I custodi dei segreti
Kisame non stava negando la realtà ingannando sé stesso e gli altri facendo sembrare quella una giornata come tutte le altre. Non si trattava di fingere ma, piuttosto, di evitare di impazzire.
Entrò nel piccolo ufficio di Karin chiedendole di mostrargli gli appuntamenti.
"Kisame, li ho dovuti rimandare tutti alla settimana prossima" la ragazza abbassò il mento per metterlo a fuoco da sopra gli occhiali "Lo sai che Tsunade non può occuparsi di vistare i tuoi nuovi clienti..."
La rossa aveva abbassato il tono della voce sulle ultime parole, voleva evitare di rompere quel velo sottile e trasparente che li teneva tutti in piedi invece che stramazzati sul pavimento con la testa tra le mani.
La settimana prossima. Già saprò se ci sei ancora o no.
Kisame scosse la testa per mandare via quel pensiero appena formulato, si era ripromesso di non pensare a Itachi che adesso aveva le mani flaccide di Kabuto a scavargli dentro, finché non avesse ricevuto la chiamata di Tsunade di intervento terminato. Fino al tardo pomeriggio non se ne sarebbe comunque parlato, si trattava di un lavoro di massima precisione e molto lungo.
Scacciò ancora il pensiero, si sarebbe preso a schiaffi da solo se fosse servito a svuotargli la mente, salutò e ringraziò Karin con un piccolo sorriso muto, il gesto aveva quel duplice significato nonostante lei ci avesse letto nient'altro che tristezza.
Lo sguardo di Kisame cadde su Sasuke, era già un po' che si spostava nella sala del bodybuilding seguendo il suo programma di allenamento con schematica precisione, se non fosse stato per il telefono che si trascinava appresso da un macchinario all'altro, sarebbe anche potuto sembrare come sempre. Lo posava sempre in qualche punto strategico per non perderlo di vista, gli occhi neri guizzavano sul display ogni pochi secondi.
"Maestro, tutto bene? Oggi la vedo un po' distratto."
"Visto che ve ne siete accorti lo ammetto. Che de dite se ci prendiamo una pausa?"
Kisame si affacciò nella sala in cui Madara stava dando una delle sue lezioni. Era un gesto che aveva fatto un'infinità di volte negli ultimi due mesi ma adesso aveva un significato completamente diverso. Fece appena in tempo a vedere un Madara atterrato da uno dei suoi allievi, lo stesso che adesso gli stava tendendo la mano per aiutarlo ad alzarsi. Il gruppo si diresse all'esterno.
"Izuna, non ci siamo oggi, non fai altro che calpestarmi i piedi."
In un'occasione diversa Hinata avrebbe pronunciato quella frase magari ridendo o facendo qualche battuta ironica, bisognava ammettere che quei due era praticamente impossibile vederli sbagliare qualche passo. La mora fu capace di emettere solo un sospiro sconsolato guardando il pavimento, quel giorno. Izuna la abbracciò raggiungendo gli altri all'esterno.
Adesso Kisame li vedeva solo attraverso la vetrata, i suoni erano assenti ma li vide abbracciare Madara sedendosi allo stesso tavolo.
Sasuke interruppe la serie che stava facendo per guardarli, li raggiunse dopo averla terminata e senza staccare gli occhi dal suo telefono. Si immerse anche lui in quella dimensione senza suoni, Kisame lo vide posare una mano su una spalla di Izuna mentre diceva qualcosa a Hinata, la donna annuì distogliendo gli occhi da Sasuke per posarli subito dopo sul piano del tavolo. Il più giovane dei cugini fece il giro per sedersi accanto a Madara, si guardarono. Il maggiore tornò ad abbassare gli occhi a terra mentre Sasuke gli diceva qualcosa posandogli una mano su una gamba e cercando di trapassare con lo sguardo la massa dei capelli che lo nascondeva.
Era come se Itachi li avesse riuniti tutti inconsapevolmente; Izuna e Hinata avevano archiviato lo stato in cui avevano trovato Madara in piedi sul terrazzino di una casa abbandonata sotto la luna piena e adesso gli volevano ancora più bene. Il boken che era volato dalle mani di Sasuke sembrava aver stretto il legame tra i due cugini più che mai. Qualunque parola usasse Madara sia di persona che in Tra le pagine della nostra vita, era sempre ben ponderata e carica di verità.
Nonostante io non abbia mai avuto il coraggio di dirlo, ho sempre creduto fermamente che i rapporti più profondi e indissolubili siano quelli che sono nati e cresciuti nelle difficoltà.
Sebbene la mia famiglia sia grande, purtroppo è stata costellata da un sacco di eventi drammatici, posso affermare quasi con certezza, che nessuno dei suoi componenti ne è stato totalmente immune.
Siamo inseparabili come famiglia, in amicizia e in amore. Sì, sono state le difficoltà a f are da mastice, nessuna persona sarebbe quella che è senza il suo passato.
Questo aveva dichiarato Madara in uno dei suoi capitoli chiave, uno di quelli che Kisame aveva amato di più.
E per farcelo comprendere forse dovrai morire, Itachi . Perdonaci perché siamo proprio degli stupidi.
Si infranse anche l'ultima briciola di parvenza di normalità che quella giornata si era sforzata di mantenere. Kisame dovette appoggiare una delle grandi mani alla parete per evitare di cadere. Chinò la testa, aveva cercato di sistemarsi i capelli ma, non avendoci prestato la solita attenzione, si ritrovò con qualche ciuffo sfuggito alla presa del gel che ora gli ricadeva davanti al naso. Quell'odiosa sensazione involontaria delle palpebre che si spremono in completa autonomia gli attanagliò gli occhi, avrebbe potuto opporsi a qualunque cosa tranne a quelle due gocce che colpirono il pavimento di PVC nero. Erano state più forti di un caterpillar.
"Kisame, potesti uscire un secondo? Non ti disturberei se non fosse importante, ora è il momento più opportuno per parlare senza disturbare gli altri."
Una graffiante voce di donna lo raggiunse, unica e particolare, uno dei suoi marchi di fabbrica che l'avevano resa sempre così apprezzabile. Erano stati sposati, un errore che non aveva certo sbarrato la strada ad una eterna amicizia. Tayuya lo prese delicatamente a braccetto conducendolo verso la porta d'ingresso, due biondi erano in attesa di loro dietro al vetro.
Il momento è ora.
Kisame capì al volo il motivo. Nagato era impegnato alla cyclette mentre l'altro gruppo si trovava ancora al tavolo in giardino. Appena Kisame uscì, Deidara e Naruto gli sorrisero con una comprensione che non si era mai vista, Tayuya si unì a loro. Kisame sapeva benissimo di cosa volevano parlargli, un evento per il quale avrebbe meritato le peggiori parolacce e rimbrottate, il suo misero scivolone. Chinò la testa come per ammettere la sua colpa.
"Kisame, noi sappiamo già che la vita spiega la lezione solo dopo averci fatto dare l'esame, è accaduto a tutti noi un sacco di volte. Tuttavia in un modo o nell'altro la cosa fondamentale è che questi insegnamenti arrivino per restare indelebili."
Il terzetto aveva scelto di far parlare Naruto, c'era da aspettarselo e Kisame era doppiamente sollevato per questo.
"Sei scivolato, ti sei fatto molto male rialzandoti più forte e saggio di prima" Nonostante Naruto fosse illuminato dal sole, il suo viso aveva un velo di malinconia "Ma, in tutto questo, sei stato anche fortunato, Itachi non ti ha visto mentre scivolavi."
Era vero, gli occhi di ghiaccio di Kisame ora incontrarono l'azzurro dell'altro.
"Non è necessario farlo soffrire per una cosa che si è totalmente risolta" concluse il biondo con un sorriso "Quando Itachi aprirà gli occhi dovrà trovare solo amore e gioia perché è questo che si merita. So che ora sei in grado di dargli tutto, Kisame. Cosa sono gli amici se non anche i custodi dei segreti e della felicità?"
Riaprirai i tuoi occhi, vero?
"Grazie, Naruto. Io sono sempre stato onorato di averti come amico, lo sono anche di averti conosciuto."
Quell'abbraccio fu tra i più belli che gli altri due videro in tutta la loro vita, poi Deidara riaccompagnò Kisame all'interno lasciando Naruto e Tayuya insieme ancora per qualche minuto. Kisame non seppe mai come fosse stato tutto già previsto.
"Non è necessario far star male nemmeno Kisame e Nagato, Tayuya. Anche io ho dovuto dare il mio esame senza ascoltare la lezione."
Naruto si era appoggiato alla parete rivolgendo gli occhi lucidi al cielo.
"Itachi mi aveva confessato di aver interrotto le cure mentre tornavamo indietro quella maledetta sera. Non ho pensato a dirlo a Tsunade e Kisame, ero troppo sconvolto per la scomparsa di Nagato e per i sensi di colpa che avevo nei suoi confronti."
"Naruto, nonostante tu abbia innegabilmente dei super poteri sei umano." la mano della rossa gli si era posata su una spalla "E anche tu esplodi trovandoti a fronteggiare una montagna di difficoltà in pochi giorni. È normale. Bentornato anche a te."
Si scambiarono un sorriso complice prima di rientrare. La felicità di tutti era al sicuro, ora stava a Itachi tornare a farne parte.
"Amore, è un sogno, mi fai sentire proprio come una ragazzina."
Rin si guardò intorno rapita sia dai fiori terrestri che da quelli dell'aria. Le farfalle. La madre, quando era piccola, le aveva insegnato che le farfalle sono i fiori dell'aria.
"Perché lo sei, sembri non invecchiare mai."
Obito le sollevò il piccolo mento e la baciò dopo averla guardata negli occhi. Aveva chiesto ancora un permesso straordinario per portarla nel Giardino delle farfalle. Si trattava di un gradissimo parco fuori città in cui venivano coltivate una grande varietà di fiori e piante adatte per attirare le farfalle di ogni stagione. Quelle che erano presenti adesso, a fine estate, erano piccole e di tre colori: bianche, gialle e celesti, con i contorni delle ali neri e marcati. Sembravano adorare gli aromi del fieno si rincorrevano tra i semi dell'erba dorata.
Obito e Rin erano arrivati la mattina, avevano camminato sotto i rilassanti alberi di alto fusto, percorso stradine e scalette nascoste, ascoltato il rilassante e lieve scroscio delle fontane. Avevano pranzato stesi sull'erba, una grossa farfalla si era posata su una spalla di Rin e Obito aveva fatto in tempo a scattare diverse foto prima che volasse via. Adesso, mentre l'aria e la luce testimoniavano che la giornata stava girando a pomeriggio, si stavano godendo una rinfrescante limonata in uno dei tanti chioschi presenti.
Un risciò elettrico passò molto silenzioso per una delle stradine imbrecciate.
"Che dici, ne prendiamo uno?" chiese Obito.
"Perché no? Magari al ritorno."
A Rin, però, non era certo sfuggito come, ogni volta, il marito rispondesse con un sorriso malinconico a quello solare di lei. Era una sensazione cresciuta di intensità durante tutta quella giornata. Era stata meravigliosa e rilassante, ma era come se in fondo agli occhi di Obito ringhiasse una specie di mostro che lui tentava disperatamente di tenere a bada.
Forse non si sente pronto per diventare papà? Difficile da credere, era così gioioso quando ha saputo la notizia. Lo era durante la festa che abbiamo dato, in realtà anche prima quando ancora ne parlavano soltanto. Lo vedo strano da quando Itachi si è sentito male davanti a tutti da Kisame. E poi Naruto non ha mai spigato il vero motivo di quel rientrare improvviso e così di fretta; ma lo posso capire dati i problemi che ha avuto subito dopo con Nagato.
Rin si pentiva di non avere accompagnato il marito e Sasuke nella corsa disperata che avevano fatto dietro a Kisame mentre portava Itachi in ospedale, forse adesso avrebbe saputo.
"Tesoro, è vero che l'arrivo di un bambino trasforma la vita e che può spaventare, ma ti posso assicurare che il cambiamento in sé stesso, quando ci sei dentro, non corrisponde quasi mai a tutte le fantasticherie e previsioni che lo hanno preceduto. Anche se fuori ho l'immagine di una ragazzina, credo di aver accumulato abbastanza esperienza per esserne certa."
Il mostro in fondo alle iridi di Obito parve strepitare colpito da una lancia, si ritirò momentaneamente mentre lei gli afferrava le mani attraverso il tavolo. Non era questo a preoccuparlo, allora, ma Rin aveva avuto bisogno di togliersi almeno questo dubbio.
"Amore, ma che dici?" Obito le strinse e tirò lievemente le mani "Io sono felicissimo se la nostra bella famiglia si allarga, non vedo l'ora che si decidano anche Izuna e Sasuke."
Risero entrambi ma a Rin non era sfuggito come alla parola famiglia il mostro avesse ripreso vigore. Decise di cambiare strategia.
"Obito, io non posso che ringraziarti per tutte queste stupende attenzioni che mi stai dando ultimamente, ma..." aveva bisogno di una pausa prima di sparare quel proiettile che probabilmente avrebbe ferito entrambi, guardò un attimo verso l'azzurro del cielo "Ma ho l'impressione che tu voglia tenermi lontana da qualcosa."
Una farfalla piccola e gialla si era posata sul bordo del bicchiere di Obito, batteva lentamente le ali facendo rammentare a Rin quando avesse sempre adorato quel movimento mentre stavano a riposo sin da bambina. Lo sguardo di Obito cadde in basso così profondamente e rapidamente da rendere molto contrastante il movimento dell'occhio vero e l'immobilità della protesi. Tuttavia le palpebre scesero subito a celare la differenza.
"Niente, tesoro, stavo pensando come mai è tutto il giorno che non mi fanno sapere niente di Itachi, ma non voglio importunare nessuno, saranno tutti esausti."
Obito tornò a guardarla, sorridere e combattere.
"Non lo mandano ancora a casa?" Rin aggrottò le sopracciglia inclinando la testa lateralmente, il consueto gesto di quando non era completamente convinta di qualcosa.
"Doveva sottoporsi a degli esami, oggi." Obito la guardava di nuovo ma la sua espressione sembrava quella di qualcuno che dichiara la resa nel bel mezzo una guerra mondiale "Avrebbero deciso il da farsi in base a quello."
Rin piegò la testa dalla parte opposta facendo capire a Obito che la spiegazione non le quadrava tanto.
L'arrivo di un altro risciò elettrico li tolse da quella situazione, Obito, avendo notato che era libero, balzò in piedi per fermarlo quasi rovesciando la sedia. Rin dovette capitolare a quell'ennesimo desiderio per loro due che il marito voleva esaudire.
Che devi sapere qualche risposta entro stasera è vero, ti ho sorpreso più volte a guardare il telefono mentre pensavi che io non vedessi. Non dovrò comunque attendere tanto. Coraggio, Itachi, il nostro futuro era stato scritto anche pensando a te.
Rin decise di godersi fino in fondo quella splendida esperienza, le coppie fortunate come lei e Obito erano decisamente poche nel mondo. Una nuvola di piccole farfalle marroni si alzò dai lati del sentiero al passaggio del loro risciò, li avvolsero accompagnando le tonalità calde dei colori di fine estate che avevano intorno, sembravano fatte di soffice velluto. Rin posò la testa sulla spalla del marito cullata dai lievi sobbalzi della stradina, nonostante tutto, non poté fare a meno di sorridere all'avvenire sentendo il braccio del marito avvolgerle la vita.
Niente è impossibile se non sei tu a renderlo tale. Per me sembra essere stato inammissibile da sempre chiedere aiuto. Non lo facevo da piccolo non riuscendo a trovare il giusto verso nei miei rapporti con Izuna e i genitori. Ho evitato di farlo da adolescente durante le incomprensioni con Obito e il dolore per la fine della storia con Kisame. Mi sono sempre erroneamente illuso di poter fare tutto da solo finché la solitudine non mi ha schiacciato fino a soffocarmi. Tuttavia, nemmeno allora riuscivo ad afferrare con gioia tutte le mani tese che avevo dedicate a me. Vedere come ci sono riuscite, invece, le persone che avevo intorno mi è servito da grande esempio. Nonostante Sasuke mi sia sempre assomigliato molto come carattere, ha compreso sin da molto giovane come sia sbagliato pretendere di fare tutto da soli. Non solo ha accettato l'aiuto incondizionato di Itachi ma anche quello di Kisame che glielo ha elargito nonostante quel giorno credesse che Itachi lo avesse abbandonato per sempre, per giunta a causa di un equivoco creato da me. È stato infatti da lì in poi che la vita di Sasuke ha preso la strada per iniziale a salire senza più fermarsi. Lo stesso Itachi ha capitolato di fronte all'amore di Kisame che è cambiato così tanto solo per lui. Guardo sempre Kisame con un sorriso, ogni piccolo gesto, sguardo o parola che ha nei confronti di Itachi sono solo per lui. La cosa meravigliosa è che Kisame non si rende minimamente conto di questo e gli viene tutto in modo spontaneo. Naruto riesce a vedere anche le richieste di aiuto delle persone che considerano la guarigione da qualcosa come la fine del diritto ad essere amate, come Nagato. Ha saputo trovare un compromesso per aiutare comunque suo marito facendolo diventare più felice di prima. Scrivendo questo libro non mi ero accorto che, cercando di aiutare gli altri, stavo chiedendo sostegno anche per me stesso usando una via indiretta che mi togliesse dall'imbarazzo di dirlo direttamente a qualcuno guardandolo negli occhi. Accettare quelle mani che hanno sollevato me e tutti i miei amici non è stato facile mentre mi trovavo ancora troppo invischiato nella ragnatela del dolore. Kakuzu non si è mai arreso davanti al mio involontario recalcitrare. Se ti ringrazio meglio tra queste pagine piuttosto che dal vivo, è semplicemente perché non sono avvezzo a cedere completamente alle emozioni, ma questo non significa che non esistano e non siano forti e sincere. E, sì, sono umano anche io.
"Tra le pagine della mostra vita" di Madara Uchiha.
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