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VIII.

Il mattino dopo, Ciel si svegliò con due enormi borse sotto gli occhi.

Sebastian aprì le tende della sua stanza lasciando che il sole entrasse dalle finestre, inondando così la camera.

Il maggiordomo portò la colazione e il giovane Phantomhive la mangiò in fretta: non aveva tempo da perdere quella mattina.

Sfogliò il giornale: "Spring-heeled Jack ha ucciso di nuovo!" Questa la scritta che campeggiava sulla prima pagina.

Diede una veloce occhiata a tutto il resto, leggendo di economia e di due suicidi avvenuti tutti la sera prima.

Con ancora la camicia da notte addosso si diresse in bagno, iniziando a spogliarsi.

Chiudendo Sebastian fuori.

Dopo quegli strani pensieri avuti durante la passeggiata, aveva deciso di allontanare il più possibile Sebastian.

Si tolse tutto e si immerse nell'acqua calda che riempiva la vasca da bagno.

Prese del sapone, facendoselo finire negli occhi e lacrimando, iniziando a lavarsi e lamentandosi dell'acqua troppo calda.

Finito tutto, uscì dalla vasca strapiena, scivolando un paio di volte nel farlo e guardandosi allo specchio.

Più volte gli avevano detto che era identico ai suoi genitori.

Toccò la superficie riflettente con la punta delle dita.

Sospirò dirigendosi in camera da letto, lasciando il bagno sporco e semi allagato.

Il maggiordomo lo guardò meravigliato del suo comportamento.

Ciel prese ciò che aveva dentro l'armadio e iniziò a vestirsi.

Sebastian rise osservando lo scenario che gli si presentava davanti.

Il signorino, con un cipiglio sul viso, non riusciva ad infilarsi i pantaloni, aveva saltato qualche bottone della camicia, non si era allacciato bene il reggicalze, non aveva legato per bene la benda, cercava disperatamente le scarpe adatte senza trovarle e, come se non bastasse, aveva i capelli tutti scompigliati.

Sebastian si abbassò:<<Permette bocchan?>>chiese con un sorriso divertito.

Ciel si finse arrabbiato dal suo comportamento ma lo lasciò fare.

Sentì le mani di Sebastian vagare sul suo corpo, aggiustare i pantaloni, mettere a posto i bottoni e invitarlo a sedersi in modo da infilargli le scarpe.

Sebastian guardò il suo piccolo padrone con ancora i capelli che vertevano in tutte le direzioni.

Lo fece alzare, posizionandolo davanti allo specchio e afferrando la benda e il pettine.

Avvicinò la spazzola al capo del piccolo lord e cominciò a pettinare la folta chioma cerulea del ragazzo.

Con l'altra mano, intanto, il demone giocherellava con le ciocche non ancora sistemate.

Ciel chiuse gli occhi, godendosi quel contatto che si azzardò a definire capriccio.

Capriccio.

Così lo chiamò anche il maggiordomo: un piccolo sfizio che il suo stomaco si stava togliendo.

I capelli ora erano in ordine, perfetti avrebbe osato dire il demone.

Prese la benda, posandola sull'occhio segnato dal peccato, e la allacciò subito.

Rimase a fissare il suo padroncino attraverso lo specchio.

Sebastian pensò a quanto il suo signorino fosse bello.

Ciel anche fissò l'uomo, più alto di lui senza dubbio, studiando la sua espressione.

Il loro era un gioco di sguardi, lo era sempre stato, si capivano al volo, anche un'impercettibile variazione del viso dell'altro bastava.

Un sorriso strano, quasi felice, sul viso del maggiordomo.

"Che non se ne sia accorto?" Pensò turbato Ciel "Che fine ha fatto il mio perfetto maggiordomo?"

Avrebbe potuto stuzzicarlo,  sbeffeggiarlo, prenderlo in giro...ma non lo fece.

Non voleva farlo questa volta.

Gli rivolse un sorriso strano attraverso lo specchio e se ne andò fuori dalla stanza, lasciando la porta socchiusa, come fosse un tacito invito a seguirlo.

Il demone sentiva il profumo del padrone che lo aspettava a pochi passi dallo stipite.

Lo seguì, anche senza che lui glielo chiedesse davvero, ubriacato leggermente dal suo profumo.

No. Forse non era solo fame.

Arrivati in salotto, Soma strinse forte Ciel:<<Cieeeel! Oggi che facciamo di bello?>>

<<Tu rimani a casa, io ho del lavoro da sbrigare>>

<<Cosa?! Ma non è giusto, voglio passare del tempo con te>> trillò il principe offeso dal comportamento di colui che chiamava "amico".

<<Tra diciannove giorni* ci sarà uno spettacolo a teatro, aspetta fino a quel giorno e non scocciarmi più >> cercò di convincerlo il piccolo lord, pur di toglierselo da in mezzo ai piedi.

Soma gonfiò le guance e se ne tornò in cucina, seguito a ruota da Agni.

<<Sebastian>> lo chiamò  facendogli segno di seguirlo giù per le scale.

Quella colazione aveva riempito il lord di energie.

Insieme al suo fido maggiordomo, i due si incamminarono per andare dal becchino.

Alois si svegliò nel suo letto con il viso coperto di lacrime ormai asciutte.

Con ancora in mano il medaglione si alzò, trovando Claude sulla porta.

Non lo degnò della benché minima attenzione andandosi a vestire e lavare.

Scese a fare colazione con il maggiordomo al seguito.

<<Prepara la carrozza>> gli ordinò sorseggiando un tè.

Claude fece per uscire ma Alois gli rivolse una domanda mentre si trovava sulla porta:<<Dimmi Claude, vorresti passare più tempo con Ciel?>>

Il maggiordomo fissò il suo padrone: cosa andava farneticando?

Alois si alzò, avanzando a passo lento verso di lui.

<<Siete voi il mio padrone>> rispose lui non capendo dove il biondo volesse arrivare.

<<Non è la domanda che ti ho fatto>> puntualizzò il Trancy rivolgendogli uno sguardo pieno di...rimorso?

<<In ginocchio>> gli ordinò e il maggiordomo eseguì il comando.

Alois parlò:<<Dimmi, preferiresti essere il demone di Ciel?>>

Claude non capì dove volesse arrivare:<<Dimmi Claude, vorresti che io mi comportassi come Ciel?>>

I suoi occhi di ghiaccio divennero vuoti mentre pronunciava le ultime due domande:<<È amore Claude? Anche i demoni posso provare amore?>> chiese con una punta di odio nella voce.

Il maggiordomo osservò la schiena ricurva sul tavolo del suo padrone.

Immaginò che i suoi occhi si stessero riempiendo di lacrime, come sempre.

Era diversa, la sua figura.

<<Prepara la carrozza>> gli ordinò sempre di spalle, con lo sguardo basso.

Claude si alzò, indugiando sulla porta, desiderando avvicinarsi al tavolo invece che uscire.

<<Yes, your highness>> disse infine, rassegnato.

Sì, senza dubbio alcuno avrebbe preferito Ciel come padrone.

Ciel gli avrebbe dato molti meno pensieri e molte meno preoccupazioni.

Avrebbe riempito molto meno la sua mente.

<<È amore Claude?>>

E cosa poteva saperne lui, un demone, di amore?

Hannah entrò iniziando a sparecchiare mentre Alois fissava la porta dalla quale Claude era uscito.

<<A lei...non interessa più l'amore di Claude?>> osò chiedere la donna, temendo una reazione violenta del padrone.

<<E cosa me ne farei? Lui è uno stupido demone e io sono la sua dannatissima preda>>

Hannah sospirò sollevata, era il suo solito padrone.

Alois osservò il medaglione:<<E poi, anche se non fossi la sua preda, lui preferirebbe Ciel no?>>

Il legno bianco e la maniglia lucida parevano prendersi gioco di lui:<<È inutile avere amore...se tanto poi la morte te ne priverà senza neanche chiedere il permesso>>

Claude rientrò trovandosi davanti il biondo che gli rivolse un sorriso spento.

<<Andiamo Claude>>

Grell stava camminando per le strade di Londra in cerca dei due che lo avevano soccorso la notte in cui aveva combattuto contro Jack.

Doveva assolutamente chiedere loro alcune cose.

Camminando nei panni di un umile maggiordomo, incontrò coppie felici con figli e giovani innamorati che passeggiavano tranquilli.

Provò un'enorme invidia nei loro confronti.

Nei confronti delle ragazze.

Lui sarebbe stato mille volte meglio come fidanzata, o moglie, o madre.

Capelli rossi.

Li vide passargli a fianco e sbattè le palpebre più volte.
Ora aveva anche le allucinazioni, stupendo.

Scorse la figura di Ciel seguita da quella del suo adorato Sebastian.

Iniziò a seguirli per bearsi della vista del demone.

Sbuffò; perché non poteva innamorarsi di qualcuno che lo ricambiasse? O che perlomeno lo trattasse con affetto...o rispetto...o che almeno non lo trattasse costantemente male.

Gli tornarono alla mente i capelli neri di William e i suoi occhi.

No, non poteva essere nessun altro.

Solo Will, ammise rassegnato svoltando l'angolo.

Si ritrovò davanti gli occhi rossi del demone.

<<Cosa vuoi Sutcliff?>>

<<Sebas-chaaaan>> gridò cercando di abbracciarlo.

Sebastian gli diede un calcio e Ciel gli sbattè il bastone in testa.

<<Sì Sebas-chan, picchiami ti prego>>

Ciel alzò gli occhi al cielo per poi riabbassarli subito.

<<Ora che ci penso...tu hai combattuto contro Jack vero?>>

Il rosso mise il broncio ed incrociò le braccia al petto, sculettando:<<Può darsi>>

Ciel sbuffò aggrottando le sopracciglia:<<Il principe Soma e il suo maggiordomo ti ringraziano. Anche se dovresti essere tu a farlo da ciò che ho capito>>

<<Quindi quei due erano tuoi amici?>>

<<No. Vivono a casa mia, senza permesso, importunandomi continuamente>> dichiarò con una vena pulsante in fronte.

<<Devo parlare con loro>> sentenziò il rosso alzandosi sulle punte e accarezzando il petto del maggiordomo, con occhi a cuoricino e la bava che scendeva.

Ciel riprese a camminare verso il luogo in cui il becchino stava, molto probabilmente, dissezionando un qualche cadavere per suo passatempo personale.

Arrivati sul luogo mandò dentro Sebastian, che uscì poco dopo perfettamente in ordine, battendo le mani.

Gli altri due entrarono e un Undertaker con del sangue che colava dalla tempia destra li accolse.

<<Hihihi conte, neanche questa donna ha il cuore, ma a quanto pare è morta->>

<<Le hanno attraversato il collo da parte a parte>>terminò Grell:<<Per questo è morta>>

<<Hihihi esattooo>> aprì la bara con dentro la donna tagliata a metà:<<Le hanno amputato le gambe maaa, queste cose già le sai conte hihihi>>

<<Anche alle altre mancava qualcosa?>>

<<Hihihi, ora che mi ci fai pensare conte, ad una mancava un bulbo oculare mentre ad un'altra un polmone.
Oh, e ad un'altra ancora qualche vertebra>>

<<E del maggiordomo di Bathory? Cosa puoi dirmi su di lui?>>

<<Hihihi, si è suicidato e il veleno gli ha fatto rivomitare quelle cose>>

<<Suicidato?>>

<<Esatto conte>>

Ciel riflettè: <<Lei chi era? Le altre donne chi erano? Cosa avevano in comune? Undertaker, a me servono queste informazioni>> disse fissando la donna nella bara.

Grell si avvicinò alla cassa da morto e i capelli della donna diventarono di un rosso sgargiante per la seconda volta quel giorno.

Scosse la testa spaventato e la visione sparì, sospirò sollevato stringendo con forza il legno della cassa.

<<Hihihi>> prese un teschio in mano toccandolo con le lunghe unghia tinte di nero:<<Se vuoi sapere queste cose hihihi, devi andare nei bassifondi di Londra conte>>

<<Come? Di nuovo con questa storia?>> chiese irritato:<<Non potrei chiedere a Scotland->>

<<La polizia non può aiutarti in questo caso. Si va oltre le loro..."competenze".
Devi andare dalla strega di White Chapel, Mother Goose>>

Ciel sbuffò.

A quanto pare quella fantomatica strega era la sua ultima speranza.

<<Sebastian>> spalancò la porta di quel posto orribile:<<Nel pomeriggio andremo a White Chapel>>

I tre uscirono, dirigendosi verso la casa del lord.

Lungo il viaggio di ritorno, Ciel si fermò a studiare le vetrine dei negozi più lussuosi di Londra.

Entrò in una libreria e si diresse nella sezione riservata ai gialli.

<<Conte Phantomhive>> lo chiamò una voce leggermente familiare.

<<Bathory, anche lei qui vedo>> allungò la mano che il giovane uomo strinse con forza.

I lunghi capelli marroni erano raccolti in una coda bassa e alcune ciocche ricadevano sul viso di George.

<<Vorrei scusarmi per l'accaduto di ieri, sarà rimasto scosso da quello spettacolo orribile>> disse stringendosi i libri al petto.

<<Non può immaginare quanto...tutto...quel sangue e quelle grida...>> Ciel mise sù la faccia più spaventata che riuscisse a fare e si strinse nelle spalle, fingendo di tremare.

<<Povero bambino. Mia figlia, al contrario di ciò che mi aspettavo, ha dormito benissimo questa notte. Pensavo venisse perseguitata dagli incubi ma a quanto pare...>>

Ciel puntò lo sguardo sui libri che il giovane uomo teneva in mano:<<Cosa ha preso signor Bathory?>> chiese cambiando discorso.

<<Oh bhe: un libro di Doyle per me, uno di avventura da spedire a mio nipote in Ungheria e infine un bel libro per la mia bambina>>

Continuarono quell'inutile scambio di domande:<<Le piace leggere anche altro oltre i gialli?>>

<<Ultimamente mi interesso molto di anatomia>>

Ciel alzò un sopracciglio appuntandosi quel fatto mentalmente:<<E poi?>>

<<Anche se non si direbbe adoro le fiabe>>

<<Come mai?>>

<<Sono molto belle e aiutano la fantasia>> gli mostrò la copertina di un libro di fiabe: le filastrocche di Mother Goose.

<<Mother...Goose?>>strabuzzò gli occhi.

<<Esatto! La conosce conte? Lei è una cantastorie, una vecchia signora dalle zampe di papera>> ridacchiò descrivendo quella persona.

<<Prego?>>

<<Non esiste a dire la verità: molti autori la usano per scrivere o riportare le fiabe che conoscono o modificano. È solo una leggenda>>

<<Una persona mi ha detto che Mother Goose si trova a White Chapel>>

<<Ma lei non esiste>>

<<Oh. E per quale altro motivo le piacciono tanto le fiabe?>>iniziò a sfogliare il libro con disinteresse.

<<Mi piacciono quelle in cui c'è una famiglia felice>> rispose con un sorriso ingenuo dipinto sul volto:<<Come la mia>>

Una famiglia felice...

Un senso di repulsione per quell'uomo prese vita dentro di lui.

<<Io le detesto>> rispose in tono aspro.

<<E come mai conte?>> chiese curioso George.

<<Perché sono solo bugie: non c'è mai un lieto fine>> spiegò in tono velenoso correndo con la mente a ricordi lontani.

<<Non è vero conte>>

<<Se lo dice le->>

<<Se un lieto fine non c'è,>> iniziò con tono glaciale:<<Allora basta crearselo da soli>> lo guardò con occhi da pazzo:<<No?>>

Ciel rimase ipnotizzato da tutto ciò.

George fece un sorriso ingenuo e se ne andò:<<Arrivederci conte. Venga a trovarmi la prego. Scommetto che avremmo molto di cui parlare>>

Agni, concentrato sul suo lavoro, stava cucinando il pranzo per tutti.

Soma, appoggiato al muro, osservava i muscoli del suo corpo tendersi e dispiegarsi tra padelle e ciotole.

Il rumore delle stoviglie riempiva la casa mentre i servitori svolgevano al meglio le loro mansioni.

Soma chiuse gli occhi e un fastidioso odore di alcool gli invase le narici.

Sentì puzza di fumo, lo stesso di un sigaro, e vide un vecchio dal corpo tarchiato avvicinarsi e sfiorarlo.

Sobbalzò aprendo gli occhi di colpo e ritrovandosi davanti Agni che lo fissava confuso.

Sudato e tremante rassicurò il maggiordomo andandosi a stendere.

Il servo lo seguì preoccupato e gli accarezzò il dorso della mano per tranquillizzarlo.

Ciel rientrò con Sebastian e Grell al seguito.

Il rosso si fiondò sul principe che intanto si era rialzato per abbracciare il conte.

Lo fissò dritto negli occhi, scorgendo le stesse occhiaie che aveva lui:<<Anche tu vedi cose che non dovresti vedere?>>

Il principe deglutì ed annuì mentre il piccolo Phantomhive si dirigeva in cucina.

Non gli importavano i discorsi di quegli sciocchi.

Qualcuno bussò alla porta mentre il maggiordomo apparecchiava e Mey Rin andò ad aprire.

Alois e Claude salirono le scale e andarono in salotto.

Ciel, tentato di buttarsi dalla finestra, alzò gli occhi cielo: quella non era più casa sua, era un ritrovo per scocciatori e sociopatici.

Alois si sedette sul divano con affianco il suo fido maggiordomo, rigorosamente in piedi.

Allo stesso modo, Sebastian si mise al fianco di Ciel mentre Grell parlava con il principe e Agni finiva di cucinare.

Alois sorrise in modo furbo e poi parlò:<<Questo caso è molto impegnativo, vero Ciel?>>

Il conte annuì distrattamente e il biondo continuò:<<Quindi un po' di aiuto non ti farebbe male>> continuò.

<<Dove vuoi arrivare?>> domandò seccato da tutti quei giri di parole.

<<Per aiutarti,>> disse accavallando le gambe:<<ho deciso di prestarti Claude>>

Sebastian, Claude e Ciel strabuzzarono gli occhi:<<Come?>> domandarono all'unisono.

<<Sto dicendo che da oggi Claude sarà il tuo nuovo maggiordomo>>concluse con tono soddisfatto ma gli occhi pieni di dolore.

**Spazio pazzoidi in libertà  (vigilata)**
*Riferimenti puramente casuali a 19 Days XD

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