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Spooning leads to forking

SPOONING LEADS TO FORKING

Quel venerdì era stato davvero intenso. Nel pomeriggio, al San Mungo erano arrivate decine di famiglie con la pelle ricoperta di orribili pustole verdi dall'odore nauseante. A detta di un mago sulla cinquantina, c'era stato un incidente in un negozio a Diagon Alley: a quanto pare un bambino aveva litigato con i genitori e per la rabbia aveva fatto esplodere tutte le ampolle esposte in una vetrina. I fumi si erano mischiati diffondendosi rapidamente nel locale, provocando terribili reazioni cutanee a tutti quelli che stavano facendo shopping in quel momento. Fortunatamente il reparto di Studio delle Sostanze Magiche e Nocive non aveva tardato a trovare un antidoto. Se possibile, quel liquido giallo che avevano consegnato ai pazienti, insegnandogli come utilizzarlo, aveva un odore anche peggiore di quello delle pustole verdi, ma per lo meno in un paio di giorni avrebbe risolto il problema.

Appena Draco entrò in casa tirò un sospiro di sollievo, grato di poter finalmente riposare. Adorava il suo lavoro ma lo stancava tantissimo. Abbassando il cappuccio, si tolse il pesante mantello nero poggiandolo con cura sull'attaccapanni dell'ingresso, su cui era già appesa una pesante giacca rossa di velluto. Passandosi una mano tra i capelli biondi, ormai lunghi fino alle spalle, si voltò per raggiungere il salotto da cui proveniva l'unica fonte di luce della casa.

Harry era rannicchiato sul divano, un braccio poggiato sul bracciolo a sorreggergli la testa, il labbro di sotto trattenuto dai denti, le gambe al petto e un libro poggiato su di esse. Gli occhiali erano calati sul naso in modo comico, gli ricordava una vecchia illustrazione Babbana di una strega che il moro gli aveva mostrato qualche giorno prima.

Doveva essere davvero una lettura interessante, pensò Draco, perché il suo ragazzo non si era neanche accorto che fosse tornato. Non succedeva spesso una cosa simile perché, nonostante avessero trovato il modo di far combaciare quasi tutti i loro turni -uno al San Mungo e l'altro al Dipartimento Auror del Ministero- c'erano delle giornate in cui non si incontravano mai, quindi cercavano il modo di utilizzare al meglio ogni minuto passato insieme. Chi rientrava per primo a casa teneva sempre l'orecchio teso, aspettando che la porta dell'ingresso si aprisse.

La luce calda dell'abatjour posta su un tavolino accanto al divano, creava ombre e luci contrastanti sui capelli del moro che non erano disordinati come al solito, con i ricci sparati in tutte le direzioni. Quella sera, era evidente che li avesse toccati più volte freneticamente, torturandoli con le mani -probabilmente durante i passaggi più interessanti e pieni di suspense- perché i ricci erano quasi scomparsi, sostituiti da elettriche ciocche mosse.

Se qualcuno otto anni prima avesse detto a Draco, durante la Battaglia di Hogwarts, che ritornando a casa si sarebbe sentito in pace e al sicuro guardando una scena del genere, gli avrebbe dato del visionario. Non che tra lui e il Ragazzo Sopravvissuto all'epoca non ci fosse già qualcosa, ma erano tempi difficili e pensare al futuro non era permesso. Tante volte durante quei terribili giorni di Guerra avrebbe voluto rilassarsi pensando che tutto sarebbe andato per il verso giusto, che avrebbero potuto essere felici, che avrebbero potuto vivere la loro vita serenamente. Purtroppo, i giorni erano frenetici, spesso non avevano notizie l'uno dell'altro per tanto tempo, i Mangiamorte sembravano guadagnare sempre più terreno e alleati, il Ministero era caduto e non ci si poteva fidare di nessuno. Fortunatamente, era andata a finire bene.

Ripensando a tutto quello, gli venne in mente il momento in cui aveva visto il corpo inerme di Harry tra le braccia di Hagrid. Era stato uno dei primi ad accorgersene e appena ci aveva fatto caso aveva lanciato un urlo disumano e agghiacciante, che gli aveva fatto perdere l'equilibrio, annebbiandogli la vista. In quell'istante, la speranza di cui le persone amavano riempirsi la bocca per cercare di tirare su il morale, quella che dovrebbe essere l'ultima a morire, si era frantumata lacerandogli il petto con mille schegge dolorose.

Non avevano parlato di quel giorno per molti mesi non volendo riaprire ferite che ancora erano lontane dal guarire. Non volevano pensare a quello che entrambi avevano vissuto, anche se era evidente, dal modo in cui non riuscivano a passare del tempo lontani o dai giorni in cui non parlavano ed evitavano di mangiare, che ci fosse qualcosa che non andasse. Al termine di una delle innumerevoli notti passate insonni a causa degli incubi, avevano finalmente deciso di andare in terapia da uno specialista. Erano entrambi troppo distrutti e provati dalle loro esperienze individuali, che non erano in grado di starsi accanto come avrebbero voluto. Dopo mesi, le sedute avevano finalmente iniziato a dare i loro frutti, i miglioramenti erano evidenti e ora erano lì, nella loro casa, a vivere una vita che a volte ancora sembrava irreale.

Draco entrò in salotto un po' titubante di poter distruggere l'atmosfera delicata, quasi intima, in cui era avvolto il suo ragazzo. A metà strada Harry si accorse di lui e, sorridendo nella sua direzione, gli fece segno di avvicinarsi mentre abbassava le gambe. Il biondo ricambiò il sorriso e, senza aspettare un secondo di più, si arrampicò sul divano accoccolandosi accanto al moro con la testa sulle sue gambe.

Nonostante vivessero insieme da cinque anni, il cuore di Harry fece una capriola. Stavano insieme da quasi un decennio, ma avendo vissuto un'infanzia priva di affetto, si sorprendeva sempre di tutto quello che era riuscito a conquistare nel tempo.

Tutto era iniziato al sesto anno quando Draco, perseguitato dalle troppe responsabilità e piegato da forze più potenti di lui, si era rivolto per un aiuto proprio a Harry Potter. Gli aveva detto tutto un pomeriggio di dicembre in cui il Grifondoro lo aveva trovato a piangere sulle rive del Lago Nero. Tremava e teneva il braccio sinistro stretto in una morsa ferrea, come se volesse staccarselo. Quel giorno erano volati insulti e pugni, ma avevano avuto l'unico scopo di rompere il muro sottile che li aveva sempre separati. Harry aveva scoperto che lui e il Serpeverde erano più simili -similmente soli e tormentati- di quanto credessero.

Dopo aver sentito tutto quello che Draco gli aveva raccontato, aveva pensato che si assomigliassero così tanto che forse era proprio per quello che continuavano a punzecchiarsi e a odiarsi. Non avevano mai avuto il tempo per fermarsi a parlare, per provare a vedere se ci fosse di più dietro alla facciata che mostravano in pubblico. Con il tempo, aveva imparato che non era solo per quello se per anni non si erano mai avvicinati, ma dipendeva soprattutto dal fatto che la società, la scuola e i professori gli avessero insegnato, senza volere, a vedersi come rivali e nemici. Era normale che si odiassero, facevano parte di due schieramenti opposti sin da quando erano nati, non avevano potuto scegliere le loro amicizie. Fortunatamente, grazie a quel pomeriggio i loro destini si erano incrociati e si erano evitati tanti problemi, la morte di Silente in primis.

Draco mosse la testa sulle sue gambe, sfregando il naso sulla stoffa dei pantaloni e ispirando forte. Mise un braccio dietro la schiena di Harry e lo strinse a sé, come se volesse essere inglobato dal suo corpo. Il moro mise via il libro con uno sbuffo divertito. Era sempre così con il compagno: quando tornava a casa pretendeva attenzioni e non accettava di condividerle con niente. Abbassò una mano sulla sua testa, accarezzando i capelli morbidi e biondi,. Il contrasto notevole tra la sua pelle scura e il colore quasi bianco di quelle ciocche, gli riportò in mente il loro primo bacio.

Era ormai marzo e il castello fremeva per le verifiche di metà semestre. Il Grifondoro e il Serpeverde erano rintanati nella stanza singola del biondo. Era raro che passassero del tempo nei Sotterranei, perché era difficile per Draco stare lì senza sentire il peso dei problemi sulle spalle. In quel periodo poi, dovevano stare più attenti del solito: il Signore Oscuro aveva capito che c'era qualcosa che non andava nei suoi piani e non ci si poteva fidare di nessuno. Poche spie dell'Ordine, che non erano a conoscenza del progetto finale ma sapevano che qualcosa di grosso stava accadendo, per ordine di Silente tenevano lui e Draco costantemente sotto controllo, specialmente nell'orario extra scolastico quando i due giovani si sarebbero potuti incontrare.

Harry non si spiegava come fossero riusciti ad avvicinarsi così velocemente e a stringere quello strano legame a cui ancora non sapevano dare un nome. Si raccontavano della loro infanzia, delle loro paure, dei loro sogni, si scambiavano segreti che non avevano mai avuto il coraggio di dire a nessuno. Passavano parecchio tempo assieme, ma lo stare con lui era diverso dal trascorrere i pomeriggi con Hermione e Ron, Harry lo sentiva. Con loro non si era mai trovato ad arrossire dopo essere stato scoperto a fissare, a bocca aperta e con decisamente troppo interesse, il suo interlocutore o a perdere il filo del discorso a causa di un paio di occhi blu. Quando poi, mentre studiavano, Harry si soffermava a pensare a come avrebbero potuto essere al tatto i capelli del biondo, si dava mentalmente dello scemo.

Quando finalmente dopo settimane di domande senza risposta e notti insonni, si erano ritrovati nella camera del Serpeverde le loro barriere erano andate in pezzi. Harry non ricordava cosa avesse effettivamente scatenato la reazione di Draco. Sapeva solo che stavano discutendo di qualcosa di cui avevano già parlato più volte, quando il biondo si era avvicinato a lui e, con una battuta tagliente osservandolo attentamente negli occhi prima di fare la sua mossa, aveva premuto le labbra sulle sue. Era stato un bacio delicato, inaspettato e velocissimo. Il ragazzo si era allontanato subito guardandolo con occhi sbarrati, timoroso di aver fatto una stupidaggine. Quando capì però che il moro non aveva intenzione di scacciarlo, né di fuggire via terrorizzato, ma anzi lo guardava con occhi lucidi e guance rosse, aveva sorriso. Tremante, si era chinato una seconda volta, congiungendo le loro labbra. Aveva dato a Harry qualche secondo ancora, dandogli la possibilità di scappare se avesse voluto, ma il moro non si era mosso. Il Grifondoro aveva schiuso le labbra e le loro lingue si erano incontrate facendo rabbrividire entrambi. Come se fosse timoroso di poter rovinare qualcosa, Harry aveva portato una mano dietro la sua testa e aveva stretto tra le dita i capelli biondi su cui fantasticava da tempo. Erano morbidi, ma non come può essere un cuscino o come poteva essere il pelo di Grattastinchi che Hermione spazzolava ogni mattina. Erano come seta e freschi, per quanto erano lisci sfuggivano alla presa, come se fossero acqua.
Era stato un bacio dolce, le loro lingue si erano accarezzate delicatamente. Sembrava come se stessero assaggiando un frutto proibito. Non ricordava quanto fosse durato, ma solamente che quando le loro labbra si erano separate si erano ritrovati abbracciati e senza fiato. Harry con gli occhi luccicanti e le guance rosse aveva seppellito il volto sulla spalla della serpe che lo aveva stretto a sé, ancora tremante.

Il ricordo di quel pomeriggio di quasi primavera lo fece sorridere mentre, dopo aver accarezzato la testa del compagno, proseguiva il suo percorso scendendo per il collo e la schiena, per poi tornare sulle spalle muscolose che lo avevano sempre attirato.

Un altro flashback affiorò prepotente nella sua mente.

Era maggio e la partita Serpeverde contro Grifondoro era appena finita. I ragazzi si ritrovavano tutti nello spogliatoio: chi rideva, chi scherzava, chi si insultava. Quel giorno la stanza era piena perché qualche genio aveva avuto la brillante idea di tirare una Caccabomba in uno degli spogliatoi e quindi entrambe le squadre erano state costrette ad utilizzare lo stesso. Harry, rimasto in disparte, fasciandosi i fianchi con l'asciugamano era andato verso le docce trovando però già qualcuno. Fosse stato chiunque altro Harry non ci avrebbe neanche fatto caso, avrebbe continuato a camminare fino al suo cunicolo e si sarebbe lavato velocemente. Non vedeva l'ora di togliersi il sudore di dosso.

Il problema era che non si trattava di una persona qualsiasi, bensì di Draco Malfoy. Appena si era accorto di lui, il biondo lo aveva guardato da sopra la spalla, insaponandosi i capelli con le braccia in alto, facendo tendere i muscoli della schiena e contrarre quelli delle spalle. Deglutendo e sentendo le guance imporporarsi, oltre che qualcuno ai piani bassi risvegliarsi, era rimasto come uno stoccafisso a guardare l'acqua che disegnava con eleganza, anzi quasi con sfida, i muscoli definiti del Serpeverde. Le gocce carezzavano la pelle liscia e profumata con dedizione, portando via i residui di sapone, scendendo giù, oltre il coccige, tra la linea delle natiche per poi proseguire per le gambe lunghe e pallide. Dire che Harry fosse ossessionato dalle gambe di Draco era forse un eufemismo. Venerava quelle cosce chiare e adorava stringerle, respirarle, baciarle e marchiarle mentre il biondo gli stringeva i capelli in preda al piacere.

Non era riuscito a trattenersi e, sigillando la porta delle docce, si era avvicinato famelico catturando le sue labbra con foga. Lo aveva baciato con passione, infilando la lingua nella sua bocca come se da quello dipendesse la sua vita, afferrandolo per le cosce, lo aveva poi sollevato facendo aderire la sua schiena alla parete. L'amplesso di quel pomeriggio lo ricordava ancora come uno dei migliori della sua adolescenza.

Harry scosse la testa tornando alla realtà. Non poteva pensare a certe cose in quel momento, aveva altro da fare. Stringendo leggermente la presa attorno ai capelli di Draco, lo spinse ad alzare la testa. Il ragazzo si sollevò sui gomiti guardandolo, le loro iridi si incontrarono ed entrambi si sentirono a casa.

−Ciao− sussurrò Harry chinandosi per posargli un leggero bacio a fior di labbra.

−Ciao− rispose Draco sorridendo e chiudendo gli occhi.

−Com'è andata oggi? – chiese tornando ad accarezzargli i capelli.

Draco emise un sospiro frustrato −Al solito. Lo sai come va al San Mungo− disse abbassando la testa. Non aveva voglia di parlare di lavoro, era stata già abbastanza dura sopravvivere alla giornata, e non solo per le famiglie ferite arrivate all'improvviso.

−È tornata la signora dell'altra volta, vero? – chiese Harry assottigliando lo sguardo preoccupato.

Rialzando la testa, Draco annuì con uno sguardo triste.

−Non è colpa tua− gli disse carezzandogli una guancia cercando di rassicurarlo –Lo sai–

−Lo so− rispose con un sospiro −Ma non faccio altro che pensare che forse avrei potuto fare qualcosa per evitarle tutto questo dolore−

Aveva gli occhi tristi, di un azzurro opaco, come tutte le volte che parlavano di quell'argomento.

–Non potevi fare niente, Draco− esclamò mettendogli le mani sulle spalle −Devo forse ricordarti tutto quello che hai passato in quel periodo? Quante persone hai aiutato e quante vite hai salvato? – continuò costringendolo a guardarlo negli occhi, circondandogli le guance con le mani. −Non sapevamo neanche della sua esistenza. Era una guerra! Non potevamo salvarli tutti− continuò cercando lo sguardo del ragazzo di fronte a lui, accarezzandogli gli zigomi con i pollici.

−Mi sento comunque responsabile. Viveva a pochi chilometri dal rifugio dell'Ordine ... −

−Non sei più responsabile tu, di quanto lo sia io− affermò sicuro, interrompendolo.

Da quando aveva scoperto che Draco Malfoy lavorava al San Mungo, Sally McDull, una vecchia strega, si presentava all'ospedale inveendo contro di lui. Suo figlio Victor era rimasto ucciso in uno degli attacchi dei Mangiamorte nei quartieri Babbani di Londra. Era stato uno dei pochi maghi che era intervenuto per proteggere i civili. A quel tempo, l'Ordine aveva basi sparse in tutta Londra e dintorni e Draco risiedeva a Grimmauld Place con i membri anziani. Non usciva spesso perché era ricercato da ambedue le fazioni: i seguaci di Voldemort perché accusato di aver tradito, il Ministero perché pensavano che fosse un Mangiamorte in fuga. Quel giorno però erano rimasti in pochi alla base e per far fronte all'emergenza si era dovuto unire al combattimento. Durante il duello il cappuccio gli era scivolato dalla testa ed era stato riconosciuto. Accusato dai media per la morte di giovani maghi e Babbani, era stato costretto a scomparire nell'ombra senza avvertire nessuno.

Aveva vissuto giorni d'inferno senza sapere dove rifugiarsi. Non era più sicuro di chi fidarsi, la sua famiglia era esclusa a priori e non poteva cercare Harry sia perché non sapeva doveva fosse, sia perché non poteva metterlo ancora più in pericolo.

Neanche Harry aveva vissuto bene quell'esperienza. In missione segreta, impossibilitato a contattare l'Ordine, non aveva notizie del suo compagno se non voci che lo davano ormai per spacciato. Si erano rincontrati quasi un mese dopo e Harry ricordava benissimo di essere scoppiato in un pianto liberatorio. Quando si erano riabbracciati aveva iniziato a tremare e a passargli le mani sul volto, tra i capelli, sul petto, non sicuro se quello fosse un'allucinazione o la realtà. Non si erano separati per le tre settimane successive.

Desideroso di cambiare argomento, Harry pensò che per alleggerire l'atmosfera quello fosse il momento perfetto per dirgli quello che doveva. Non era nulla di preoccupante ma quando si trattava di quelle cose non sapeva mai cosa aspettarsi per cui, timoroso della sua reazione, si era impegnato a preparare una cena con i fiocchi.

−Molly ... – cominciò a dire catturando immediatamente l'attenzione del compagno −La mamma di Ron– specificò notando come lo sguardo di Draco si assottigliasse sempre di più –ci ha invitati a cena− disse.

Per un momento ci fu silenzio poi −No− decretò il biondo tornando a sdraiarsi su Harry. −Non verrò mai−

Harry sbuffò con un sorriso, lieto di essere riuscito a togliere quell'espressione malinconica dal volto del suo ragazzo. Tornò ad accarezzarlo con lentezza.

−La prima volta non è andata così male, dai− disse lanciandogli uno sguardo di sbieco.

La risposta di Draco non tardò ad arrivare.

−Non è andata così male?! Per te, forse! − esclamò girandosi pancia in su per osservare meglio il suo compagno.

Harry trattenne a stento una risata. In realtà non era stato così terribile, anzi forse era andata anche troppo bene. Talmente tanto che agli occhi di Draco era sembrata solo una pantomima. E forse il biondo aveva ragione, ma non aveva voglia di dire a Harry che sapeva tutto quello che la famiglia Weasley aveva sempre pensato, e pensava ancora, di lui.

A quella cena, tutti si erano comportati nel migliore dei modi. Sorrisi, pacche sulle spalle, battute per metterlo a suo agio. Nessuno gli aveva fatto o detto qualcosa di male, nessuno scherzo, nessuna battutaccia o frecciatina. Ad Harry sembrava di essere in un universo parallelo, a Draco in un incubo. Aveva accettato di andare a quella cena solo perché Harry gli aveva detto che ci teneva tantissimo, dopotutto per lui erano come una famiglia. Se fosse stato per lui, non li avrebbe neanche guardati in faccia: avevano sempre trattato male lui e la sua famiglia. Non che i Malfoy non li avessero aiutati nell'intento certo, si odiavano da sempre, ma non avevano mai smesso di pensare male di lui. Ricordava benissimo le conversazioni che Arthur Weasley aveva avuto con il suo ragazzo quando credeva che lui non li sentisse. Fino all'ultimo, aveva sostenuto che fosse una spia, un doppiogiochista e che stesse solo usando Harry per far vincere Voldemort. Era sicuro che la moglie, e per i primi tempi anche la loro unica figlia femmina, fossero d'accordo con lui. Non era stato contento quindi di andare lì e non lo era all'idea di tornarci. L'unica nota positiva di quella serata, era stato Ron che, nonostante le occhiatacce della madre, aveva continuato a comportarsi come sempre con il biondo. Sia Harry che Draco gli erano grati per questo. Il giovane Malfoy e il rosso non erano mai andati d'accordo, nemmeno dopo che lui era passato dalla loro parte, Ron era sempre stato legato alla sua famiglia e alle loro idee, forse un po' troppo. Eppure, Harry era sicuro che dopo quella sera i due ragazzi si fossero avvicinati molto.

−Non tornerò in quella casa! – dichiarò convinto Draco, strusciando il viso sull'addome di Harry per farsi continuare a coccolare dalla mano del moro che aveva smesso di accarezzargli i capelli.

−Andiamo, dico sul serio, sono stati tutti più che gentili− gli disse l'Auror, accontentando le sue richieste e tornando con la mano tra le ciocche bionde.

Draco gli lanciò un'occhiata come per dire "Appunto" ed Harry gli sorrise in risposta.

−Ti ricordo, che quando sono tornato a casa mi sono fatto almeno tre docce− cominciò calcando il tono sul numero –Il gatto della tua amica continuava a saltarmi in braccio. E appena sono uscito un momento in giardino, un dannato folletto mi è saltato in testa tentando di staccarmi i capelli! – raccontò−Senza contare il mal di pancia che ho avuto per tutta la notte. Quella donna è matta: continuava a riempirmi il piatto di cibo! – esclamò.

Harry soffocò una risata. Raccontata coì sembrava un incubo.

−Non ha smesso un secondo di dire quanto eravamo sciupati. Mi ha perfino chiesto se ti tratto bene e se ti preparo il pranzo da portare a lavoro. Io!− esclamò profondamente indignato. –Io che cucino? Lo sa benissimo che non sono in grado neanche di scaldare l'acqua per il tè senza mandare a fuoco la cucina. Ha voluto farmelo pesare–

Harry questa volta non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

−Non ridere, Potter – lo rimproverò con tono secco.

–Non voleva fartelo pesare, si sarà sicuramente dimenticata–

–Ma fammi il piacere, Grifondoro dei miei stivali, quella ha la faccia di una che non si dimentica di niente– disse.

–Ehi, non sono più un Grifondoro! – disse –Non vale più chiamarmi così–

–Beh, invece ti sbagli – lo corresse Draco –Per me resterai sempre un Grifondoro, come io sarò sempre un Serpeverde. Fa parte di noi– asserì.

Harry tornò serio. La mano destra continuava ad accarezzare l'addome del biondo, tracciando linee di un disegno sconosciuto; la sinistra invece era tornata sui capelli del ragazzo. Draco faceva quasi le fusa e fu proprio con un movimento più rapido degli altri verso il basso -che scatenò una serie di brividi per il corpo del ragazzo- che a Harry venne un'idea. Era un Grifondoro dopotutto, il giovane tra le sue braccia glielo aveva appena ricordato, e appartenere alla casata rosso-oro era sinonimo di coraggio. Avrebbe tentato il tutto per tutto, non aveva nulla da perdere.

−Sai− cominciò fissando il suo sguardo in quello del compagno −Potrei farti cambiare idea− disse abbassando la voce in tono seducente.

Un luccichio di aspettativa e curiosità illuminò gli occhi del biondo. −Potresti tentare, ma non posso garantirti il successo− lo tentò –E poi, sarebbe una mossa da vero Serpeverde. Siamo noi che seduciamo per ottenere qualcosa– disse provocandolo, tracciando distrattamente il profilo della sua mandibola con un dito.

–Io lo vedo più come una mossa coraggiosa da vero Grifondoro. Mi sto sacrificando dopotutto– disse con un finto broncio avvicinando i loro visi.

–E che sacrificio! – lo prese in giro il suo ragazzo, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Harry ridacchiò divertito per poi chiudere la distanza tra loro. Le loro lingue si incontrarono quasi subito, fondendo i loro sapori in uno solo e facendo partire una scarica di energia che si riversò sulle spalle e sulla schiena dei ragazzi. Le labbra si accarezzavano con urgenza. Draco allacciò le braccia attorno al collo del moro che lo tirò su facendolo mettere seduto sul divano.

−Accetti la sfida? − chiese Harry con voce roca una volta che si furono separati.

Draco sorrise −Voglio proprio vedere come farai, Potter−

Harry se lo tirò di nuovo contro e il biondo lo assecondò sistemandosi sulle sue gambe, con le cosce ai lati di quelle del moro. I loro ventri erano a contatto, così come le protuberanze ancora accennate dei loro pantaloni. Harry mosse il bacino verso l'altro facendo emettere un piccolo sospiro al ragazzo sopra si lui, che strinse la presa sui suoi capelli. Percorse la sua schiena su e giù, per poi sfilare la camicia dai pantaloni infilandoci le mani sotto. Draco si inarcò verso di lui non appena le mani del moro toccarono la sua pelle, stringendolo maggiormente e approfondendo il bacio.

Harry si separò dalle labbra morbide del compagno guardandolo negli occhi, poggiando la fronte contro la sua e tenendo le mani alla base della sua schiena. Si guardarono e quando Draco sprofondò in quelle iridi verdi smeraldo perse completamente la cognizione del tempo. Erano stati quegli occhi che, per primi, lo avevano affascinato e lo avevano spinto a fidarsi. Posò le mani su quelle di Harry per portarle poi all'altezza del suo petto. Il moro cominciò a sbottonare la camicia, scoprendo bottone dopo bottone piccole porzioni di perfetta pelle lattea. Si morse il labbro inferiore piegandosi a baciare l'incavo del collo del compagno che, gradendo le sue attenzioni, si strinse a lui. Baciò, morse, leccò ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere da quell'angolazione. Concentrandosi su un punto in particolare, cominciò a succhiare trattenendo la pelle tra i denti. Il biondo gemette fino a che Harry non smise di tormentare il suo collo per osservare la sua opera d'arte.

Guardando il suo viso decise di cambiare posizione per stare più comodi e afferrando Draco per i fianchi riuscì a girarlo e a stendercisi sopra. Con i capelli biondi lunghi sparsi sul bracciolo del divano e le labbra rosse di baci e morsi era una visione. Gli sollevò le braccia sopra la testa sfilandogli la camicia.

–Bellissimo– sussurrò sul marchio che aveva appena lasciato sul suo collo, soffiandoci sopra –Sei bellissimo sempre Draco, ma in questi momenti sei magnifico– gli disse guardandolo e spingendo il bacino verso il basso.

–Aahhh– gemette Draco.

Lo osservò ancora mordendosi il labbro inferiore cominciando a baciargli il petto e il ventre. Scese lentamente sempre più giù, tenendo ferme le mani del biondo che, desideroso di potersi muovere e di poter godere anche lui del corpo dell'amante, continuava a dimenarle.

Quando facevano l'amore, Harry e Draco, amavano guardarsi negli occhi. Si erano guardati con astio per tanto tempo, perdendo così tante occasioni per stare insieme, che tenere le iridi incatenate in quelle dell'altro in quei momenti così intimi era quasi un riscatto. Attraverso gli occhi riuscivano a notare
ogni piccolo cambiamento nell'altro, e ogni emozione che ci passava sembrava colorarli di una sfumatura diversa.

Fu proprio guardandolo negli occhi che, spostando le mani sui fianchi per tenerlo fermo, scese con il volto verso il basso inserendo giocoso la lingua nell'ombelico. Le pupille del biondo si dilatarono e le labbra lasciarono sfuggire un sospiro trattenuto, mentre guardava il moro vezzeggiare il suo ventre piatto con morsi e baci.

Draco si inarcò non appena Harry posò una mano sul rigonfiamento dei suoi pantaloni. Spinse il bacino verso l'alto, sentiva la sua erezione pulsare nell'intimo. Gli scappò un gemito quando il moro cominciò a massaggiare il suo membro lentamente, prima verso l'alto e poi verso il basso mentre, quasi come se volesse sfidarlo a dirgli qualcosa, lo guardava negli occhi.

–Harry– lo chiamò.

–Dimmi– rispose con tono roco dal piacere.

–Fa qualcosa! – disse con urgenza muovendo i fianchi verso l'alto.

–Sto già facendo qualcosa– gli rispose provocatorio, rimettendolo al suo posto e stringendo la presa sulla sua lunghezza.

–Fa ... di più– lo supplicò.

Harry si accontentò di quello. Non era crudele come il biondo, che adorava portarlo al limite e sentirlo pregare. Gli aprì velocemente i pantaloni e li sfilò insieme all'intimo, facendo correre gli indumenti per le sue lunghe gambe. L'erezione del ragazzo svettò sul ventre piatto ed Harry si leccò le labbra. Draco respirò con sollievo.

Fermandosi a lasciargli un veloce bacio sulle labbra, si chinò nuovamente sulla sua pancia. Draco sperava che Harry si dedicasse immediatamente al suo membro dolorante, ma aveva trascurato l'ossessione che il moro aveva sempre nutrito per le sue cosce.

Harry inspirò a lungo il suo odore, lì dove era più forte, nel punto che congiungeva la sua gamba alla zona pelvica. Respirò sulla sua pelle tenendogli fermo il bacino per poi cominciare a succhiare per marchiare anche quella zona. Quando ebbe finito, si fermò un secondo a guardare la sua opera d'arte premendoci sopra un pollice. Draco si inarcò gemendo forte e il moro decise di accontentarlo accogliendolo nella sua bocca calda. Il Serpeverde fece un verso simile a un miagolio e si spinse in avanti lasciando andare la testa all'indietro. Harry lo lasciò fare, adorava sentirlo tra le sue labbra, sulla sua lingua, fino alla gola. Quando risalì verso la cappella incavando le guance lanciò uno sguardo all'amante, incrociando i suoi occhi liquidi di piacere.

–Har-ry– disse il biondo agganciando una mano dietro la testa stringendo forte i suoi ricci.

Il ragazzo abbassò di nuovo la testa, fino a toccare con la punta del naso il suo pube. Vedere la sua erezione scomparire tra labbra del moro per poco non lo fece venire, di riflesso si spinse verso l'alto un'altra volta ma il moro lo tenne fermo con le mani che premevano le sue cosce.

Continuò a succhiare e a leccare, soffermandosi sulla vena sporgente al lato e portò una mano alla base membro. Sentiva che Draco stava per venire e quando cominciò a tremare, sentendosi chiamare con voce strozzata, si preparò. Inghiottì tutto, leccandosi le labbra per essere sicuro di non aver perso neanche una goccia. Appena si fu ripreso, Draco lo tirò per i capelli contro il suo viso, baciandolo con urgenza. Sentire il suo sapore mischiato a quello di Harry era sempre un'esperienza unica. Gemettero entrambi, l'erezione del riccio trascurata che premeva contro il suo ventre.

–Perché hai ancora tutta questa roba addosso? – chiese Draco tra gli ansiti, accorgendosi solo in quel momento che il suo compagno fosse ancora completamente vestito.

–Perché ancora non me l'hai tolta? – gli domandò Harry strusciandosi contro di lui, mordendogli il lobo dell'orecchio.

Il biondo non perse tempo a sfilargli la maglietta lanciandola a terra poco lontano dai suoi vestiti. Harry lo aiutò a far scorrere i pantaloni, tirandoli a terra con un calcio.

–Molto meglio– disse Draco soddisfatto, non appena i loro petti si scontrarono, pelle contro pelle, e le loro gambe nude si intrecciarono. Afferrò Harry per i fianchi e con un unico movimento invertì le posizioni. Ringraziò mentalmente il sé del passato per aver comprato un divano grande e resistente. Seduto a cavalcioni sul riccio posò una mano sulla sua erezione ancora coperta e strinse, mentre l'altra andò sui polsi di Harry portandoglieli sopra la testa.

–Draco− sospirò il moro, contrariato di aver perso il comando.

−Zitto, Potter− ordinò cominciando a muovere la mano su e giù.

−Non sei tu quello che veramente deve fare un sacrificio− disse chinandosi su di lui, con voce affannata −Sono io che dovrò entrare in un covo di strambi− soffiò sulla pelle tesa del collo.

Harry si inarcò sotto di lui −Non− un sospirò lo bloccò −è valido−

Sentì la serpe ghignare sulle sue clavicole. Draco adorava il collo di Harry. Non tanto perché apprezzasse particolarmente quella parte del corpo ma perché aveva imparato con il tempo che, se toccato nei punti giusti, scatenava nell'altro reazioni sensazionali. Succhiando e mordendo la pelle alla base del collo, Draco si gustò i miagolii e i gemiti che, malamente trattenuti, uscivano dalle labbra del moro mentre continuava a muovere la mano su e giù a ritmo cadenzato.

−Guardami− sussurrò Draco, mettendosi di nuovo seduto su di lui.

Harry alzò velocemente lo sguardo sul suo viso e lo vide portarsi un dito alle labbra. Lo succhiò lentamente inumidendo una falange alla volta, facendo poi sparire l'intero dito nella sua bocca fino alla nocca. Il moro gemette, non avrebbe resistito un minuto di più. Rimase sorpreso quando il ragazzo sopra di lui, invece di infilare un secondo dito, sfilò il primo avvicinando la mano al suo volto facendogli aprire la bocca. Il riccio permise subito alle due dita di scivolare tra le sue labbra, cominciando a succhiare come poco prima aveva fatto con il membro del ragazzo.

Harry lo guardò con gli occhi appannati dal piacere, gemendo silenziosamente attorno alle dita mentre il biondo si strusciava su di lui. Stringendo un pochino gli occhi e corrugando le sopracciglia, Draco fece scomparire con un incantesimo silenzioso i boxer del ragazzo, godendosi finalmente la sensazione delle loro pelli a contatto.

–Erano i miei pre-feriti– ansimò Harry quando il biondo gli sfilò le dita dalla bocca.

−Shhh− gli rispose all'orecchio –Te ne comprerò altri– gli promise, sistemando bene le loro posizioni in modo tale da far aprire bene le gambe al riccio.

Inserì piano un dito in lui, cominciando a muoverlo con piccoli movimenti circolari. Entrambi sospirarono. Poco dopo, inserì un altro dito, cominciando a sforbiciare per allargare meglio l'apertura, sentiva l'anello di muscoli cedere attorno alle sue dita e gli ansimi del compagno nelle orecchie. Quando poi, ruotando il polso e spingendo più affondo trovò il punto del piacere di Harry, si beò anche delle sue grida d'estasi. Il moro portò una mano sul suo membro per darsi sollievo ma venne fermato immediatamente.

–Ti ho lasciato solo un secondo– lo rimproverò il biondo riferendosi ai polsi che aveva stretto fino a quel momento –Fa il bravo– disse aggiungendo un terzo dito.

–D-Draco– gemette Harry –Per favore–

Il ragazzo dagli occhi blu ghignò –Dillo, Harry– gli sussurrò all'orecchio –Non capisco–

Che bastardo, pensò il giovane sotto di lui. –Ho bisogno di- te! – disse tra gli ansimi.

Non se lo fece ripetere due volte e, sfilando delicatamente le dita, si spinse in lui con dolcezza, baciandolo delicatamente sulle labbra. Entrambi sospirarono di sollievo. Draco gli spostò le ciocche umide di sudore lontano dalla fronte con una mano, sistemandogli meglio gli occhiali per poterlo guardare bene negli occhi, mentre con l'altro braccio reggeva il peso del suo corpo. 

Vennero uno dopo l'altro, a distanza di poco, accompagnando l'orgasmo con ultime forti spinte. Appena si accasciò su di lui, Harry gli posò un bacio sulla testa, circondandogli la schiena con le braccia per stringerlo forte.

–Ti amo– gli disse.

Il Serpeverde si sfilò delicatamente da lui –Ti amo– gli rispose guardandolo e posandogli un bacio sul petto.

–Sai che– cominciò a dire Draco dopo un po' alzando la testa per guardarlo negli occhi –Non verrò comunque alla cena? − disse.

Harry lo guardò a bocca aperta −Cos-

−Quando c'è? − chiese interrompendolo, sistemandosi meglio sul suo corpo.

−Sabato− gli rispose.

−Beh− cominciò passandogli le mani sul petto disegnando ghirigori con le dita −Da qui a sabato ne hai di tempo per farmi cambiare idea− disse con uno sbadiglio chiudendo gli occhi.

−Mi prometti che ci penserai? − chiese Harry dopo un po' nel silenzio della stanza, accarezzandogli con lenti movimenti circolari la testa. In risposta ricevette soltanto un sospiro: Draco si era addormentato. Sorridendo e appellando una coperta con una magia non verbale coprì entrambi.

Sapeva che il suo ragazzo lo avrebbe tenuto sulle spine fino all'ultimo, ma era anche sicuro che lo avrebbe comunque accompagnato a casa dei Weasley. Sapeva quanto erano importanti per lui.

Stringendolo a sé, guardò verso il suo mantello, poggiato su una sedia poco lontano dal divano. Quella sera si era lasciato trasportare dal momento, ma avrebbe portato a termine il suo obiettivo nei prossimi giorni. Sperava almeno che il suo compagno l'avrebbe smessa di chiamarlo "Potter" con aria di superiorità, una volta che avrebbero avuto lo stesso cognome. Con quel pensiero in testa, sperando che al biondo sarebbe piaciuto l'anello, si abbandonò anche lui al sonno.

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