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Il vuoto delle risposte mancanti, il tutto di quelle trovate


Nonostante ognuno di noi abbia un modo unico e personale di reagire al dolore, la resilienza non è certo da tutti. È un dono che forse non è stato concesso in maniera così scontata come si pensa.

C'è chi i mostri da combattere li ha dentro, come Sasori. Nonostante sia stato tutt'altro che semplice per lui, ha saputo trasformare i suoi peggiori incubi in quella passione che oggi lo rende appagato e felice. Svolgere il lavoro dei sogni è una fortuna estremamente rara, gli individui a cui capita si contano davvero sulle dita di una mano. Sconfiggere i propri mostri non eliminandoli, ma trasformandoli in sogni e passioni, è la vittoria più grande di cui andare, giustamente, fieri. Sasori ha accettato sé stesso senza la pretesa di cambiare completamente, di snaturarsi per far piacere alle persone che lo circondano. Riesce a farci felici semplicemente mostrando sé stesso e quell'anima che andava ripulita da fumo e nebbia.

C'è chi i mostri da combattere li ha all'esterno, come Kisame. Già dalla più tenera età si è ritrovato circondato da persone che non riuscivano ad accettarlo per quello che era. Accerchiato da vuoto, solitudine e incomprensione, ha saputo sfondare quel muro per costruirsi una vita appagante in cui poter sorridere senza rimorsi e dubbi. Sasori e Kisame si sono conosciuti quando entrambi si trovavano nel bel mezzo dei loro cicloni, si sono scaricati addosso a vicenda e inconsapevolmente, tutte le nubi che in quel momento oscuravano la loro anima. Quando si rividero, dopo anni e ormai cresciuti, il dono della resilienza permise ad entrambi di buttare via completamente tutte quelle spine che avevano dilaniato loro il cuore facendo tesoro delle cicatrici.

C'è chi questo dono non lo ha o fa fatica a comprenderlo, come me. Vado avanti, considero che il dolore nasce con la vita ed è una parte della stessa, pretendere una vita senza dolore sarebbe come avere una persona senza quasi la metà del corpo. Supero i momenti bui, sorrido quando ho davanti la gioia, tuttavia non riesco ad evitare di sentire ancora il dolore di tutte le spine che sono passate attraverso il mio cuore. La resilienza non è qualcosa che si impara, ecco perché nel mio caso la vicinanza e il sostegno di amici è famiglia diventa ancora più indispensabile.

"Tra le pagine della nostra vita" di Madara Uchiha.


Due gocce parallele picchiettarono, quasi contemporaneamente, quelle parole increspando la carta. Provenivano da due occhi verdi così chiari da sembrare quasi brillanti. Il violento tremito delle mani gli rese impossibile proseguire oltre. Kakuzu sospirò rumorosamente chiudendo il libro e posandolo sul comodino che aveva alla sua destra. Lo sapeva ormai a memoria, tuttavia non poteva fare a meno di stare vicino al cuore martoriato di Madara attraverso quelle pagine, visto che il proprietario si ostinava a volerlo tenere chiuso a doppia mandata.

Amore mio...

Kakuzu alzò lo sguardo incurante dei capelli che gli si erano appiccicati sul viso a causa di lacrime e muco, osservò l'uomo steso nel letto accanto a cui stava seduto. Madara era ormai addormentato da venti minuti, nonostante avesse ancora il viso di un pallore cadaverico, non si era più mosso per cui le corse al bagno erano certamente terminate. Kakuzu gli accarezzò la testa posandogli un bacio sulla fronte, prima di spogliarsi per stenderglisi accanto. Spense la luce essendo comunque consapevole che le immagini delle ultime ore gli sarebbero girate davanti, con un loop terribile, forse per l'intera nottata.

Madara non aveva praticamente mai smesso di ingurgitare alcol durante quella serata che avrebbe dovuto portare con sé nient'altro che gioia. Sorrideva a tutti per mascherare la cosa, faceva sembrare che lui quei brindisi se li stava godendo dedicandoli al bimbo in arrivo. La felicità c'era ed era sincera, sia Kakuzu che gli altri già sapevano quanto Madara avrebbe finito con l' affezionarsi a quel bambino, tuttavia per ora rimaneva un sole che, anche se splendente, si trovava nascosto da una spessa cortina di nubi. Ma Kakuzu aveva anche notato il sangue abbandonargli progressivamente il viso e gli occhi farsi opachi. Era sparito in bagno per ritornare al tavolo ancora peggio, tremava e si vedeva lontano un miglio che aveva pianto. Kakuzu non aveva la malizia necessaria a chiedersi per quale motivo, in quel momento, fosse sparito anche Kisame e perché Deidara sapesse esattamente dove si trovassero. Madara stentava a reggersi in piedi eppure, durante la seconda videochiamata di Naruto, aveva ricominciato a versarsi di tutto perdendo anche la voglia di conversare sia con gli amici in trasferta che quelli in presenza. Kakuzu, appena terminata la comunicazione, era stato costretto a riportarlo a casa. Si trattava di un'occasione felice e tale doveva restare.

Durante il viaggio di ritorno Madara non aveva detto una parola, dal momento che respirava affannosamente ricercando il fresco del finestrino con la fronte, Kakuzu aveva già compreso cosa stava trattenendo. Riuscirono ad attraversare il vialetto imbrecciato della casa, Kakuzu sosteneva Madara talmente bianco in viso da essere dello stesso colore della luna che si stagliava nel cielo. Incespicava ad ogni passo ma la sua volontà resse fino a dietro lo spesso portone di legno. Esplose nei pochi secondi che servirono a Kakuzu per tirarsi dietro la porta, il moro si coprì la bocca con le mani iniziando a dirigersi velocemente in direzione del bagno che si trovava al piano superiore.

Kakuzu si ritrovò davanti una scena penosa, Madara che si vomitava l'anima con i lunghissimi capelli sparsi ovunque, persino dentro il water, la fronte appoggiata sulla tavoletta di legno. Kakuzu non parlò, non giudicò, dopo avergli tirato indietro i capelli lo sostenne, con una mano alla fronte e una alla vita, finché non ebbe finito. Poi lo sollevò con cautela facendolo sedere a terra e appoggiandogli la schiena sul suo petto. L'unica cosa che Kakuzu aveva a portata di mano per ripulire quel viso cadaverico incrostato di ogni cosa, era l'asciugamano. Lo inumidì sotto il rubinetto della vasca iniziando a tamponargli fronte e collo mentre lo teneva ancora abbracciato.

"Perché devi arrivare a tanto?" l'omone si sforzava di non piangere "Sei bello, intelligente, potresti avere tutto solo chiedendolo. Sei circondato da persone che stravedono per te. Hai una vita, degli amici, una splendila famiglia e... Non ce la faccio a guardarti mentre ti distruggi."

E me...

Stavolta a Kakuzu scappò un singhiozzo, Madara ormai si era arreso alla perdita di dignità praticamente sdraiato sul petto di quell'uomo che non la smetteva di accarezzargli la testa. Completamente preda del malessere sia fisico che emotivo, Madara non oppose la minima resistenza quando Kakuzu decise di aiutarlo a tirarsi in piedi per accompagnarlo a letto. Si lasciò spogliare, infilare un pigiama e coprire, percependo ancora sé stesso ridotto a poco più di una larva. Il cambio di posizione gli ribaltò di nuovo lo stomaco, Kakuzu fu costretto a prelevarlo velocemente dal materasso per riportarlo al bagno in braccio. Passarono là altri venti minuti. Kakuzu aveva vegliato il compagno finché non era riuscito finalmente ad addormentarsi, le parole che aveva letto nel frattempo prendevano un tono molto doloroso se considerate alla luce di quanto accaduto quella sera. Madara aveva sempre inteso Tra le pagine della nostra vita come un sostegno per chi volesse leggerlo e un ringraziamento per chi appariva nella trama. Ma quella sera Kakuzu capì che forse, più che tutto questo, il libro era un grido disperato di aiuto del suo stesso autore. Era stato proprio lui a scrivere di quanto avesse bisogno della vicinanza della famiglia e degli amici.

Io sarò sempre al tuo fianco finché lo vorrai. Ti amo, tutti ti amiamo, stiamo solo aspettando che tu apra gli occhi per vederci.


Sasuke era stupito di come Sakura stesse utilizzando ogni minuto del suo tempo libero per stare con lui. Era arrivata persino a lasciare la sua divisa vintage, i trucchi, scarpe e vestiti nel bagno del locale in cui lavorava per guadagnare tempo.

Ora Sasuke stava guidando il suo moto scooter su un ampio viadotto, gli sembrava di volare per l'altezza, il vento, e la gioia che gli dava la ragazza seduta dietro di lui abbarbicata alla sua vita. Era un'altalena di emozioni strane e contrastanti. Sasuke non osava neanche immaginare come sarebbe potuta finire la serata precedente se non ci fosse stata Sakura a mantenergli alto l'umore.

Un disastro, come da Kisame.

Stavano tornando dal grosso cinema multisala che si trovava dall'altro lato della città, avevano appena guardato un film demenziale scelto da lei. Sasuke ormai si fidava ciecamente di qualsiasi proposta lei gli facesse, quella ragazza era la sua resilienza, sarebbe stato completamente perso senza di lei. All'interno di quel cinema ci si poteva passare tranquillamente un pomeriggio intero; dopo aver visto il film, si erano lanciati in una interminabile partita a flipper divorando un bidone gigantesco di pop corn. A Sasuke non erano mai piaciuti particolarmente i junk food, tuttavia i pop corn che facevano lì avevano un gusto particolare, erano burrosi. Il moro aveva talmente poca esperienza di schifezze varie che non sapeva nemmeno trovare le parole giuste per descrivere i loro sapori.

"Davvero, Sakura, non so cosa mi sia preso, sono stato sopraffatto dalla rabbia. L'esibizione di Itachi e Sai è talmente mozzafiato che è praticamente impossibile distogliersi, a meno che non ci sia la fine mondo."

Sasuke le stava raccontando di quanto accaduto l'ultima sera in cui era andato da Kisame. Non lo avrebbe mai fatto se le brutte e intense sensazioni non fossero proseguite la sera prima festeggiando Obito e Rin, futuri genitori.

"E tu la fine del mondo l'hai vista negli occhi di quei due."

Mentre formulava la frase, Sakura riuscì anche a prendere la mira per lanciare la pallina e fare più punti di quanto non avesse fatto Sasuke in dieci minuti.

"Fosse finita lì avrei potuto anche pensare che potesse trattarsi solo di una mia impressione" il moro si riempì la bocca con una manciata di pop corn "Pensa che stavo persino per chiedere scusa a Kisame e a tutti i presenti di quella sera. Tuttavia credo che anche tu non sia cieca e abbia visto benissimo come è andata ieri sera."

"Hai ragione, non sono cieca e ci vedo molto meglio di te" la ragazza sollevò gli occhi verdi dal flipper dopo aver sfornato un'altra vagonata di punti che stracciò definitavene Sasuke "Qualunque cosa sia accaduta in quel bagno è servita per far capire a Kisame chi ama davvero. Il vero problema, adesso, è Madara, ma non potrà nuocere a nessuno se non a sé stesso."

"Fammi capire bene, Sakura, vorresti dire che ieri sera, quei due..." Sasuke si puntò le mani sui fianchi con gli occhi che mandavano fiamme.

"Non cadere nei tuoi soliti errori, Sasuke, gli scivoloni sono stati fin troppi e non puoi permettertene uno anche tu." Sakura gli si era avvicinata calma e conciliante "So che stai desiderando di accartocciarli entrambi come due pezzi di carta, ma non risolveresti assolutamente niente. Non sono affari nostri cosa sia accaduto in quel bagno, è meglio che rimanga dietro quella porta perché da lì non uscirà mai, fidati."

"Itachi e Kakuzu..."

"Smettila" Sakura domò ancora l'esplosione "Itachi e Kakuzu sono al sicuro se tu non rovinerai tutto. Pensi davvero che sia necessario ferirli?"

Sasuke parve sgonfiarsi mentre abbassava lo sguardo a terra avvilito: "Come potrò ancora guardare in faccia mio fratello?"

"Essendo fiero di essere una persona che lo ama e che farebbe di tutto per proteggerlo."

Sakura gli fece alzare gli occhi di ossidiana da quel pavimento con una dolce spinta sotto il mento prima di abbracciarlo stretto.

"Forse ormai è troppo tardi, Sakura" le posò un bacio sui capelli rosa che sapevano di fiori "Io ho raccontato a Itachi quanto accaduto a casa di Kisame. Non ce l'ho fatta, ho preso quel dannato telefono e l'ho chiamato proprio la domenica in cui è andato a trovarli Nagato. Ho sentito il suo respiro farsi affannoso mentre gli altri, nel sottofondo, si divertivano. Ha capito tutto, non potrebbe essere altrimenti."

Sakura lo strinse ancora di più come per dire ti ascolto.

"Pensa che Itachi avrebbe voluto che andassi a vederlo dal vivo almeno una sera" la voce del moro tremò "Ho deciso di non farlo dopo aver visto quanto fosse affaticato il suo viso durante le ultime esibizioni, avevo paura che, andando lì, non sarei riuscito a trattenermi annientandolo completamente. Sono stato io a fargli male, Sakura, è stata colpa mia e di quella maledetta telefonata."

La ragazza sciolse l'abbraccio per poterlo guardare negli occhi: "Non è colpa tua, hai sentito cosa ha detto ieri sera Itachi a Kisame? Ti amo. E Kisame lo ha capito. Non è successo niente quella sera a casa sua, Itachi certamente ha già compreso che sei stato portato fuori strada solo dal forte amore che provi per lui."

Ecco perché adesso Sasuke si sentiva così leggero percorrendo quel viadotto col moto scooter mentre accompagnava Sakura al lavoro.

"Avrei potuto anche pensare che potesse trattarsi solo di una mia impressione"

Se era necessario questo per proteggere Kakuzu e Itachi, Sasuke sarebbe stato onorato di farlo. Sorrise.

Sakura avvertì il suo sollievo nonostante non lo potesse vedere in viso, sull'onda di una perfetta sintonia nata in modo inconsapevole e naturale, la ragazza aveva sentito quel sorriso dentro i muscoli improvvisamente rilassati. Sorrise anche lei stringendo di più la vita del moro.

"Beh, Sasuke, se non riesci a deciderti per me puoi anche rimanere qui, ti porterò qualche Bloody Mary di tanto in tanto."

Era un miracolo che Sakura fosse riuscita a mettere insieme una frase compiuta con quelle labbra di marmo che divoravano la sua da cinque minuti buoni impedendole di entrare nel bagno del locale in cui lavorava per indossare la divisa vintage. Adesso, certamente, avrebbe dovuto rifarsi anche il trucco e sistemarsi dal momento che il moro sembrava apprezzare molto il gloss alla ciliegia e le dita bianche perse nel rosa.

"Va bene, ti lascio andare."

Sasuke si staccò da lei ma quel sorriso asimmetrico raccontava tutt'altra storia mentre lei chiudeva la porta trillando una risata acuta.

Sakura si preparò in pochi minuti, divisa rossa da cameriera, pattini, ed era pronta per partine su quel pavimento bianco e nero a scacchiera.

"Mi sei mancata."

Sasuke era rimasto lì, dietro il legno, con quella ghigna da furbacchione che ora era tra il divertito e il folle.

"Ma se ci siamo salutati circa due minuti fa."

Sasuke la spinse indietro sfruttando il fatto che lei indossasse i pattini, Sakura arrivò volutamente a ridosso delle parete prima di frenare, anche sul suo viso adesso era apparsa un'espressione complice, si mordicchiava il labbro inferiore tirato di nuovo a lucido.

"Mi è mancato il sentirmi bene, quello che sai darmi solo tu."

Il moro si sfilò la maglietta avanzando deciso, lei gli pattinò incontro posando le mani sulle spalle muscolose, ormai rassegnata e felice di fare tardi al lavoro.

"Te l'ho mai detto quanto ti sta bene il rosso?"

Le mani di marmo abbassarono le spalline della divisa, i capezzoli rosei saltarono fuori. Le mani ardenti del moro sollevarono la gonna vaporosa, andando a posarsi sulle natiche di lei sotto gli strati di tulle. Sakura prese a baciare quel corpo statuario avendo la capacità di farlo tremare, Sasuke reclinava la testa all'indietro impazzito di piacere. Non si sarebbe mai spettato che la ragazza potesse scendere fino ad inginocchiarsi, abbassargli i pantaloni e baciare la punta del suo sesso eccitato. Per evitare di gridare attirando altre persone strinse con forza le mani sui capelli dalla strana tinta rosa. La afferrò per le spalle spingendola per farla andare ancora più in profondità. Il moro ondeggiò, parve quasi prendere l'equilibrio, si spinse dentro la bocca della ragazza con degli affondi decisi. La tirò in piedi improvvisamente afferrandola per le ascelle, le sollevò un ginocchio appiccicandola alla parete sfruttando lo scivolamento dei pattini. Occhi di ossidiana e di smeraldo si fusero insieme con bollente ammirazione. Mentre il bacio ricominciava, le mani del moro si facevano strada sotto la gonna per abbassare gli slip. Le immobilizzò i polsi con le mani e il corpo con la pressione del suo, Sakura si liberò dalla stretta infilandogli le mani tra i capelli neri per fargli capire che gradiva. Adorava questo modo di fare di Sasuke, a prima vista energico e veemente ma, in realtà, mosso dal più raro e sincero desiderio verso la sua persona. Nessuno l'aveva mai ambita così e questo la faceva sentire viva e importante. Si ritrovò penetrata all'improvviso ma per niente sorpresa di come la sua carne non avesse opposto per niente resistenza. Il forte bacino di Sasuke la manteneva premuta contro la parete, sulle natiche il fresco delle piastrelle, sui seni il fuoco della pelle bianca e liscia. Stavolta non importò loro niente di non fare rumore, la mente di entrambi era troppo offuscata per portare a termine anche solo un ragionamento del genere. Sakura venne stringendo le natiche statutarie di Sasuke, lui lo fece con un gemito soffocato. Gli sembrò di svenire separandosi dal quel corpo magro ma incandescente.

"Tu sei stata tutto per me, ogni risposta."

Lo straordinario era che riusciva a fare tutto senza che le fosse chiesto, ogni parola di Sakura anticipava sempre le mille domande di Sasuke. Lei si sentì perdersi in uno spazio sconfinato di amore, le parole di Sasuke erano rare ma ognuna era una perla giusta e preziosa. Si ritenne fortunata che fossero sue per sempre, privilegiata di iniziare quel turno tremendamente in ritardo.

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