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7. Casa

Alabama

Scranton. Una discreta cittadina della Pennsylvania conosciuta soprattutto per la serie TV 'The Office' e per aver dato i natali al nostro neo presidente Biden.
Per me, però, è sempre e solo stata casa.

A dirla tutta, io non vivevo al centro della città, bensì in una piccola villetta in periferia, con un giardino modesto e il recinto bianco.
Quelle case dei film, belle e perfette, dove vivere l'infanzia che ogni bambino può desiderare.
Ed è proprio tra quelle quattro mura che ho coltivato i miei più grandi sogni, recitando davanti alla specchiera della mia cameretta, provando le prime scene copiate dai film che avevo visto la sera prima.
Sognavo il grande schermo, Hollywood e la Walk of Fame. Posso dire di aver realizzato tutti i miei sogni, ma a quale prezzo?

I ricordi mi accompagnano lungo tutto il tragitto dall'aeroporto a casa, vissuto in rigoroso silenzio su un taxi, in compagnia di un insolito taciturno Daniel.
Penso abbia capito anche lui il momento, rispettando i miei spazi e la mia emozione. Anche se non lo sa, questo sconosciuto al mio fianco mi sta dando una forza che da sola non avrei.
"Se non fosse per te non sarei qui Daniel, grazie" Gli dico a bassa voce, osservandolo poi sorridere. Istintivamente porto una mano sulla sua, stringendola e non lasciandola fino all'arrivo.

Casa è proprio come la ricordavo, in ogni più piccolo dettaglio.
Ma la cosa che più mi emoziona al momento è la sorpresa che sto per fare a tutti.
Come detto, mamma e papà venivano a trovarmi a Los Angeles, più spesso i primi tempi, ora sempre più di rado a dir la verità.
Mio nonno, invece, non lo vedo da un anno abbondante. Lui dice di essere troppo stanco e vecchio per fare quel lungo viaggio, ma credo la verità sia che non è per niente a suo agio a lasciare le sue abitudini e le sue comodità per venire in una fredda città che non gli appartiene. Del resto, come dargli torto.
Ed infine c'è lui, Oscar. Ho pregato, implorato, desiderato e domandato un cane per anni. Era l'unica cosa che volevo al mondo, dico davvero. Peccato sia arrivato solo un paio d'anni prima che me ne andassi e da allora non lo vedo più.

Rimango seduta al mio posto mentre l'australiano scende, paga il taxi, porta le mie valigie sul vialetto di casa e mi apre la portiera.
"Dovresti scendere ora" Mi dice, facendomi annuire.
Con le gambe tremanti mi decido a mettermi in piedi fuori dalla macchina, guardando la porta verde che tante volte ho aperto in vita mia.
Daniel mi aggira, tornando all'interno del taxi e parlando con l'autista.
"Dove pensi di andare?" Chiedo agitata, aggrappandomi al finestrino semi aperto "In albergo. È un momento di famiglia, non ho alcun diritto di farne parte" È sincero e dolce nella sua risposta, il che mi fa istintivamente sorridere.
"No Daniel, tu ora scendi e fai questa cosa con me. Non puoi portarmi fino a qua e lasciarmi ora" Apro la portiera, facendogli cenno di uscire. Lui, divertito, sembra però non avere alcuna intenzione di assecondarmi.
Cerca di spiegarmi razionalmente il suo punto di vista, ma non lo ascolto minimamente, preoccupandomi solo di convincerlo a restare "Senti Daniel, ho sognato ed immaginato questo momento per anni! Sognavo di camminare su questo vialetto, bussare a quella porta e ritrovarmi a casa. Sognavo perfino di mettere piede dentro, ma ogni volta era vuota e triste. Io non so se questa volta sia l'ennesimo incubo oppure la realtà, so solo che tu sei l'unica cosa certa in questo momento. Quindi ora, ti prego, vieni con me".
Gli porgo la mano, implorandolo con lo sguardo.
Lui la afferra, ma rimane seduto ed in silenzio.
Ci fissiamo per un tempo che definirei infinito, come se entrambi volessimo comunicarci le rispettive sensazioni.
Potrei davvero stare in questo limbo per sempre, non fosse per il taxista impaziente di sapere cosa dover fare.
L'australiano si decide a darmi retta, prendendo anche i suoi bagagli e congedando l'autista.
"E ora?" Gli chiedo. Mi sorride, come sempre, prendendomi la mano e stringendola con ancora più forza rispetto a prima.
Poi si incammina verso la porta, trascinando di conseguenza me dietro di lui.

"Ora tocca a te" Dice, lasciandomi libera e posizionandosi a qualche passo da me.
Guardo la porta, poi lui, poi la porta di nuovo.
Respiro profondamente e afferro il cerchio metallico, battendolo tre volte.
Sento il cuore fermarsi quando la porta si apre davanti a me.

Il profumo di biscotti alla cannella, Oscar che ne approfitta per uscire fuori a correre libero e mio nonno immobile davanti a me, come paralizzato.
Non sorridiamo, non parliamo, non fiatiamo nemmeno.
Mi pare di vedere Daniel accovacciarsi per accarezzare Oscar, che gli salta addosso come lo conoscesse da tutta una vita, ma non sono sicura di niente al momento.

È tutto vero? Sono davvero a casa?
Le mani tremanti di mio nonno, solitamente così salde, si alzano a sfiorare il mio viso.
Incredulo apre bocca per dire qualcosa, richiudendola subito dopo per sprigionare un sorriso che così bello non l'avevo mai visto.
"Sono a casa nonno" Sussurro, prima di scoppiare in un pianto liberatorio e abbandonarmi nelle braccia che più di tutte mi hanno stretto in passato.

Ogni caduta, ogni lacrima, ogni risata, ogni gioia e ogni arrabbiatura. Ogni sensazione è passata attraverso questi abbracci, che erano un tempo così familiari e che ora sembrano un ricordo sbiadito e confuso.
Alzo lo sguardo offuscato dalle lacrime, osservando mia mamma comparire alle spalle di mio nonno, sorridente ed emozionata.
Indossa il grembiule che le ho regalato per la festa della mamma quando avevo appena dieci anni, o forse nove, non ricordo.
Non è nulla di particolare, un semplice grembiule bianco, ormai ingiallito, con scritto sopra a pennarello 'Best Mom Ever! Yours Bamy" .

"Bama!" Grida lei. Mio nonno si scosta quel che basta per lasciare spazio a sua figlia, che mi salta letteralmente al collo.
"Amore mio grandissimo cosa ci fai tu qui? Oh Bama, Alabama sei davvero tu?" Scoppio a ridere nel sentire le parole a dir poco melodrammatiche di mia madre, che mi sta praticamente strangolando da quanto mi sta stringendo.
Poso le mani sulle sue spalle, quel tanto che basta per farla separare da me e tornare a respirare liberamente.

Vorrei dare spiegazioni, ma in quell'esatto istante ci pensa Oscar a rubare le attenzioni, iniziando a farmi le feste e saltare ovunque esagitato.
Mi abbasso anch'io, come Daniel prima, per farmi leccare ovunque e abbracciarlo divertita.
A proposito di Daniel.
Mi volto di scatto, ricordandomi solo ora della presenza dell'Australiano.
Il ragazzo se ne sta discretamente fuori dall'ingresso, osservando la scena quasi commosso, mentre tiene entrambe le mani sui nostri trolley, il suo decisamente più contenuto rispetto al mio.
"Dan entra pure!" Gli faccio cenno con la mano di raggiungerci all'interno, mentre con l'altra continuo ad accarezzare e giocare con Oscar.

Daniel

"Permesso" Dico mettendo piede sul tappeto di casa, che recita 'Welcome from the Tellers!'.
La madre di Alabama è incredibilmente simile a lei, con i capelli rossi, le fossette e gli occhi castani.
Il nonno è invece un uomo discreto, si capisce che un tempo è stato un ragazzo ed un uomo molto bello ed elegante, nonostante ora gli anni si facciano notare.

"Piacere, Annie!" La donna mi stringe la mano con forza, per quanto sia evidente la sua attenzione sia, giustamente, tutta rivolta alla figlia, ancora a terra a coccolarsi il cagnolino di casa.
"Christopher" Si limita a dire il nonno, con un cenno del capo.
È suo lo sguardo che sento addosso da quando sono entrato, lo sguardo di chi conosce la nipote, la piccola di casa, e vuole proteggerla a tutti i costi.
In fondo, come biasimarlo.

"Papà dov'è?" Chiede Alabama, alzandosi e posando un braccio intorno al collo del nonno, che si emoziona al solo contatto con lei.
"Al lavoro, sai com'è fatto, non se ne và fino a che non ha finito tutto quello che è fisicamente possibile nel tempo di una giornata. Finirà per ammazzarsi di lavoro!" Risponde Annie, guardando la figlia ancora sorpresa.

"Bene, ci sarà tempo per spiegarvi questa mia improvvisata! Ora vorrei mettere giù la roba e far sistemare Daniel. La camera degli ospiti è a posto?" I due padroni di casa si guardano confusi. È probabile abbiano letto i giornali, pensando che io e Alabama stessimo insieme.
Del resto, la mia presenza qua non fa altro che alimentare certe voci, ma devo dire nessuno di noi due sembra per ora averci prestato attenzione.
Lei in particolare, è come se fosse realmente libera, libera da tutti i pensieri, le convenzioni sociali, gli obblighi e i doveri del suo lavoro.
Il che la rende incredibilmente affascinante ai miei occhi.

"Bama, veramente la camera degli ospiti non esiste più. Circa un anno fa l'abbiamo trasformata in una fantastica palestra da pilates, dovresti provarla!" Alabama non ascolta minimamente le ultime parole di sua madre, spostando direttamente lo sguardo imbarazzato verso di me.
"Non c'è problema, posso andare in albergo come avevo già previsto" Affermo facendo spalluce e preparandomi già a chiamare un taxi, ma la ragazza sembra non essere della mia stessa idea.
"Non esiste! Il divano è comodo, te lo giuro. Puoi dormire lì per sta notte e poi troveremo una soluzione" Posa la mano sulla mia, per abbassarmi il telefono, ma è proprio quel gesto ad avvicinarci.
Rimaniamo come imbambolati per qualche istante, o almeno questo sembra a me, prima che lei torni a voltarsi verso i suoi familiari e a dare indicazioni per la notte.

È solo dopo qualche minuto che torna a rivolgersi a me, invitandomi a salire al piano di sopra.

AlabamaTellerOfficial

Scranton, Pennsylvania

Piace a danielricciardo e altri

AlabamaTellerOfficial Oscar🐶🖤

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AlabamaFans 😍😍😍

MeredithHalpert Scranton?????
/AlabamaTellerOfficial Surprise!

landonorris How cute

Gossipnews Ok, what?!

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