Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Quello che è giusto


Sebbene i moniti e le osservazioni, anche critiche, facciano quasi sempre più male a chi le fa piuttosto che a chi le riceve, Neji era stato sempre convinto della loro essenzialità quando rivolti ad una persona a cui si tiene davvero. In fin dei conti, se di qualcuno non ce ne importa niente, non avrebbe senso sprecare tempo e energie per fargli comprendere dei comportamenti sbagliati che danneggiano solo lui.

Neji a sua cugina Hinata ci teneva tantissimo, per lui era sempre stata la sorellina che non aveva mai avuto. Sebbene la sua fosse stata una famiglia premurosa e benestante, lui era rimasto figlio unico. I genitori non gli avevano mai fatto mancare niente, aveva studiato nelle migliori scuole terminando poi il percorso con una laurea in sociologia, sapeva tre lingue e addirittura imparato a suonare contrabbasso e violino. Già da ragazzino si interessava a qualsiasi forma d'arte e scriveva poesie, leggeva tantissimo e di tutto, era dotato di una fervida fantasia. Non gli era mancato niente tranne la compagnia, soprattutto quella dei coetanei; per questo era finito anche lui a sbattere la testa al Susanoo sia solo per una serata. Visti gli scarsi approcci che aveva avuto con il mondo esterno, gli era rimasto difficile capire cosa fosse un night finché non lo aveva visto con i propri occhi. A dire la verità, molti aspetti del mondo per Neji erano rimasti al solo livello di idea che mi sono fatto. Come aveva dovuto sbattere la testa, anche molto duramente, sul fatto che era difficilissimo trovare un mestiere davvero inerente con gli studi intrapresi. Tuttavia lui percepiva fortissima la volontà di tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, non perché ci fossero dei rancori, ma perché pensava semplicemente che fosse giusto farlo una volta raggiunta una certa età, ecco perché si era adattato a diversi lavoretti precari prima di approdare nell'agenzia di Genma.

Hinata non era stata altrettanto fortunata. Il padre era morto quando lei aveva appena un anno, la madre era solo una casalinga e non poteva certo permettersi di offrire una vita dignitosa alla bambina ora che non aveva più l'aiuto del marito. Sia pure con grandissimo dolore, prese la decisione più giusta per il futuro di Hinata, quella di affidarla alle cure della famiglia del cugino. Quella povera donna si era anche sforzata di non far affezionare troppo la figlia per non renderle troppo straziante la separazione. D'accordo con il fratello del defunto marito, il padre di Neji, quando andava a fare loro visita si presentava a Hinata come una zia. La ragazza seppe la verità solo a sedici anni, madre e figlia stettero una giornata intera a piangere abbracciate, Hinata non sapeva più come ringraziarla quella donna che le aveva dato la vita, lo fece anche andandola a trovare praticamente ogni giorno.

I soli tre anni di differenza tra Hinata e Neji li avevano fatti crescere praticamente in simbiosi, entrambi potevano così colmare il vuoto di cui erano rimasti subdolamente preda a causa del loro status di figli unici. Si tratta della solitudine più insidiosa di tutte, fa soffrire in modo sublimabile, senza chiasso; molto spesso chi ne è vittima non se ne rende neanche conto, per questo non si attiva per cercare cambiamenti.

I caratteri differenti dei due ragazzi li incasellarono automaticamente nei ruoli che assunsero uno nei confronti dell'altra. Neji, protettivo in modo praticamente totale, sempre attento più alla cugina che a sé stesso, nonostante la sua giovane età, già si preoccupava sia del presente che del futuro di entrambi. Hinata, forse per colmare la mancanza precoce del padre, era stata felice di affidarsi totalmente nelle mani del cugino. Grazie a lui, che possedeva sempre la soluzione giusta per ogni problema, poteva permettersi il lusso di mantenere quella spensieratezza che la morte del genitore aveva rischiato di sottrarle troppo prematuramente. Quando entrò a far parte della famiglia di Neji, Hinata era una bimbetta graziosa e paffuta, le guanciotte rotonde e il sorriso sdentato, raccoglieva i capelli corvini, già bellissimi, in due codini sbarazzini. Neji stava attento affinché studiasse, controllava i suoi quaderni per vedere se svolgeva tutti compiti, la sottoponeva a una sorta di piccole interrogazioni. Contemporaneamente a questo le insegnava giochi all'aperto e da tavola, incoraggiandola a sviluppare fantasia e creatività.

Entrambi molto intelligenti, non poterono non trovarsi d'accordo e pienamente appagati dalle varie attività che svolgevano insieme. Queste dinamiche si trasformarono presto in un'arma a doppio taglio chiudendoli in una gabbia dorata, l'estrema simbiosi che instaurarono finì per farli ripiegare ulteriormente su loro stessi escludendoli dal mondo esterno. Pur crescendo, non erano in grado uscire dai ruoli che avevano assunto, era impossibile come per un treno smettere di seguire i binari, non riuscivano a concepire la vita in un modo diverso. In realtà non lo desideravano nemmeno.

Neji credeva che non esistessero limiti quando si trattava di proteggere qualcuno, voleva sapere tutto della vita della cugina e questo si intensificava via via che lei cresceva facendosi sempre più bella, chi frequentava e se le piaceva qualche ragazzo. Quando Hinata fece il suo ingresso alla scuole medie era arrivato addirittura a leggere i suoi diari per capire se gli stesse nascondendo qualcosa, la ragazza lo scoprì senza esserne turbata più di tanto. Addirittura era stata lei stessa a fornirgli spontaneamente la password del suo telefono. Qualche appuntamento lei lo aveva avuto, puntualmente Neji le chiedeva fino a che punto si erano spinti e lei rispondeva con la verità: non abbiamo fatto niente, nemmeno un bacio.

Il cugino sorrideva orgoglioso di lei e Hinata sentiva di non avere altri bisogni nella vita a parte farlo contento. Avevano entrambi una visione molto distorta di cosa significasse voler bene a qualcuno, in buona fede, sbagliavano tutto. Neji non si rendeva conto di sconfinare nell'invadenza, Hinata non capiva di non avere più bisogno di qualcuno che pensasse a tutto al suo posto; era come se faticasse a rendersi conto di essere una persona indipendente con i propri bisogni e desideri. Non ce la faceva ad uscire dalla concezione che, se usciva con un ragazzo, doveva essere per sé stessa, non per dimostrare al cugino che non ci aveva fatto niente. Le poche volte in cui aveva avuto rapporti intimi con qualche ragazzo, l'intenso senso di colpa l'aveva fatta sentire letteralmente dilaniata, addirittura era arrivata a non volerli più incontrare quei ragazzi. Era accaduto esattamente questo durante la festa di Capodanno da Kiba dopo che aveva ceduto al fascino di Deidara. Lei a quella festa non si sarebbe mai sognata di andarci, rimase non poco stupita quando Neji le concesse la piena libertà di muoversi con Tayuya. Forse era per il fatto che la rossa era più grande.

Hinata trovava naturale avere qualcuno che le organizzasse quasi totalmente la vita, aveva l'impressione che fosse normale, non perché le mancasse qualcosa, ma semplicemente era giusto. Sfogava l'energia di giovane donna disegnando e ascoltando la musica, la stessa energia che le sue coetanee impegnavano per uscire con le amiche, divertirsi alle feste più disparate e anche fare qualcosa con i ragazzi. Neji, dal canto suo, era convinto che il suo scopo fosse quello di proteggere Hinata, perché era giusto.

Restarono intrappolati in questa rigidità finché Hinata non si laureò, uguale al cugino, in sociologia. Sì, perché lo aveva fatto lui di conseguenza era giusto, poco importavano gli scarsi sbocchi lavorativi che lui stesso aveva dimostrato di avere.

In seguito alla brutta esperienza di quell'unica serata al Susanoo, Neji era diventato ancora più ligio nei confronti della cugina. Il fatto che lui si fosse ritrovato ad esibirsi in un night quando pensava trattarsi di una sorta di sfilate un po' particolari, aveva rafforzato la loro visione negativa del mondo e la convinzione di quanto fosse pericoloso. Questo lo aveva spinto a cercare qualcosa di più serio per Hinata, che si faceva sempre più bella, approdando all'agenzia di Genma. Neji non si sarebbe mai aspettato di accompagnarla a fare il provino e che questo avrebbe fruttato l'assunzione per entrambi.

"Hinata, ci è capitato un colpo di fortuna pazzesco, Genma ci ha assunti entrambi in un posto molto serio e ha intenzione di tenerci. Noi, però, abbiamo il dovere di tenerci il lavoro, per questo dobbiamo essere umili e non dobbiamo permetterci di sbagliare mai."

Nonostante la sua naturale bellezza, Hinata era un tipo che tendeva ad ingrassare facilmente, la forma a clessidra le permetteva di mantenere la vita molto sottile e il ventre piatto, tuttavia doveva stare costantemente attenta a non allargarsi troppo di fianchi. La lotta principale dei due cugini era diventata questa, adesso, essere il massimo e insostituibili per Genma. Neji vietava alla cugina di mangiare pressoché tutto, le consigliava di correre e fare palestra tutti giorni. Le intense sessioni di sport, unite al lavoro, facevano avvertire alla ragazza una forte e costante stanchezza sia fisica che mentale.

"Non lo vedi che sei tonda come una palla?" Neji la apostrofava così ogni volta che la sorprendeva a fare un piccolo sgarro.

Non era vero, diceva quelle parole a causa della sua intensa paura di vederla licenziata e finire in un posto come il Susanoo.

Ogni volta che si sentiva costretto a rivolgerle parole simili e vedeva i suoi occhioni celesti diventare lucidi, il cuore di Neji si spezzava.

Lo faccio perché ti voglio bene, è giusto. Non voglio vederti rovinare la tua promettente carriera. Io sono stato ad un passo dal diventare una sgualdrina, morirei se succedesse a te.

Tuttavia il Susanoo non era stato completamente negativo, in quell'unica serata Neji si era innamorato di quella bellissima e particolare barista dai capelli blu elettrico. Il suo desiderio di protezione aveva iniziato a dividersi tra Hinata e Konan. Anche colei che era diventata sua moglie non aveva avuto una vita facile facendo aumentare in Neji il desiderio di renderla felice. Con Konan ci riusciva mentre Hinata sembrava diventare sempre più triste.

Permettile di vivere la sua vita, Neji.

Quel pensiero, affiorato nella sua mente improvvisamente durante un pomeriggio a pochi giorni da Natale, lo aveva fatto inchiodare improvvisamente durante una passeggiata in un parco. Rimase immobile per cinque minuti buoni con le foglie di quercia, ormai morte, che gli scendevano lentamente intorno. Le mani affondate nel cappotto marrone dal taglio classico, gli occhi celesti persi nel cielo, pareva una statua mentre bambini gli scorrazzavano intorno ridendo. Si rese conto che amare qualcuno non significa organizzargli completamente la vita sotto ogni aspetto. Con Konan non lo faceva, ecco perché erano così felici.

Neji parlò francamente con Hinata dicendole di aver notato quel bellissimo moro che lavorava con loro e di essersi accorto che le piaceva. Lei sul momento era rimasta spiazzata, si sentiva persa, anche per questo si era avvicinata a Sasuke lentamente e in silenzio. Non aveva creduto alle sue orecchie quando Neji le aveva detto che, se avesse voluto, era anche libera di cambiare lavoro. Questo lei non lo desiderava, si trovava benissimo lì con il ragazzo che amava, Neji e Izuna.

L'iniziale entusiasmo provato nella nuova libertà, l'aveva fatta sentire come se volasse in un mare di luce abbagliante, su di giri come non lo era mai stata. Neji e Konan soddisfatti di vederla finalmente felice. L'idillio del primo anno di matrimonio con Sasuke era iniziato a scendere non appena Hinata si era resa conto di non saper vivere senza qualcuno che le facesse da guida. Sasuke, naturalmente, non sapeva che tipo di rapporto aveva avuto con Neji, lei non glielo aveva mai confessato per timore di turbare il marito. Neji questo lo sapeva, e anche Konan. Tuttavia nessuno lo confessava a Sasuke senza avere la preoccupazione che potesse lasciare la moglie ritenendola un'incapace.

"Konan, io vorrei che Hinata fosse felice. La vado a trovare ma purtroppo non vedo miglioramenti, anzi, si sta troppo lasciando andare. Sono terrorizzato che con Sasuke possa finire, non è stupido e potrebbe intuire ogni cosa da un giorno all'altro." Da quando l'aveva conosciuta, non era esistito il più piccolo avvenimento o pensiero che non le avesse confessato.

La moglie aveva sorriso, bellissima e raggiante come sempre: "Se il loro è vero amore supererà anche questo."

Neji lo sperava con tutto sé stesso. Se il loro è vero amore. E se non lo fosse?


La mia solitudine e la severità dei miei genitori erano finite col farmi avere una concezione dell'amore completamente sbagliata. Io ho sempre amato in modo assoluto e totalizzante aspettandomi lo stesso dall'altra persona. Idealizzavo, mi buttavo a capofitto e integralmente in questi sentimenti arrivando addirittura ad annullare la mia personalità. Tuttavia non comprendevo che questo annientava anche l'altro, l'oggetto del mio amore incondizionato, colui da cui avrei desiderato in cambio lo stesso. Quando scoprivo che, ovviamente, io non ero in quel modo per l'altra persona, mi sentivo completamente svuotato, talmente disperato da desiderare di morire non vedendo altra via di uscita. Perdevo interesse a tutto ciò che, fino al giorno prima, mi era piaciuto e aveva avuto la capacità di rendermi felice. Per forza, io azzeravo me stesso per piacere all'altro, per diventare identico a chi amavo assumendone anche gusti e modi di fare. Quando questa persona, esasperata dalle mie soffocanti attenzioni, si sbarazzava di me, io crollavo come un ponte a cui sono stati strappati improvvisamente i pilastri; dal fondo del crepaccio in cui mi ritrovavo ero solo capace di provare un immenso odio verso me stesso. Un dolore e un senso di colpa insopportabili, gli stessi che mi hanno poi indotto a sparire per così tanto tempo. Non era nient'altro che desiderio di non soffrire più. Ci sarà pure un motivo se questa è stata considerata da sempre un po' la maledizione della nostra famiglia, ogni tanto appare un individuo con questo modo di amare. Gli viene istintivo agire così credendo di fare il bene e la cosa più giusta per la persona amata, non sapendo che, in realtà, sta trascinando sia sé stesso che l'altro sul fondo dell'abisso. Ho temuto per un sacco di tempo che questa disgrazia fosse toccata a Sasuke, per quel poco che lo avevo visto, ancora da molto piccolo, era già evidente la sua somiglianza caratteriale con me. Sono stato felicissimo di dovermi ricredere incontrandolo alla bellissima cena che aveva organizzato per conoscere me e Izuna. È stato sull'orlo di cadere anche lui in questa trappola, ma, per fortuna, è riuscito a riprendersi in tempo. Io non fui altrettanto fortunato, il mio soffocante amore fu rivolto, prima di tutti, verso Izuna. La mia immensa gioia di avere avuto un fratellino con cui colmare le carenze dei genitori era stata incontenibile. Credevo che il suo essere poco studioso, scarsamente attento al modo di vestire e di pettinarsi, la sua incoscienza e vivacità tipiche di tutti i ragazzini, potessero rappresentare un pericolo per il suo futuro. Gli controllavo i quaderni, lo rimbrottavo di continuo perché tornava a casa tardi e mangiava dolciumi, con l'unico risultato di allontanarlo da me. Io lo amavo e non capivo perché lui mi rifiutasse. Riversai il vuoto lasciato da questo primo doloroso fallimento su Obito. Ero cieco, non volevo vedere che a lui piacevano le ragazze e si era già innamorato di Rin. Talmente perso che, addirittura, ci continuai a sperare dopo che Rin lo ebbe momentaneamente lasciato in seguito al terribile incidente in cui era rimasto orfano e con tremende cicatrici sia fuori che dentro. Ma la cosa più terribile di tutta la mia esistenza è stata far soffrire Kisame, il mio primo grande amore, quello dopo cui mi sono andato a seppellire per anni nella solitudine. Il mio sentimento nei suoi confronti si è trasformato ma non sceso di intensità. Oggi mi sento di affermare che è stato proprio grazie a Kisame che io ho capito l'importanza di gioire della felicità della persona amata anche se la sua strada si è separata dalla mia. Lasciare vivere libera la persona a cui si vuole bene, comprendendo che è indipendente da noi, è la più alta forma di amore.

"Tra le pagine della nostra vita" di Madara Uchiha.


E se con Sasuke non fosse funzionato? Neji richiuse la sua copia del libro capendo come Hinata fosse anche libera di commettere degli errori. Libera di cambiare il suo corpo e il suo modo di vestire. Libera di soffrire per le cose che non funzionavano avendo il pieno diritto di liberarsene. Neji non faceva parte della famiglia di Madara, ma aveva commesso il suo stesso errore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro