53. The eventual truth
Stat sua cuique dies
(Ognuno ha il suo giorno) - Virgilio
AIDEN
- E' buono, vero? Camille, dovresti cucinare più spesso. Ne vuoi ancora, Aiden?
Sentire il mio nome mi aveva fatto sobbalzare. Puntai lo sguardo su mio padre, seduto accanto a me al tavolo della cucina dove stavamo cenando. Cene in famiglia ... era tutto così assurdo che facevo fatica a crederci. Cercai di tornare al presente, a concentrarmi sulla cena che avevo appena assaggiato e sul chiacchiericcio tranquillo dei miei genitori.
- Io ... no, sto bene così. Troppo gelato a merenda – dissi soltanto.
- Ma Keno? E' sabato ... non dovrebbe cenare con noi stasera? Non avete in mente di uscire più tardi?
Keno. Il mio stomaco si chiuse immediatamente a quel punto, mi ritrovai a fissare un angolo imprecisato della stanza mentre sentivo una vampata di fuoco risalire piano lungo il mio corpo, fino a bruciare.
Non avevo mai smesso di pensare e ripensare alle sue parole, a quella che in pochissimo tempo era diventata una dichiarazione vera e propria, accompagnata da un bacio che mi aveva sconvolto. Avevo perso il sonno e la ragione, qualsiasi cosa mi stesse accadendo non l'avevo mai sperimentata prima. Perché avevo baciato proprio Keno? E perché lui non aveva fatto niente per farmi tornare con i piedi a terra?
Perché lui lo voleva, mi ricordò una vocina dentro di me. Keno aveva deciso di essere sincero al cento per cento, mi aveva illuminato su parti del suo carattere che non ero mai riuscito a capire. La sua gelosia, quella possessività snervante, perfino il modo che aveva di trattare i ragazzi con cui uscivo e quelli che frequentava lui. Ci aveva messo così tanto tempo per capire come stavano davvero le cose. Il coma non aveva risvegliato solo me, ma anche troppi di quei sentimenti sopiti che forse erano sempre stati lì, in attesa di una scusa per emergere.
- Ah ecco, deve essere lui questo. Se non volete uscire possiamo rimanere qui e vedere un film tutti insieme.
Ero balzato su e per un attimo feci fatica a reggermi in piedi nonostante fossi ancora appoggiato al tavolo. Mio padre mi diede una mano mentre Keno entrava in salotto usando le sue chiavi.
- No, facciamo un giro. Ok, Keno? – alzai la voce per farmi sentire anche da lui. Se fosse sorpreso di quel cambiamento in me non lo diede a vedere.
- Ok, prendi le stampelle.
Mi sembrava più sulle sue da quando avevamo litigato il pomeriggio precedente. Avrei voluto parlargli prima in qualche modo, ma lui era andato via con Callum in fretta e furia e poi non era più tornato.
Cosa c'era tra quei due? E comunque che cosa diavolo avrei mai potuto dirgli? Anche soltanto pensare a quanto era successo in questi ultimi giorni mi lasciava tramortito e incapace di analizzare la situazione. Avevo iniziato a chiedermi che cosa provassi per lui, ancora di più avevo cercato di capire quand'era iniziata e in che modo. Lui doveva essere il mio migliore amico ... non avrei mai dovuto avere voglia di toccarlo o baciarlo nel modo in cui avevo fatto.
- Copriti bene, ok? E state attenti in macchina. Keno vai piano, mi raccomando ...
- Stia tranquilla, signora Berg. Davvero ...
Uscimmo da lì subito dopo, senza neanche dirci una parola, l'unico rumore percepibile era quello delle mie stampelle che toccavano terra. Era così che sarebbe stato da ora in poi? Un continuo disagio e silenzio che si sarebbero protratti fino a quando non ci fossimo allontanati l'uno dall'altro per sempre?
- Non voglio ci sia questo cazzo di imbarazzo tra noi due – dissi improvvisamente, non appena presi posto in auto – e so che tutto è cambiato, ma non intendo continuare in questo modo. Quindi, cazzo, vediamo di chiarire subito questa situazione e andare avanti, in un modo o nell'altro.
Keno era rigido alla guida, lo guardai quel tanto che bastava per rendermi conto che era già troppo tardi. Eravamo già cambiati.
- Io ti ho detto le cose così come stanno, Aiden. Ho rovinato tutto? E' possibile. Ho creato del disagio? Sicuramente. Ma se non avessi parlato sarei morto dentro ... avrei continuato a manipolare la tua vita e a gettare merda su chiunque ti fosse venuto vicino. E l'ho fatto per troppo tempo, senza rendermene conto ho agito contro di te, come un amico non avrebbe dovuto mai fare. Non son stato degno, vivevo nel rancore e nella gelosia, soltanto perché non riuscivo a sopportare che tu fossi ... fossi di qualcun altro.
L'aveva detto di nuovo. Ancora una volta aveva ribadito con forza quello che provava. Avevo caldo e mi sentivo in trappola nonostante fossi consapevole che sarebbe bastata soltanto una mia parola per porre fine a tutto quello. Dovevo dirgli cosa volevo.
Ma che cosa volevo davvero? Non lo sapevo. Ero in un limbo di paure e caos.
- Keno, noi due siamo ... siamo cresciuti insieme, Cristo. E-eravamo amici ... e tutto questo potrebbe distruggere tutto, seriamente.
- No, è qui che non mi segui! Io ho già mandato la nostra amicizia a puttane! Il modo in cui mi comportavo con te era sbagliato! Apri gli occhi, Aiden. Ho iniziato una storia con Noah soltanto quando ho capito quanto tu ti fossi legato ad Andrew. Nella mia follia incosciente credevo di poter dimostrare che anch'io ero in grado di creare qualcosa di stabile con qualcuno ... non riuscivo a capire quale fosse il mio problema, perché non riuscissi ad attaccarmi davvero ad un'altra persona. Non erano gli altri a non andare bene ... sono sempre stato io. Dannazione, inconsciamente ero già pazzo di te ... vedevo soltanto te. E ti volevo. Quel rapporto che avevamo non mi bastava più, ti desideravo come tu desideravi Andrew. Non ero più tuo amico, Aiden ... non lo sono più da troppo tempo. Quindi come potremmo distruggere qualcosa che non esiste già da secoli?
Avevo stretto le mie mani al sedile talmente forte da farmi male. Abbassai il finestrino e cercai di prendere aria disperatamente. Le parole di Keno mi avevano colpito con la stessa potenza di un pugno allo stomaco.
Lo vidi rallentare, fino a quando le luci ben note di Coney Island apparvero nel nostro campo visivo. Eravamo alla spiaggia, la nostra spiaggia.
- Io sono sicuro di quello che sto dicendo. Per me parlartene è stato come togliermi un peso enorme che avevo addosso ... ma capisco che per te le cose possano essere diverse. Capisco la confusione, la paura ... capisco che tu possa odiarmi per quello che ti ho fatto.
- Non ti odio – chiarii in fretta – smettila con questa storia. E' solo che ... mi sembra assurdo.
- Ti sembriamo assurdi noi due?
Aveva parlato con dolcezza, ma potevo percepire quella punta di dolore che aveva cercato di nascondere.
- U-usciamo? E' una bella serata e non voglio starmene chiuso in macchina
Avevo bisogno di aria. Quasi mi catapultai fuori dall'auto non appena riuscii a reggermi sulle stampelle. Keno aveva tirato fuori le solite coperte che ci portavamo dietro durante i nostri festini in spiaggia e adesso mi camminava accanto. Il suo viso era una maschera di preoccupazioni ed ero io la causa di tutto quel dolore adesso. Camminammo per poco tempo, le stampelle erano un casino sulla sabbia, così andammo a sederci in spiaggia, ma non troppo lontano dai muretti. Il silenzio calò di nuovo.
L'imbarazzo era tornato in fretta, forse, invece, non era mai andato via. Sentirlo vicino mi agitava, percepire il suo sguardo lungo il mio profilo mi mozzava il respiro. Che cosa ne era dei vecchi Keno ed Aiden che avrebbero parlato, fumato e riso per tutta la notte? Senza mai provare neanche il minimo imbarazzo?
- Sei ancora innamorato di Andrew?
Quella domanda arrivò a bruciapelo, dopo un silenzio che pensavo non sarebbe mai stato infranto. Mi ritrovai a guardarlo, adesso confuso.
- Io ... no – dissi con sincerità e soltanto mentre pronunciavo quelle parole capii che era vero.
- Perché stavo iniziando a credere che mi avessi baciato soltanto perché non potevi avere lui ...
Sospirai – Non so perché ti ho baciato, Keno. I-io ... - era complicato, non sapevo cosa dire.
- Eri eccitato però. Ti ho sentito ... e anche l'ultima volta. Non volevi lasciarmi, mi hai baciato con una violenza che ... non lo so. Forse sto dando i numeri. Forse vedo solo quello che voglio vedere, non lo escluderei.
Quelle parole mi lasciarono senza fiato, mentre una nuova sensazione mi montava dentro. Non era soltanto disagio, in realtà pensare a quei baci mi fece eccitare pur non volendo. Keno si stava mettendo in piedi, forse per nascondere la sofferenza che il mio silenzio gli procurava. Mi ritrovai ad afferrargli il braccio e a spingerlo di nuovo giù. I nostri occhi si incontrarono, vidi stupore nel suo sguardo sempre troppo intenso ormai.
- T-ti ho baciato perché ero eccitato ... è vero. Adesso lo so ... anche adesso lo sono.
L'avevo ammesso, era chiaramente quello il motivo per cui mi sentivo così fuori di me. Il mio corpo era fin troppo sveglio e reattivo per poter confondere i segnali, mi sentivo frastornato e allo stesso tempo ero consapevole di ciò che volevo.
- Anche adesso? – Keno mi guardava come ipnotizzato, aveva le labbra appena dischiuse in un'espressione sorpresa. Mi piacevano, volevo sentirle di nuovo sulle mie e non attesi oltre.
Keno crollò sotto il peso del mio corpo, mentre cercavo la sua bocca. Lo baciai con violenza, passandogli le mani tra i capelli, immergendo la mia lingua nella sua bocca fino a quando non trovai la sua pronta ad accoglierla. Era eccitante, lo sentivo gemere sotto di me, forse eccitato dai miei stessi gemiti bassi e spaventosi. Le mie mani scesero in basso, stavo sbottonando i miei pantaloni in fretta, volevo di più, forse lo volevo già da un po' di tempo, da quando avevo sentito le sue mani premere sulla pelle nuda e bagnata del mio corpo quando mi aiutava a fare il bagno.
- A-aiden ...
Keno era rimasto senza fiato nel notare quello che stavo facendo, si tirò su in fretta e a quel punto fui io a finire con le spalle contro la coperta, mentre Keno si posizionava su di me. Il suo sguardo scivolò lungo i miei boxer. Non faceva abbastanza buio da non notare che li avevo tirati giù in fretta, rivelando sotto la mia erezione.
- Dici che mi vuoi ... ma quanto mi vuoi? – avevo parlato con la bocca impastata dal desiderio.
Keno non rispose, non mi diede il tempo di riprendere il respiro. Scese su di me con la stessa furia di un ghepardo a caccia di una zebra. La prese in bocca con ardore, chiudendosi intorno, donandomi un piacere bruciante. Chiusi gli occhi ma le luci di Coney Island non smisero di lampeggiare nel buio, sentivo la sua bocca chiudersi per poi risalire in fretta e scendere di nuovo. Avevo iniziato a muovermi pur non volendo, era troppo ed era bellissimo. Trovai le sue mani e le strinsi forte, intrecciando le dita.
- K-keno ...
Quel suono gutturale mi faceva impazzire, mai nessuno prima di quel momento mi aveva mostrato tutta quella passione, quella voglia trattenuta che adesso stava scoppiando. Capii che Keno voleva farmi quello e molto di più. Capii che quell'eccitazione doveva nascondere qualcosa in più di semplice attrazione.
Mi liberai dentro la sua bocca pochi attimi dopo. Era stato devastante, il cielo sembrava pronto a caderci addosso tanto vorticava davanti ai miei occhi, forse aperti, forse ancora chiusi. Non riuscivo a parlare, ero ancora in preda ad un tremolio costante, brividi che scendevano giù lungo la mia schiena. Poi Keno ricadde accanto a me, era stremato e sconvolto come il sottoscritto.
- I-io ... credo di aver fatto un casino ... non mi era mai successo ... - la sua voce era spazzata
Scossi la testa – Eh?
Non lo seguivo, ero così andato da non riuscire a muovermi. Vidi Keno puntare il dito contro i suoi jeans e soltanto a quel punto notai una chiazza scura intorno ai bottoni.
- Sei venuto anche tu?
Quello rise – Senza toccarmi, dentro i miei cazzo di jeans nuovi e puliti.
Mi ritrovai a ridere anch'io – Astinenza?
Mi puntò gli occhi addosso e sul suo viso scomparve anche l'ultimo barlume di ilarità – No. E' l'effetto che mi fai tu questo, Aiden. Non mentivo prima ... mi fai impazzire in un modo che mi terrorizza, cazzo.
Persi le parole anche la voglia di ridere, nonostante sentissi qualcosa di molto simile all'orgoglio solleticarmi il petto. Mi ricomposi piano, tirando su i boxer. Dovevo aver fatto qualcosa di terribile a Keno. Sapevo che non aveva mai avuto quel genere di esperienza con Noah e Samuel prima. Ci dicevamo tutto. Perfino ingoiare andava contro la sua politica.
Mi ritrovai a ridere di nuovo. Era tutto terribilmente assurdo e allo stesso tempo quasi rincuorante.
KAI
Camminavo in fretta, la tensione per quello che sarebbe successo da lì a poco mi attanagliava lo stomaco. Avevamo lavorato duramente per rendere tutto il più verosimile possibile. June sarebbe stata bloccata e spaventata a morte da alcuni uomini che le avrebbero lasciato un messaggio per Kurt.
Il grande boss sarebbe corso dalla sua unica figlia e a quel punto niente lo avrebbe trattenuto dal tirare fuori l'artiglieria pesante. Io sarei arrivato subito dopo, avrei consolato June e chiesto delucidazioni a Kurt.
Chi mai aveva osato minacciarlo fino a quel punto? Chi era così pazzo da terrorizzare la stessa figlia di Kurt per farla pagare al padre?
Sperai soltanto che tutto sarebbe andato liscio, perché da quel piano dipendeva il futuro della nostra missione.
Portai gli occhi sul cellulare e notai che mancavano ancora dieci minuti buoni prima del finto incidente, avevo tutto il tempo per mettere un paio di cose in chiaro con Yael.
Levin era un'altra enorme fonte di preoccupazione per me. Il modo in cui si era ridotto mi faceva venire i brividi, vederlo in quelle condizioni disperate mi faceva stare di merda. Così avevo deciso di fare qualcosa, l'unica cosa sensata che avrebbe potuto tirare fuori Levin dal nostro mondo bastardo. Adesso toccava parlare con Yael però.
Loro erano lì, potevo sentirli rumoreggiare oltre la porta della baracca fatiscente. Presi un profondo respiro e infilai la chiave nella toppa prima di entrare senza troppe cerimonie.
Yael era chiaramente impegnato in un certo lavoretto di mani, se ne stava piegato su mio fratello, troppo fatto come sempre anche solo per notare il mio arrivo. Aveva gli occhi chiusi e una canna tra le labbra.
- Ehi Kai, hai bisogno di qualcosa? – Yael piegò le labbra in un sorrisetto divertito, mentre scendeva con le labbra lungo il collo di mio fratello. Lo vidi baciarlo con fare lascivo, la sua mano continuava a muoversi nei boxer di Levin.
Mi avvicinai a lui senza dire una sola parola, calciai via il tavolino sommerso da pasticche, cartacce, erba e Dio solo sapeva cosa. Fu solo dopo quel tonfo che entrambi mi fissarono davvero. Levin aprì gli occhi e si scostò con movimenti lenti e confusi da Yael, fino a quando non richiuse la cerniera dei suoi jeans.
Come diavolo si era ridotto? Più lo guardavo, più mi veniva voglia di urlare.
- Allora? Sei venuto qui solo per rompere le palle o vuoi unirti al party? Guarda quanta roba abbiamo ...
Yael mi colpì con una bustina di coca, continuava a ridere piano quando mi lanciò un sacchettino con delle pasticche.
- Non ti rendi proprio conto di cosa gli stai permettendo di diventare, Yael?
A quel punto vidi la consapevolezza prendere possesso del suo corpo. Si fece più vicino a Levin, fino a passargli un braccio intorno alle spalle, nel suo solito modo di fare
- Kai, Kai, Kai ... da quando in qua sei diventato un moralista del cazzo che non vede l'ora di rovinare il divertimento al prossimo?
- Divertimento? – la mia voce salì di un'ottava – e tu questo lo chiami divertimento? Qui c'è in gioco la vita di mio fratello! Come credi che si ridurrà a furia di farsi in questo modo? Ma tu lo vedi? O sei troppo preso dal tuo bisogno di averlo con te per capire veramente come lo stai aiutando a rovinarsi? Guardalo, cazzo! Guardalo!
Avevo preso Levin per le spalle e lo avevo scosso rabbiosamente. Sembrava un dannato pupazzo nelle mie mani, avrei potuto prenderlo anche a pugni ma lui non avrebbe reagito.
Yael si era fatto cereo in volto, si mise in piedi e mi fronteggiò. Non era più rimasto niente di quella persona che un tempo avevo considerato mia amica. Quello che aveva davanti era un ragazzo diverso, forse troppo forgiato dalla propria sofferenza per pensare a quella degli altri.
- E dimmi un po', quale sarebbe il tuo grandioso piano, Kai? Vuoi lasciarlo senza roba? Strano, credevo che uno come te sapesse cosa significa stare in astinenza ... vuoi che tuo fratello passi le pene dell'inferno proprio mentre abbiamo un boss da affondare?
- Non far finta che ti importi delle sue sofferenze, figlio di puttana! Tutto quello che vuoi è che Levin sia abbastanza intontito da stare ancora con te! Questo è l'unico modo che hai di averlo e cazzo, non posso permettertelo ... ecco perché ho parlato con Callum. Ha trovato Andrew.
Il pugno di Yael era chiuso, così vicino al mio viso che per un attimo pensai che lo avrebbe fatto davvero. Lo avevo fatto incazzare, ma allo stesso tempo le mie parole lo avevano anche confuso.
- Chi cazzo è Andrew? Di cosa stai parlando adesso, coglione?
- E' il suo ex e forse è anche l'unico che può aiutarlo, Yael. E non fare quella faccia! Levin non può più andare avanti in questo modo, non mi importa della missione, ce la caveremo anche senza di lui o di te. Tra due giorni se ne andrà da questo posto di merda e comincerà una terapia. Così come avrei dovuto fare io invece di trovarmi qui oggi!
Non avrei mai ceduto su quel punto, Yael avrebbe anche potuto pestarmi a sangue e ridurmi a colabrodo. Non mi importava più. Mi strinse forte per la felpa ed io strinsi la sua, eravamo a pochi centimetri uno dall'altro. Potevo sentire la rabbia in ogni suo gesto e ogni occhiata. Aveva gli occhi iniettati di sangue.
- E tu mi chiedi di gettarlo spontaneamente nelle braccia del suo ex? – stava tremando
- Non te lo sto chiedendo. E' quello che succederà e se Andrew non dovesse sentirsela lo convincerò a farlo, sono pronto a prostrarmi ai suoi piedi se può servire a qualcosa. T-tu ... tu sai come vi ho sempre visti, Yael ... quanto volevo proteggervi entrambi ... sono sempre stato il primo a credere in voi, ma adesso ... guardalo, Yael. Guardalo e dimmi che va tutto bene. Dimmelo se hai il coraggio.
Io non riuscivo più a farlo. Avevo di nuovo le lacrime agli occhi e una dannata voglia di massacrarmi di botte da solo. Per un attimo avevo sperato che Yael avesse potuto spaccarmi la faccia come meritavo.
Ero stato io a trascinare Levin nel mio mondo di merda. Avevo chiesto il suo aiuto, costringendolo ad affrontare di nuovo Yael, a lasciare Andrew pur di tenerlo lontano dai nostri guai e ad isolarsi da tutto quello che gli faceva bene.
Ma che uomo ero? Perché avevo dovuto intralciare così la sua vita? Proprio quando stava riuscendo a riemergere dai suoi problemi ...
Mi portai una mano al volto, mentre lo sguardo di Yael era ancora fisso su mio fratello. Dovevo fare leva adesso, perché non avrei avuto un'altra possibilità di parlare in quel modo con Yael, senza rischiare la vita.
- I miei lo denunceranno ...
- Stronzate – ribatté lui, convinto.
- No, stavolta non sono stronzate. Hanno già passato le pene dell'inferno con me, Yael ... non permetteranno a mio fratello di sparire come ho fatto io, di vivere per strada e forse anche crepare per overdose o per qualche motivo del cazzo. Fanno sul serio e il tempo sta scorrendo. Se Levin non torna a casa, se non dimostra di voler andare in terapia sarà troppo tardi. Vuoi che lo rispediscano dentro, Yael? E' davvero quello che vuoi per lui?
Stava combattendo duramente contro il peso delle mie parole, potevo vedere il conflitto sul suo viso.
- Kai ... io lo amo. Io amo tuo fratello – era disperato, parlava dal profondo del suo cuore.
- Lo so ... io questo non l'ho mai messo in dubbio, Yael ... - scossi la testa, faceva male anche a me – ma guardalo e dimmi se merita l'inferno che sta vivendo ... guardalo e dimmi se è questa la fine che vuoi per lui ... lui che è sempre stato il migliore tra noi. Levin è quello che può uscirne, ce la stava quasi facendo se non fosse stato per me ... l'ho ritirato dentro e adesso devo rimediare. E tu devi aiutarmi, Yael. Per quanto ti costi separarti da lui, devi farlo per il suo bene. Se davvero lo ami lascialo andare da chi può davvero aiutarlo.
Non dissi altro, il tempo era scaduto e io avevo altro di cui occuparmi. Lanciai un'ultima occhiata sul volto devastato di Yael, poi su quello apparentemente incurante di Levin. Stava di nuovo dormendo.
- V-voglio esserci anch'io ... voglio conoscerlo. Ho bisogno di vedere chi me lo ha portato via. O così o niente.
Non volevo che finisse in tragedia e chiedere a Yael di controllarsi non avrebbe avuto senso. Soltanto Levin aveva quell'ascendente su di lui. Il mio silenzio non era stato un assenso, ma forse lui dovette leggerlo così; non avevo più tempo per Yael. Dovevo ricompormi e raggiungere June nel luogo che avevamo stabilito. Fallire con quella messinscena poteva essermi fatale, così lanciai un'ultima occhiata disperata a Levin prima di lasciare la casa in fretta.
Lo squillo di June era arrivato, mi misi in auto e mi preparai psicologicamente a quello che stavo per affrontare. Inspirai forte, dovevo sembrare sconvolto e trafelato, non era complicato, dato che lo ero davvero, anche se per i motivi sbagliati. Pensare che avrei rivisto Kurt dopo tutto quello che mi aveva fatto mi faceva corrodere le viscere. Strinsi le dita intorno allo sterzo, mentre immaginavo il giorno in cui saremmo finalmente stati liberi.
Mi resi conto che non avevo mai davvero desiderato la morte di qualcuno prima di allora.
Ero arrivato, lasciai l'auto di lato e iniziai a correre trafelato verso il parcheggio mezzo vuoto del supermercato. June era lì, stava tremando come una foglia e piangendo forte. Anche Kurt era lì, i suoi occhi solitamente gelidi divampavano di rabbia ed erano puntati sulla figlia e l'auto dietro di lei.
Avevamo fatto un buon lavoro, con il messaggio sulla fiancata e le gomme tagliate.
- June ... cazzo. Ma che diavolo?
Le corsi incontro e lei si gettò tra le mie braccia, disperata.
- G-guarda cos'hanno fatto! L-loro mi hanno preso alle spalle, mi hanno tappato la bocca e ... volevano farmi del male, Kai!
- Loro chi? – mi fingevo sconvolto, i miei occhi zigzagavano dalla macchina devastata a Kurt, ancora in piedi davanti a noi, adesso improvvisamente indifferente alla mia presenza. Scommettevo che il bastardo aveva ben altro di cui preoccuparsi a quel punto.
-N-non lo so! D-degli uomini. Papà ... cosa sta succedendo? – June era disperata, il suo viso era una maschera di agitazione.
- Andrà tutto bene, June. Nessuno oserà mai più minacciarti. E' una promessa questa.
Kurt aveva parlato con una voce terribilmente calma. La quiete prima della tempesta. Lo vidi portarsi il telefono all'orecchio e chiamare qualcuno. Trovarlo lì in mezzo ai comuni mortali era spaventoso, come osservare una divinità discendere dall'Olimpo. Soltanto quando ci diede le spalle vidi June stringere gli occhi in uno sguardo cattivo che dedicò al padre.
Lo detestava con tutta sé stessa.
Mi ricomposi e andai a controllare l'auto e il messaggio sulla fiancata come se lo vedessi in quel momento per la prima volta. Corrugai la fronte e solo a quel punto mi rivolsi a Kurt.
- Per adesso l'abbiamo solo spaventata – lessi con voce tombale – che cazzo sta succedendo?
- Da ora in poi e per un po' avrai due uomini della mia scorta con te, June. Soltanto fino a quando questa situazione non sarà risolta e ti assicuro che verrà risolta il più presto possibile.
Sgranai gli occhi – S-senta ... s-ono arrivati a minacciare sua figlia ... chiunque sia stato
- So chi è stato e come vi ho già detto me ne occuperò immediatamente. Tu ... - qui i suoi occhi gelidi si posarono su di me, facendomi rabbrividire – tu vedi di tenere gli occhi aperti. Se qualcuno vi pedina o se vedi qualcuno appostato sotto casa devi dirmelo immediatamente ... non lasciare che June esca senza scorta.
Quanto doveva essergli costato chiedermi tanto? Forse niente, forse Kurt non ricordava neanche di aver fatto uccidere il mio migliore amico pur di piegarmi al suo volere e vedermi sparire da lui. Aveva ucciso talmente tanta gente che Gray non era contato nulla e aveva talmente tante battaglie furiose da portare avanti da aver messo completamente da parte me.
E lo odiavo ancora di più per quello. Come poteva uccidere e far uccidere a cuore leggero? Come poteva seminare morte intorno a lui e poi parlarmi in quel modo? Come se i nostri trascorsi non contassero niente?
Strinsi June a me, poi Kurt si avvicinò a lei un'ultima volta per passarle una mano sulla guancia in una carezza affettuosa. Quel gesto mi sconvolse ... capii che anche un mostro come Kurt era in grado di provare dei sentimenti veri nei confronti di qualcuno. Era un mostro e allo stesso tempo un padre che, in un modo sbagliato e totalmente distorto, amava davvero la propria figlia. Quel gesto mi fece venire i brividi.
- Prenderò quei bastardi che ti hanno terrorizzata. Sta tranquilla, ok?
June annuì piano e le lacrime che solcarono il suo volto erano vere adesso.
Sperai con tutto il cuore che quella dolcezza non distruggesse June, che riuscisse a gestire quei sensi di colpa. Stava aiutando me a condannare per sempre suo padre.
KENO
- E' davvero allucinante – esclamai sotto lo sguardo consapevole di Callum.
Ce ne stavamo lì, seduti al tavolo della mensa, con un'espressione indecifrabile in volto. Gli altri studenti vagavano intorno a noi, immersi nella loro routine quotidiana. Io mi sentivo così estraneo, nessuno di loro poteva capire quello che stavamo vivendo, nonostante avessimo tutti la stessa età.
- Le cose stanno così per ora – mi confermò – direi che ti ho aggiornato sulla situazione, spero davvero che l'incontro con Andrew cambi le cose, soprattutto visto che il clima è sempre più teso.
- E tu ovviamente ci sei finito in mezzo – il mio tono adesso era diventato leggermente di rimprovero mentre lui continuava a fissare i miei occhi con fermezza – te lo dicevo che ti avrebbe incasinato
- E io ti ho chiarito che mi sta bene – replicò con un lieve sorriso – sono innamorato di lui, Keno ...
Quella confessione su due piedi mi lasciò interdetto per un attimo, soprattutto perché finalmente anche io stavo prendendo contatto con i miei sentimenti e quello che comportavano.
- Ma se questa cosa pericolosa che mi hai detto che deve fare andasse male? Ci hai pensato almeno? Non siete due normali ragazzi di vent'anni. C'è un rischio oggettivo, ti stai preparando? – insistetti.
Non rispose, il suo volto divenne cupo e si chiuse in un ostinato mutismo, non lo stava facendo. Sapevo che nella mente di Callum non voleva esistere quella possibilità, che lo avrebbe fatto stare troppo male solo il pensarci, ma io me lo chiesi. Non sapevo di cosa si trattasse esattamente ma la portata doveva essere enorme, forse delle rapine? Delle truffe? Qualcosa a che fare con la droga e tutti i morti che il telegiornale riferiva? Mi vennero i brividi e mi chiesi anche quanto Callum fosse implicato, se l'eventuale arresto di Alencar potesse incriminare anche lui.
Se dovesse accadere consegnerai quelle prove.
Lo avrei fatto. Perché anche se Callum mi aveva detto di distruggerle, io avevo tenuto i filmati che aveva girato a casa di Alencar, se si fosse trovato in pericolo li avrei consegnati alla polizia e gli avrei detto che Callum stava collaborando. Sarei anche stato disposto a mentire davanti ad un tribunale, avrei raccontato che era costretto a stare lì, che stava cercando di incastrarli, non avrei lasciato che pagasse le colpe di altri. Avevo la sensazione che fosse quello che faceva da tutta una vita.
- Sai, adesso viviamo insieme – riprese dopo quel lungo silenzio – sono davvero felice, Keno. Per la prima volta sento che non sto scappando da niente, che non mi sto vergognando di me stesso, è bello sentirsi liberi
Sorrisi, allacciandomi a quello stato d'animo – sono felice per te, te l'ho sempre detto che meriti di più di quello di cui ti sei sempre accontentato
- E tu? – chiese poi con un tono lievemente divertito – anche tu mi sembri diverso ultimamente. Diciamo che ho notato la tua presenza qui a scuola più regolare, ma anche ... non so ... qualcosa nello sguardo
Colpito e affondato, Callum era uno abile a scovare ciò che si nasconde nello sguardo degli altri, compreso il mio.
- Diciamo che ultimamente ho un po' fatto pace con il cervello – confessai – ho messo delle cose a posto e sto cercando di vivere seriamente i miei sentimenti, senza filtrare e controllare tutto
- Stai vedendo qualcuno? – chiese indagatore.
Io sorrisi scuotendo la testa – forse si può anche dire così, ma non è una persona nuova ... è qualcuno che c'è sempre stato.
Il sorriso di Callum si allargò ancora, diventando più caldo e comprensivo – oh, un tipo carino e sfrontato suppongo...
Io mi sfregai le mani, solo il pensare a lui mi creava un calore che si espandeva lungo tutto il corpo, sentivo quel peso allo stomaco e i ricordi affollavano la mia mente. Ormai erano memorie sempre più pericolose, non c'erano più solo dei baci di mezzo, c'era di più, c'era quella spiaggia.
Dio, ci sarei morto lì.
- Wow Keno, ma stai arrossendo tantissimo! – esclamò Callum divertito mentre io cercavo di coprire il volto con imbarazzo.
- Oh, certo. Deridimi pure, sembra che tutto il mondo sapesse questa cosa alle mie spalle – gli feci notare – nessuno sembra sorpreso, né tu, né Noah, persino Andrew
Lui scosse le spalle – non sarete di certo la prima coppia che nasce da un'amicizia. Ve la caverete
Coppia ...
Callum aveva detto quella parola con leggerezza ma io mi ci arenai sopra, mi faceva quasi paura a pensarci ma mi eccitava allo stesso tempo. Non ero uno capace di portare avanti delle relazioni, sapevo che in parte era dovuto a quello che provavo per Aiden, ma mi chiesi quanto di me ci fosse in quei fallimenti. Potevo far soffrire Aiden se fosse stato il mio ragazzo?
- Lui è ancora parecchio scosso – dissi poi tentando di mettere da parte quei dubbi – mi ha detto che teme di rovinare quello che c'è fra noi, la nostra amicizia. E se non fossi in grado di stare con lui?
L'altro scosse la testa – non lo saprai mai se non ci provi, se non vivi questo momento. Non deve essere niente di affrettato, vi conoscete bene, soltanto voi sapete come andare avanti.
Callum aveva ragione come sempre ed io mi tenni stretto quelle parole.
Quando ci separammo per ritornare in classe non smisi di pensare ai suoi consigli e sperai che andasse come aveva predetto. Non avevo mai desiderato nessuno come desideravo Aiden, non mi ero mai sentito tanto disperatamente attratto da un altro essere umano come lo ero con lui.
Quella tensione insistente non mi aveva lasciato tutto il giorno e in quel momento, mentre aprivo la porta dell'appartamento di Andrew, era persino più forte. Feci qualche passo all'interno dell'abitazione, i miei occhi lo stavano già cercando avidi ma fu la figura della signora Berg che incrociai per prima.
Lei mi sorrise gentile come sempre – Ciao Keno, come stai? È andata bene a scuola oggi?
- Tutto bene grazie, lei come sta? – chiesi mentre mi toglievo lo zaino e la giacca.
- Benissimo, sono passata a dare una sistemata un po' in giro – spiegò – ci stiamo già approfittando tanto di Andrew, almeno cerco di tenere la casa in ordine e non disturbarlo più del dovuto. C'è anche il bucato da fare
- Posso anche mettere a posto io dopo – le dissi – non deve pensare a tutto lei
- Va tutto bene Keno, pensate a passare un bel pomeriggio. Aiden ti sta aspettando, credo che abbia finito in bagno
Aiden ti sta aspettando.
Cercai di non fare nessuna espressione imbarazzante davanti a lei, mi limitai ad annuire procedendo lungo il corridoio. Non era in salotto, così diedi un'occhiata nella camera da letto, anche quella era vuota ma la porta del bagno nella stanza era socchiusa, con la luce accesa. Mi avvicinai lentamente e senza fare rumore, mi accostai alla porta e guardai dentro dallo spiraglio aperto.
Aiden era lì, aveva soltanto il telo da doccia a coprirgli la vita mentre si asciugava i capelli con il phone. C'era solo un lieve ronzio nell'aria mentre il calore lentamente stava uscendo dal bagno, sentivo l'odore del suo shampoo diffuso dal soffio caldo del phone. Mi beai di quella visione, di quella pelle chiara ed esposta, mi ripetei più volte di staccarmi da lì e non indugiare oltre.
Ma non lo feci, rimasi a fissarlo fino a quando non spense il phone e si voltò verso la porta. I nostri sguardi si incrociarono ma non vidi sorpresa nel suo, che si fosse accorto di me?
- Ehi ...- dissi a mo' di saluto.
- Ciao – mi salutò con un lieve sorriso mentre recuperava la stampella non lontana e passava dal bagno alla camera.
Deglutii quando lo vidi prendere l'intimo dal cassetto, fissai la porta e mi chiesi se dovessi uscire dalla stanza o almeno voltarmi.
- Ti ... - cominciai stentando – lascio cambiare in pace
Sul volto di Aiden comparve un sorrisetto che mi lasciò di sasso, era tremendamente provocante ed il fatto che fossi io il destinatario mi fece accapponare la pelle.
- E da quando esci dalla stanza quando mi cambio? – chiese poi con un tono lievemente di sfida – quante volte mi avrai visto nudo? Cento?
Ovviamente non riuscii a rispondere, lo osservai sedersi sul letto e poi slacciare l'asciugamano, il suo corpo era totalmente nudo ed in bella vista mentre faceva scorrere la stoffa dei boxer lungo le gambe, fino a tirarli su completamente.
Avevo la gola secca e ora avevo molto più che dei ricordi della spiaggia a solleticare la mia mente fin troppo sensibile. Non mi ero nemmeno reso conto di essermi avvicinato, ma lo avevo fatto, adesso ero di fronte a lui, che se ne stava ancora seduto perfettamente a suo agio.
- Sai cosa pensavo, Keno? – chiese improvvisamente mentre mi fissava intensamente.
Io scossi la testa, ancora incapace di parlare.
- Che Aiden Berg odia essere in debito – rispose – ti devo un piccolo favore, no?
Cristo Santo.
- C'è ... tua madre ... - tentai di dire a fatica mentre la bocca diventava più arida del deserto e la mia mente già aveva una chiara idea della proposta di Aiden.
- Presa dalla lavatrice e il resto non farà caso a noi – rispose ancora con quel tono dannatamente calmo – ha già sistemato questa camera.
Non esitai un istante di più.
Mi piegai gettandomi con le labbra sulle sue, lo imprigionai immediatamente, afferrai le sue cosce con le mani, divaricandole e piazzandomi fra di esse. Sentivo la bocca di Aiden avida contro la mia, le sue dita mi sfioravano le guance e poi affondavano fra i miei capelli. Anche le mie vagavano, accarezzai accuratamente la pelle nuda delle sue cosce mentre lo spingevo verso il centro del letto.
Aiden crollò con la schiena lungo il materasso mentre io mi distendevo piano su di lui e facevo cozzare immediatamente i nostri bacini. Una scossa di eccitazione mi fece rabbrividire, tanto che mi lasciai sfuggire un gemito.
- Togliteli – disse in un sussurro mentre passava le dita sull'apertura dei miei pantaloni.
Non me lo feci ripetere, nel giro di qualche istante mi liberai del maglione e dei jeans, prima di tornare a distendermi su di lui, facendo aderire il mio corpo il più possibile al suo.
Aiden era eccitato, tremendamente, riuscivo a sentirlo chiaramente attraverso la stoffa dei boxer e anche io lo ero. Avevamo ripreso a baciarci e mugolare piano quando le nostre erezioni entravano in contatto.
Ti voglio, ti voglio, ti voglio.
La mia mente era del tutto sopraffatta, il profumo di Aiden, il suo corpo sotto di me, sentivo di non essere più padrone di me stesso. Mi lasciai spingere sul materasso e lo vidi cominciare a baciare il mio petto, lentamente, stava percorrendo la mia pelle, sempre più giù.
Si era fermato sull'addome, indugiando qualche istante prima di scostare i boxer scoprendo la mia erezione. Ero totalmente nudo adesso ma non provai imbarazzo o vergogna, avere gli occhi di Aiden addosso mi piaceva.
Poi lo vidi scendere su di me, circondare la mia erezione con le labbra e quello fu più di quanto riuscii a immaginare. La visione di Aiden in quel momento mi aveva mandato in tilt, capii di non riuscire a trattenermi neanche qualche istante mentre sentivo la sua bocca umida. Chiusi gli occhi e mi tappai la bocca, cercai di non cedere immediatamente ma l'eccitazione era troppa ed il mio seme uscì senza che riuscissi a frenarlo oltre.
- Cazzo ... - sibilai mentre vedevo Aiden sollevare la testa divertito – L'ho fatto ancora, ero troppo eccitato
- Beh, non sembra che tu abbia finito – mi fece notare indicando il mio sesso ancora parzialmente eretto.
Era vero, non ne avevo ancora abbastanza, non mi sarei mai stancato di lui.
- Aiden! – ad un tratto la voce di sua madre si sollevò forte dal corridoio – sto uscendo un momento, vi vanno i pancakes per merenda?
Il mio cuore perse un battito per qualche istante mentre vidi quanto il mio amico era divertito da quella situazione assurda.
- Vanno benissimo mamma! – urlò trattenendo a stento le risate.
Poi un lieve rumore annunciò che la donna aveva lasciato la scasa ed io mi fiondai immediatamente sulle labbra di Aiden. Volevo sentire ancora il suo sapore, anzi, volevo sentire il mio nella sua bocca, avere la certezza che quello appena successo fosse reale, imprimere il più possibile me stesso su quel corpo.
I baci avidi lasciarono spazio ai gemiti che ormai Aiden aveva smesso di trattenere, avevo cominciato a baciargli il collo e le spalle mentre con la mano massaggiavo la sua erezione.
Quanto avanti vuoi spingerti?
Non lo sapevo più, mi ritrovai a passare le labbra lungo la sua schiena, a sentirlo trattenere il respiro quando gli avevo baciato una natica liscia.
- Aiden ... - mormorai mentre sentivo la mia erezione pulsare al solo pensiero di poterlo avere davvero – se sto ... facendo qualcosa di troppo ...
Ci fu qualche istante di silenzio, eravamo entrambi nudi in quel letto, stretti l'uno all'altro e sopraffatti dalla nostra stessa vicinanza.
- Non voglio fare niente che non vuoi – misi in chiaro.
Lui mi diede un altro leggero bacio sul collo – non lo stai facendo. Ti voglio ...
Non me lo feci ripetere, tornai con le labbra fra le sue gambe e cominciai a baciarle, dapprima il suo interno coscia, e poi a spostarmi sempre di più verso la sua apertura. La inumidii con cura, leccando e spingendo la mia lingua dentro di lui per poi inserire un dito con estrema lentezza, lo sentii inarcare la schiena, i suoi occhi azzurri traboccavano di desiderio.
Quando lo sentii pronto lasciai che fosse la mia erezione a farsi strada dentro di lui, era incredibilmente stretto e piacevole. Questa volta ci misi tutto me stesso per controllarmi e fare in modo che la mia eccitazione durasse, che procurasse ad Aiden lo stesso piacere che dava a me.
La stanza si riempì di gemiti poco tempo dopo, mentre le mie spinte si facevano più ritmiche e le nostre mani si erano intrecciate sul materasso. Non volevo che si toccasse, dovevo essere io a farlo venire, dovevano essere i nostri corpi stretti insieme a raggiungere quel piacere assoluto.
Così fu, dopo l'ultimo affondo lo sentii venire mentre intrappolava ancora una volta le mie labbra, sentivo il suo seme caldo bagnare la mia pelle e anche io non riuscii più a trattenermi, liberandomi dentro di lui.
Altro silenzio. Adesso si sentivano solo i nostri respiri affannati nella stanza, il mio corpo continuò ad andare alla ricerca di quello di Aiden, nonostante quello che avevamo fatto un istante prima. Lui non si scostò, anzi, lasciò che le mie mani sfiorassero nuovamente la sua vita.
- Dobbiamo uscire di qui prima che torni mia madre – ricordò ad entrambi.
Io annuì sollevandomi dal letto e lanciandogli un'ultima occhiata, come se volessi imprimere ancora meglio quel momento, come se avessi mai potuto dimenticare la nostra prima volta insieme.
- Se sono stato troppo ... - non mi venne in mente la parola giusta o forse ebbi paura di usarla – vorrei che mi scusassi
Aiden si mise a sedere, osservandomi con uno sguardo che non riuscii ad interpretare- è successo quello che doveva succedere, non sono pentito
- Nemmeno io...
Poi la porta d'ingresso si aprì ed il rumore ci fece intuire che la signora Berg doveva essere rientrata, così cominciammo a vestirci rapidamente.
Non sapevo che razza di espressione avessi quando entrai in cucina, dopo che la donna ci aveva chiamati per la merenda. Sperai solo che quello che avevamo fatto non fosse impresso a fuoco sulla mia faccia, come lo era nella mia mente.
ANGOLO AUTRICI:
Stiamo sognando o siamo sveglie? Kai sta forse facendo la cosa giusta da quando è iniziata questa storia? E' mai possibile? Ebbene sembra che voglia davvero aiutare Levin questa volta, facendo persino ragionare Yael, cosa non da poco. Questo incontro darà dei frutti? E poi ovviamente ci sono loro XD La nostra coppietta di amici che ormai di amichevole hanno ben poco ahah qui lasciamo a voi la parola perchè ormai è evidente che fra questi due sta nascendo qualcosa di forte e difficile da controllare e siamo curiose di sentire il vostro parere. Vi piacciono? Pensate che duri? La ritenete una buona scelta per entrambi? Diteci! Come sempre alla prossima e un grazie per tutti i commenti.
BLACKSTEEL
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