X.
<<Perdonate il mio disordine>> disse l'anziana buttando per terra i libri pieni di fogli e prendendo una teiera e delle tazze dal lavandino strapieno di stoviglie sporche.
I quattro si posizionarono sulle sedie intorno al tavolo tondo e la donna riempì la teiera del liquido che bolliva dentro il calderone.
Lo annusò laccandosi le labbra.
Mise quella e le tazzine su di un vassoio in metallo ormai opaco e aprì un cassetto.
Dei topi uscirono da quest'ultimo mentre la vecchia cercava di acchiapparli.
Prese a rovistare non riuscendo a trovare ciò che stava cercando.
Richiuse il cassetto aprendo quello sottostante e cercò ancora tra le cianfrusaglie.
Degli scarafaggi uscirono dal cassetto mentre Ciel ricacciava indietro un conato di vomito.
Prese il vassoio e lo posò sul tavolo, iniziando a versare quello strano liquido fumante nelle tazzine.
Quella di Ciel era sbeccata, quella di Sebastian aveva una crepa, quella di Claude era sporca.
Alois invece non fece caso alla tazzina.
Lui studiò la mano: era rugosa, troppo.
Ciel osservò il viso della donna: guance rosse, un grande naso, delle labbra sottili, due piccoli occhi marroni e dei capelli bianchi raccolti in un tuppo sfatto, con delle ciocche che le ricadevano sulla faccia.
Sospirò guardando con disgusto ciò che la vecchia gli offriva e scrollò le spalle esili.
<<Dunque,>> iniziò lei sedendosi:<<Voi volete delle informazioni sulle vittime di Jack, giusto Conte?>>
Il giovane Phantomhive annuì leggermente, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe.
<<E...>> prese un sorso:<<...da chi volete partire?>>
<<Faccia pure lei>> rispose Alois intromettendosi e ascoltando la sua voce.
Lei si appoggiò allo schienale e prese un bel respiro.
<<La prima. Facciamo in ordine cronologico, ok?>>
Ciel annuì mentre Sebastian osservava gli infiniti libri accatastati gli uni sugli altri.
<<Lei era una fioraia, sposata e madre di due figli.
Era di origine francese e amava la natura.
Era così a stretto contatto con i fiori che si diceva avesse il loro stesso profumo>> si alzò massaggiandosi la schiena:<<Lavorava al mercato insieme al marito.
Lui racconta di...incubi. Brutti sogni che la tenevano sveglia la notte da un po' di tempo a questa parte>>
Iniziò a cercare tra i libri, non trovando ciò che le serviva.
Continuò a rovistare e alla fine prese un libro, con sguardo trionfante:<<È lei>> disse indicando una foto al suo interno.
Ciel osservò la foto e lei riprese a parlare:<<Era una persona generosa e dolce. È morta vicino ad un negozio di fiori, numerosi i tagli sul suo corpo, le hanno tolto un occhio e il cuore>>
Ciel prese la foto e vi appuntò dietro delle cose.
<<La seconda invece era una dormigliona>> ridacchiò:<<Lavorava anche lei al mercato ma si addormentava sempre. Dormiva molto spesso. Aveva un marito ed una figlia.
Anche lei era perseguitata dagli incubi e non riusciva a dormire bene la notte.
È stata trovata nel suo letto, senza neanche un taglio, ma priva del cuore e di un polmone>>
Gli mostrò la foto:"la bella donna..." pensarono Sebastian e Ciel.
Alois, poco interessato al discorso, si alzò, iniziando a curiosare per la casa.
"Quanti libri...che puzza qui dentro..."
Si avvicinò alla vecchietta: puzza di...erba gatta.
<<La terza, invece, era amica degli animali: in modo particolare delle rane.
Si dice ne allevasse a centinaia e ne avesse anche una preferita.
Aveva una figlia ed era incinta.
Ripeteva sempre che suo marito era un ranocchio all'inizio ma che poi, baciandolo, si era trasformato in un bel ragazzo.
Lavorava al mercato con lui e da poco soffriva di insonnia ,o meglio, preferiva non dormire>>
Ciel ascoltò le parole con attenzione mentre Claude controllava il suo signorino da lontano.
Una nuova foto:<<Numerosi tagli, senza cuore e qualche vertebra. È stata trovata morta con vicino una ranocchia>>
Ciel mise le tre foto vicine, collegando mentalmente ciò che avevano in comune.
<<La quarta era una pescivendola che lavorava al mercato. Si era sposata ed aveva un figlio molto molto carino.
Spesso andava in mare per pescare e adorava rimanere in acqua per ore, quando poteva ovvio.
Era quasi un pesce in questo senso.
Non dormiva dalla bellezza di tre giorni quando è morta e...le gambe sono state tagliate e il cuore asportato. Il suo corpo era pieno di tagli>>
Ciel fissò le quattro foto e prese un respiro profondo:<<Quindi...
come prima cosa: lavoravano tutte al mercato.
Erano perseguitate dagli incubi.
Erano sposate e con almeno un figlio>>
<<E poi?>> Ciel sentiva che mancava qualcosa, qualcosa di importante:<<Sa altro di queste donne?>>
Lei sospirò e prese un sorso della bevanda ormai fredda:<<Conte. Io ora dirò delle parole chiave ok? Vedremo se le saranno utili>>
Ciel annuì con un dito sotto il mento e gli occhi puntati sulle foto.
<<Due mesi>> prima parola.
Bathory era arrivato da circa due mesi in Inghilterra.
<<Madri di famiglia>> seconda parola.
George aveva una moglie e una figlia.
<<Incubi>> terza parola.
Le donne erano perseguitate da brutti sogni.
Ciel era infiammato da quel gioco.
<<Cose che non esistono o che non dovrebbero esserci>> un sorriso soddisfatto sul viso della vecchia.
Qualcosa si mosse nella mente del giovane Phantomhive.
Era rapito dalle parole della vecchia. Si stava divertendo.
Dove aveva già sentito quell'espressione?
<<Amiche>> "Che si conoscessero le quattro donne?"
Spalancò gli occhi fissando le quattro foto.
<<Bar. Uscita di gruppo>> "E se avessero incontrato Jack dopo un appuntamento di gruppo?"
Un sorriso minacciò di spuntare sul suo viso.
<< Cinque>>
Ciel balzò in piedi, colto dall'euforia:<<Erano cinque?!>>
Lei continuò senza rispondere:<<Fiabe>>
Le donne...sembravano principesse!
Dio se era interessante quel caso.
<<E mi dica conte...cosa piace a George Bathory?>>
<<Le fiabe>> rispose soddisfatto Ciel per poi risedersi:<<Le donne, sono cinque?>>
Ancora silenzio, solo una nuova foto in aggiunta alle vecchie:<<Eccola qui. Cercatela, potrebbe esservi utile per catturare Jack>>
Il lord afferrò la foto con foga e si alzò, andando verso la porta.
Sebastian lo aiutò a mettersi il cappotto e il giovane ringraziò:<<Lei è davvero una strega?>> chiese poco prima di aprire.
Lei sorrise:<<Giudica tu stesso>>
La porta si spalancò rivelando il cielo notturno, eppure...avevano parlato sì e no mezz'ora.
<<Qui dentro il tempo scorre in modo molto bizzarro.
Qui anche per sempre può durare un secondo>>
<<Lewis Carroll!>> trillò Alois in mezzo al corridoio.
<<Pft, quel ciarlatano mi ha rubato la storia di Alice. La mia povera piccola Alice>>
Claude prese il cappotto del suo signore ma Alois lo fermò:<<Signora, posso rimanere qui ancora un po'?>>
Lei sorrise dolcemente:<<Certo, ti preparerò dei biscotti. Ma qui il tempo scorre in modo diverso, se posso ricordartelo>>
<<Non importa>> l'aria fredda della sera entrava dalla porta.
Ciel lo guardò:<<Alois, c'è forse qualcosa che io non so?>>
Il biondo sorrise e se ne tornò in cucina senza rispondere.
<<Arrivederci allora>> gli intimò la vecchietta, fattasi ora stranamente più distaccata.
Ciel salutò senza voltarsi indietro e Sebastian e Claude sentirono qualcosa di anomalo.
La porta si chiuse.
Si guardarono alle spalle: la casa era ora distrutta e decadente.
<<Sebastian, rintraccia questa donna. È un ordine>>
<<Yes, my lord>> fece un piccolo inchino con la mano inguantata sul cuore.
<<Questa sera...cattureremo Jack dai tacchi a molla>>
Claude, intanto, fissava la casa semi diroccata: chissà perché il suo padroncino aveva deciso di rimanere...
Will venne travolto da un uragano di nome Ronald Knox:<<William-senpai! Hai per caso visto Grell-senpai? È tutto il giorno che lo cerco senza successo>>
<<Credo sia nella sua camera>>rispose scocciato, aggiustandosi gli occhiali e leggendo alcuni fogli.
<<E non sei preoccupato per lui?>> domandò con il tono più innocente del mondo.
<<No>> se ne andò.
Certo che non era preoccupato.
Si diresse verso il suo ufficio ma arrivato a metà del corridoio si fermò, facendo marcia indietro.
Non era preoccupato.
Grell si guardava allo specchio, fissando gli infiniti capelli rossi, studiando le cicatrici sul corpo, brandendo un rossetto carminio.
Lo aprì, passandoselo sulle labbra e cercando di farle sembrare più grandi, più belle, più femminili.
Guardò il risultato e quasi gli venne da piangere.
Con il dorso della mano cercò di pulirsi, riuscendo solo a sbavare il trucco e guardandosi con pietà.
Pietà per se stesso.
Neanche la morte gli aveva dato pace, continuava a vederla ovunque.
Anche in quello specchio.
La sua immagine venne spazzata via da quella di una donna dal seno prosperoso.
"Se fossi stato una donna...allora qualcuno mi avrebbe amato?"
Una lacrima, una sola, che si andò a depositare sui suoi avambracci.
Sulle sue ferite, sulle sue cicatrici.
Will fissava il legno della porta da ormai cinque minuti.
Prese un respiro profondo e bussò, finalmente.
Non ottenne risposta, nessun rumore da dentro la stanza.
Sutcliff si comportava in modo strano negli ultimi tempo a ben pensarci.
Una strana paura si fece largo in lui e spalancò la porta senza pensarci due volte.
Vide Grell, seduto in modo scomposto sopra uno sgabello, intento a rimirarsi allo specchio, con la schiena curva.
O almeno così sembrava: la verità è che i suoi occhi erano puntati verso il basso ed erano tristi, molto tristi.
Sollevò un po' il capo, con il rossetto sbavato e i capelli ancora bagnati in disordine, senza occhiali.
<<William...>> lo chiamò con le lacrime che salivano ai lati dei suoi occhi:<<...vado bene?>>
Will si avvicinò con passo tremante.
Davvero non lo aveva chiamato Will? E che significava quella domanda? Cosa ne sapeva lui, di ciò che andava bene e cosa no?
Una cosa però era certa: non gli piaceva vedere il rosso in quello stato.
Arrivò ad un soffio da lui; le ciglia lunghe, gocce d'acqua tra i suoi capelli, il rossetto sbavato ora più evidente.
Will gli toccò la guancia e, anche attraverso i guanti, sentì quanto il suo corpo fosse freddo.
Grell si strofinò contro la mano dello shinigami con una lacrima che gli solcava il viso "No. Non piangere"
Si tolse la giacca con un gesto fluido e gliela mise sulle spalle, prendendo anche i capelli.
Cacciò un fazzoletto e gli asciugò le lacrime, togliendo anche il rossetto, e rimettendoselo poi in tasca.
Infine gli accarezzò il capo, cercando di dire qualcosa ma non facendolo.
Uscì di corsa dalla stanza, rosso come un peperone, mentre Grell guardava incredulo la giacca posata sulle sue spalle.
"Cosa diavolo ho appena fatto?!" Si diede dello stupido e si prese a schiaffi da solo.
<<William-senpai, come sta Grell-senpai?>> chiese lui tutto allegro.
<<Taci Knox!>> gli strillò andando via con le orecchie che andavano a fuoco.
Grell, intanto, si lasciava abbracciare da quella giacca con lo stesso odore di Will.
Come era felice in quel momento.
Soma si sdraiò sul divanetto elegante, sprofondando tra i cuscini e mettendosi sopra una coperta.
Non aveva dormito bene.
La scorsa notte l'aveva passata a rigirarsi tra le lenzuola e, anche quel pomeriggio, lo aveva passato a cercare di dormire inutilmente.
Non chiedeva poi tanto, desiderava solo chiudere le palpebre e riposare per cinque minuti.
Invece no. Non ci riusciva.
Si appisolò, lasciando solo il naso e le labbra fuori.
Non lo avesse mai fatto.
Un freddo pungente lo colpì e l'impulso di scappare si fece vivo in lui.
Sentì numerose mani vagare sul suo petto.
Strinse i denti ed inspirò "È solo uno stupido sogno" ripeteva.
I vestiti gli vennero strappati via e i polsi bloccati, l'ansia iniziò a crescere.
Sentì qualcuno alitargli sul collo e poi scendere, pizzicando la sua pelle con la barba non troppo folta.
Si morse il labbro inferiore e chiuse le gambe, cercando di coprirsi, ma un paio di mani gli afferrarono le ginocchia, allontanandole con forza.
Era esposto, totalmente.
Due mani.
Due mani sul suo corpo.
Due mani che lo picchiavano e che scendevano sempre più in basso.
Un pugno in pieno viso e il sapore del ferro sulle sue labbra screpolate.
Alcune lacrime mentre faceva di tutto per liberarsi da quella presa troppo forte.
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola ma un pugno più forte, al suo stomaco, lo zittì.
<<Soma!>>
Un urlo disperato, i lividi che scomparivano, un tocco gentile, dolce.
Aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Agni.
Il servo se lo stringeva al petto, accarezzandogli la schiena, mentre lui guardava il muro da sopra la sua spalla.
Chiuse gli occhi di nuovo, circondando la vita di Agni con le braccia, e riprese a piangere silenziosamente.
La stretta di Agni si fece più forte, violenta, e il suo dolce profumo venne rimpiazzato dalla puzza dell'alcool.
Lo allontanò di colpo, con occhi spaventati e il respiro corto.
Agni rimase a guardarlo senza sapere come agire. Cosa doveva fare? Perché il suo principe era tanto spaventato?
Qualcuno suonò alla porta e Agni andò ad aprire gettando sempre un occhio sull'indiano.
Un bellissimo uomo, dai lunghi capelli raccolti in una coda bassa, gli porse una lettera e poi salì in carrozza.
Al fine di dimenticare ciò che è accaduto la scorsa volta, la invito nuovamente, conte Phantomhive, ad una festa organizzata da me.
Si senta pure libero di portare qualche amico.
La aspetto tra cinque giorni presso casa mia.
La festa di Halloween farà dimenticare le cose tristi.
Mi raccomando, non dimentichi di travestirsi, in fondo, sarà la notte dei mostri e delle streghe.
Demoni, vampiri e lupi mannari vagheranno liberi per le strade.
La aspetto,
G. B.
Ecco! Ecco come tirare sù di morale il suo principe!
Agni tornò da Soma tutto felice e gli lesse la missiva a gran voce.
<<Non è contento? Così potrà passare tutta la serata con Ciel>>
Soma sorrise finalmente, prendendo in mano la lettera, e Agni poté sentirsi più leggero.
Alois fissava la vecchia trafficare con mille spezie e ingredienti diversi.
Dalla sedia vicino al tavolo studiò tutti i suoi movimenti.
Non trovava mai nulla al primo colpo. Cercava sempre come una dannata ciò che le serviva.
Era bassa, molto bassa, e le sue mani erano rugose, troppo rugose.
Claude non lo aveva degnato di uno sguardo.
Perché diavolo quel demone finiva sempre tra i suoi pensieri?!
Si concentrò di nuovo sulla figura che aveva davanti.
La vecchia si stava...leccando la mano?
Alois si alzò e le andò vicino: erba gatta, di nuovo.
<<Quindi tu sei una strega eh?>> le chiese alzando un sopracciglio.
Lei annuì; "Parla dannazione. Devo sentire la tua voce!"
<<E da quanto vivi qui?>>
<<Da molto tempo>> vide un topo e lo afferrò con una mano, mangiandolo subito dopo.
<<E sei tu che cantavi quella canzone per condurci fin qui?>> ricacciò indietro un conato di vomito.
Lei annuì.
<<Quindi eri tu anche ieri sera...giusto?>>
La donna si fermò, con il mestolo a metà tra il tavolo e il calderone.
Fissò il contenuto che ribolliva, scoppiando in numerose bolle dal colore verdognolo.
<<Come ti chiami? Ora che ci penso, non hai detto il tuo nome, hai solo detto di essere una strega>>
La mascella si contrasse e le rughe si distesero.
Numerosi peli comparirono sul suo viso mentre la vecchia diventava sempre più piccola, sempre più piccola, fino a scomparire sotto il vestito.
La stoffa finì a terra e da sotto le vesti uscì un gatto.
<<Ehm...ma che diavolo è appena successo?>>
La testa gli girò e vide tutto bianco per un secondo, una luce accecante che lo costrinse a chiudere gli occhi.
Appena li riaprì si ritrovò sulla comoda poltroncina del salotto, prima strapiena di libri.
Gli ammucchiamenti vari erano spariti e tutto adesso appariva pulito, curato.
Il tappeto, prima sporco, pieno di briciole, strappato in un paio di punti, ora sembrava come nuovo.
Il tavolino in vetro era ora libero da ogni peso.
I quadri alle pareti non erano più strappati.
Una mano candida gli mise sotto gli occhi una tazzina pulita a perfezione e decorata stupendamente.
"Profumo di...cioccolato"
Il gatto, la strega, dormiva rannicchiata nella sua cuccetta.
Alois prese il piattino con sopra la tazzina e da dietro la poltrona comparve una donna.
Corti capelli neri come la notte, pelle dallo stesso colore della luna, liscia come porcellana ne era sicuro, un paio di enormi ametiste al posto degli occhi, labbra rosse e piene.
Un vestito nero che arrivava fino alle ginocchia e una piccola scollatura per sottolineare il seno già troppo evidente.
Calze di pizzo a coprire le gambe e scarpe eleganti che Alois non seppe descrivere.
La ragazza gli rivolse un sorriso dolce:<<Piacere Alois, io sono Mother Goose>>
**Spazio pazzoidi in libertà (vigilata)**
Non insultate Mother Goose o vi vengo a cercare è.é
Ad ogni modo se commentate non mi offendo :D
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