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Cap 7

Grazie di cuore, per tutti i commenti e le stelline e messa nell'elenco lettura cuoricini💛 , mi riempite sempre ogni giorno il mio cuore 💓 di felicità.

Grazie immensamente di cuore.

💛💛💛

Ecco il nuovo capitolo, buona lettura!💛



La sera del 24 Dicembre arrivò in fretta, così come la famosa cena dai genitori di Adam.

Avevano fatto mezz'ora di viaggio, dato che il casale in campagna dei Dragomir distava una 40 di minuti da dove si trovavano loro.

Era veramente enorme quella casa, una casa che per Arianna apparve tanto bella quanto fredda.

Vennero accolti con gioia, che lei ricambiò con affetto, a differenza di Adam, che aveva salutato con rispetto, ma freddo e distaccato allo stesso tempo.

Si andarono ad accomodare nel salone immenso, mentre il padre di Adam si riempiva un picchiere con del liquido ambrato.

-"Sicuramente whiskey"- pensò Arianna osservando quell'uomo così austero.

Doveva ammetterlo, le metteva un po' di disagio, anche se loro la trattavano benissimo.

All'improvviso la voce austera di Adi la destò dai suoi pensieri.

-În sfârșit, fiule, dacă nu ne-am întoarce în patria noastră, nu ai fi venit niciodată în N.Y. (Finalmente figliolo, se non tornavamo noi alla nostra patria, tu non saresti mai venuto a NY.)

Arianna spostò lo sguardo verso Adam, notando come si era irrigidito.

-Padre, come sapete o molto lavoro e non posso assentarmi-

Piccola bugia, meno li vedeva e meglio stava.

-Certamente, ma una visita potresti pur farcela, pensa a tua madre.

Per non parlare di tua moglie, praticamente ci a visto il giorno del fidanzamento e del matrimonio, non è vero cara?- Disse Adi, volgendo lo sguardo su di lei, facendola arrossire per l'imbarazzo.

Non voleva di certo essere tirata in mezzo.

Sentii la mano calda di Adam posarsi possessivamente sul suo ginocchio, trasmettendole sicurezza.

-Non insisto con Adam per una partenza a N.Y., sapendo che a molto lavoro signore.-

- Suvvia Arianna, non chiamarmi signore, sono tuo suocero, chiamami Adi.- Disse sorridendole.

-Amore, la cena è servita possiamo andare- Disse Zorina, la moglie di Adi, mentre gli faceva strada nella sala da pranzo, per accomodarsi.

Per gustarsi un ottima cena della Vigilia Di Natale.

Ognuno prese il proprio posto, Adi a capo tavola, mentre sua moglie al suo fianco, così come sua nuora al fianco opposto, mentre Adam sedeva a l'altro capo del tavolo.

Due re con entrambe le loro regine.

Così apparivano a gli occhi di chi li guardava.

Per Arianna era diverso, non sapendo "ancora" in realtà chi fossero, per lei quella formazione sembrava più una cosa, da ricconi imponenti e superiori, che sedevano a tavola come fossero i padroni del mondo, in una fredda cena.

Per lei era così strano vedere certi atteggiamenti.

Perché Arianna era stata cresciuta in modo completamente diverso.

Circondata dall'amore dei suoi genitori, la sua famiglia era una famiglia gioiosa e piena di calore, non come la loro.

Adesso che li osservava, mentre parlavano fra di loro con una cena deliziosa a base di pesce, che stava proseguendo in tutta tranquillità, la ragazza poteva osservare molto bene come erano i genitori di Adam e del perché lui anche se non glielo aveva mai confessato, sapeva che li odiava.

Come dargli torto, cresciuto da Amelina la sua balia a l'epoca, non ricevendo amore dai genitori, ma solo un ferrea e rigida educazione.

Era un uomo potente e come tale doveva comportarsi, un dominatore nel lavoro e nella vita.

Anche se la famiglia di Adam era ultra miliardaria, Adam il potere che aveva se l'era conquistato da solo.

E Arianna questo lo sapeva.

Un ragazzo di soli quindici anni aveva acquistato sempre più potere giorno dopo giorno, avendo la città o meglio tutto lo stato della Romania, nelle sue mani.

Ovviamente pensando in modo "lavorativo e pulito", ciò che non era vero.

Dato che suo marito era uno dei mafiosi più pericolosi e temuti al mondo.

Persa nel silenzio della sua testa e nei suoi ragionamenti su come fossero freddi i genitori di Adam e come lo capiva che meglio li vedeva e meglio stava, non si era accorta che stavano parlando con lei.

La mano calda di Adam sfiorò la sua con dolcezza, destandola così dai suoi pensieri.

-Sufletul meu..- (Anima mia..)

Arianna spostò lo sguardo verso Adam sorridendogli con dolcezza, per poi spostare lo sguardo verso i suoi suoceri.

-Scusatemi.. mi ero persa un attimo.-

-Ce ne siamo accorti tesoro.- Disse Zorina, sorridendole amorevolmente, cosa strana per Adam che non aveva mai ricevuto ciò da parte di sua madre.

Però era felice su una cosa, che trattavano la sua donna come doveva essere trattata, era troppo pura e dolce e così buona che non si meritava la loro freddezza.

Se fosse stato così, avrebbe piantato su un casino, scordandosi definitivamente il rispetto che doveva hai suoi genitori.

Arianna arrossì timidamente, intenerendo suo marito.

-Allora, parliamo di cose serie..- Disse Zorina.

-A quando un nipotino?- Disse subito dopo, facendo arrossire la ragazza per l'imbarazzo, infastidendo Adam.

-Molto presto madre.- Disse freddo, ma comunque sempre con un tono rispettoso.

-Non vediamo l ora di diventare nonni, vero caro?-

-Certo che si.. E poi da noi è tradizione che..-

Adam lo fermò di colpo suo padre, fulminandolo con lo sguardo.

-Quando arriverà, arriverà padre. Arianna sa che nella nostra tradizione, avere da subito degli eredi.

Ma con tutto quello che è successo prima del matrimonio, non era il caso.-

-Giusto, giusto.. Sono d'accordo con te ragazzo.-

Arianna si sentiva a disagio per quella situazione creatasi, erano cose insomma intime e private, quando sarebbero arrivati ne sarebbe stata felice, ma non le piaceva l'idea che dovevano seguire le tradizioni.

-"Ma poi che tradizioni di cosa?!

Mica siamo nel 1500?!-"

Pensò.

Adam spostò lo sguardo sulla sua piccola ninfa, notando il suo disagio e quello lo fece infuriare.

Non voleva che la sua donna, per la terza volte che vedeva i suoi odiati genitori, la mettessero in una situazione di disagio.

Sapendo, che la ragazza non era abituata a certi di scorsi, e quei bastardi lo sapevano.

Finite le portate, Adam si alzò di scatto.

-Scusateci, porto mia moglie a vedere la casa e la mia vecchia camera.-

-Fate pure con calma caro, il dolce arriverà fra un po'.- Disse sua madre, dopo che Adam aveva stretto dolcemente la mano di Arianna, intrecciandola alla sua, facendola alzare dalla sedia, andando verso l'ascensore che portava hai piani superiori.

La portò a visitare tutta la casata dei Dragomir e per finire la sua vecchia camera.

Adam

Aprii la porta della mia vecchia camera facendola entrare, per poi chiuderla a chiave la porta alle nostre spalle.

La vidi sussultare per la sorpresa ma non mi disse niente, iniziando a guardare la mia vecchia camera con curiosità, vedendola sorridere a ogni suo sguardo.

Vorrei entrare in quella deliziosa testolina in questo momento e sentire cosa sta pensando.

Camminai, arrivando alle sue spalle, per poi circondarle i fianchi attirandola verso di me.

-Perché sorridi?-

-Perché sono felice che stai condividendo una parte del tuo passato con me.-

La sentii dire, girandosi verso di me, sorridendomi con quel sorriso dolce che mi aveva stregato, come tutto di lei.

La girai fra le mie braccia, per poi indietreggiare fino a sedermi sul bordo del letto, facendola salire a cavalcioni su di me.

La sentii posare dolcemente le sue delicate mani sulle mie spalle forti, mentre i nostri sguardi si intrecciavano, senza mai staccarsi uno da l'altra.

-"Dio quanto la amo, sono un bastardo fortunato."-

Abbassai lo sguardo fissando le sue labbra dal sapore di fragola e non resistetti.

Mi avventai su di esse, stringendole i fianchi con una presa possessiva, mentre presi a baciarla con tutto l'amore e il desiderio che provavo per la mia donna.

Le afferrai il labbro inferiore mordicchiandolo sensualmente, sentendola gemere per il lieve dolore dato dalla passione del mio morso.

Afferrai il suo labbro leggermente leso, iniziandolo a succhiare a leccare, sentendolo pulsare.

Mi spostai notando come era diventato rosso, come una bella ciliegia matura, facendomi ghignare maliziosamente per il mio operato.

-Cazzo che ti farei in questo momento bambolina.-

Dissi passando una mano sotto il suo maglioncino, facendo navigare la mia mano calda in una carezza lenta e sensuale lungo la sua schiena.

-Credo invece che dovremmo andare è scortese mancare troppo tempo dai tuoi genitori.-

Alzai un sopracciglio infastidito, non me ne fregava un cazzo di loro.

-No Adam, non fare quello sguardo, andiamo.- Disse alzandosi in piedi.

-Piccola, mi stai dando ordini?- Dissi con un tono canzonatorio, mentre l'attiravo di nuovo a me per i fianchi, dopo essermi alzato in piedi.

-Se si tratta di non mancare di rispetto hai tuoi genitori, allora si.

Quindi amore mio dobbiamo andare.-

-Va bene, in questo momento te la faccio passare liscia, ma solo, perché ci sono quei rompicoglioni dei miei.

Ma come torniamo a casa, una bella sculacciata non te la toglie nessuno!- Dissi con un tono duro, ma giocoso allo stesso tempo.

-Si si certo, come no.- Disse la mia piccola peste, ridacchiando divertita, andando verso la porta della mia vecchia camera, per aprirla e uscire fuori.

Uscimmo dalla stanza, chiudendo la porta alle mie spalle, per poi dirigerci verso l'ascensore, che ci avrebbe portati al piano di sotto dai miei genitori.

La serata proseguì in modo tranquillo, fino a che in tarda serata in ragazzi decisero di tornare a casa, non prima che Arianna, si scattò una foto in quell'immenso albero di natale nel salone.

Si era innamorata del Natale.

Partirono verso l'una di notte per fare rientro verso casa loro.

Arianna

-Tutto sommato non è andata male la serata amore mio, no?- Dissi allacciandomi la cintura di sicurezza, mentre Adam metteva in moto la macchina per partire.

-Diciamo, che non mi posso lamentare.- Disse, con quel suo tono duro da dominatore.

Spostai lo sguardo dalla strada a lui, notando come stava stringendo il manubrio.

Posai una mano sulla sua gamba accarezzandolo con dolcezza.

-Non saranno i genitori migliori del mondo amore, ma sono sempre i tuoi genitori e quello che hai fatto andando alla cena di stasera ti onora.-

Lo vidi indurire la mascella, senza rispondere, sintomo che si stava innervosendo e non volevo, quindi lasciai stare.

Tornai con lo sguardo verso il finestrino della macchina, spostando la mano dalla sua gamba per non deconcentrarlo dalla guida, e mi persi a vedere il paesaggio innevato.

All'improvviso avvertii la sua mano grande e calda sulla mia coscia, e sorrisi intrecciandola alla sua, fino al nostri rientro verso casa.

Continua

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