19. Reckless
"Vox clamantis in deserto." - San Giovanni Battista, Vangelo
"Voce che rimane inascoltata."
LEVIN
Era trascorsa ormai una settimana dal pestaggio di quella notte, erano stati giorni complicati ed infiniti, durante i quali erano tornati a galla i vecchi dubbi sulla mia condotta. Sentivo lo sguardo preoccupato di mia madre seguirmi lungo il salotto, forse si chiedeva quanto di quello che le avevo raccontato fosse vero e quanto, invece, fosse soltanto una mera menzogna. Avevo mentito, perché ero stato costretto a farlo e adesso ero tornato ad essere il Levin appena rilasciato dal carcere, quello che tutti avrebbero dovuto tenere sotto controllo.
- Scuola, poi dritto a casa, eh?
Mio padre aveva perfino preso dei giorni da lavoro per starmi addosso. Gli lanciai un'occhiata incurante e passai oltre la cucina per dirigermi fuori. Lo specchio nel corridoio rifletteva il mio viso pallido eccetto per quelle macchie violacee intorno al sopracciglio e sugli zigomi, ma le ferite al volto erano nulla a confronto con il taglio di dieci centimetri che avevano dovuto ricucire.
I punti tiravano e bruciavano ancora, camminavo più lentamente e con attenzione lungo i corridoi di scuola, sperando che il peggio fosse passato. Ad Aiden era andata meglio per certi versi, il suo viso però mostrava tutti i segni del pestaggio e per questa ragione aveva dovuto rinunciare ad un provino che quasi certamente gli avrebbe permesso di guadagnare un bel po' di denaro sfilando per qualche casa di moda famosa.
Mi sentivo in colpa per tutto quello che era successo, non c'era niente che potessi fare contro i guai che sembravo portarmi dietro ovunque andassi. L'unica soluzione era prendere la distanza da tutti coloro che, fino a quel momento, avevano provato a starmi vicino. Aiden compreso.
Dopo le prima due ore di Letteratura Inglese mi diressi verso il bagno in fondo al corridoio che solitamente rimaneva abbastanza vuoto. Sollevai la maglietta per controllare la lunga ferita ricucita sul basso ventre, in direzione del fianco destro. Zarko era il criminale più professionale che conoscessimo, aveva quasi una laurea in Veterinaria, ma se la cavava alla grande anche sulle persone, pensai. Ricuciva parecchi di noi, ovviamente ad un prezzo così alto che per pagarlo avremmo dovuto fare i salti mortali. La ferita non si era infettata per fortuna, i punti sembravano aver tenuto bene nonostante mi causassero un prurito assurdo.
Poi la porta del bagno si aprì, rivelando l'amico pallido e sprezzante di Aiden. Keno mi lanciò la peggiore occhiata che mi avesse mai dedicato, e di recente, me ne dedicava parecchie. Tirai giù la maglia e ricambiai l'occhiata.
- Una parola, Eickam – fece il giro dei bagni per controllare che non ci fosse nessun'altro a parte i sottoscritti, poi, una volta appurato il fatto, si piazzò davanti a me e proseguì – metto in chiaro un paio di cose, se ancora non ci fossi arrivato da solo. Mi sta bene che Aiden abbia deciso di dare una svolta dark alla sua vita, anch'io gli ho consigliato spesso di godersi di più il momento, un po' di tradimenti e serate brave fa bene a tutti, ma questo ... no, questo va ben oltre ciò che intendevo e non va bene per niente.
- Non era mia intenzione
Non mi fece continuare – Non me ne frega un cazzo di quale fossero le tue intenzioni, Eickam. Aiden ha già una valanga di merda addosso e non ti permetterò di trascinarlo in queste cazzo di ritorsioni tra criminali, è chiaro? Stavolta si è beccato qualche pugno, ma la prossima volta? Che cosa succederà la prossima volta che sarete insieme e qualche stronzo penserà bene di vendicarsi per qualcosa che tu hai fatto?
- Non succederà più un cazzo. E' stato un caso e comunque ci ho già pensato da solo, non ho bisogno che uno sconosciuto venga a dirmi cosa fare
- Un caso? Vuoi dirmi che queste vendette sono finite? – qui rise appena, sprezzante e intenzionato a non sentire il resto – com'è che ho appena sentito dire che la macchina di Polanski è andata a fuoco stanotte? Per poco non saltava in aria anche lui in quella fottuta macchina! Quindi vuoi dirmi che tu e il tuo gruppetto non avete nulla a che fare con tutto questo? Credi che sia stupido?
Kai. Dannazione. Mi portai una mano sul volto e imprecai a bassa voce. Avevo provato a dirgli in tutti i modi possibili ed immaginabili di mettere un dannato punto a quella storia, ma non mi aveva ascoltato, lui non lo faceva mai.
- Credo sia arrivato il momento di prendere le distanze da Aiden. Per quanto si atteggi a bad boy, questa è soltanto una fase per lui. Gli passerà, perfino questo pseudo interesse per te è passeggero, ma dai ... sappiamo tutti che non lascerà mai Andrew per nessun altro, quindi basta così. Trovati un altro passatempo, qualcun altro da rovinare. Tra criminali non deve essere così difficile, no?
- Come ti ho già detto: so cosa fare con lui.
- Quindi gli starai alla larga. Se dovesse succedergli qualche altra cosa reputerò te come unico e solo responsabile. Ed io non ho alcun problema a parlare con la polizia. Io posso farlo, non sono un pregiudicato e non ho niente da perdere.
Un criminale, ecco quello che ero per tutti lì dentro. Forse Kai nella sua follia non si sbagliava su quel punto: non importava quanta fatica impiegassi nel voler ripudiare il mio passato, quanta forza mettessi nel volermi costruire una vita normale, alla fine, per tutti gli altri, io ero sempre e solo il buon, vecchio Levin Eickam noto alle forze dell'ordine.
- Non prendo ordini da te. Non lo vedrò più, ma è stata una mia decisione. Se credi di essere l'unico qui a tenerci a lui ti sbagli ... non traggo nessun tipo di godimento nel vederlo andare in giro con il volto massacrato – dissi dopo un silenzio prolungato
- Ah, quindi non sarei l'unico a badare a lui? Perché a me è sempre sembrato così. Che c'è? Vuoi paragonare il vostro flirt di un mese con la nostra amicizia? – Keno scosse la testa, disgustato – lo avete scaricato in spiaggia! Non vi siete neanche presi la briga di chiamare una cazzo di ambulanza e sai perché? Perché sei un criminale e pregiudicato. Ammettere di trovarti sulla scena di un pestaggio non farebbe altro che attirare di nuovo l'attenzione della polizia su di te. E tu questo non lo vuoi, vero? Beh, allora rischiamo pure che il tuo quasi ragazzo abbia una commozione cerebrale! Molliamolo in una cazzo di spiaggia e vediamo se qualche anima pia gli dà una mano!
- Sapevo che tu eri lì! – la mia voce salii di un'ottava, non potevo accettare quello – avevo un cazzo di taglio di dieci centimetri nello stomaco e stavo perdendo litri di sangue! Avresti preferito che me lo fossi portato al nostro covo? Ho provato a tenerlo lontano dalla nostra merda più che ho potuto, Cristo!
- Ma hai fallito! – adesso fu il suo turno di urlare. Il suo viso solitamente pallido era chiazzato di rosso, gli occhi strabuzzati e rabbiosi – stagli lontano, Eickam. Non te lo ripeterò più
- E tu stagli più vicino, cazzo! Sarai anche suo amico, ma perché Aiden corre ogni dannata volta da me quando ha un problema? Hai idea di quello che succede a casa? Dei suoi litigi con suo padre? Del mutuo che non riescono a pagare? O anche di quanto si senta solo? Perché non ne parla con te? Forse non lo stai a sentire o forse ha paura del tuo giudizio!
- Non provare a giudicarmi, figlio di puttana!
Per un attimo pensai che Keno mi avrebbe messo le mani addosso, era furioso – Non osare, Eickam. Non credere di poter venire qui a farmi la predica. Tu non mi conosci e sai qual è la cosa peggiore? Tu non conosci neanche lui in fondo ... Aiden non è quello che credi
- Suppongo che non lo scoprirò mai. Hai finito adesso? Vuoi picchiarmi anche tu o stai bene così? – lo guardai dritto in quegli occhi freddi, sapevo che non mi avrebbe colpito, infatti lo vidi retrocedere in fretta. Forse anche le mie parole lo avevano toccato alla fine.
- Stagli lontano, non fartelo ripetere più.
Guardai Keno andar via a passo svelto e soltanto quando riuscii a recuperare un po' del mio controllo lo seguii in corridoio, dove gli occhi di tutti erano tornati nuovamente sul sottoscritto. Non erano state necessarie le parole di Keno per farmi capire che era finita, sapevo già che era arrivato il momento di mettere in chiaro le cose con Aiden. Se mi dispiaceva? Sì, mi sarebbe dispiaciuto, ma non c'era altra soluzione. Ero stato un illuso a credere che, per una sola volta, le cose potessero andare meglio di come avevo immaginato.
Callum era un altro di quelli che non se la passava bene, lo sguardo depresso che mi lanciò poteva solo significare che non vedeva l'ora di fuggire da lì per la nostra solita pausa sigaretta. Stavo per avvicinarmi e salutarlo, quando qualcuno mi sfiorò le spalle.
Il viso di Aiden era illuminato da un sorriso caldo, sembrava l'unica persona lì dentro che non avesse ancora realizzato quanto la sua vicinanza a me lo aveva reso un bersaglio fin troppo facile. Forse fingeva, forse, invece, non gli importava.
- Ehi stronzetto, che ti costa rispondere a qualche chiamata ogni tanto? Stasera c'è quel film che ti dicevo, è la prima. Dovremmo andarci
E così intendeva giocarsela in quel modo, fingendo che non ci fosse niente di anormale in quella che a stento potevo definire la nostra amicizia o la nostra relazione. Il suo viso si rabbuiò nel momento stesso in cui capì che non lo avrei più assecondato in quel suo intento strano di volermi vicino. I giochi erano finiti e le abrasioni viola sui suoi zigomi erano il promemoria migliore che potessi avere.
- E' stato Keno, vero? Alla fine è venuto a parlarti, quello stronzo. Ho provato a spiegarglielo, Levin, ci ho provato con tutto me stesso, ma non deve importarti quello che pensa. Io e te sappiamo come stanno le cose davvero e non è colpa tua
- Non è colpa mia? E' esattamente colpa mia – la mia voce suonò ferma e feroce
- Non lo è. Quel bastardo di Polanski non avrebbe dovuto
- No, io non avrei dovuto picchiare suo fratello – dissi ancora, impedendogli di parlare – io non avrei dovuto seguire Kai a quella festa e non avrei dovuto mettermi in mezzo. Suo fratello non riavrà mai più una vita normale, mentre io sono qui, Aiden. Kai è qui. Siamo tutti qui. Forse sofferenti, forse odiati e giudicati da chiunque, ma riusciamo a camminare con le nostre cazzo di gambe
- Questo non gli dà nessun diritto di massacrarti in un cazzo di parcheggio! Vuoi assumerti le colpe anche per questo? Hai pagato! Ti sei fatto il carcere per quello!
- Non abbastanza a quanto pare, è stato stupido da parte mia credere di poter mettere una pietra sopra al mio passato. E' chiaro che nessuno qui intorno intende darmi una mano a dimenticarlo, non sarebbe giusto, quindi quello che succede a me finisce per ricadere anche su quelli che mi stanno vicini
- Fanculo. Non voglio sentirti dire queste cose. – Aiden era agitato
- E' finita. Lo sai meglio di me che è la sola cosa da fare. Non intendo trascinarti nella mia vita di merda
- No, col cazzo! Non puoi decidere per me. Mi stavi evitando per questo motivo? Credevi che dopo il pestaggio sarebbe cambiato qualcosa per me? Levin, rispondimi!
Non avevo altro da aggiungere, qualsiasi altra cosa sarebbe stata superflua, ma Aiden non era dello stesso avviso. Mi stava seguendo all'esterno della scuola, lo vidi pararsi davanti a me, ancora quel viso tumefatto sotto i miei occhi.
- Vuoi darla vinta al resto del mondo?
Mi venne da ridere – Al resto del mondo non frega un cazzo di me o te, Aiden. Apri gli occhi e svegliati da questa favola. Non siamo in un film gangster, siamo a Brooklyn, nel duemila e diciotto e mi dispiace, ma il regista della mia vita non ama le storie a lieto fine a quanto pare. E poi non ho mai capito neanche cosa ti piace di me, Aiden! Il fatto che sia pericoloso? Ti piace l'idea di frequentare uno che rischia la vita soltanto perché respira? E' tutto qui? Se è così, lascia perdere, il tuo amico ha ragione, io non ti conosco neanche e tu non conosci me. Abbiamo giocato abbastanza
- Parli di Keno? Quindi è venuto a parlarti sul serio! Keno e la sua mania di non lasciare perdere mai un'occasione per sputare delle cazzo di sentenze a destra e a manca – sussurrò Aiden, era furioso – lui è soltanto incazzato con tutto quello che lo circonda. Vuole controllare anche noi, è quello che gli riesce meglio
- No, ti sbagli. Vuole proteggerti
- Fanculo. Non sono un bambino! Non ho bisogno della protezione di nessuno, vuoi capirlo?
Scossi la testa – Stai ragionando come se lo fossi però. Basta così, Aiden. Mio fratello ha fatto saltare in aria l'auto di Polanski ieri notte, questa storia non finirà qui. Ti hanno già visto con me in precedenza, ma se mi starai lontano andrà tutto bene, non avranno più motivo di scontarsela anche con te. Non voglio doverti proteggere a tutti i costi, potrei non esserne capace. Guarda com'è andata a finire l'altra sera ... se dovesse accadere una seconda volta potremmo non essere così fortunati da cavarcela. Non voglio altra gente sulla mia coscienza. Puoi almeno accettare questo? Se tu sei pronto a rischiare, io non lo sono.
I suoi occhi erano lucidi ed intrisi di troppe emozioni diverse adesso. Rabbia, dolore, paura, ma niente che avesse a che fare con l'acquiescenza. Aiden si era legato a me spinto dalla disperazione e dalla paura di rimanere da solo. Adesso doveva tornare a fare i conti con quelle paure.
- Ti credevo diverso, Levin. Pensavo che tu non avessi paura di niente, ma mi sbagliavo. In fin dei conti sei esattamente come tutti gli altri. Un codardo che brancola nel buio e spera di cavarsela vivendo la sua vita in punta di piedi. Sai che ti dico? Fanculo
Mi stava bene così, che mi odiasse pure, purché mi stesse lontano. Stava andando via di corsa, non verso la scuola, ma verso la sua auto. Sentii lo sguardo di Keno addosso, poi lo vidi andargli incontro in fretta, Aiden lo spinse via, stavano parlando di me, facevo parte di quel dramma adolescenziale che per tutta la mia vita avevo provato ad evitare.
Neanch'io avevo più voglia di tornare in classe.
KENO
Niente di tutto quello mi aveva fatto sentire in colpa, avevo detto a quello stronzo ciò che pensavo. Sapevo che quando Aiden lo avrebbe scoperto si sarebbe incazzato ma doveva capire, non si trattava di niente di personale, era logica. Il mio amico era un ragazzo normale, il suo crimine più grosso era quello di aver fumato qualche canna e non doveva essere quello il momento per spingersi oltre. Sentivo che la vita di Aiden stava andando a puttane e che non potevo aiutarlo più di quanto già facessi, però ero ancora in tempo per impedirgli di autodistruggersi.
Poi fare qualcosa di buono per l'unica persona che conta, anche se farai comunque la parte del cattivo.
Mi muovevo in silenzio nel corridoio e, prima di dirigermi in cortile, incrociai la figura di Callum vicino gli armadietti, come spesso accadeva era in compagnia del giocatore di football parecchio minaccioso. Stava annuendo senza nemmeno sollevare la testa, attesi qualche istante che l'altro si allontanasse e mi avvicinai a Callum impedendogli di andare per la sua strada.
- Hai intenzione di evitarmi per sempre? – chiesi stizzito.
Dalla sera della festa non ci eravamo più parlati, non conoscevo il motivo preciso, potevo forse immaginare che il mio gesto lo avesse turbato ma ovviamente non avevo voglia di farmi scaricare così, come se non esistessi.
Naturalmente la risposta di Callum non arrivò, si limitò ad arrossire leggermente e far vagare lo sguardo ovunque tranne che su di me.
- Sei ritardato per caso Callum? – lo incalzai sbattendo una mano contro l'armadietto – si può sapere perché ti comporti così? Sai parlare, no? La lingua ce l'hai
Quell'ultima frase volutamente provocante lo spinse a sollevare lo sguardo, sembrava ancora molto a disagio ma alla fine riuscì a dire qualche parola.
- Io ho molti problemi – mormorò in un sussurro.
- Ah, sì? Complimenti, benvenuto nell'esistenza umana – replicai incrociando le braccia.
- Non sono una persona che vorresti frequentare, lo dico per te – aggiunse – incasino sempre la vita di tutti
- Quel tipo ti da problemi? – chiesi direttamente.
- Lascia perdere Maxwell. Vuole solo che faccia i suoi compiti, quindi ...
Conoscevo quel nome anche se non ci avevo avuto a che fare direttamente, sapevo che se qualcuno avesse avuto bisogno di erba, pasticche o coca poteva chiedere di lui. Non ne ero certo al cento per cento ma potevo sempre sondare il terreno.
Me ne andai senza replicare, lasciando Callum nella confusione e nel silenzio, mi diressi nel cortile per riuscire ad incrociare Maxwell ma mi resi conto di Aiden che camminava furioso verso i parcheggi.
Sta' attento.
Ero certo fosse incazzato, il sorriso che aveva alla prima ora adesso non esisteva più, probabilmente Levin lo aveva aggiornato sulla nostra chiacchierata. Decisi che dovevo comunque parlargli adesso, così gli andai dietro e prima che salisse in macchina lo fermai.
- Aiden
Si voltò immediatamente con gli occhi carichi di disprezzo – Sparisci dalla mia vista, miserabile pezzo di merda
Incassai, ero deciso a farlo ragionare - Vedi di usare il cervello Aiden, pensi che quella relazione ti avrebbe portato davvero a qualcosa di positivo?
- Perché non ti levi dalle palle? Non toccava a te decidere cosa fare della mia relazione! Come cazzo hai potuto intrometterti? Come cazzo hai osato mandare a puttane l'unica cosa decente della mia vita? – urlò diventando rosso in volto per la rabbia.
Mantieni la calma.
- L'unica cosa decente? – risi di sdegno – credevo che noi due fossimo decenti! Credevo che la nostra amicizia ci tenesse in piedi, da quando ti serve una fottuta relazione con uno appena conosciuto per stare bene?
- Cristo, ma che cazzo pensi di saperne della mia storia? Soltanto perché tu sei un pezzo di merda senza sentimenti non significa che dobbiamo essere tutti come te – ringhiò con la voce carica di odio.
Resta calmo.
- Non sai cosa dici Aiden. Cazzo, usa la testa – replicai – guardati in faccia! Pensi che sia una cosa normale finire in una rissa dove la gente si sbudella? Ti sembra normale essere scaricato in una spiaggia come fossi un sacco di spazzatura? Ti serve il brivido per sentirti vivo? Accomodati, incarna uno dei più grandi clichè dell'adolescente medio.
I suoi occhi erano fiammeggianti e le sue labbra tese in un ghigno malefico, stava stringendo i pugni e parlò con voce cupa – ma sentiti, così fiero di sputarmi addosso i tuoi giudizi del cazzo. Ti sentivi bene mentre giudicavi Levin dal tuo pulpito? Ti sei divertito a farlo sentire spazzatura? Tanto non sai fare altro, sai solo umiliare il prossimo per sentirti migliore e sfogare la tua dannata rabbia. Ma sai cosa c'è davvero? C'è che tu sei il più patetico di tutti.
Respira, mantieni il controllo, respira.
- L'unica cosa che ho fatto è stata ricordargli chi era e chi sei tu. Se si è fottuto la vita non ha diritto di fottere anche la tua – replicai con lo stesso tono.
- E tu non hai nessun diritto di controllarmi e decidere per me! – ringhiò, il suo viso era deformato dalla furia - sei perfido, sei un manipolatore del cazzo! Lo sanno tutti! Cosa non ti è andato bene stavolta? Pensi che non siamo già abbastanza soli e disperati? Vuoi trascinarmi con te nel tuo squallore? – mi diede una spinta – io voglio essere felice! Non passerò la mia esistenza come te, facendo a pezzi le vite degli altri per sentirmi meglio! Non provare a farmi diventare come te, cazzo.
È Aiden, non puoi fare del male ad Aiden.
- Come me? E che persona sarei? – ringhiai, sempre meno cosciente delle parole che mi veniva fuori – forse una che non si fa calpestare, una che ha dell'orgoglio e non vuole mettere la propria vita al servizio di qualcun altro, è così sconvolgente? Ma d'altronde tu non sei abituato, giusto? A te piace essere messo sotto e fatto a pezzi!
- Non sei altro che un bastardo egoista e meschino! – la sua voce salì di un'ottava – sei solo, patetico e solo! Complimenti, adesso sei riuscito a rendere patetico e solo anche me! Ma ti sbagli se credi che vada tutto bene, se pensi di avermi fatto un favore. Non voglio più saperne dei tuoi cazzo di problemi! E' un continuo, continui a isolarci ... a isolarmi. Stammi lontano una volta per tutte.
Risi di scherno – ma sentilo, hai tirato fuori le palle? Aiden Berg che tronca qualcosa! Ci mettessi lo stesso impegno con la gente che lo merita davvero! Quanti anni è che mangi la merda che Andrew ti imbocca e ringrazi?
Quell'affermazione lo aveva lasciato impietrito, ma io non mi fermai, non ci riuscii, ancora una volta la parte più raccapricciante di me aveva preso il sopravvento.
- Anni passati a soffrire per quel coglione che non vale un cazzo, anni di piagnistei e delusioni, di angoscia e rabbia! Non lo hai mai lasciato e non lo farai mai, perché non fai altro che elemosinare attenzione – gli ricordai – e chi c'era quando non riuscivi più a sopportare le umiliazioni? IO! Io che ti trascinavo fuori da tutto quello schifo e provavo a farti ridere! Poi arriva il grande principe azzurro, simpatico, divertente, peccato che sia un fottuto criminale! Ti getta in una rissa e ti scarica in una spiaggia. Indovina chi era l'unico coglione nei paraggi? IO, cazzo, io! – ansimai senza fiato, il cuore mi batteva forte e le tempie mi pulsavano -sono sempre stato lì per te, a mettere una pezza ai tuoi drammi e ora arriva uno stronzo qualunque e io divento il tizio di serie B. Quello a cui non confidi più niente, quello che non ti serve e puoi scaricare come se nulla fosse visto che ha pestato i piedi al nuovo Re del tuo cuore. Ma vuoi sapere una cosa? Sono io che ha chiuso con te, cazzo. Quando Andrew tornerà ci penserai da solo a sputtanarti la vita perché è quello che sai fare meglio ma stavolta non ci sarò io. Non ci sarà nessuno
Aveva gli occhi pieni umidi di lacrime ma non ne cadde neanche una, Aiden sapeva essere stoico e freddo, mi piaceva credere che quelle abilità ero riuscito a trasmettergliele.
- Mi sta più che bene – disse a denti stretti, controllando a fatica la voce – sono felice di non essere più una delle tante persone a cui rovini la vita. Forse dovrei darli anche io dei consigli a quelli che hanno a che fare con te: attenzione, Keno Schulz è più tossico del veleno.
Poi aprì lo sportello della macchina con uno strattone, montò e lo richiuse con un rumore sordo.
Che cosa hai fatto?
Non c'era più niente da salvare, avrei voluto essere una persona diversa, migliore, ma non lo ero, potevo solo essere me stesso. Lo vidi partire e non dissi niente per fermarlo, non chiesi scusa.
Sapevo che era finita per sempre, lo avevo letto nei suoi occhi. Lo conoscevo da tutta la vita, ci eravamo guardati le spalle a vicenda e ora si era aggiunto alla lista di quelli di cui avevo guadagnato il disprezzo.
Ero pieno di rabbia, camminavo per i corridoi con le braccia rigide lungo il corpo e la gola secca, ero sul punto di esplodere e desideravo soltanto fare davvero male a qualcuno. Perché era successo? Forse il vero sbaglio era pensare che Aiden fosse diverso, credere che esistesse davvero la lealtà.
Io e te contro il mondo, non ci separeremo mai.
Anche quella doveva essere una menzogna o forse era solo una frase pronunciata da due bambini troppo piccoli per capirne davvero il significato, una promessa che solo io volevo mantenere.
Ad un tratto i miei occhi incrociarono la figura di Maxwell che si dirigeva verso gli spogliatoi, non pensai nemmeno a quello che stavo facendo, lo feci e basta.
Accesi il registratore nel mio telefono e lo infilai in tasca, poi lo seguii entrando nella stanza e fermandosi a pochi passi da lui. Era chino, intento a sistemare il suo borsone, sollevò la testa interrogativo.
- Che vuoi?
- Sei Maxwell? – chiesi – ho sentito in giro che se uno ha voglia di divertirsi deve parlare con te
Quello mi fissò seriamente, poi diede un'occhiata intorno e tornò a guardarmi – che genere di divertimento hai in mente?
- Tu che mi offri? Sappi che ho soldi da spendere – risposi con un leggero sorriso.
I suoi occhi brillarono – direi di lasciare perdere l'erba allora, è roba per poveracci. Ho delle pasticche fantastiche, anche roba farmaceutica, ti fanno venire trip che non immagini. Ma forse hai voglia di qualcosa di più sofisticato, ho della coca da urlo. Purissima. Una botta ti viene cinquanta dollari, che te ne pare?
Io restai in silenzio per un momento, come se ci stessi riflettendo – andata. Ce l'hai con te?
- Non ora, la prendo domani, non pretenderai che giri con la roba addosso! Ma i soldi li voglio in anticipo, non mi piacciono i furbetti
- E io non sono uno di quelli, ti va bene se te li do fra un'ora? Li ho nell'armadietto – gli assicurai.
- Bene, ci becchiamo nell'aula di Arte
- E' un piacere fare affari con te – mormorai voltando le spalle e uscendo dallo spogliatoio.
Una volta in corridoio spensi la registrazione e con passo svelto mi recai nell'ufficio del preside, bussai alla porta e lo sentii invitarmi ad entrare.
Mi accomodai e gli sorrisi leggermente, lui ricambiò, era un tipo giovanile, sulla quarantina, il tipo di persona che ama portare cambiamenti e tenere un dialogo aperto con gli studenti. Il classico tipo a cui puoi dire tutto e che ti chiama per nome, soprattutto agli studenti più promettenti della scuola.
- Devo parlarle assolutamente di una cosa, Preside – dissi con il tono di qualcuno che aveva un segreto troppo grosso da mantenere.
L'uomo divenne attento – di che si tratta? È successo qualcosa?
Annuii – qui a scuola, c'è un giro di spaccio e sono molto preoccupato
Quella notizia lo aveva folgorato, lo vidi scuotersi leggermente posando la penna sulla scrivania, prese un respiro e continuò a parlare fissandomi attentamente negli occhi.
- Sei sicuro di quello che dici, Keno?
- Sì, so anche di chi si tratta. Maxwell, il giocatore di football, ho sentito che anche altri ragazzi ne parlano – risposi con tono deciso.
- I ragazzi dicono molte cose e questa è una accusa molto grave, soprattutto così diretta verso un compagno. Ovviamente avvieremo una piccola indagine, discreta, per sapere se effettivamente la voce sia fondata
- Lo è – dissi tirando fuori il mio telefono – ci ho pensato io a verificarla – poi premetti il tasto play.
Quando uscii da quella stanza il Preside era bianco come un lenzuolo e si era già attaccato al telefono, una faccenda tanto grave richiedeva la massima urgenza. Sarebbero stati convocati insegnanti e genitori, l'espulsione era garantita.
Ancora una volta un punto per Keno eppure sapere che quel coglione fosse fuori gioco non mi era stato di grane aiuto, sentivo quelle pareti soffocanti e decisi che era stata già una giornata sufficientemente di merda, potevo anche tornarmene a casa.
Uscii dirigendomi verso il cancello, vidi Callum sdraiato sotto un albero intento a meditare o riprendersi dalle sue consuete esperienze di quasi morte. Decisi di fare una piccola deviazione e chiarire anche a lui qualcosa di fondamentale:
- Mi devi un favore, verrò a riscuoterlo – dissi secco dandogli un calcio alla gamba.
Quello si riscosse e mi fissò confuso – un favore?
- Ho risolto il tuo problema, ora vedi di fare pace con il cervello – sbottai e poi girai i tacchi per andare via.
Ma il destino sa essere infame alle volte e quel giorno i drammi non erano finiti, nella mia vita di merda mancava ancora la ciliegina sulla torta. Ed eccola lì, personificata in Noah che mi stava aspettando fuori dalla scuola, aveva ancora il telefono in mano, probabilmente stava pensando di chiamarmi.
- Ehi! – il suo viso si riempì di gioia vedendomi uscire dal cancello – hai già finito?
- Non avevo voglia di restare ancora – dissi secco.
- Beh, allora arrivo appena in tempo! – rise passandomi un braccio intorno alle spalle – ti porto a pranzo fuori, ho delle novità pazzesche da dirti e mi sembra un secolo dall'ultima volta che ci siamo visti
Lo seguii senza avere la forza di ribellarmi, mi lasciai trascinare vicino la moto, ci montai sopra e finii per sedermi al tavolino di un chiosco davanti a lui.
Stava parlando, non faceva altro, vedevo la sua bocca aprirsi ma non sentivo minimamente cosa dicesse. Le mie orecchie erano ancora piene di urla, delle parole che Aiden mi aveva sputato addosso e di quelle che io avevo urlato a lui. Ripercorrevo quella scena in loop e qualsiasi altra persona in questo momento appariva più insignificante di un granello di sabbia.
- Ehi, ma mi ascolti? – chiese sfiorandomi la mano e riportandomi con la mente a quella scenetta senza senso – ti stavo dicendo che ho iniziato il tirocinio in ospedale finalmente! E indovina? Sono al Pronto Soccorso, reparto traumi. Mi sembra un sogno, è raro che prendano dei tirocinanti lì ma gli sono sembrato in gamba – sorrise.
Io rimasi in silenzio, fissavo lui, poi il panino che avevo davanti, tutto mi dava la nausea.
- Non dici niente? Che ti prende? – vidi il suo sguardo farsi dolce – nessuna battutina pungente? Mi sono mancate anche quelle, pensa un po'
- Perché sei un idiota – mormorai con voce smorta.
- Ah ecco, ora ti riconosco – rise – com'è andato il fine settimana? Tua madre si è calmata un po'?
Puntai i miei occhi nei suoi, il ghiaccio contro un prato verde – sono stato ad una festa e ho baciato un altro
Silenzio.
La mente di Noah stava ancora elaborando ma sapevamo entrambi quanto a fondo avessi infilzato la lama.
- Come? – disse alla fine totalmente senza parole.
- Sono stato ad una festa e ho baciato un altro, un bacio parecchio lungo tra l'altro – ripetei con un tono privo di emozione.
Aiden ha ragione, sei un sacco di merda tossico.
- Cristo Santo Keno, cosa diavolo significa? – mi chiese disperato – dammi una cazzo di spiegazione, un senso ... io
- Tu sei sempre il solito idiota che vive di illusioni – lo interruppi – ti ho detto infinite volte che non c'è niente di serio fra noi, niente di esclusivo ma a te non entra in testa. Ho baciato un altro perché avevo voglia di farlo e magari succederà ancora
Le sue labbra tremavano e, a quel punto, si sollevò di scatto – credevo avessi del rispetto per me! Anche se non mi ami, anche se non valgo abbastanza penso di essermi meritato un briciolo di rispetto da parte tua
- Dovremmo chiuderla qua o vuoi invocare il nome del grande amore?
Quello scosse la testa, il suo corpo trasudava delusione e disgusto – ti ho perdonato la prima volta, ho perdonato qualsiasi cosa, ho provato a capirti e ho creduto che con il tempo avresti imparato a fidarti di me. Speravo che un giorno mi accogliessi nella tua vita anche se magari non avresti mai potuto provare per me lo stesso sentimento che provo io – la sua voce era tremendamente roca – so di essere una persona che vive in balia delle proprie emozioni, ma tu, Keno, sei rotto dentro e io non posso aggiustarti. Non posso più fare niente per te e tu non mi vuoi
- Ci sei arrivato finalmente – dissi senza tradire emozione.
Un sorriso amaro comparve sul suo volto – Sì, ci sono arrivato. Non credevo che ci fosse un niente tanto grande dentro di te, ma ora, osservando il modo in cui mi guardi mentre mi infili l'ennesimo coltello nello stomaco, capisco che è tutto vero. Sei davvero tutto qui, sei solo miseria e non accosterò mai più la parola amore al tuo nome
Anche io mi sollevai ma, prima che potessi andare via senza dire nulla, la sua voce mi fermò, con l'ultima e fatidica domanda.
- Dimmi solo perché io – disse di getto – cosa ti ha portato a scegliere proprio me come bersaglio delle tue torture?
- Perché sei debole – dissi semplicemente – oppure perché sei la prima persona che mi è capitata. Ci hai mai pensato che forse non sei mai stato nemmeno tanto importante da rientrare in una scelta mirata? Forse eri solo l'idiota giusto per la persona sbagliata
Poi mi mossi e non mi voltai, non sapevo come avesse preso quelle ultime parole, se stesse piangendo o se fosse corso via. Anche quella porta si era chiusa sbattendo forte e facendo rimbombare quell'eco dentro il mio corpo vuoto. Aveva ragione Aiden adesso, ero solo e lo sarei stato per sempre, per quelli come me era così.
ANDREWEra novembre ormai ed il cielo plumbeo di Brooklyn sembrava volerci ricordare che l'arrivo dell'inverno era ormai imminente. Tornare a casa era stato più semplice del previsto quella volta, forse perché finalmente mi sentivo pronto ad affrontare tutte le conseguenze che le mie innumerevoli partenze si erano lasciate dietro. Per la prima volta stavo accantonando qualsiasi tipo di incertezza che fino a quel momento mi aveva frenato, non lo facevo a cuor leggero, anch'io in fin dei conti ero più vulnerabile di quanto mi piacesse pensare.
Era trascorso un mese dall'ultima volta che avevo visto Aiden in carne e ossa, un periodo di tempo durante il quale le comunicazioni erano state scarse e, in certi periodi, perfino assenti. Qualsiasi sentimento ci avesse legato stava lentamente dissolvendosi davanti ai nostri occhi ed io non avevo più intenzione di prolungare quel lento stillicidio.
Lui aveva risposto alla mia telefonata con un tono smorto, ma che non mi aveva stupito più di tanto. Non sapeva del mio ritorno ed io non mi ero mai preso la briga di avvisarlo, così adesso stavo percorrendo il vialetto di casa sua, deciso a chiudere in modo definitivo e perentorio una volta per tutte.
Quando scesi dall'auto fui sorpreso di trovarlo già lì, seduto sui gradini di casa, in evidente attesa che arrivassi. Mi ci volle più di qualche secondo per mettere a fuoco la sua figura e, subito dopo, le chiazze violacee sul suo viso. Rimasi interdetto, mentre mi dirigevo a passi frettolosi verso l'entrata
- Che diavolo hai fatto alla faccia? – non era quello il modo in cui avevo immaginato di salutarlo dopo un mese di silenzio e lontananza, ma lo spettacolo del suo viso era qualcosa di inaspettato e spaventoso
- Lascia perdere, soltanto una stupida rissa ad una festa – disse con tono apparentemente incurante
Aveva gli occhi gonfi e pesti, oltre a tutto il resto. Ero ufficialmente preoccupato
- Che genere di rissa? Questi sono pugni belli e buoni. In che genere di guai ti sei cacciato ultimamente? Non hai una bella cera
Aiden si lasciò andare ad una risata bassa e spaventosa, i suoi occhi azzurri non mi erano mai sembrati così cupi e gelidi come in quel preciso istante
- Non dirmi che sei venuto qui per parlare del mio aspetto tutt'altro che entusiasmante, Andrew. Credevo che finalmente avessi tirato fuori le palle ... c'era parecchia urgenza nella tua voce quando mi hai chiamato stamattina, perché non vai dritto al sodo? Non ho tutto il giorno io
- Allora se hai fretta perché non inizi a spiegarmi che cazzo ti è successo alla faccia? Chi è stato?
Provai ad avvicinarmi a lui per controllarlo meglio, i suoi tentativi di nascondere quelle brutte chiazze con i suoi capelli lisci non aveva sortito effetto. Aiden indietreggiò con violenza fino a finire con le spalle contro la porta
- Dico sul serio. Hai qualcosa da dire? Altrimenti sarò io a parlare una volta per tutte. Non dirmi che vuoi lasciare questo ingrato compito a me
Qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca era veleno. Mi detestava, ma sotto quella superficie sprezzante capii che disprezzava soprattutto sé stesso. Non era il momento adatto per affrontare una rottura, riuscivo a vederlo chiaramente, Aiden aveva avuto dei grossi problemi che non avevano totalmente a che fare con me.
- Sei venuto qui per lasciarmi, no?
L'aveva detto ed io non avevo fatto nulla per nascondere il mio intento. Calai la testa, gli dovevo almeno un minimo di sincerità. Basta tirare la corda o non avrei mai trovato il coraggio di andare fino in fondo. Eppure il suo aspetto mi preoccupava
- Senti, possiamo anche parlarne più avanti ...
- Incredibile. Vuoi rimandare ancora? Cosa c'è che non va adesso? Ti ha impietosito vedermi così? – Aiden rise di scherno, poi si passò una mano sul viso – sono pronto, Andrew. Forse lo sono da più di quanto immagini. Quindi fatti sotto, tanto è già finita da un pezzo, no?
Era così, lo guardai dritto negli occhi, ero impietosito, Aiden aveva indovinato, ma ero anche molto dispiaciuto per il modo in cui avevo mandato a puttane tutto.
- E va bene, – iniziai, prendendo un profondo respiro – non è mai stato tutto rose e fiori tra noi due, non mentirò dicendo che lo era. Siamo due persone infantili, testarde e con poca voglia di affrontare i problemi. La differenza sta nel fatto che tu puoi essere giustificato, sei giovane, eri alla tua prima esperienza e, dannazione, so bene che toccava a me bilanciare la nostra relazione, perché io avrei dovuto essere la controparte matura ... beh, ho fallito alla grande e me ne prendo tutte le responsabilità. Ti ho trattato di merda e non ho voluto prendermi nessuna colpa, sappi che ho sempre saputo che era colpa mia.
Pensavo che parlare mi avrebbe fatto male, ma ogni parola che veniva fuori dalle mie labbra sembrava alleggerire qualcosa dentro il mio petto. Incontrai i suoi occhi cupi e seri, neanche il suo sguardo riuscii a farmi smettere di provare quel dannato sollievo che tanto iniziavo a detestare
- Vorrei poter dire che ho provato a risolvere qualcosa, ma non è così. Sì, mi sono intestardito su questa relazione, ho voluto portarla avanti nonostante mi fosse già chiaro che non era comunque destinata a durare e l'ho fatto perché sei divertente ed eccitante. E questo non cambierà mai
- Ma non basta – concluse lui per me.
Un'altra risata bassa e gelida, Aiden scosse la testa e fece spallucce – E così siamo arrivati alla resa dei conti. Ho immaginato e temuto questo momento talmente tante volte che adesso sono quasi stupito della mia reazione ... - poi mi guardò con attenzione – provi anche tu quello che sto provando io?
- Dispiacere?
- No, quasi niente.
Lo aveva detto e non avevo idea del perché avesse deciso di reagire in quel modo. Non volevo quello, avrei preferito qualsiasi altra cosa, ma non quell'Aiden irriconoscibile che avevo davanti.
- Non dire stronzate.
- Non lo sto facendo, non sono mai stato tanto serio in vita mia. Guardaci Andrew, questa storia era cenere già da mesi! E non fingere che per te sia diverso, perché so che non è così. Da quanto tempo non mi importa più quello che ti succede o cosa fai? Dio, non hai neanche idea di quello che mi è capitato in questi ultimi mesi e con questo non voglio dire che è tutta colpa tua. Non volevo parlarne con te, non eri la prima persona che mi veniva in mente quando si trattava di confidenze e conforto. Eri quello che mi avrebbe scopato dopo che qualcun altro avesse ascoltato i miei fottuti drammi
Non c'era furia nelle sue parole, soltanto una profonda verità che non avrei potuto smentire o anche solo rendere meno spaventosa di ciò che era. Anche Aiden non aveva idea di quello che accadeva nella mia vita, eravamo stati troppo incuranti per preoccuparci delle conseguenze di quel silenzio indifferente che alla fine ci aveva distrutto. Quelle parole mi colpirono comunque, fu come ricevere un pugno in pieno stomaco. Doloroso e inaspettato.
- Mi dispiace. Avrei dovuto chiedere di più, insistere. Ma hai ragione, non mi sono mai messo nei tuoi panni. Non mi importava, credo. – ammisi a malincuore
- Perché piangere sul latte versato? – un altro ghigno distaccato. Aiden camminava lungo l'ingresso come un leone in gabbia. Alla fine si era fermato proprio davanti a me
- Io sono già andato avanti. Non hai di che preoccuparti, sapevo che questo momento sarebbe arrivato, presto o tardi. Avrei voluto essere io il primo a trovare il coraggio, ma suppongo che Keno e gli altri avessero ragione su di me
- Che c'entra Keno?
- Niente di importante. Ha solo provato a mettermi in guardia nel corso di questi anni, come puoi vedere dall'esterno è sempre tutto più chiaro, no? Cristo, anch'io sapevo di essere patetico a volte, ma non riuscivo a smettere, anche quando mi intimavo che quella sarebbe stata l'ultima goccia di veleno che avrei bevuto ... - Aiden si lasciò andare ad una risata amara – tutti sapevano che questa storia non avrebbe portato a niente di buono per me.
Tutti eccetto i diretti interessati, pensai. No, anche noi nel nostro inconscio avevamo già potuto intravedere quanto fossimo inconsistenti. Non eravamo riusciti ad ammetterlo in tempo però. Improvvisamente la tristezza arrivò in tutta la sua violenza, si abbatté su di me come una tempesta impossibile da evitare. Guardavo ciò che rimaneva del ragazzo che un tempo avevo finto di amare e mi ritrovavo davanti ogni dannata mancanza che ci aveva fatti finire lì ... alla fine di ogni cosa. Era tutta colpa mia, dovevo essere il peggiore essere umano del pianeta. Il carnefice di un dannato ragazzino che non aveva ancora le armi adatte per difendersi da un assalto così spietato e preciso com'era stato il mio.
Il mio primo istinto fu quello di abbracciarlo, stringere il suo corpo magro e chiudere le mie braccia intorno a lui, quasi a volerlo proteggere. Ma proteggere da cosa? Non era stato qualcosa di esterno ad averlo ferito e distrutto, ero stato io.
- Mi dispiace. Non avrei dovuto ... non avrei mai dovuto ... è tutta colpa mia
Lo tenevo stretto, annegavo anch'io in quel calore che per un po' di tempo era stato il mio conforto.
- Va bene così. Sei stato bravo, Andrew ... Alec sarebbe fiero di te – un'altra risatina bassa, adesso molto meno gelida di prima. Non aveva pianto, ma i suoi occhi erano lucidi e gonfi. Io ero annientato, per la prima volta nella mia vita stavo sperimentato il morso dei sensi di colpa che mi portavo dietro. Non potevo fare nulla contro quel lento dilaniare o forse non volevo ... io meritavo quei morsi
- Se mai ti andasse di parlare con me ... so che non siamo mai stati dei confidenti, ma non sarebbe troppo tardi per iniziare
Aiden la trovò buona – Non ti allargare troppo, Wolfie. Non credo nell'amicizia tra ex, quindi vedi di sparire in fretta e di non farti più vedere. Mi aiuterà.
Doveva essere divertente, il tono che aveva usato non lasciava presagire nessuna cattiveria, ma quelle sue stesse parole erano state troppo perfino per lui. Aiden venne scosso da un tremore, alla fine anche lui stava piangendo. Niente più abbracci, niente addii, non riuscivo a muovere un solo muscolo e lui stava cercando di ricomporsi in fretta
- E' la settimana in cui tutti mi mollano – lo sentii biascicare piano, tra le lacrime. Eppure continuava a ridere
- Soltanto degli idioti come me ti mollerebbero, Aiden
Avevo allungato una mano verso il suo viso morbido e bagnato e poi lo avevo accarezzato piano. Un ultimo gesto di affetto, uno dei pochi che gli avessi mai mostrato
- A quanto pare il mondo è pieno di idioti
Poi retrocedette ed il suo viso si aprì in un sorriso malconcio – Soltanto una cosa: Non provare a tornare con quel coglione di Alec. Sai che lo detesto
Fu il mio turno di provare a ridere tra il dispiacere – Chiusa per sempre, lo giuro. Fammelo anche tu un favore però: niente più risse. Sei troppo bello per farti conciare così
- Parola di boy scout
E così finiva un'era della mia vita che non sarebbe più tornata. Fatta di spensieratezza e una buona dose di incoscienza ... avevo vissuto quella storia senza pormi neanche una sola domanda su quello che ci avrebbe portato il futuro ed ecco com'era finita.
La leggerezza uccide. Quella lezione non l'avrei dimenticata.
ANGOLO AUTRICI: Le feste sono finite e anche le gioie XD Presto comincerà una nuova fase di Split speriamo vi piaccia e vorrete commentarla con noi!
Un bacio e a presto
BLACKSTEEL
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