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XII.

La fredda acqua del fiume avvolse il corpo minuto di Ciel, mentre nei suoi occhi rimaneva l'immagine residua di quelli di Jack.

Il liquido gli riempì i polmoni mentre cercava disperatamente di tornare in superficie.

Sebastian, preso dal panico come mai nella sua vita millenaria, si buttò per raggiungere il suo signorino.

Nel frattempo Alois aveva stretto con forza la mano della strega mentre lei osservava la scena.

<<Jack!>> aveva gridato poi con un timbro poco femminile, attirando la sua attenzione.

Il mostro fissò i suoi occhi in quelli color ametista della ragazza.

Le gambe di Alois tremarono: era terrorizzato da quell'essere ma ancor più dalla possibilità di poter perdere Claude.

Il mostro prese a correre verso la coppia e la donna non si spostò di un millimetro.

Il biondo strinse ciò che poco prima gli aveva consegnato e si preparò a fuggire.

Era a pochi metri:<<Non ancora>> Alois schiacciò un bottone.

Era a pochi passi:<<Ancora un poco>> disse premendo anche essa un bottone.

Era davanti a loro:<<Adesso!>> si lasciarono le mani e una nube di fumo avvolse il mostro, confondendolo, mentre Alois gli lanciava addosso una rete.

<<Vai Alois!>> non se lo fece ripetere due volte e, preoccupato, corse fino alla figura stesa a terra di Claude.

Gli prese la testa e gliela fece posare sulle sue cosce mentre gli accarezzava il viso pallido.

Tutto quel sangue...gli occhi del maggiordomo chiusi...gli strinse anche la mano mentre gli versava una goccia di quello strano liquido datogli dalla strega in bocca.

Gli sistemò i capelli scompigliati e sollevò lo sguardo.

Mother Goose, con i suoi ora impassibili occhi viola, fissava con disprezzo quel mostro dal cilindro logoro.

Da sotto la gonna relativamente corta cacciò una falce più nera della pece e dei suoi capelli.

Alois trattenne il respiro e il suono di due metalli che si scontravano spezzò l'aria.

Con una velocità non propria degli esseri umani, Mother Goose teneva testa a quel mostro, anticipando anche i suoi movimenti e ferendolo.

Con un calcio ben assestato lo fece finire contro un muro e il suo tacco, toccando terra, risuonò nella notte silenziosa.

Alois intanto la guardava stregato, piangendo lacrime per il demone sulle sue gambe.

Un colpo che gli aveva mozzato la testa, subito raccolta dalla donna e poi buttata nel fiume.

Il corpo ora fermo:<<È...è morto?>> chiese mentre lei si avvicinava con passo sinuoso.

<<No, si è solo fermato per ora. Tra pochissimo riprenderà a muoversi in cerca della sua testa e noi dovremo seguirlo per fermarlo>> comunicò posando la falce a terra e sedendosi al fianco del biondo.

<<Come sta?>> chiese Alois mentre lei studiava il corpo ferito del demone.

Lei lo zittì e poi, con uno strano ditale, andò a ferirsi il polpastrello.

Una goccia scarlatta cadde sulle labbra di Claude, che subito riprese colorito.

"Ma che?! Come ha fatto?!" Si domandò intimorito con il demone che tornava a respirare regolarmente sulle sue cosce.

"Non importa"
Fissò il viso...ansioso di Mother Goose, che avesse percepito la sua paura? Che avesse pensato ora lui volesse scappare?

<<Mother->>

Il mostro riprese a muoversi e lei scattò in piedi afferrando l'arma.

<<Alois, dobbiamo andare>>

Il biondo fissò il viso del demone, con ancora le lacrime che scendevano, e si accorse che stava riaprendo gli occhi.

Fece ancora un paio di carezze tra i suoi capelli e poi si chinò per baciargli la fronte.

In quel preciso istante Claude socchiuse le palpebre e vide il volto rigato dalle lacrime del padrone.

Alois chiuse gli occhi con rassegnazione e, con tutta la calma di questo mondo, si alzò, lasciando andare la testa del maggiordomo in modo che toccasse la strada fredda.

Gli lanciò un ultimo sguardo malinconico, dall'alto, e poi corse dietro a Mother Goose che si era lanciata all'inseguimento del mostro.

Ora Claude era solo, su di un terreno freddo e sporco, con solo un lampione e la luna a fargli compagnia.

<<Padrone...>> "Lei mi ha salvato" pensò prima di inspirare a fondo l'aria fresca e chiudere gli occhi "Come ha fatto?"

Le ferite facevano davvero male. Specialmente quella al petto.

"Quando sono stato ferito al petto?" Si domandò strabuzzando gli occhi.
Si toccò dove gli faceva male...non era stato ferito.

A fatica si mise seduto fissando il cielo "Dove saranno finiti?"

Non era azzurro quanto gli occhi del suo padroncino.

Sebastian intanto nuotava per raggiungere Ciel che, a fatica e sempre più di rado, riemergeva per respirare.

Ad un tratto lo vide andare sotto e non tornare più a galla e il contratto indebolirsi.

Disperato sfruttò la corrente fino ad arrivare al suo signorino.

Gli afferrò un braccio mentre Ciel teneva gli occhi chiusi con forza e il viso diventava rosso per la mancanza di aria.

A quel tocco il ragazzino spalancò gli occhi e i suoi zaffiri andarono a scontrarsi con i rubini preoccupati del demone.
Il freddo, la mancanza di ossigeno, Jack, tutto scomparve quando riuscirono a guardarsi negli occhi.

Ciel aprì la bocca cercando di dire qualcosa e, in questo modo, tutta l'aria uscì mentre la luce della luna rischiarava l'acqua.

Il liquido freddo andò a riempirgli i polmoni di nuovo e Sebastian subito cercò di portarlo fuori, ma una delle tante reti guaste che i pescatori buttavano nel Tamigi lo trascinò verso il basso.

Mentre Ciel beveva acqua sporca Sebastian cercò di sciogliere il nodo.

Quando vide che però il signorino aveva smesso di dimenarsi decise di strappare la rete.

Lo trascinò fuori dall'acqua e posò il corpicino freddo per terra, iniziando a fargli un massaggio cardiaco.

Nessuna reazione mentre il contratto diveniva sempre più debole.

Preoccupato si osservò le mani tremanti e poi toccò il viso del signorino.

Come era freddo.
Riusciva a percepirlo anche attraverso i guanti.
Con nuovo vigore, datogli forse dalla disperazione, riprese a cercare di fargli sputare acqua.

Niente.

Con gli occhi che pizzicavano lo prese allora in braccio, stringendoselo al petto con un affetto che non credeva suo.

Strinse forte cercando di riscaldare quel piccolo corpo così arrogante, così necessario per lui, e realizzò per la prima volta che la sua non era fame.

<<Bocchan...>> mormorò disperato.

Ciel sputò allora acqua, aprendo di scatto gli occhi:<<Bocchan?!>>

Nessuna risposta, Ciel, con il corpo scosso da brividi di freddo, richiuse gli occhi rannicchiandosi contro il petto caldo ed invitante del demone.

Sebastian gli toccò la fronte: era bollente.

Prendendolo in braccio iniziò allora a correre verso casa, non preoccupandosi minimamente di Claude o di Jack.

Grell girava per le strade di Londra con gli occhi bendati e la falce a portata di mano.
Quando un grido sinistro gli giunse alle orecchie subito si tolse il pezzo di stoffa.

Un sorriso beffardo gli comparve dinnanzi agli occhi mentre gli artigli di ferro del mostro gli accarezzavano la guancia pallida e i lunghi capelli.

L'incontro durò però solo pochi secondi: immediatamente una donna dai corti capelli neri gli diede un calcio, scaraventandolo lontano.

I lucenti tacchi, le calze nere, i pizzi, i merletti, due ametiste a contornare il viso di porcellana, Grell riuscì a vedere tutto questo mentre lei colpiva con la falce nella mano destra.

"Una falce?" Si domandò spiazzato mentre i due balzavano di tetto in tetto.

Una piccola chioma bionda sfrecciò sotto i suoi occhi.

"Devo eliminare Jack!" realizzò come risvegliandosi da un torpore che non sapeva bene quando fosse iniziato.

Arma alla mano seguì il biondino per le intricate vie di Londra.

Si fermarono di botto in una piazza mentre la donna riprendeva fiato al centro di essa, con una posa elegante e fiera.

<<Alois?>>

<<Che diavolo di fine ha fatto quel dannato mostro?>> domandò il tappetto avvicinandosi.

<<È scappato...>> rispose tutta tranquilla la donna, notando solo dopo la figura dai lunghi capelli rossi:<<È un tuo amico?>>

<<Chi cazzo sei?>> domandò voltandosi sorpreso.

<<Voi...stavate inseguendo Jack?>> chiese non rispondendo "Come è cariiiino. Gli fare mettere un bel vestito nero e le calze a rete! Una gotich Lolita!"

<<Sì, dopo avergli staccato la testa ha cercato di fuggire>>

"Staccato la testa? Come diavolo-"

<<Andiamo Alois>> Il biondo fece una linguaccia al rosso e seguì Mother Goose che ad un tratto si voltò a guardare Grell.

<<Lei non dorme molto bene ultimamente, vero?>> poi riprese a camminare sotto la bocca spalancata dello shinigami.

La ragazza prese per mano Alois che, leggermente riluttante, la lascio fare.

Soma era disteso sul divano mentre orribili immagini gli attraversavano la mente.
Agni, preoccupato, gli si avvicinò e prese ad accarezzare i suoi lunghi capelli.

Seduto sullo spesso bracciolo morbido, lasciò che le sue dita andassero a districare quei fili che tanto amava.

Il principe, intanto, fissava con occhi lucidi il viso del servo: com'era rilassante, perché non lo avevano mai fatto prima?

La schiena di Agni si curvò, in modo che il suo viso fosse più vicino a quello del padrone.

Le palpebre di Soma si stavano facendo pesanti, così come il suo respiro, le forze stavano abbandonando il suo corpo intanto che il sonno lo avvolgeva.

Tutto mentre Agni, rapito dall'espressione del più piccolo, non faceva che chinarsi sempre di più.

Le loro fronti combaciarono intanto che uno sentiva il respiro dell'altro sulla propria pelle.

Agni sarebbe rimasto così per sempre, esattamente come Soma, ma la loro quiete venne turbata da Sebastian.

Un Sebastian che, fracido, rientrava in casa con un Ciel altrettanto bagnato tra le braccia, e l'espressione più preoccupata che gli avessero mai visto fare in volto.

Non degnando i due di attenzione, il maggiordomo nero si precipitò in bagno, strappando i vestiti del suo signorino e facendo uscire acqua calda dal rubinetto.

Mentre il piccolo corpo di Ciel tremava tra le sue braccia Sebastian lo strinse forte.

Afferrò poi dei sali, passandoli sotto il naso del signorino e immergendosi con lui in acqua, nonostante fosse ancora vestito.

Ciel cominciò a tossire e sputare altra acqua mentre si lasciava scaldare dal corpo del maggiordomo.

A causa del febbrone si addormentò dentro la vasca, premuto contro il demone.

Sebastian rimase così, non si mosse di un solo millimetro mentre Soma batteva i pugni contro la porta per entrare.

Quando l'acqua prese a raffreddarsi Sebastian avvolse il corpo del piccolo in un asciugamano e lo portò in camera.

Lo asciugò e vestì in fretta e poi lo mise sotto le coperte, il tutto mentre lui ancora grondava acqua.

Si fermò ad osservare il viso del padroncino, ora rilassato, segno che era scesa la febbre.

La sua perfetta pelle diafana, le sue gote rosse, le sue lunghe ciglia, i capelli che ricadevano gentilmente sulla faccia...

Poi gli tornò alla mente la scena in cui stava per affogare, quella in cui aveva smesso di respirare, quella in cui il suo piccolo corpo arrogante e perfetto aveva smesso di muoversi.

Si tolse un guanto e allungò una mano per toccare una ciocca dei suoi capelli ma subito si ritrasse, vedendo il corpo del piccolo agitarsi.

Rimase con lui, per tutta la notte, senza cambiarsi e senza ascoltare le suppliche di Soma che lo pregava di entrare.

Lasciò che il padroncino gli stringesse la mano quando, in preda agli incubi, allungò un braccio verso di lui.

E Ciel la strinse.
E Sebastian, per la prima volta, provò dei sentimenti umani.

Sul viso del demone, per la prima volta, si dipinse un'espressione di puro sollievo, mentre quel surrogato di organo che aveva nel petto ricominciava flebilmente a battere.
E la sua mano, sempre fredda come quella di un morto, si scaldò, solo per trasmettere calore anche a quella del signorino.

Grell, ancora spiazzato da quell'incontro, si mise a cercare per le strade quella strana coppia.

Niente, era come se si fossero dissolti nel nulla.

Si fermò sul ponte, prendendo ad osservare l'acqua scura che scorreva.

Come faceva freddo.

<<Etchiù!>> starnutì iniziando a tremare e in lui sorse il desiderio di tornare a casa a dormire.

I lunghi capelli ricadevano morbidi per tutta la schiena, la motosega era appoggiata al suo fianco mentre lui era buttato sulla ringhiera.

I tacchi battevano ritmicamente per terra, senza sosta.

In teoria era uscito per lavorare obbligato da Will...in pratica non aveva fatto che gironzolare per la città.

E ora stava guardando l'acqua nera diventare rossa sotto i suoi occhi.

Spaventato balzò indietro, inciampando e finendo sedere a terra, con una ciocca di capelli davanti agli occhi.

In fretta e furia si rialzò iniziando a correre lontano dal fiume e, ad un tratto, inciampò, finendo a terra e perdendo gli occhiali.

Tastò il terreno imprecando per la sporcizia e qualcuno gli toccò una spalla.

Sollevò il viso di botto, ancora gettato a terra per metà, e riconobbe quella figura: era Will, il suo principe -leggermente stronzo- ma pur sempre il suo principe.

Nel panico lo abbracciò, premendo il naso contro il suo petto e fregandosene degli occhiali:<<Wiiiiill. Sei venuto a salvarmi? Oh, mio eroe!>>

<<Dannazione Sutcliff, ogni scusa è buona per saltarmo addoss->> sollevò una mano per afferragli i capelli e tirarli, ma si bloccò.

Si bloccò per la stretta disperata e tremante di Grell, si bloccò per il tono insicuro della voce del rosso, si bloccò perché aveva addirittura lasciato la sua arma chissà dove per lo spavento.

<<Sutcliff...cosa hai visto esattamente?>>

<<Il rosso>> rispose digrignando i denti: <<Il fiume era diventato rosso>>

Will scattò sull'attenti e si strappò di dosso Grell, lasciandolo lì in mezzo alla strada, solo e senza occhiali:<<Will>> lo chiamò in tono supplichevole.

<<Tu aspettami qui>> disse voltandosi un'unica volta, vedendolo seduto a sirena, con i capelli a contornare tutta la sua figura e due occhi disperati a completare il tutto.

Lo vide così, ma andò comunque; molto probabilmente era morta una persona e quindi vi era un'anima da raccogliere.

Grell rimase solo, al buio, mentre un'ombra si avvicinava alle sue spalle.

Will notò la motosega del collega e la prese, poi guardò l'acqua e controllò le sponde del Tamigi: non c'era nulla.

Spaesato corse indietro...ma del rosso nessuna traccia.

"Dove diavolo sarà finito?"

Mother Goose aprì la porta di casa e Cheshire saltò in braccio ad Alois.

<<Fai la brava!>> gridò la ragazza dai capelli neri togliendosi i tacchi neri.

Alois depositò il gatto a terra e Cheshire se ne tornò a sonnecchiare nella sua cuccia.

<<Non vuoi entrare?>> gli domandò lei speranzosa.

Alois rimase fermo sulla porta finché lei non sbuffò e se ne andò in cucina.

"Che diavolo dovrei fare? Questa tipa è più forte di due demoni messi insieme e il suo sangue è in grado di guarire le persone...che cazzo!"

Si morse con rabbia il labbro inferiore mentre lei tornava dalla cucina con un vassoio pieno di biscotti, due tazzine e una teiera.

Si sedette a terra posando il vassoio al suo fianco e versando del tè nella tazzina, porgendola poi ad Alois.

<<Non avere paura di me>> disse con occhi tristi.

Lui la prese con occhi dubbiosi e, mentre lei sgranocchiava un biscotto, si mise seduto con la schiena contro la porta.

Prese a bere e il tè lo riscaldò da dentro dopo quella notte passata a correre nel freddo e nel buio.

I suoi muscoli si rilassarono e i suoi occhi si fecero pesanti: tutta l'adrenalina data dalla possibilità che Claude potesse morire, scomparì in un battito d'ali e lui si abbandonò al sonno.

Lei sorrise e si avvicinò gattonando:<<Sembra che per questa sera avremo un ospite Cheshire>>

Lo prese in braccio e lo portò nella sua stanza, togliendogli le scarpe e il cappotto.

Grell correva con alle calcagna la donna dai capelli rossi: "Dove cazzo ho lasciato la mia falce?!"

Una risata sinistra squarciò l'aria e Mother Goose smise di rimboccare le coperte ad Alois, scattando in piedi e scendendo al piano di sotto.

Prese un mantello nero e ci si coprì il capo, rimettendo i tacchi e afferrando la falce.

<<A dopo Cheshire>> disse al gatto con la parte superiore del viso coperta e un dito premuto sulle labbra.

Il gatto la salutò con un miagolio e sollevando svogliatamente una zampa.

Grell inciampò e cadde a terra, nel panico si infilò tra una cassa vuota e un barile, aspettando impotente che la donna dai capelli rossi arrivasse.

<<Greeell>> sentì una voce soave chiamarlo e un vestito lungo e bianco comparire dinnanzi ai suoi occhi.

Si tappò le orecchie con le mani per non sentire la voce, ma niente cambiò.
Quello stesso vestito, pochi istanti dopo, si macchiò dello stesso colore che lui tanto amava.

Piano alzò lo sguardo e una mano insanguinata andò a sfiorargli la guancia: <<Oh Greeell>>

Un sorriso diabolico, contornato dal liquido carminio, una lama che si avvicinava sempre di più al suo cuore mentre lui, con occhi spalancati, neanche respirava.

Ed eccola, la lama che stava per toccare il suo petto...quando la donna si ritrovò senza capo.

Un cappuccio nero lo riportò alla realtà, togliendo Jack di mezzo e tendendogli una mano:<<Sbrigati!>>
Se lo trascinò dietro a forza.

<<Chi hai appena visto?>> chiese trascinandoselo dietro.

<<Una donna dai lunghi capelli rossi>> rispose esausto, con gli occhi pesanti e il cuore a mille.

Proprio mentre stava per svenire lei lo depositò su una panchina, iniziando poi a cantare la solita melodia malinconica.

Jack, udendola, scappò via.

Anche Will sentì la sua voce e la seguì, trovando Mother Goose incappucciata vicino ad un Grell svenuto sulla panchina.

Brandendo la sua falce e quella del rosso gli si gettò contro ma ella lo schivò saltando su di un tetto:<<Prenditi cura di lui>> disse solo con un sorriso compiaciuto in viso, con gli occhi celati dal cappuccio, prima di sparire tra i comignoli di Londra.

Will subito prese in braccio Grell e si accorse che il suo corpo tremava a causa del freddo.

Lo rimise così sulla panchina, si tolse la giacca e gliela fece indossare e, infine, se lo caricò sulle spalle:<<Per questa cosa lui si farà tutti i miei straordinari>>

Questo pensò per tutto il viaggio...non certo che da quella posizione poteva sentire il cuore del rosso che batteva forte quanto il suo.

Mother Goose, stanca all'inverosimile, rientrò dalla finestra, spogliandosi mentre si trascinava sul pavimento e buttandosi sotto le coperte, dove già Alois stava dormendo beato.

"Non credo di fargli paura..." pensò prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi ad un sonno pieno di incubi.

Soma se ne tornò in camera furioso con Sebastian mentre Agni cercava di calmarlo.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di Claude, sporco di sangue praticamente ovunque.

Il servo agitato gli portò delle bende e lo invitò a sedersi, prendendo del tè fatto da poco.

<<Che diavolo vi è successo?!>> sbraitò il principe:<<Tu chi sei?! Che lavoro fate in realtà?! Cosa è successo a Ciel?!>> continuò:<<È Ciel il tuo padrone?>>

A quella domanda Claude si alzò e se ne andò nella sua stanza.

"Chi è il mio padrone?"
Ripensò agli occhi tristi del biondino e al tocco gentile sulla sua pelle.

Si accarezzò la guancia istintivamente, come se quel contatto non fosse mai cessato.

"Your highness...come ha fatto a salvarmi?"

Verso le tre e mezzo del mattino Alois si svegliò mentre lei dormiva al suo fianco, stringendogli una mano.

"E io dovrei avere paura di questa persona?"

Alois pensò: "Che la sua paura sia di spaventare gli altri?"

Si girò su un fianco e osservò l'espressione corrugata sul viso della ragazza:<<Grazie per aver salvato Claude>>

<<Non c'è di che>> un sorriso beffardo nacque sul viso della donna mentre una piccola risata lasciava le sue labbra perfette.

Alois si girò indispettito e allo stesso tempo divertito: erano simile forse.

Riprese a dormire mentre lei lo abbracciava da dietro: che anche lei avesse bisogno di amore?

Erano simili, senza forse.

No, non aveva paura di lei.

**Spazio pazzoidi in libertà (vigilata)**
Io ho problemi seri...A volte faccio cap da 3200 parole altre volte da 32.
Helpatemi.
Andatevi a leggere Dead letter se shippate Iwaoi che mi sto autofacendo pubblicità(?)
Questo si chiama degrado ragazze XD
E niete...sono arrivata a 200...sicuro qualcuno mi unfollowa.

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