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Segreti

La mancanza delle cose eternamente desiderate ma mai avute fa sempre così male da far perdere di vista gli sbagli fatti a chi è vittima di questa lacuna.

Temari non si rendeva conto di sbagliare e di fare del male indirettamente. Non pensava di danneggiare nessuno osservando tutto ciò che lei aveva sempre desiderato ma mai avuto, si accontentava di vederlo vissuto da altri. Provava un piacere agrodolce passando qualche serata nascosta nel parcheggio della palestra di Kisame osservando le persone all'interno attraverso le vetrate. Si sentiva così sola da essersi affezionata a gente che nemmeno la conosceva.

Loro non hanno idea della mia esistenza.

Tuttavia, il piacere Temari che provava vedendo quei forti legami la faceva sentire in parte appagata di quelli che lei non aveva avuto, soprattutto con la famiglia. Le capitava, a volte, di sentirsi vittima di una profonda ingiustizia, i legami che avevano loro si erano stretti in modo naturale e automatico. Lei, per quanto avesse lottato nella vita, non era mai riuscita a realizzare niente di simile.

Dove sbaglio?

Li osservava anche per cercare di dare una risposta a questa domanda. Purtroppo ormai era completamente persuasa che a Gaara e Kankuro non importasse niente di lei. Soprattutto a Gaara, sembrava che il suo passatempo preferito fosse vantarsi dei suoi successi lavorativi, dell'aspetto, dei molti amici che aveva, insomma, di qualunque frangente della sua vita. Temari non era mai riuscita a dimostrargli che anche lei valeva qualcosa. A dimostrarlo a Kankuro. Sarebbe stato perfetto se un giorno Gaara avesse ammesso le sue qualità iniziando ad ammirarla convincendo anche Kankuro ad affezionarsi di più alla sorella maggiore. Purtroppo quei due avevano sempre fatto comunella tra loro facendo finire lei tra gli esclusi. Si dice che le dinamiche sociali emergano in modo automatico e con l'inconsapevolezza del singolo individuo, Temari si domandava sempre più spesso se si potesse intervenire per cambiarli questi percorsi apparentemente obbligatori.

Era lì per caso, quel giorno, come sempre. Aveva sentito le voci, visto Sasuke fuggire via in moto scooter e Kisame accompagnare fuori Madara con la testa fasciata. Solo da questo non le era stata ben chiara la dinamica degli avvenimenti. L'unica soluzione possibile per andare fino in fondo era stata quella di seguire Sasuke. Il moro aveva intenzione di incontrare Sakura, le doveva parlare in modo urgente, quelle le parole che era riuscita a captare Temari sentendolo parlare al telefono.

Si era avviata subito, la bionda non lasciava mai la macchina nel parcheggio della palestra, ma in una stradina vicina. Alle lunghe Kisame, Karin e Tsunade avrebbero potuto notarla quella vettura che non apparteneva a nessuno di loro.

Sapeva che Sasuke avrebbe vuotato il sacco appena incontrata la ragazza, era troppo sconvolto per riuscire a trattenersi. Temari ormai poteva affermare di conoscere bene la personalità di ognuno di loro.

Temari non aveva creduto alle sue orecchie sentendo il racconto di Sasuke a Sakura, si fidava ormai così ciecamente di quella ragazza da averle confessato addirittura di aver colpito Madara alla testa. Nonostante la bionda stesse attentamente seguendo le parole di Sasuke, una pungente malinconia la dilaniò, anche quello era un tipo di rapporto che lei non aveva mai sperimentato, una coppia che si dice tutto e per la quale non esistono segreti. Sasuke e Sakura si comprendevano alla perfezione a vicenda, tutto in maniera spontanea.

Quando i due si alzarono abbracciati dal tavolo, entrambi visibilmente calmati dopo quella dichiarazione d'amore che a Temari non era sfuggita, l'avvocatessa pensò che era giunta finalmente l'occasione di dimostrare a Gaara, Kankuro e al mondo intero che anche lei valeva qualcosa.

Mi dispiace, ma la mia intelligenza urla di essere ascoltata da quando sono venuta al mondo.

Afferrò il telefono dalla borsetta di pelle morbida e marrone pensando che ancora non era troppo tardi per trovare qualcuno nella palestra di Kisame.

Le rispose Tenten, la ragazza messa a sostituire momentaneamente Karin impegnata nella tournée con il marito.

"Buonasera, signorina, la sto chiamando dall'ospedale. Sono la dottoressa che ha in cura il signor Madara Uchiha. Purtroppo la ferita che ha avuto alla testa è più grave di quello che sembrava, è entrato in coma. Affinché riceva delle cure appropriate è necessario che lei mi dica effettivamente con quanta forza è stato colpito."

Pausa. Nonostante la cornetta non trasmise nessun suono Temari avvertì chiaramente il panico della ragazza, sarebbe stato sciocco non sfruttare un terreno così fertile.

"Ehm... energicamente. Una di quelle reazioni pilotate dalle emozioni." la voce di Tenten tremava, Temari avvertiva il desiderio di coprire Sasuke che faceva a pugni con l'angoscia per le condizioni di Madara, completamente inventate da lei.

"Mi conferma che l'azione è stata compiuta da Sasuke Uchiha?"

"Io non credo che questo sia importante per le cure che lei deve a Madara." Tenten riacquistò sicurezza.

"Dovrei conoscere la forza e la corporatura del soggetto..."

Tenten riagganciò. Temari sorrise, non aveva importanza, le conferme che cercava le aveva già avute.


Nei primi momenti in cui Naruto aprì gli occhi nella luce dell'ultima giornata di trasferta, non ricordava di avere qualcuno che gli si era addormentato accanto.

Dannazione!

Realizzò di avere un braccio di Itachi che gli attraversava il petto contemporaneamente al rendersi conto di essere completamente nudo. Dovette sforzare la mente annebbiata dal sonno per ricordare se fosse o no successo qualcosa. Arrivò alla conclusione che il massimo era stato il suo cedere sul materassino quando Itachi lo aveva abbracciato. Non aveva potuto trattenersi, molto spesso il corpo è crudele ed egoista, pensa solo ai suoi bisogni; soprattutto in seguito a periodi di stress e preoccupazioni. Un errore madornale, d'accordo, a maggior ragione adesso andava chiuso nella cassaforte del passato gettando via le chiavi.

E per te cosa è stato, Itachi?

Naruto si voltò a sinistra per guardare il moro ancora addormentato. Steso sulla schiena, anche lui senza assolutamente niente addosso, il viso nascosto nella matassa dei capelli che si era aggrovigliata nei movimenti del sonno. Itachi era ormai magro all'inverosimile, di nuovo. Le ossa del bacino sembravano voler bucare la pelle. Naruto si tolse con gentilezza il braccio dal petto per posarlo sul materasso, poi si allungò per coprire l'intimità del moro con il lenzuolo.

Naruto tornò a perdersi sul soffitto con un braccio dietro alla testa. Un errore gigantesco, è vero, ma non si poteva certo affermate che non fosse servito a niente. Mai il biondo aveva visto così chiaramente i sentimenti che provava verso Nagato. Non era successo niente di grave ma lo aveva tradito proprio in quegli aspetti che il marito riteneva di massima importanza, questa consapevolezza adesso lo faceva sentire come dilaniato da mille spade.

Cosa è stato per te, Itachi?

Probabilmente una ricerca di conforto. Il moro l'aveva indirizzata nei suoi confronti perché comunque c'era, e ci sarebbe sempre stato, un bellissimo rapporto tra loro. Tuttavia era innegabile che Itachi non era così ubriaco come aveva voluto far credere la sera prima, forse non lo era quasi per niente. Trovandoselo alle spalle nel borgo, a Naruto Itachi non era apparso scoordinato e traballante come lo era qualcuno sbronzo sul serio. La voce del moro era chiara, rispondeva a tono, soprattutto parlando dei regali da fare a Obito e Rin. Il pallore del suo viso era sembrato a Naruto, inizialmente, di una persona che sta per vomitare, ma ora non era più tanto certo che fosse per quello. Quegli occhi così fissi e vuoti gli erano rimasti talmente impressi da esserseli persino sognati nel corso della notte appena trascorsa. Se non era praticamente per niente ubriaco non si spiegava cosa gli fosse preso quando stava per volare giù dalle scale e durante le difficoltà avute in quella misera piscina.

"Che ti succede?"

Naruto aveva pronunciato quelle parole in un lieve sussurro ma tanto era bastato per far mugolare Itachi. Si stava svegliando, Naruto decise di alzarsi per togliere ad entrambi l'imbarazzo di fronteggiarsi nudi.

Il biondo pensò che una doccia calda fosse la cosa migliore per schiarirsi le idee. Sembrò funzionare. Se Nagato ormai non aveva più certamente niente da temere da parte sua, lo stesso valeva per Kisame. Probabilmente Itachi era logorato dai sensi di colpa nei confronti del marito per non averlo reso pianamente partecipe della sua vita negli ultimi tempi. Sebbene potesse sembrare tutto il contrario, questo era decisamente un buon segno. Quell'esperienza era servita da lezione ad entrambi, adesso erano pronti più che mai per tornare a casa e rimettere tutte le cose al loro giusto posto. Non era necessario far soffrire nessuno, non avrebbero parlato più nemmeno loro due di quanto accaduto la sera prima rimanendo gli ottimi amici che erano sempre stati.

Naruto sorrise alla sua immagine cercando di mettersi a fuoco nello specchio appannato dal vapore, si sfregò con vigore i capelli per poi tornare in camera coperto solo dall'asciugamano.

Sorrise a Itachi seduto sul letto e già vestito, intento a sistemarsi i capelli, gli unici indumenti che aveva erano quelli della sera prima.

"Se hai bisogno del bagno non c'è problema."

"Grazie, Naruto, ma forse è arrivato il momento che io mi metta altro, vado nella mia stanza."

Il sorriso di Itachi era sereno, lo sguardo di nuovo vivo. Naruto, sollevato, si sedette accanto a lui.

"Ascolta, Itachi, non è necessario..."

"Lo so, ho sbagliato io, mi dispiace."

"Mi hai fatto preoccupare, mi sono accorto che qualcosa non va." Naruto si fece serio.

"Perdonami. Non avevo intenzione di allontanarmi tanto, mi sono perso."

Naruto trasalì, sarebbe stato impossibile per chiunque perdersi in un posto tanto piccolo, anche visitandolo per la prima volta.

Itachi, che aveva intuito l'incredulità del biondo, sospirò abbassando lo sguardo: "Non l'ho detto ancora nessuno, nemmeno a Kisame e Sasuke, tu sei il primo, Naruto. Da qualche mese ho iniziato ad avere difficoltà a mettere a fuoco al buio, ma non pensavo di avere tutti questi limiti. Ne parlerò appena torniamo, non volevo far preoccupare nessuno visto che avrei dovuto stare fuori un intero mese."

Itachi frugò con le dita affusolate nella tasca dei pantaloni, ne estrasse una caramella che iniziò subito a succhiare. Questo gesto fece raccogliere le idee a Naruto, era diverso tempo che Itachi si nutriva quasi esclusivamente di dolciumi vari, addirittura da prima della partenza.

"Dopo Kisame mi ha chiamato Sasuke" il moro continuò la sua spiegazione "evidentemente ho attraversato il ponte senza accorgermene perdendo l'orientamento. Una volta trovatomi nel borgo non sapevo più cosa fare, l'unica soluzione è stata rifugiarmi in quel bar che hai visto, davvero ho bevuto solo due birre, non ero ubriaco."

"Ti ho anche chiamato, se tu mi avessi riposto sarei venuto a prenderti subito."

"Scusa Naruto, ma non riuscivo a schiacciare il pulsante di conferma, non lo vedevo."

Sebbene Itachi parlasse tenendo lo sguardo a terra, a Naruto non sfuggì come i suoi occhi divennero lucidi.

"Non vedevo le scale, ma solo un baratro nero" continuò Itachi "Ti ho riconosciuto solo perché hai parlato. Se non fossi venuto ad aiutarmi sarei rimasto là per tutta la notte. Stavo per annegare in un metro e mezzo d'acqua, non avevo idea di essere arrivato a questo punto."

Si abbracciarono, nessuno avvertì niente di male in questo, anche il corpo aveva compreso i suoi errori. Naruto si sentì picchiettare la spalla nuda da due lacrime bollenti, accarezzò i capelli di Itachi restringendo ancora più forte.

"Da quando sono stato aggredito mi terrorizza l'idea di stare da solo, compreso quando devo dormire" la voce del moro tremava "Per questo ho cercato la tua compagnia la sera in cui addormentai qui, e anche ieri chiedendoti di accompagnarmi in piscina."

Naruto sospirò: "Itachi, mi dispiace. Promettimi che ne parlerai con Kisame e Sasuke, va bene? Ti amano entrambi non possono che essere felici di aiutarti. E ti voglio bene anche io."

Il biondo sentì i muscoli di Itachi finalmente rilassarsi.

"Sono d'accordo con quello che dicevi all'inizio, Naruto. Siamo scivolati nei nostri errori ma non è necessario che si faccia male qualcun altro a parte noi due."

"Non ci siamo fatti male" il biondo lo scostò con dolcezza per guardarlo con il suo solito modo solare e positivo: "Ci vogliamo bene come con tutto il resto del gruppo, siamo fortunati, non tutte le persone hanno possibilità come queste. Mettiamola così, questo viaggio ci ha fatto vedere meglio le nostre cose più preziose. La tua salute rientra in questo, se non avrai più cura di te stesso, quando torniamo il TSO lo firmo a te."

Itachi sorrise, era impossibile non trarre sollievo dalla vicinanza di Naruto.

Il biondo tornò serio: "Ce la fai a fare l'ultima serata?"

"Ma certo, sarà la più bella mai vista. Tutto grazie a te, Naruto. Quando torni dì a Nagato quanto è fortunato ad averti."


È un vero peccato che Sasuke, nella sua vita, abbia scritto una sola pagina di diario. Le verità che è riuscito a trasmettere in quelle poche righe sono state pressoché assolute pur essendo lui ancora così giovane. Ha spiegato come la più difficile delle missioni non sia realizzare i propri sogni, come crede erroneamente la maggior parte della gente. Ma, per fare questo, bisogna assolutamente accettarci per quello che siamo, conoscere i nostri i limiti e le nostre vere passioni senza voler per forza assomigliare a qualcun altro che riteniamo più bello, fortunato o capace. Accettare gli sbagli e gli scivoloni rientra in questo, bisogna ammetterli e perdonare noi stessi, senza il continuo bisogno di apparire costantemente diversi da quello che siamo. Sasuke si era completamente lasciato alle spalle quella maschera di perfezione, freddezza e solitudine che aveva sempre avuto il terrore di far cadere. Quando la persona che era destinato ad essere venne finalmente alla luce amata soprattutto da lui stesso, nel giro do pochi giorni conobbe Hinata e strinse un'amicizia indissolubile con Izuna. Non appena si fu accettato per quello che era, realizzò in poco tempo tutti sogni su cui non era riuscito in un'intera vita. Non è difficile realizzare i propri sogni, forse lo è di più accettare di guardarsi dentro. Le persone che ci riescono non sono né fortunate e né miracolate, sono solo persone che non hanno perso il modo di vedere il mondo che avevano da bambini, quando ancora non avevano iniziato a nascondersi sotto strati di maschere così spessi da perderne addirittura il conto.

"Tra le pagine della nostra vita" di Madara Uchiha.

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