IX.
Ciel aprì la bocca, come a voler dire qualcosa, ma poi la richiuse.
Risentì le parole di Alois mille volte nella sua mente e, insieme a lui, anche i due demoni.
Le parole del biondo risuonavano nelle loro orecchie, aumentando sempre di più il volume della voce del Trancy.
Ciel si alzò di scatto con un tic nervoso all'occhio:<<Mi auguro tu stia scherzando>> proferì solo, risedendosi e stringendo il bracciolo della poltrona con tanta, troppa, ferocia.
Alois sorrise in modo furbo:<<E perché? Dai tuoi amici ho saputo che l'avversario è davvero forte e un po' di aiuto non ti guasterebbe.
Poi, facendoti seguire costantemente da Claude, il mio lavoro diminuirebbe, dal momento che lui ti impedirebbe di lasciare tracce troppo evidenti>> ragionò in modo freddo e logico il biondo.
Ciel sbuffò sentendo il suo discorso e ammise a se stesso che sì, il nemico era forte tanto da tenere testa e sopraffare uno shinigami, che sì, un aiutante gli avrebbe fatto comodo, e che sì, ora che aveva deciso di allontanare Sebastian gli serviva davvero un nuovo demone.
Sbuffò grattandosi la nuca e allungò una mano pallida.
Alois scattò in piedi e la strinse con vigore, uno sguardo soddisfatto andò ad incorniciargli il viso.
Claude e Sebastian erano inermi davanti a quello spettacolo.
Sebastian, attonito, andò in cucina ad aiutare Agni.
Il suo signorino lo aveva davvero sconvolto accettando quella proposta.
Era lui il suo demone. Non Claude.
Uno strano sentimento lo travolse, stringendogli le viscere in una morsa dolorosa.
Si concentrò sulle pentole, sulle posate, sulle stoviglie, sui piatti.
Potendo avrebbe spaccato un piatto in faccia a Claude.
<<Ma tu cosa ci ottieni?>> domandò il ragazzo dai capelli cerulei mentre il biondo si apprestava a scendere le scale.
Lui fece una piroetta sui piccoli tacchi e lo guardò dritto negli occhi.
Poi fissò Claude, ancora sotto shock, e un sorriso amaro gli dipinse il volto.
<<Meno lavoro per me. Claude, tu fai tutto ciò che ti ordina Ciel, come se fosse lui il tuo vero padrone. Olé >> fece un'altra piroetta e corse giù per le scale, non aspettando una risposta mai detta dal suo maggiordomo.
Pochi secondi dopo, il rumore di una porta che si chiudeva giunse alle orecchie dei due.
Ciel sbuffò di nuovo, dirigendosi in sala da pranzo e ignorando Claude.
Lui, il demone, ripensò alle parole del suo padroncino di quella mattina.
Sospirò sollevato: ora non aveva più quella peste tra i piedi.
Poteva stare tranquillo, no?
Non doveva più sorbirsi i suoi capricci, no?
Non gli aveva fatto male vedere quell'esile schiena correre giù per le scale e scomparire dietro la porta, no?
Quell'ultima domanda parve risvegliarlo da uno stato di trance e, recuperata la sua solita espressione, andò ad aiutare gli altri due in cucina.
Sebastian, appena entrato, lo fissò con astio ma durò solo un secondo.
Intanto, Grell continuava a parlare con Soma di "cose che non esistono o che non dovrebbero comunque esserci".
Dopo una buona mezz'ora lo shinigami dai capelli rossi se ne andò cercando di baciare Sebastian e ricevendo in cambio un calcio.
Finirono di apparecchiare mentre Mey Rin rompeva qualche stoviglia e misero i piatti in tavola.
Sebastian e Claude al suo fianco, Ciel iniziò a mangiare.
Alzò per un secondo lo sguardo dal suo piatto e fissò prima la sua destra e poi la sua sinistra.
Constatò di essere davvero troppo basso e sbuffò.
Sentirono puzza di fumo nell'aria e una nube arrivò dalla stanza vicina.
Sebastian alzò gli occhi al cielo e a passo svelto andò in cucina mentre Claude continuava a controllare il signorino.
Bard uscì con il viso sporco e Finnian corse nella stanza con un gigantesco secchio stracolmo di acqua.
I serpenti di Snake iniziarono a gironzolare per casa mentre Mey Rin cercava di non andare nel panico correndo per il corridoio, inciampando nel tappeto, e finendo faccia a terra, trascinandosi dietro un mobiletto con tanto di argenteria al suo interno.
Ciel beveva con garbo dal suo bicchiere di cristallo sotto lo sguardo attonito di Claude.
Soma e Agni scartavano i regali che i genitori del principe avevano mandato loro, riempiendo l'aria già appestata dal fumo, con l'odore delle spezie orientali.
Srotolando delle stoffe orientali, Finny ci inciampò, rovesciando a terra il secchio ricolmo di acqua.
Ciel cercava di non dare in escandescenze mentre Bard scappava dai serpenti che Snake non si curava di recuperare.
Appena il lord abbe finito di mangiare, si alzò con un cipiglio al viso, disponendo le posate sopra il piatto e pulendosi la bocca con un tovagliolo, e si schiarì la gola:<<Sebastian, ordine>>
Il demone afferrò tutti i serpenti legandovi Bard, Mey Rin, Finny e Snake insieme.
Trascinò il principe e il servo nelle loro stanze, con tanto di spezie al seguito, e domò l'incendio che minacciava di distruggere la casa.
Poi asciugò il lago sul pavimento.
<<Fatto bocchan>> in un battito d'ali sparecchiò e lavò i piatti.
Claude guardò i due dirigersi verso la porta e Sebastian aiutare il signorino ad indossare il cappotto.
<<Sbrigati, andiamo a White Chapel>> lo chiamò scendendo le scale il giovane Phantomhive.
Grell si buttò sotto le coperte, seppellendo la testa tra i cuscini e cercando di non pensare a niente.
Fallì miseramente.
Si ricordò il suo discorso con il principe indiano.
Non era il solo a vedere cose strane dunque.
<<Sono cose che non esistono. Che non dovrebbero esserci>>
Avevano concordato scacciando entrambi l'ennesima visione terrificante.
Fissò il soffitto della sua lussuosa stanza e chiuse gli occhi.
Li riaprì dopo pochi minuti, trovandosi dinnanzi una parete sporca, di legno marcio, da cui filtravano gocce di pioggia.
Scattò a sedere, ritrovandosi in quella vecchia casa ormai semidistrutta, su di un letto vecchio e bagnato.
La porta si aprì, scricchiolando, e una donna dai lunghi capelli rossi entrò, avvicinandosi a passo lento a Grell.
Lo shinigami si guardò, dei capelli lunghi nessuna traccia.
La donna era ormai ad un soffio da lui.
Alzò una mano, sfiorando la guancia di Grell con le dita gelide.
Il respiro mozzato, il battito cardiaco accellerato, la voglia di scappare.
Paura.
Grell iniziò a sudare freddo e ad agitarsi sotto quel tocco freddo.
Le figure presero a mischiarsi: capelli rossi, un coltello, fumo, sangue, quella persona.
Grell si svegliò tremando e sudando, in cerca di aria.
William era al suo fianco, con gli occhi spalancati e un'espressione preoccupata dipinta sul volto.
Grell continuò a tremare fissando William.
Senza pensarci due volte gli saltò addosso, in cerca di affetto, di amore.
Gli circondò le spalle con le braccia e affondò il viso nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo.
Il profumo del rosso andò a riempire le narici dello shinigami mentre i suoi capelli gli solleticavano il viso.
Il calore del suo corpo, la sua stretta tremante, Will si apprestò a rispondere all'abbraccio.
Si bloccò.
Cosa voleva fare?
Grell era un maschio per l'amor del cielo.
Era un suo collega.
Era fastidioso e rumoroso.
Era Grell.
Si staccò da quel contatto tanto piacevole correndo fuori dalla camera del rosso, con il cuore che minacciava di sfondargli il petto.
Dannazione! Dannazione!
Mannaggia a lui e alla sua voglia di controllare il rosso.
Mannaggia a lui e alla sua voglia di vederlo.
Mannaggia a lui e a quegli strani sentimenti.
Grell, ancora tremante, cercò di alzarsi per inseguire Will.
Si avvolse la coperta attorno al corpo e si alzò ma le gambe non ressero.
Finì a terra, spaventato e bisognoso di amore.
Voleva Will.
Voleva Will cazzo!
Si trascinò fino alla porta, artigliando il pomello e cercando di alzarsi con tutte le sue forze.
Rovinò di nuovo a terra e le lacrime iniziarono a scendere.
Si rannicchiò contro l'angolo, tra le coperte, iniziando a piangere silenziosamente.
I ricordi gli riempirono la mente, lacerandogli il cuore.
<<Will>> ripeteva tra i singhiozzi.
Soma, seduto sulla poltrona del salotto, stava accarezzando una delle tante stoffe che i suoi gli avevano spedito dall'India.
Chiuse gli occhi mentre il profumo delle spezie orientali gli riempiva le narici e ricordò la sua terra natale.
Una melodia dolce e un fastidioso odore di tabacco.
Una grassa risata e dei grugniti da animale.
Si ritrovò tra pelli pregiate e stoffe di una carovana.
Di nuovo.
Un fuoco acceso a pochi metri da lui, una donna dalle forme abbondanti che si spogliava tremando e piangendo dinnanzi ad un grasso uomo.
Lui la invitò ad avvicinarsi e iniziò a toccarla.
Soma chiuse gli occhi mentre delle grida strozzate si diffondevano nell'area circostante.
Si coprì le orecchie premendovi contro i palmi delle mani e serrò gli occhi.
Un urlo e Soma si svegliò.
Sudando e tremando si diresse in cucina, barcollando sulle gambe esili.
Vide Agni impegnato a cucinare e gli si avvicinò, circondandogli la vita con le braccia.
Schiacciò la guancia contro la sua schiena calda e inspirò a pieni polmoni il suo profumo.
Sapeva di casa. Gli ricordava la sua casa.
Agni si pietrificò: come reagire?
Lasciò i piatti nel lavandino e si asciugò le mani, intrecciandole subito dopo con quelle del principe.
Fissando le porcellane finemente decorate, Agni strinse ancora più forte, facendo combaciare i propri avambracci con quelli di Soma.
Chiusero gli occhi godendosi quel momento.
I loro cuori battevano all'unisono.
Se quello era amore, andava bene ad entrambi.
Alois si trovava dove la sera prima si era verificato l'omicidio.
Camminava per le strade, tra il luogo in cui aveva incontrato gli amici di Ciel e quello in cui aveva trovato la donna tranciata a metà.
Vagava, cercando disperatamente quella persona dalla voce tanto melodiosa.
Quella canzone, doveva trovare quella canzone.
Arrivò nella parte più brutta di Londra, perdendosi per vicoli infiniti e, finalmente, la sentì.
Quella melodia tanto dolce e malinconia.
Ora doveva solo seguirla.
Ciel, Sebastian e Claude scesero dalla carrozza vicino le sponde del Tamigi.
Dei bambini sporchi di fango e malnutriti cercavano oggetti vendibili sulle sponde del fiume.
Ciel li squadrò con disgusto e proseguì, battendo a terra i piccoli tacchi.
<<Come faremo a trovarla signorino?>> domandò il maggiordomo.
<<Undertaker mi ha detto di seguire una canzone che risuona nelle vie più interne di White Chapel>> disse massaggiandosi le tempie: solo quello ci mancava.
<<Sebastian, trova una qualunque melodia in questa discarica>>
<<Yes, my lord>> fece un piccolo inchino e iniziò a correre per le strade.
Ciel e Claude rimasero da soli.
Claude poté studiare il comportamento del piccolo lord.
Nessun movimento superfluo.
Iperattività assente.
Sguardo lontano e calmo.
Nessuna stupida piroetta per attirare la sua attenzione o linguaggio volgare, inadatto ad un nobile.
Era semplicemente il padrone che tutti avrebbero voluto.
Il padrone che lui avrebbe voluto.
Eppure...
Scosse la testa e puntò lo sguardo sui mudlark, poveri bambini che riuscivano a trovare gioia anche rotolandosi nel fango.
Alois sarebbe andato da quei mocciosi, iniziando a giocare con loro.
Avrebbe avuto un comportamento inadatto e lui si sarebbe dovuto sorbire bambini urlanti e piroette sporche.
Si sarebbe trovato tra quei piccoli esserini urlanti a causa del suo padrone.
Con Ciel, invece, non era successo.
Sospirò sollevato.
Menomale che Ciel non era Alois.
<<Guardate, guardate!>> gridò uno di loro attirando l'attenzione degli altri:<<Una persona!>>
Ciel si mise sull'attenti. Perché Sebastian non era lì dannazione?!
<<Prendimi in braccio>> Claude non se lo fece ripetere due volte.
Se lo mise tra le braccia, scendendo verso la fanghiglia e i ragazzini sporchi.
Si avvicinarono al cadavere e diede ordine a Claude di controllarlo.
<<Non ci sono ferite profonde, giusto qualche graffio. Credo si sia buttata dal ponte>>
<<Ultimamente sono molti i suicidi>>
Diede ordine di tornare di sopra mentre i bambini lo guardavano come se fosse un principe.
Ciel, stizzito, mise una mano in tasca.
<<Tenete>> disse lanciandogli una moneta.
I bambini la osservarono entusiasti:<<Grazie!>> gridarono in coro.
Ciel sbuffò. In fondo aveva solo permesso alla sua umanità di uscire fuori.
<<È molto generoso>> disse Claude.
<<Silenzio>>
Sebastian tornò subito dopo, trovando il suo, e sottolineo suo, signorino in braccia a Claude.
Si avvicinò a passo svelto, furente, e glielo strappò dalle mani, fissandolo con astio.
Ciel gli circondò il collo con le braccia e Sebastian le ginocchia con una mano.
Claude li guardò.
Sembravano così...non riuscì a trovare il termine adatto.
Ma era diverso rispetto a quando lo aveva preso lui in braccio.
La presa di Sebastian era così possessiva e allo stesso tempo...protettiva.
Ciel, invece, aveva quasi un sorriso sulle labbra.
Il profumo del signorino fece venire un groppo alla gola al maggiordomo che si leccò le labbra.
Ciel, intanto, cercava di respirare il meno possibile, di annullare tutte le sue funzioni primarie, di sparire tra le sue braccia senza che lui se ne accorgesse.
Passarono per vicoli lerci e pieni di rifiuti, umani e non.
Dalle finestre rotte si potevano vedere le tende strappate e del legno marcio era posato ai lati della strada.
Un paio di prostitute cercarono di abbordarli ma i due adulti li respinsero disgustati.
La melodia dolce riempiva le miriadi di vicoli stretti, conducendoli attraverso quell'infinito labirinto di strade.
Quella voce così dolce, così malinconica, riempì i tre di nostalgia.
Neanche loro riuscivano bene a comprendere perché ma faceva venire da piangere.
Alois correva, inseguendo la canzone.
Inciampò e si rialzò subito dopo, svoltando l'angolo.
Arrivarono ad un piccolo spiazzo con al centro una casa a due piani.
Nella strada di fronte a loro, Alois li osservava con occhi sbarrati.
Claude mosse un passo verso di lui ma poi si fermò e Alois li raggiunse, respirando a fatica e asciugandosi il sudore che gli imperlava la fronte.
L'edificio si discostava dagli altri in quanto ben curato.
Dalle finestre, con il vetro intatto e pulito, pendevano piante rigogliose e colorate; dal comignolo usciva del fumo; la porta era dipinta di colori sgargianti.
Sebastian posò Ciel a terra e i quattro si avvicinarono, notando una campanella da suonare in caso si volesse entrare.
Sebastian e Claude guardarono ai loro piedi: tracce di inchiostro?
Una strana aura avvolgeva la casa ai loro occhi...
<<Ricordami chi è questa strega>> domandò Ciel.
<<Non lo so padroncino>> cercò di toccare il muro, senza successo:<<Ma non promette bene>>
Fecero per suonare ma la porta si spalancò da sola, proprio mentre la canzone si fermava, rivelando un corridoio ai cui lati erano accatastati oggetti di tutti i tipi: vasi, carte, ampolle, libri, piante, rane, coperte, bottoni, stoffe, carillon, statuine, matrioske, anfore e altri libri.
Ciel ed Alois entrarono mentre i demoni rimanevano fermi sulla soglia.
<<C'è qualcosa che non va signorino...non riusciamo a passare>>
<<Ho eretto una barriera, ora la sciolgo>> sentirono qualcuno gridare.
Finalmente riuscirono ad entrare tutti e quattro.
Calpestarono il soffice tappeto percorrendo il breve corridoio:<<Di qua!>>
Entrarono in una stanza che supposero essere la cucina: al centro un tavolo rotondo pieno di libri aperti e carte; dietro il lavandino pieno di piatti da lavare; il forno e un gigantesco...calderone.
Una figura bassa e ricurva stava trafficando con un mestolo e ampolle piene di erbe e ingredienti vari.
Alois la studiò attentamente.
Buttando tutto nel calderone si era poi girata sorridendo loro e invitandoli a sedersi.
<<Piacere di conoscervi! Io sono una strega>> disse presentandosi l'adorabile vecchietta.
Avevano trovato Mother Goose.
<<Noi siamo qui per farle domande riguardo->> iniziò Ciel.
<<Tu sei qui per Spring-heeled Jack, giusto?>> domandò in tono retorico lei.
<<E per sapere di più sulle sue vittime>>
<<Prego allora, ve ne parlerò volentieri>> disse sedendosi:<<Cane da guardi della regina, alias Ciel Phantomhive>>
<<Lei come fa a->> cercò di domandare sedendosi.
<<E, la prego, dica anche al suo demone, all'altro e ad Alois Trancy di sedersi>>sorrise in modo enigmatico:<<Sa, non vorrei risultare inospitale>>
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