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Quello che resta


Itachi realizzò che qualcosa per cui lottare esisteva ancora. Forse aveva perso Kisame ma c'erano sempre Sasuke, la famiglia e quel bambino che stava arrivando. Sì alzò in piedi.

"Sto bene." Sorrise a Sai che si era offerto di sostenerlo.

Si avviarono tranquillamente incontro a Naruto. Qualcuno li chiamò ancora applaudendoli, i due acrobati sorrisero salutando.

Itachi ondeggiava a causa delle vertigini che andavano e venivano, non vedeva praticamente niente, le luci dei lampioni si univano in uno spaglio di luce che gli sembrava un flash eterno. Sai lo prese a braccetto senza che lui dicesse niente, Itachi lo lasciò fare, ormai erano distanti dagli spettatori a questo punto distratti da Sasori, Sarana e Tayuya. La strada sembrava infinita.

Naruto, dove sei?

Kisame, ci sarai ancora per me quando torno?

L'enorme alone luminoso implose su sé stesso, una melma nera sembrava inghiottire le poche sagome che Itachi riusciva ancora distinguere, sprofondavano lentamente dentro di essa. Gli sembrò che il corpo si fosse trasformato in una pietra così dura da rifiutare qualunque movimento. I capogiri così violenti da far ondeggiare il terreno e ribaltare lo stomaco. Di nuovo quel bruciore al petto e la sensazione che la gabbia toracica non volesse dilatarsi. Le mani scomparvero.

"Naruto..."

Gli uscì appena un bisbiglio mentre si percepiva caricato in braccio in un istante.

Kisame, ci sarai per me quando torno?

Sai percorse quasi mezzo chilometro trasportando Itachi prima di incontrare i fari della macchina di Naruto, purtroppo era rimasto bloccato dal traffico generato dalle persone che uscivano in quella serata di fine estate. Il biondo si sentì morire. Nagato aveva saputo, forse anche tutte le persone a casa di Kisame. Sai ora gli veniva incontro con Itachi tra le braccia. Occhi di oceano dilatati dal terrore cercarono il viso del moro per capire se fosse vigile o no, non lo trovarono, era sommerso dai capelli.

Il biondo inchiodò letteralmente, scese come un fulmine per spalancare la portiera del passeggero e permettere a Sai di posare Itachi sul sedile. Il moro era sveglio e Naruto si tranquillizzò un poco.

"Grazie, Sai, ci vediamo dopo. Cercherò di volare su quella strada."

Gli occhi di Naruto caddero sull'asfalto scorgendolo macchiato di rosso. Le scarpette da danza che indossava Sai non avevano retto alla maratona e lui aveva calpestato qualcosa ferendosi un piede.

La voce di Naruto assunse quel tono che non ammette repliche: "Dai sali, quel piede va curato alla svelta e tu ora non puoi certo tornare dagli altri. Tsunade è a casa di Kisame quando portiamo Itachi darà un'occhiata anche a te."

"Naruto non è niente, solo una piccola pietra" rispose Sai mentre saltellava sul piede sano per sedersi dietro.

"Ti sarò riconoscente per sempre, Sai." Itachi si era voltato indietro con un dolce sorriso. L'ossidiana degli occhi era vuota e respirava ancora a fatica. Una mano smaltata di viola si era allungata afferrata dall'altro.

"L'importante è che ora tu stia bene." Sai strinse la presa con entrambe le mani.

Naruto si sentì sciogliere nonostante l'angoscia e i mille pensieri. Gesti che venivano dal cuore, e quei due lo avevano davvero grande.

"Ragazzi, siete stati meravigliosi. Tutti." il biondo si sentiva le lacrime agli occhi.

"Siamo noi che dobbiamo ringraziarti, Naruto."

Il biondo sorrise a Sai che gli aveva risposto guardandolo attraverso lo specchietto retrovisore. Poi gli occhi di oceano si spostarono sulla strada. Un attimo su Itachi, il moro aveva appoggiato ancora la fronte al finestrino cercando qualcosa di fresco. Di nuovo sulla strada della notte che sfrecciava veloce costretta da quel tachimetro implacabile. Bisognava fare presto, Naruto doveva essere presente dopo il termine dello spettacolo di Deidara per il discorso conclusivo. Se qualcuno del pubblico avesse chiesto dove erano i due acrobati avrebbe risposto che erano stanchi.

Poi tornerò da te, Nagato, e da ora in poi staremo insieme a qualunque ora del giorno. Per sempre.

La carica di sindaco aveva le ore contate. Naruto sorrise ai lampioni che gli sfrecciavano davanti, era la cosa giusta da fare.

"Mi dispiace, Naruto."

Itachi teneva gli cocchi chiusi, la fronte ancora appoggiata al vetro, la voce appena un sussurro.

"Ma cosa ti salta in mente? Non dirlo neanche per scherzo" Naruto non riusciva mai a mantenere un tono di rimprovero con lui, ogni volta che ci provava gli usciva qualcosa di terribilmente affettuoso "Ti sei esibito fino alla fine nonostante tu non sia in forma. Lo so che problemi hai e questo ti fa doppiamente onore."

Itachi sospirò rimettendosi dritto: "Devo scusarmi con entrambi, invece. Prima di partire ho smesso di assumere i miei farmaci, li ho lasciati a casa in un cassetto. Kisame non lo sa, non l'ho detto a nessuno, non ho voluto tenervi nell'angoscia. Vi immaginate se lo avesse saputo Sasuke? Sarebbe corso qua a piedi per trascinarmi a casa tirandomi da un orecchio."

Naruto e Sai non poterono fare a meno di ridere, anche il viso sfatto di Itachi fu illuminato da un sorriso.

"Ho preso questa decisione perché mi rallentavano. Il giorno in cui fui aggredito quel tizio riuscì a caricarmi in macchina e a spogliarmi perché ero in preda a una sonnolenza così intensa da riuscire a stento a muovermi." Itachi fece una pausa rievocando gli spiacevoli ricordi " Avevo aumentato le dosi, l'ansia generata dai guai di Sasuke aveva aggravato i miei problemi. Lo so, sono stato un irresponsabile, ma purtroppo da quella volta ho il timore che, se incontrassi di nuovo qualche malintenzionato, non riuscirei a difendermi."

Itachi abbassò la testa permettendo ai capelli di sommergerlo. Naruto e Sai sapevano quanto gli fosse costato ammettere tutto quello. Confessare di non stare bene e di avere paura. Qualunque parola sarebbe stata superflua, la mano di Naruto si posò sulla coscia di Itachi mentre Sai lo abbracciò da dietro il sedile.

Nonostante fosse tardi e avesse una fretta immensa, Naruto mise la freccia appena scorse un emporio che restava aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Itachi e Sai erano rimasti con la loro divisa di scena, in pratica nudi con solo i pantaloni attillati e le scarpette da danza.

"Restate qui, torno subito." disse il biondo sorridendo agli altri due.

Ne uscì poco dopo con in mano tre buste, consegnò due di queste nelle mani dei suoi amici.

"Naruto, non dovevi" disse Itachi che, dopo aver indossato una comoda tuta rosso scuro e scarpe da ginnastica, si stava gustando un delizioso tramezzino con noci e gorgonzola.

"È il minimo per tutte le soddisfazioni che avete dato a me e alle persone che vi hanno ammirato" il biondo alzò la testa dalla medicazione provvisoria che stava facendo al piede di Sai. La sua tuta era nera, una delle due tonalità a cui non riusciva a rinunciare mai.

Ripartirono un poco più sollevati, ma schiacciando ancora di più il gas.


La serenità estrema di Nagato continuava, aveva mosso i suoi piedi fino a un molo del porto. Ora era lì, in piedi, a godersi lo scintillio argenteo della luna che guizzava sull'acqua resa nera dalla notte.

Inchiostro nero cosparso di glitter?

Oppure diamanti.

Nagato sorrise, era un'espressione sincera. Il dolore, che gli aveva fatto compagnia sin da quando era venuto al mondo, sembrava essersi dissolto in quella pacatezza estrema in cui si sentiva galleggiare adesso.

Alcune piccole barche di pescatori erano ormeggiate intorno al pontile di cemento grezzo, il movimento del mare, sebbene placido, faceva scricchiolare di continuo le loro cime. Una in particolare attirò l'attenzione di Nagato, era minuscola, azzurra, praticamente le dimensioni di una vasca da bagno. Faceva quasi tenerezza, persino la bitta a cui era attraccata era molto più piccola delle altre.

Nagato sorrise ancora tirando i suoi ormeggi per avvicinarsela. Scese lo scalino di cemento per entrarci dentro, niente aveva più importanza, era presente solo quell'immenso appagamento che per il rosso era completamente nuovo. Nel momento in cui la barchetta subì di nuovo l'attrazione del mare, Nagato sciolse la cima che la tratteneva ancorata alla terra. Si stese sul fondo sotto la piccola panca di legno, ascoltava i piccoli schiaffi delle onde contro la plastica mentre lo trascinavano lentamente alla deriva. Ora che il dolore era finalmente scomparso non avrebbe avuto senso ributtarsi di nuovo tra le sue grinfie.

Sopra di lui il cielo della notte tempestato di stelle, tremavano nella distanza come creature eteree. I suoni della città, ormai in lontananza, si fondevano con quelli placidi dei flutti intorno alla barca. I bassi di una canzone molto ritmata, probabilmente proveniente da qualche locale, riuscivano ancora ad arrivare fino a lì. La pace assoluta. Nagato fu estremamente lieto che quel dipinto perfetto sarebbe stata l'ultima cosa da lui vissuta. Non aveva bisogno di altro.


Naruto era giunto a destinazione in circa un quarto d'ora, un tempo davvero record. Il cancello del giardino di Kisame era solo accostato, quel tanto che bastava per impedire ad Akamaru di andarsene a curiosare in giro mentre gli altri se ne stavano tutti incollati al televisore. Durante la strada Itachi aveva più volte provato a telefonare al marito per avvertirlo del loro arrivo usando il telefono di Naruto, tutti gli effetti personali suoi e di Sai erano rimasti sul furgone, il biondo li avrebbe recuperati il giorno seguente.

I telefoni di Kisame, Sasuke e di tutti gli altri avevano sempre squillato a vuoto.

"Non preoccuparti, Naruto, sobbalzeranno vedendoci arrivare ma sono tutti lì. Non vorranno certo perdersi lo spettacolo di Deidara." lo aveva rassicurato Itachi.

Quello che videro dalla vetrata del salotto confermò le parole di Itachi, un bel gruppo di amici che ridevano e scherzavano con i bicchieri in mano. La luce era soffusa, Kisame aveva azionato le lampade viola e molto rilassanti che usava per distendersi la sera dopo cena. Itachi sentì l'angoscia scendergli dentro densa e dolorosa vedendo questo.

Ci sei ancora per me, Kisame?

A quante cose potrò rinunciare senza morire?

Il suo sguardo guizzò alla ricerca dell'eventuale presenza di Madara nella stanza, ma la sua vista era talmente compromessa che non riusciva a distinguere praticamente niente. La disperazione gli fece quasi venire la tentazione di chiedere a Naruto di guardare se Madara fosse là, tuttavia riuscì a mandarla di nuovo giù.

"Ragazzi, mi dispiace lasciarvi così, ma lo sapete che adesso dovrò correre." il biondo si era fermato gusto il tempo necessario agli altri due per scendere.

"Non preoccuparti, stai attento e chiama per qualunque cosa." gli rispose Itachi conciliante mentre apriva il cancello sostenendo l'altro che zoppicava.


Il viaggio di ritorno sarebbe stato terribile e Naruto lo sapeva. Era solo adesso, sia a sbrigarsi i problemi che a gestire l'ansia. Accese lo stereo giusto per ascoltare qualcosa, nonostante la situazione difficile la vicinanza e le voci degli amici gli mancavano. Nagato aveva saputo e può darsi anche visto, salvare il suo cuore forse stavolta sarebbe stato difficile, tuttavia quella non era una giustificazione sufficiente per indurre Naruto a gettare la spugna. Itachi stava più male di quello che dava a vedere, il biondo non avrebbe mai detto che fosse così distrutto sia dentro che fuori.

Io non posso perdere niente e nessuno di tutto quello che ho conquistato. Non lo permetterò.

Il biondo strinse forte il volante mentre le lacrime presero a scorrergli sulle guance rosa. Aveva davanti le ore più lunghe e difficili della sua vita.

Il suo telefono, posato sul sedile del passeggero, cominciò a squillare. Era Shisui. Il biondo rispose senza asciugarsi le lacrime.

"Naruto, non ti disturberei se non fosse importante. A casa di Kisame non risponde nessuno e nemmeno Itachi."

Non ti dirò adesso quello che è successo a Itachi, già ti sento in apprensione per altro.

"Nagato si è allontanato da più di un'ora, lo stiamo cercando ma non abbiamo la più pallida idea di dove possa essere."

Naruto si sentì morire, sbandò con la macchina in un momento in cui, per fortuna, era solo. Nagato aveva fatto in tempo a vedere qualcosa e adesso la sua reazione poteva consistere in qualsiasi cosa. Si era sentito tradito nel modo più atroce dalla persona che amava e su cui aveva investito tutta la vita.

"Naruto, ci sei?" la voce di Shisui ancora più concitata.

"Shisui, sarò franco questa volta" la voce del biondo era ferma, ma se Shisui avesse potuto vedere il suo viso, avrebbe avuto davanti l'immagine della disperazione "Nagato potrebbe aver frainteso qualcosa. Cercatelo con ogni mezzo possibile, allertate le forze dell'ordine. Io tra poco sarò di ritorno. Può darsi che si sia solo allontanato momentaneamente, tuttavia è meglio essere sicuri."

"È successo qualcosa a Itachi, vero? Nagato era lì con noi in quel momento."

"Tranquillo, Shisui, non è niente" mentì Naruto non sapendo dove avrebbe racimolato la forza per concludere quella nottata "Era solo stanchezza si è ripreso subito. Trovate Nagato senza risparmiarvi in niente e tenetemi informato."

Gli dispiacque terminare la conversazione così bruscamente, ma non poteva rischiare che Shisui lo sentisse piangere.


Il vialetto bianco di Kisame sembrava infinito, Itachi si trascinava sostenendo Sai zoppicante. L'allegria con cui li accolse Akamaru contrastava in maniera netta con quello che Itachi sentiva nel cuore. Aveva l'impressione di avvicinarsi al patibolo ad ogni passo, dietro la porta di quella che ormai considerava casa sua, poteva nascondersi il proseguire della vita o la sua brusca fine.

Kisame, ci sei ancora per me?

Madara era lì? Di sicuro la presenza di Sasuke aveva fatto sì che non accadesse niente di strano, almeno sul momento. Ma Itachi era consapevole che questo non significava assolutamente niente, anche se una Ferrari è costretta a frenare perché posta davanti ad un ostacolo non vuol dire che non correrà mai più.

Akamaru zampettava loro intorno scodinzolando e uggiolando felice, inclinò il muso di lato guardando Sai come per chiedergli cosa non andasse.

"Hai visto? Mi sono fatto male ma non è niente" Sai gli rispose afferrando al volo la silenziosa domanda.

Akamaru sembrò gradire ricominciando a scodinzolare.

Erano giunti ai tre gradini da salire prima della porta, dall'interno arrivavano allegre risate e chiacchiericcio. Un applauso improvviso, Itachi sentì pronunciare il nome di Deidara dalla voce di Obito mentre il resto delle parole rimasero incomprensibili e perse negli altri suoni, presumibilmente il biondo aveva iniziato il suo spettacolo. Naruto sarebbe arrivato con qualche minuto di ritardo per il discorso finale, ma molto probabilmente Sasori, Sarana e Tayuya avrebbero continuato ad intrattenere gli spettatori capendo tutto al volo.

Erano di fronte alla porta, Pochi centimetri di legno, metallo e plastica separava Itachi dalla verità.

Kisame, ci sei ancora per me?

Itachi abbassò la maniglia senza quasi sentirla, le mani stavano scomparendo di nuovo. La spinse come se fosse un automa costretto dal suo software a compiere le azioni previste. La vista sfocata non distinse a chi appartenevano le varie sagome che affollavano la stanza, riconobbe solo Kisame appoggiato al bancone della cucina solo perché il più alto e grosso di tutti. Anche se ovattati, il televisore trasmetteva suoni di esplosioni in rapida successione. Chissà che fracasso doveva esserci dal vivo.

Mi dispiace, Deidara, ma non vedo niente.

Akamaru passò rapido tra le loro gambe facendo irruzione nella stanza, attirò l'attenzione di Sasuke che si voltò nella loro direzione.

"Nii – san!" il ragazzo era talmente esterrefatto che non riuscì ad aggiungere altro.

"Sai, perché siete qui?" Nonostante la sorpresa, Kiba si avviò sorridente verso il compagno.

Itachi lo lasciò premettendo che si abbracciassero iniziando a camminare in direzione di Kisame. Complimenti e applausi li investirono, Kisame si avvicinava ma Itachi non poteva vedere l'espressione del suo viso. Avanzando a sua volta, Itachi inciampò in qualcosa. Abbassò lo sguardo distinguendo un borsone da palestra, non era quello di Kisame.

"Tesoro, sei stato meraviglioso" un sorriso nella voce di Kisame.

Lui sorrideva ma quello in terra era il borsone di Madara, nonostante la vista confusa Itachi lo aveva riconosciuto. Madara non era lì, la sua borsa sì. C'era stato in precedenza, magari si era cambiato lì, ci aveva fatto la doccia, ci aveva dormito...

Kisame, per me non ci sei più. La mia vita non c'è più.

Itachi sentì il respiro fermarsi, il corpo svanire in un fastidioso formicolio, i complimenti che tutti gli stavano facendo rimbombavano confusi, persino l'abbraccio di Obito lo era.

"Kisame..."

Gli uscì solo un sussurro, gli occhi vuoti e sgranati. Anche la faccia si stava dissolvendo.

Sasuke, che finalmente era riuscito ad aprirsi un varco tra i presenti per raggiungere il fratello, lo vide cadere di schiena rigido come uno stoccafisso. Un tonfo secco sul pavimento. Sasuke non poté dimenticare, per il resto della sua vita, i capelli sciolti di Itachi che volavano nella caduta. Ora era steso sulle mattonelle, gli occhi sbarrati, la mano a stringere la tuta rossa al livello del petto e una lieve contorsione del corpo come ultima forma di comunicazione possibile per chiedere aiuto.

"Nii – san!"

Il grido di Sasuke raggiunse il vuoto. Kisame era già corso fuori con Itachi tra le braccia diretto al suo Land Rover.


Le gambe di Naruto tremavano. Era in attesa sotto quel palco dove, tra pochi secondi, avrebbe dovuto parlare senza far trasparire la disperazione, il senso di impotenza e il desiderio di sparire per sempre. Non era stato capace di amare Nagato, lo aveva tradito con le cose che gli facevano più male in assoluto. Non era riuscito a comprendere suo marito e a volergli bene come avrebbe desiderato. Nagato aveva sofferto per tutta la vita e lui non aveva saputo fare altro che rincarare la dose. Ancora adesso non si sapeva dove fosse finito e, nella mente di Naruto, prendevano vita le peggiori immagini del mondo. Capelli rosso vinaccia che galleggiavano nelle acque di un lago, il viso non si vedeva perché immobile e sommerso.

Naruto non aveva saputo consolare Sasuke che lo aveva chiamato piangendo disperato pochi secondi prima. Era nella macchina di Obito lanciato all'inseguimento di Kisame che stava portando il fratello in ospedale.

"È colpa mia, Naruto, se Itachi muore e se Rin perderà il bambino per la troppa agitazione. Non dovevo tormentarlo con tutte quelle telefonate prima dell'esibizione."

Si affidavano a lui ma questa volta non sapeva fare altro che deluderli. Poteva aver perso tutto in poche ore.

È colpa mia, avrei dovuto annullare tutto quando ancora ero in tempo. Non potrò mai perdonarmelo.

Tayuya gli scoccò un'occhiata complice, segno che stava per terminare il brano in esecuzione. Naruto la incrociò salendo la scaletta, la rossa gli sorrise, lui cercò di ricambiare con il viso imperlato di sudore.

I potenti riflettori lo investirono annullandogli l'immagine del pubblico, ma era là, il caloroso applauso lo travolse come un treno in corsa. Naruto si avvicinò al microfono sentendo il cuore che gli rimbombava nelle orecchie. Quel cavo avrebbe risucchiato non solo la sua voce, ma la sua stessa vita ormai insulsa e vuota.

I miei ringraziamenti, alla fine di questo mese ricco e meraviglioso, vanno a quegli artisti che avete ammirato e che ho la fortuna di avere come amici. Li ho incontrarti tutti per caso nel corso della mia vita. Ci siamo incrociati casualmente come tutte le strade del mondo. Loro non sono transitati solo per un attimo, ma sono passati per rimanere per sempre. Tutti noi esseri umani dovremmo forse soffermarci di più per osservare e capire le strade che percorriamo ogni giorno. Fare una pausa per comprendere meglio chi abbiamo al nostro fianco, scavare un po' per scoprire i tesori che nasconde.

L'applauso che lo costrinse a interrompersi era scaturito all'unisono dal cuore di tutti presenti. Nessuno aveva dato loro segnali, era uscito naturale e, per questo, aveva un suono completamente diverso. Naruto dovette mandare giù lacrime e un grosso groppo di angoscia per poter continuare.

E questo ne vale la pena, sempre. Gioire della felicità del prossimo. Spesso tendiamo a dimenticare che la vita sorride solo se noi le sorridiamo per primi. Solo voi avete il potere di fare in modo che la vita sia bella e degna di essere vissuta. Ma stasera, i miei ringraziamenti vanno anche, e soprattutto, a voi che ci avete seguito fino a qui con tanta gioia ed entusiasmo. Senza di voi questa sublime esperienza non sarebbe mai stata possibile. Un'estate che rimarrà indelebile nel cuore di tutti noi.

Il secondo applauso non poteva essere trattenuto oltre, si liberò con la passione di mille stelle che esplodono di colori senza produrre rumore e dolore. Naruto abbassò gli occhi consapevole che, da ora in poi, la sua voce avrebbe cambiato drasticamente tono. Aspettò che il boato di gioia fosse terminato prima di prendere un profondo respiro.

Mi dispiace, ma fare il sindaco non è più il mio mestiere.

Esclamazioni di protesta lo costrinsero di nuovo a fermarsi.

Ho cercato di aiutare tutti, ho dato il massimo, ho fatto tanto, ma tutti hanno un limite e io l'ho raggiunto. Tentare di superarlo sarebbe da sprovveduti, anche accettare i propri limiti fa parte di quei segreti per raggiungere la felicità. Anche io sono umano e ne ho.

Naruto si sforzò di sorridere verso quel pubblico che non vedeva ma che sentiva essere con il fiato sospeso.

Ora c'è chi ha bisogno di me, qualcuno che ha incrociato la mia strada per rimanere. Il mio dovere è quello di esserci trasformandomi in un motivo per farlo restare. Siete stati meravigliosi, tutti, e questa è stata la più bella estate della mia vita.

Naruto non avrebbe mai sentito la fine di quel lungo e caloroso applauso, si protrasse per diversi minuti dopo che lui ebbe sceso, in lacrime, quelle scalette.

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