuoi pensieri, mangia" portai i tre piatti a tavola e mi sedetti al suo fianco sotto il suo sguardo sconcertato. "Cosa c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?" continuai a stuzzicarlo proprio come lui faceva solitamente con me portandomi quasi all'esasperazione. Piuttosto che ribattere, scosse la testa e cominciò a mangiare silenziosamente.
Dopo aver fatto colazione, prendemmo le ultime borse e uscimmo di casa per andare in macchina. Avremmo accompagnato noi Justin a lavoro, la piscina non era tanto distante dal centro e quando avrebbe finito il suo turno ci avrebbe raggiunte con l'autobus. Dopo averlo salutato, tornammo verso casa e ci fermammo fuori casa di Ryan. Negli ultimi giorni avevamo parlato parecchio circa il piano per far ingelosire Justin, ci avrebbe aiutato anche un certo Kyle, ovvero un amico di Ryan che lavorava al bar della piscina. Tutto ciò che speravo era di ottenere risultati positivi perché spesso questo genere di piani non va mai per il verso giusto.
Sospirai frustrata e socchiusi gli occhi pensando a come si sarebbe più o meno svolta la giornata: saremo arrivati in piscina per le nove, sarei stata in acqua fino alle tre e mezza perché a quell'orario sarebbe arrivato Justin, dopodiché avrei dovuto fare la mia parte per far ingelosire Justin e avrei dovuto aspettare una sua reazione. Non sembrava tanto difficile, ma stranamente non mi sentivo così in gran forma come avrei voluto. Restai infatti in silenzio durante tutto il viaggio verso la piscina. Quando scesi dall'auto le braccia di Ryan mi alzarono da terra.
"Buongiorno!" gracchiò facendomi scappare un sorriso.
"Buongiorno anche a te!" mormorai alzando gli occhiali da sole per incrociare i suoi occhi azzurri.
"Hey, tu sei Afrodite?" un ragazzo poco più alto di Ryan mi si avvicinò.
"Sì, tu sei Mitchell?" annuì.
"Ma non avevi detto che era incinta?" sussurrò come per non farsi sentire.
"Sì, ma ti ho anche detto che è all'inizio della gravidanza" Ryan alzò gli occhi al cielo e mi trascinò con sé da una donna e un bambino che stavano parlando con Pattie. "Mamma, lei è Afrodite." la madre di Ryan mi guardò con uno sguardo materno e aprì le braccia stringendomi tra di esse subito dopo. "Piccolina, lei è mia madre Sharon, e lui è mio fratello Kieran"
"È un piacere conoscerla" strinsi la mano alla madre di Ryan e poi mi abbassai all'altezza di Kieran. "Ciao ometto" gli battei il pugno. "Mi ha detto Ryan che ti piace nuotare. Che dici, ti va di fare una gara dopo?" Kieran annuì.
"Sì, però vincerò io" esclamò facendomi la linguaccia. Gli sorrisi e gli scompigliai i capelli facendolo ridere.
"Gli piaci" Ryan mi fece l'occhiolino prendendo alcune borse dalla sua macchina assieme a suo fratello.
"Piaccio a troppe persone" mormorai prendendo anch'io un paio di borse e seguendo gli altri verso l'entrata. Più che una sola piscina, quel posto aveva ben tre piscine: una olimpionica, una idromassaggio e una con uno scivolo per i bambini sul quale sarei sicuramente andata dato che non era né alto né pericoloso. Prendemmo posto sotto a un gazebo allestito su della sabbia artificiale e prendemmo anche l'ombrellone adiacente fatto in paglia perché le mamme dovevano prendere il sole e arrostirsi come spiedini.
Sistemai la mia asciugamano sulla sdraio, mi spogliai e sistemai i miei vestiti nella borsa. Mi sedetti e provai a rilassarmi quando Ryan si sedette al mio fianco.
"Non vieni a fare un bagno?" mi chiese subito.
"Adesso mi sento un po' stanca, ti raggiungo tra un po', va bene?" Ryan annuì e mi baciò la fronte, dopodiché andò in piscina assieme ai suoi fratelli.
Mi stesi sul lettino e chiusi gli occhi, portai un braccio sulla fronte e sospirai. Avevo voglia di dormire e di non pensare a nulla, mi sentivo piuttosto frastornata per i miei gusti e non era affatto una bella sensazione. Decisi quindi di cercare di dormire un po' approfittandone del fatto che fossero tutti via e che ero senza distrazioni. Si stava bene sotto quel gazebo, con il vento che ogni tanto tirava. Non riuscivo sempre ad addormentarmi presto, ma quella mattina non fu affatto difficile. Due ore bastarono a caricarmi e quando mi risvegliai ero pronta per affrontare la giornata.
Strofinai gli occhi e sbadigliai prima di alzarmi e raggiungere i tre ragazzi in piscina. Sembravano dei bambini mentre scherzavano con le bolle dell'idromassaggio. Senza farmi notare da Ryan e Mitchell, nuotai sott'acqua fino ad arrivare poco lontano da loro. Kieran, che mi aveva vista, stette al mio gioco distraendo i fratelli maggiori. Quando fui abbastanza vicina feci il verso di un mostro con la bocca ed entrambi saltarono mentre io e Kieran scoppiammo a ridere.
"Se non fossi incinta ti ammazzerei" sussurrò Ryan toccandosi il cuore.
"Pivelli! Ci siete cascati, ci siete cascati!" Kieran puntò il dito contro i suoi fratelli ridendo.
"Quindi eri complice pure tu?!" sbottò Mitchell avvicinandosi a suo fratello. Kieran cominciò a nuotare lontano mentre Mitchell provò a prenderlo invano. Il fratellino era molto più veloce rispetto a lui.
"Sei proprio meschina, vuoi farmi morire d'infarto? Guarda che sono vecchio io, il mio povero cuore può cedere da un momento all'altro" scherzò Ryan allungando le braccia verso di me. Nuotai verso di lui, mettendomi poi al suo fianco per avere un getto d'acqua tutto mio.
"Se tu sei vecchio allora io sono incinta" mormorai cercando di rimanere seria, ma lo sguardo truce di Ryan mi fece scoppiare a ridere. "Scusa Ry, dovevo" gli diedi un bacio sulla guancia come per scusarmi, dopodiché chiusi gli occhi e mi rilassai sentendo il getto d'acqua battere forte contro la mia pelle. Sentivo pizzicarmi la schiena, era come se l'acqua mi stesse facendo il solletico, un solletico piacevole e rilassante.
Il momento di relax, però, terminò quando Mitchell e Kieran tornarono da noi. Keiran mi chiese di fare una nuotata insieme così lo accontentai e, come aveva predetto poche ore prima, arrivò lui per primo. Per essere solo un bambino era abbastanza veloce, si vedeva che aveva la passione per il nuoto proprio come io amavo l'hokey sul giacchio. Da buona canadese, avevo preso delle lezioni sin da quando ero bambina e cercavo di non perdere mai una sola partita dei Toronto Maple Leaf. Oltre all'hockey, amavo anche suonare il piano e comporre canzoni. Quando scrivevo, aprivo il mio cuore e la mia mente per creare poesie che fossero uniche ed emozionanti. Tutto ciò che scrivevo lo tenevo per me però, le mie canzoni erano il mio piccolo tesoro e non volevo condividerlo con nessuno. Forse -e magari- un giorno le avrei condivise solo con Justin, che aveva la mia stessa passione.
Nonostante la compagnia di Ryan e della sua famiglia, la mancanza di Justin si faceva sentire eccome. Era come se avessi bisogno di lui affinché la giornata potesse definirsi completa, avevo bisogno di lui perché solo vederlo mi faceva stare meglio. Aspettavo con ansia il momento in cui avrebbe varcato la soglia che divideva il bar delle piscine, non facevo altro che immaginare la sua andatura sicura e spavalda mentre si avvicinava a me, mi prendeva per i fianchi e mi dava un appassionato bacio sulle labbra. Forse ero pazza, o semplicemente cotta, ma desideravo davvero vederlo.
Non riuscivo a comandare il bisogno che avevo di vederlo. Era un sesto senso, un qualcosa di innato e incontrollabile, più forte di ogni barriera. Volevo vederlo. Volevo stare al suo fianco. Anche se non mi trattava bene, non mi importava. Anche il male con lui diventava bene. Anche l'odio con lui diventava amore.
Cercai di ammazzare il tempo giocando a carte con Mitchell e facendo trucchi di magia con Keiran mentre Ryan faceva da spettatore e commentatore ma nemmeno quello bastò a farmi tranquillizzare. Mi sentivo irrequieta, seccata, ansiosa. Ryan, rendendosi conto di questo mio stato, mi passò una mano sulla schiena e cominciò a massaggiarmi le spalle. "Tra mezz'ora sarà qui" mi disse e gli sorrisi riconoscente. Lo conoscevo da poco meno di una settimana e già mi leggeva come se fossi stata un libro aperto. Forse era per questo che già mi sentivo così legata a lui, era un ragazzo stupendo.
"Io ho fame. Che ne dite ragazzi, mangiamo?" suggerì Pattie alzandosi e prendendo la borsa frigo. Senza che rispondessimo, passò ad ognuno di noi un contenitore con della pasta al pomodoro con piselli, provola e prosciutto a cubetti. Pattie conosceva bene i miei gusti, infatti mi guardò soddisfatta quando notò che in un batti baleno avevo già finito di mangiare il primo. I ragazzi mangiarono anche un panino che la loro mamma aveva portato, io li guardai cercando di capire dove mettessero tutto ciò che mangiavano dato che erano tre alici.
"Io vado un attimo al bagno" mi alzai dal lettino e mi girai in direzione del bar, notando in particolare un ragazzo tra la folla che si muoveva con una mano in tasca e l'altra che faceva girare un mazzo di chiavi. Arrestai i miei passi per guardarlo. Aveva la fronte perlata di sudore, le sopracciglia corrugate e le labbra arricciate dato che probabilmente stava fischiettando. Sul mio viso apparve un sorriso quando realizzai che finalmente Justin era arrivato. "Justin" sussurrai tra me e me guardandolo mentre ci si avvicinava. Quando mi notò in piedi a fissarlo sorrise anche lui e mi si avvicinò a grandi falcate.
"Ciao pulce" disse portando un braccio dietro la mia schiena e baciandomi la fronte. "Ti stai divertendo?"
"Sì" però mancavi tu, avrei voluto aggiungere. "Vado un secondo al bagno e torno" mormorai staccandomi a malavoglia dalla sua presa. Quando cominciai a camminare nella stessa direzione in cui era venuto lui, sentii il suo sguardo addosso. Era come se volesse perforarmi e passarmi attraverso. Cercai di sbrigarmi il prima possibile per poter tornare da lui e passare del tempo insieme. Lavai le mani, il viso, sistemai il trucco colato e tornai dagli altri. Justin era ancora vestito e stava mangiando la pasta che sua madre gli aveva preparato.
"Com'è andata a lavoro?" gli chiesi stendendomi sul mio lettino.
"Bene, stamattina sono riuscito a vendere una chitarra da cinquecento dollari ad un riccone di Toronto" disse posando il contenitore di plastica nella borsa frigo. Prese una bottiglia d'acqua naturale e bevve da essa mettendo bene in risalto i lineamenti del suo collo. Socchiusi gli occhi e scossi la testa per non cominciare a fantasticare su quanto attraente fosse il suo collo - perché diamine, lo era eccome.
"Justin, quante volte devo dirtelo che esistono i bicchieri?!" sbottò Pattie dando uno scappellotto dietro la testa a suo figlio. "Siamo in compagnia, ad Afrodite non piace bere la tua saliva mischiata all'acqua!" continuò facendo alzare gli occhi al cielo a Justin.
"Oh, non preoccuparti Pattie, non mi fa schifo" mormorai per calmare le acque. In un primo momento Pattie sembrò confusa, ma notando il mio sorriso sorrise anche lei.
"Vado a farmi un bagno con Sharon e i ragazzi, venite anche voi?"
"Tra un po'." rispose Justin alzandosi e prendendo dalla borsa di sua madre la sua asciugamano che stese sul lettino accanto al mio. "Non pensi che questo costume sia un po' troppo scollato?" mi chiese Justin nel momento in cui si sedette sul suo lettino.
"Ryan ha detto che non essendo fidanzata non si sarebbe ingelosito nessuno" mi giustificai arrossendo. Justin tolse le scarpe e i calzini, dopodiché si alzò e, guardandomi, tolse anche la maglietta.
"Lo ha detto solo perché gli piaci" mormorò slacciando il laccio del pantalone di tuta e spogliandosi anche di quell'ultimo indumento. "Sono qui da nemmeno dieci minuti e ho visto già una ventina di ragazzi guardarti."
"Ti dà fastidio?" gli chiesi sedendomi. Si sedette anche lui.
"Un po'. Vivi a casa mia ormai, ti vedo tutti i giorni. Sei come una sorella per me e, credimi, sono davvero geloso quando si tratta di mia sorella Jazmyn." disse. E non so perché, ma sentii il cuore spezzarsi e cadere al suolo. Abbassai lo sguardo sulle mie mani pensando a quanto stupida fossi stata a pensare di poter avere anche una sola, minima chance con lui. Ero incinta e mi considerava una che la dava a tutti, come potevo pensare di poter far colpo su di lui? Mi ero illusa da sola immaginando con la mente cose che non si sarebbero mai realizzate, momenti perfetti ma impossibili, situazioni emozionanti ma irrealizzabili. Sospirai e trattenni per qualche secondo il respiro cercando di non piangere. "Pulce, va tutto bene?" mi chiese accarezzandomi il viso. Mi tolse una ciocca di capelli dal viso e poggiò poi la mano sul mio collo.
"Sì, va tutto bene" mormorai fingendo un sorriso e incrociando i suoi occhi. "Adesso vorrei riposare un po' perché stamattina mi sono stancata, ho nuotato con Kieran per un sacco di tempo e fare l'idromassaggio con Ryan non ha aiutato" continuai stendendomi e chiudendo gli occhi. Sperai con tutto il cuore che Justin restasse, ma non fu così. Sì alzò e, senza dirmi niente, andò in piscina dove ad aspettarlo c'erano sua madre e la famiglia del suo migliore amico. Cercai di non sorridere nel vederlo schizzare dell'acqua a sua madre e rincorrere Kieran ma fu praticamente impossibile. Justin era la perfezione fatta persona, era dolce anche quando non voleva. Per distrarmi e non pensare al fatto che al ragazzo che mi piaceva non interessavo minimamente, presi dalla mia borsa un libro e cominciai a leggerlo. Nicholas Sparks era il mio autore preferito e 'Vicino a te non ho paura' era un libro talmente meraviglioso che riusciva a farmi piangere. Come riusciva Nicholas Sparks a scrivere e a farti vivere la storia, non ci riusciva nessuno. Divorai i primi capitoli di quel libro, ma quando sentii un qualcosa di bagnato sulla mia schiena dovetti smettere di leggere. Chiusi il libro, mi girai piano e quasi mi spaventai quando notai Justin a pochi centimetri dal mio viso.
"Vieni in acqua con me?" mi chiese ma non riuscii a rispondere. Averlo a così pochi centimetri da me mi mandava in tilt il cervello. Senza nemmeno pensarci, mi alzai e lo seguii in acqua. Non ci avevano seguito anche gli altri, eravamo solo noi. "Allora futura mamma, preferisce stare qui o fare una nuotata?" disse prendendomi le mani e trascinandomi verso il bordo della piscina.
"Stiamo qui, adesso non ce la faccio a nuotare" mormorai poggiandomi con la schiena al muro.
"Va bene, stiamo qui" mi accontentò e si mise al mio fianco. "Questa sera ho pensato di non uscire e di rimanere a casa dato che mamma deve andare dai nonni. Te la senti di restare da sola con me?" mi prese i fianchi e, alzandomi, mi portò di fronte a lui. Le nostre gambe si incrociarono e fu una così bella sensazione per me toccare la sua pelle.
"È casa tua, Justin. Anche se non me la sentissi non ti obbligherei ad andare via" dissi azzardando un sorriso.
"Ma se non vuoi posso portarti a fare una passeggiata e potresti andare a dormire dai miei nonni o.."gli poggiai l'indice sulle labbra.
"Mi va bene passare la serata a casa con te." gli sorrisi rassicurante. "Però devi ordinare la pizza"
"Pizza e film? Magari possiamo vedere insieme quello che stavi guardando l'altra sera, quello che ti ha fatta piangere."
"Intendi 'The Last Song'? Non pensavo ti piacessero i film strappalacrime" mormorai portando entrambi i gomiti sulle sue spalle e accarezzandogli i capelli con le dita.
"Faccio delle eccezioni di tanto in tanto" dai fianchi, le sue mani passarono sulle mia schiena. Percorse con l'indice la mia spina dorsale facendomi rabbrividire, strinse la mia pelle tra le sue mani grandi e mi avvicinò ancora di più a sé. Eravamo così vicini che avrei potuto sfiorargli le labbra se solo mi fossi sporta un po' in più ma non lo feci, lasciai fare ogni cosa a lui. Socchiusi gli occhi cercando di ricordare ogni istante, di immagazzinare ogni emozione per poterle rivivere ogni qual volta volevo. Mi sentivo così bene tra le sue braccia. Era così bello essere accarezzata da lui. "Aggiudicato?" sussurrò al mio orecchio e, incapace di rispondere, annuii. "Bene" sussurrò ancora. Salì con una mano lungo la mia schiena, la poggiò sul collo e mi spinse verso il suo petto.
Finimmo così per abbracciarci. Un abbraccio indimenticabile.
Rimanemmo abbracciarti abbastanza da farmi andare fuori di testa. Quando ci staccammo fu solo a causa di Mitchell che si era scocciato di stare in acqua e voleva giocare, così andammo a giocare con loro 'a sette si schiaccia'. Inutile dire che fui la prima a perdere e che vinse Kieran dopo uno scontro ad ultimo sette con Justin. Quel bambino era così bravo che quasi mi spaventava. Dopo aver giocato ci avviammo al bar.
"È il momento" mi intimò Ryan facendomi l'occhiolino. Sospirai frustrata grattandomi la nuca, ma seguii ugualmente il suo consiglio. "Allora, voi cosa prendete?" disse mettendo le mani sulle spalle a suo fratello minore.
"Io voglio un cornetto maxi con panna, cioccolato, nocciole e pistacchi!" Kieran corse verso il frigo contenente i gelati e prese il gelato più grande che avessi mai visto.
"E voi, cosa prendete?" ci chiese un ragazzo dopo aver segnato su un foglietto il gelato di Kieran. Era alto, molto alto. Aveva le spalle grandi e le braccia muscolose, come il resto del suo corpo d'altronde. Aveva i capelli corti e marroni, gli occhi azzurri e un sorriso che avrebbe fatto svenire qualsiasi ragazza. Quando si rese conto che lo stavo squadrando, mi fece l'occhiolino. Justin dovette rendersene conto, perché subito mi si avvicinò.
"Noi quattro prendiamo un aperol spritz" disse.
"Io prendo questa" Mitchell alzò una Reb Bull e subito dopo la stappò.
"Tu, dolcezza? Anche tu un aperol?" mi chiese il ragazzo, che probabilmente era Kyle.
"Oh" arrossii non appena mi resi conto che Kyle mi stava guardando. "No, niente alcol o bibite gasate" mormorai osservando un menù inciso su una tavoletta di legno.
"Sei una salutista?" poggiò la mano sul menù distogliendomi dai miei pensieri.
"Lei salutista?" ignorai il commento di Justin e mi concentrai sul ragazzo.
"Allora sceglierò io per te" Kyle mi fece ancora una volta l'occhiolino e prese la bottiglia dell'Aperol Spritz versando il suo contenuto in dei bicchieri.
Quando mi girai, notai che Justin mi guardava con uno sguardo infuocato e che Ryan se la rideva sotto i baffi. Andai anch'io a sedermi al tavolo dov'erano seduti loro.
"Le mie teorie si sono rivelate esatte" mormorò Justin. Corrugai le sopracciglia come per chiedergli quali teorie, infatti continuò. "Gli sconosciuti sono la tua preda preferita"
"Justin, ho solo ordinato un drink"
"Potevi scegliertelo da sola"
"Ma non stavo flirtando" continuai portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"A me è sembrato il contrario, 'dolcezza'." sputò acido alzando gli occhi al cielo e cominciando a battere il piede a terra ripetutamente.
Ryan mimò con le labbra un 'è geloso' e mi sorrise. Io invece poggiai il mento sulla mano e il gomito sul bracciolo della sedia osservando Justin se sembrava non arrabbiato, di più.
"Ecco a voi i vostri drink" la voce di una ragazza fece risvegliare Justin dal suo strato di trance. "Per chi sono i quattro aperol?" chiese e ne passò uno a Pattie, Sharon, Ryan e infine Justin.
"Grazie, splendore" roteai gli occhi sentendo il nomignolo con cui aveva chiamato quella ragazza, che addirittura arrossì.
"Adesso arriva Kyle a portare il resto" mormorò dandomi un'occhiata veloce. Andò via sculettando e Justin sembrò notarlo.
"Oca" mormorai alzando gli occhi al cielo. Justin mi guardò, scosse la testa e prese un sorso dal suo drink. "Cosa c'è?" gli chiesi incrociando le braccia al petto. Justin fece per rispondermi, ma tornò a sorseggiare il suo aperol dalla cannuccia non appena arrivò Kyle con il mio drink.
"Assaggia" disse sedendosi sulla sedia accanto alla mia e guardandomi. Presi un sorso dalla cannuccia e socchiusi gli occhi cercando di distinguere i vari sapori. "Ha un sapore afrodisiaco" "Allora è proprio adatto a me" mormorai sorridendo.
"Perché?" chiese corrugando le sopracciglia ma senza smettere di sorridermi.
"Mi chiamo Afrodite" continuai facendo spallucce.
"Non potevi avere un nome più adatto" mi fece un ultimo occhiolino, dopodiché andò via. Sorseggiai ancora il mio cocktail strizzando gli occhi non appena masticai un po' della polpa di pompelmo che avevo tirato su dalla cannuccia.
"Scontato" sussurrò Justin al mio fianco come se stesse parlando tra sé e sé.
"Amico, sei geloso?" Mitchell guardò Justin poggiando i gomiti sul tavolino.
"No" sbottò Justin alzandosi e portando con sé il bicchiere già vuoto. "Adesso scusatemi ma vado dalla bella bionda ad ordinarne un altro."
"È geloso" constatò Ryan non appena Justin fu abbastanza lontano. E lo sono anch'io, avrei voluto dire, ma preferii restare in silenzio.
Dopo il drink, tornammo tutti in piscina. Kieran avrebbe voluto fare un'altra gara di nuoto con me e con la presenza anche di Justin, ma dato che io e Justin non ci parlavamo più dopo l'accaduto in piscina preferimmo farla da soli. E vinse lui. Passammo il resto del tempo tra la vasca idromassaggio e la piscina per bambini, ero stata tutto il tempo con Ryan dato che Justin preferiva flirtare con le ragazze piuttosto che stare con noi. Ero un po' invidiosa delle ragazze con cui parlava, con loro era gentile mentre con me lo era solo poche volte. Ma cercai di non abbattermi e lasciai che il pomeriggio passasse senza troppe complicazioni. Per le cinque e mezza andammo a lavarci e quando alle sei il parco chiuse, tornammo a casa. Il viaggio di ritorno fu parecchio imbarazzante dato che Pattie aveva cercato di cominciare una conversazione con Justin ma lui non rispose a nessuna domanda. Provai a ripensare a cosa avevo fatto di grave per farlo arrabbiare così tanto, ma più che far finta di flirtare con un ragazzo non avevo fatto nulla di così sbagliato. Ero stata, sì, tutto il tempo con Ryan, ma non pensavo potesse essere una cosa tanto cattiva.
Arrivammo a casa in circa venti minuti e Justin si fiondò in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Entrammo anche noi così avremmo potuto svuotare la borsa frigo e lavare i contenitori sporchi.
"Quindi adesso vai?" chiese Justin alla madre.
"Sì, il tempo di mettere queste cose al proprio posto e di andare a cambiarmi. Voi uscite?"
"Non penso proprio di voler uscire con lei" mi girai verso Justin corrugando le sopracciglia.
"Ma potrei sapere cos'ho fatto?" mormorai aprendo la lavastoviglie e riempendola con i contenitori.
"Hai ceduto alle avance di quel palestrato col brillantino sul dente" incrociai il suo sguardo.
"Non sono andata in giro a flirtare con le ragazze e con Kyle c'è stato solo uno scambio di poche parole" mi difesi alzandomi e sciacquandomi le mani.
"Sei stata tutto il giorno con Ryan e poi no, non c'è stato solo uno scambio di battute, sei stata al suo gioco" mi guardò scocciato ma con occhi infuocati. Feci un passo indietro quando mi resi conto che si stava arrabbiando sul serio.
"Sarò pure stata al suo gioco come dici tu, ma di certo non andavo in giro a tirarmela per fare colpo sulle ragazze e non lanciavo su di loro le palle per farmi notare" inchiodai il piede a terra e ricambiai anch'io il suo sguardo.
"Non hai capito che lo facevo per farmi notare da te? Sei stata tutto il tempo appiccicata a Ryan, hai preferito stare con lui anziché con me, non mi hai calcolato minimamente e ho pensato che parlando con altre ragazze avresti smesso di stare con lui per stare con me ma non è stato così. È colpa tua adesso se sono arrabbiato, sembra quasi che tu voglia stare con tutti tranne che con me e sai che ti dico? Penso che la cosa sia reciproca" disse, per poi guardarmi un'ultima volta e uscire fuori dalla stanza.
"A cosa ho appena assistito?" mormorò Pattie sconvolta quasi quanto me. Mi guardò in cerca di risposte, ma scossi la testa perché in realtà non sapevo neanch'io cos'era appena successo.
Dopo aver messo al proprio posto le ultime cose, mi sedetti sul divano cercando di capire come dovevo comportarmi con Justin. Molto probabilmente era geloso del fatto che stessi con Ryan, rubavo del tempo a lui e forse non gli stava bene. Era geloso di me perché gli stavo portando via il suo migliore amico, ma forse non aveva capito che non era affatto mia intenzione fare ciò. Io volevo solamente avere un amico, non volevo che Justin potesse star male perché stavo proprio con il suo migliore amico.
Avrei preso provvedimenti, ma nel frattempo aspettai che le acque si calmassero perché stare nella stessa casa con Justin in quelle condizioni non era il massimo. Pattie andò via dopo poco ed io ne approfittai per lavare i nostri costumi e le asciugamani. Sistemai gran parte della casa e quando finii, notai che fossero già le otto di sera. Mi cambiai giusto per stare più comoda e indossai un paio di pantaloncini morbidi ed una canottiera, dopodiché mi avviai verso la camera di Justin. Bussai un paio di volte, ma non ottenni risposta. Bussai ancora, ma ancora nulla. Feci per andar via, ma non potevo farlo proprio quando avevo racimolato tutto il coraggio che avevo in corpo. Così bussai ancora una volta.
"Entra" disse Justin in un sussurro e non me lo feci ripetere due volte. Lo trovai steso sul letto, con le braccia dietro la testa, i capelli arruffati e senza maglietta.
"Ho visto che non scendevi più e ho pensato di venire qui per, sì per chiederti scusa" biascicai attirando però l'attenzione di Justin. Presi un respiro profondo e continuai. "Ho capito perché sei così arrabbiato. Ryan è il tuo migliorare amico e sembra quasi che tra me e te, lui passi molto più tempo con me da quando sono qui. È giusto che tu sia arrabbiato. Sono entrata in casa tua senza il tuo consenso, sono diventata amica del tuo migliore amico, è giusto che tu pensi che io voglia appropriarmi delle cose tue ma non è così" deglutii e chiusi gli occhi sentendoli pizzicare. "Il punto è che mia madre mi ha cacciata di casa perché sono incinta. Sono da sola perché dove vivevo prima non avevo molte vere amiche, ma solo persone che mia madre sceglieva per me che non mi hanno mai amata veramente. Tu non mi hai dato un'opportunità, così mi sono appoggiata all'unica persona che ho conosciuto e che sembra capirmi, ovvero Ryan. Ma se a te dà fastidio che io sia sua amica ti giuro che smetto di vederlo, di scrivergli, tronco sul nascere la nostra amicizia se ti dà fastidio. Non voglio che tu pensi che voglio rubarti ogni cosa, giuro che non lo farei mai e sono pronta a dimostrartelo lasciando che Ryan torni a passare del tempo con te come prima piuttosto che dividere il tempo tra me e te" incrociai i miei occhi con quelli di Justin, mi guardava intensamente, non avevo mai visto uno sguardo simile. Sospirai e, dato che non volevo che mi vedesse piangere ancora, mi girai. "Adesso vado perché ti ho già disturbato abbastanza." mormorai infine poggiando la mano sulla maniglia della porta. Feci per aprirla, ma la voce di Justin mi bloccò.
"Vieni qui" disse. Restai titubante sull'uscio della porta. Lo guardai con la coda dell'occhio cercando di vedere la sua espressione. "Forza, vieni" continuò mettendosi seduto e facendomi spazio. "Devo venire a prenderti io?"
Scossi la testa e mi girai andandomi a sedere al suo fianco, sul suo letto. Restai secondi interi a guardare le lenzuola azzurre e a creare su di esse tanti piccoli cerchietti invisibili con le dita, finché Justin mi avvicinò ancora di più a sé portando la mia testa sul suo petto.
"Puoi stare con Ryan, vedo che ti fa stare bene. Io non ci riesco quindi mi fa piacere che qualcuno lo faccia al posto mio" mi accarezzò la schiena.
"Non capisco cosa ti prende avvolte, sei così concentrato sul giudicarmi che non ti rendi conto che ci rimango male" mi lasciai sfuggire allacciando le braccia attorno al suo petto.
"Non so nemmeno io perché faccio così, però so che ti faccio del male e mi dispiace" lo strinsi più forte, tirai su col naso e mi beai per un attimo della sensazione che le sue braccia attorno al corpo mi davano.
"Sto così bene tra le tue braccia, Justin.." socchiusi gli occhi e presi un respiro profondo. "Vorrei che mi abbracciassi così sempre"
"Allora che ne dici di restare così tutta la serata? Ordiniamo la pizza e la mangeremo qui sul letto guardando quel film che ti piace tanto" alzai la testa dal suo petto e incrociai i nostri occhi. Persi un battito quando le sue pozze d'oro si incastonarono perfettamente con i miei profondi pozzi azzurri. "Per te va bene?"
"Sì, per me va bene" gli sorrisi. Senza pensarci due volte, allacciai le braccia dietro al suo collo e lo strinsi forte a me facendo aderire i nostri corpi. "Come riesci a manovrare così tanto il mio umore, me lo spieghi?" mormorai staccandomi ma guardandolo negli occhi.
"Penso che la cosa sia reciproca, perché anche tu riesci a farmi alterare e a farmi stare bene nel giro di quanto, due secondi?" allacciai anche le gambe attorno al suo bacino e mi lasciai scappare un sorriso. "Chiamo la pizzeria"
"Ed io prendo il computer per il film"
Lo guardai un'ultima volta negli occhi, dopodiché scesi dalle sue gambe, corsi a prendere il computer, tornai in camera sua e passammo l'intera serata sul suo letto facendoci scherzi, abbracciandoci di tanto in tanto, guardando il film e mangiando la pizza. Anche se non avevamo fatto chissà che cosa, ero stata bene con lui. Quando voleva, Justin riusciva a farmi sentire davvero speciale. Inutile dire che mi prese in giro quando cominciai a piangere durante il finale del film ed è inutile sottolineare che lo presi in giro anch'io quando anche lui cacciò una lacrimuccia durante la composizione dell'ultima canzone del papà di Ronny.
Quando il film finì, poggiai il computer a terra e mi stesi sotto lo sguardo confuso di Justin. "Ti vedo sconvolta, piccola, cosa c'è?"
"Amo questo film" mormorai mettendomi di lato. "Ma adesso sono sono solo le dieci e mezza, cosa facciamo?"
"Parliamo" Justin imitò la mia posizione. "Ad esempio, sai che avevo pensato di assumere sul serio qualcuno che potesse farmi compagnia? La mattina c'è sempre molto da fare e penso che in due sarebbe meglio"
"Lo penso anch'io" sussurrai guardando i suoi occhi. Provai a non perdermi nella sua bellezza, ma fu impossibile.
"E ho pensato che potresti essere un'ottima assistente" quasi sussurrò, come se avesse temuto una risposta negativa. "Insomma, so che hai bisogno di un lavoro perché ne hai parlato con Ryan e Ryan ovviamente lo ha detto a me. A me servirebbe una persona che mi aiuti perché da solo diventa tutto più difficile e ho pensato che tu fossi perfetta così magari potevamo provare a legare di più e.." gli poggiai un dito sulle labbra come per farlo smettere di parlare. Era la seconda volta che lo facevo quel giorno.
"Justin, parli decisamente troppo" lo interruppi. Gli sorrisi raggiante e tolsi il dito dalle sue labbra. "Mi piacerebbe venire a lavorare con te"
"Bene, perché ne avevo già parlato col mio capo e aveva già preparato il contratto, dovevi solo firmarlo" disse ridendo, una risata che contagiò anche me.
Rimasi così colpita dalle sue parole che per il resto della serata non avevo fatto che sorridere. Eravamo restati a parlare fino a notte inoltrata, praticamente di tutto, come non avevamo ancora fatto. Avevo scoperto che i suoi si erano lasciati quando lui aveva solo dieci mesi, che aveva una forte passione per la musica, che da piccolo gli piaceva il viola, che dava un nome ai suoi oggetti, che aveva imparato da solo a suonare il piano, la batteria e la chitarra, che aveva avuto poche storie serie ma entrambe durate due anni e che sopratutto dopo la rottura con la seconda ragazza aveva affrontato un periodo di depressione perché l'amava davvero. Quella sera non avevo solo scoperto più cose su di lui, ma avevo anche imparato a capire dal suo tono di voce quando stava male sul serio per una situazione, quando si sentiva ferito o quando era felice. I suoi occhi, poi. Erano uno specchio che rifletteva la sua anima.
Quando notammo che erano ormai le due, decidemmo di riposare.
"Rimani con me" disse proprio quando stavo per andare in camera mia. "Dormi con me" continuò e il mio cuore perse un battito. Senza farmelo ripetere ancora, mi stesi al suo fianco e lasciai che mi circondasse con le sue braccia. "Sappi che sei la prima che dorme con me nel mio letto"
"Non ha mai dormito nessuno qui con te?" mi azzardai a chiedergli avvicinandomi ancora al suo corpo e portando le sue mani sul mio ventre.
"No,-" rispose deciso. "nessuno era abbastanza importante"
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