04
(Pov di Johan)
Ti sei svegliato urlando e lui è arrivato subito da te. Lui è rimasto sulla porta ansimando, il volto contratto dal dolore. Non doveva alzarsi, non doveva camminare su quella gamba malferma, il suo povero piede deforme. Temi sia caduto per arrivare in fretta da te.
Esita, teme che tu sia troppo turbato, che la sua vicinanza possa ferirti, ma comprendi che desidera venirti vicino.
Hai sognato di nuovo quella notte, sotto a quell'albero, quei corpi che premevano con forza contro il tuo... Ma poi hai sentito il fango entrarti in gola, riempirti i polmoni, celando le loro risate... Sostituendo quel doloroso piacere con la paura. Ogni volta muori in sogno, anche se nella realtà sei rimasto inerme, il corpo segnato, marchiato dal loro seme.
Stavolta il ricordo è stato più vivido di sempre. Lo hai incontrato in piazza, hai udito quella risata e un brivido ti è corso lungo la schiena. Ti stava osservando, si è mosso verso di te sorridendo e tu non sei riuscito a muoverti.
Ti si è avvicinato e il suo odore ti ha colpito di nuovo come uno schiaffo. La sua mano premuta contro la tua bocca.
Si è avvicinato così tanto da poter percepire il suo respiro dolciastro sulla pelle.
«Mi chiedo se hai fatto nuove esperienze... Dopo il nostro ultimo incontro... Mi è stato detto di sì...» Ti ha sussurrato all'orecchio.
Hai tremato tutto il giorno, chiuso nella tua stanza. Non ti sei presentato e al campo e temevi che ti mandassero a cercare.
Hai continuamente il terrore che Wilhelm si presenti alla tua porta, come quel giorno in ospedale.
Credevi di esserti lasciato tutto alle spalle, ma i tuoi fantasmi continuano a tormentarti, non importa dove ti rintanerai, saranno sempre su di te, pronti a staccarti dal corpo un altro brandello.
Hai cercato di adempiere i tuoi doveri, assistere i feriti. È quello il compito che tuo padre ti ha fatto assegnare, ora che sei il suo unico prezioso erede. Vuole che tu faccia la tua parte ma vuole anche che la sua discendenza prosegua.
Non sai come potrebbe accadere o quando si aspetta che tu lo faccia. L'ultima volta che ti ha scritto, Carmen è tornato da te, assieme a quella dolorosa prigione.
Osservi il tuo ospite, si è avvicinato. si siede sul letto e ti guarda, con i suoi preoccupati occhi blu. È strano, non sai il suo nome eppure anche nei sogni ricerchi la felicità in lui. Come Carmen lo hai chiamato Charming, ma nella realtà non sai quale sia il suo nome. Forse non si fida di te abbastanza da rivelartelo.
Resta a distanza seduto di fronte a te, senza toccati. «Sogni... brutti sogni...»
Non sai se sia una domanda o un'affermazione, vorresti dirgli quanto è successo. Di quell'albero... di Hanneka, di tuo padre... E del desiderio di morire che ti pervade improvvisamente così spesso, ma non ci riesci.
Sai solo che in quella piazza, prima che quello spettro calasse su di te, per un attimo avevi sorriso vedendo quei girasoli, assieme a quelle campanule, perché per un breve momento ti sei sentito libero, forse persino felice.
Per un breve momento avevi scordato che esistesse quella silenziosa realtà, povera della sua musica.
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