Amore positivo, amore insensato
Una serenità estrema si era impadronita di Izuna mentre godeva della sensazione del corpo che va raffreddandosi lentamente e del respiro che torna progressivamente regolare. Una mano piccola e delicata gli accarezzava il petto magro ma definito. Si voltò alla sua sinistra incontrando lo sguardo celeste di Hinata e il sorriso che era tornato a farle brillare lo splendido viso. Quel momento positivo ne aveva richiamato un altro altrettanto bello nella mente del moro, risaliva a due anni e mezzo prima. Lui e Sasuke che ridevano a crepapelle nel salone del parrucchiere leggendo i messaggi deliranti di Deidara sulle sue teorie a proposito delle trappole nascoste nelle cattedrali gotiche. Il giorno dopo sia il cugino che il biondo si sarebbero sposati e Izuna sarebbe stato il testimone di Neji. Nonostante tutto, lui e Sasuke avevano legato tantissimo e da subito, già dalla cena organizzata dal più giovane per riunire quella famiglia che si era persa, inghiottita dal buio di anni di disgrazie. Il seme del suo amore con Hinata forse era stato già gettato allora. Il suo germogliare e crescere era dovuto passare attraverso la sofferenza di Sasuke e anche della stessa Hinata. Ma ora, che quel ciclone rosa di nome Sakura era apparso nella vita del cugino più giovane, tutto aveva il potenziale di tornare come prima, se non addirittura meglio. Sasuke aveva smesso di evitare sia lui che Hinata sul lavoro e Neji era tornato completamente ristabilito. Izuna era anche uscito con il cugino e Sakura un paio di volte, felicissimo di averlo visto tornare a sorridere. Izuna non aveva intenzione di rinunciare a tutto questo e sarebbe stato ingiusto farlo abbandonare anche a Sasuke, non dopo la vita difficile e dolorosa che aveva dovuto affrontare. La grande famiglia allargata e felice che erano destinati ad essere era lì, ad un passo da loro. Sarebbe stato stupido non afferrarla. I momenti di gioia e rilassatezza erano utili anche per cercare di sistemare le cose, Izuna aveva sempre l'abilità di saperli cogliere al volo.
"Hinata, tu credi che sia giusto non perdonare mai più a qualcuno un momento di distrazione?"
La donna sospirò ritirando la manina ben curata dal corpo del compagno, tuttavia non perse il sorriso e lo sguardo sereno.
"No, non è giusto, soprattutto se quel qualcuno ha sbagliato accecato dal dolore" ora gli occhi celesti si erano fatti leggermente malinconici mentre un braccio si posava sotto la testa della mora "Capisco cosa vuoi dire. Io mi sono fatta trascinare dallo spavento e Neji dal rispetto nei miei confronti. Sasuke va aiutato ma certamente questa non è la strada corretta. Possiamo farlo noi tutti insieme, sono certa che Temari capirà, alla fine anche lei ha una famiglia a cui tiene. Domani prendiamo subito un appuntamento con lei, non è troppo tardi, alla fine deve trascorrere ancora la pausa estiva."
Il viso di Hinata era diventato ancora più luminoso, Izuna le strinse la vita sottile e la baciò dopo essersela tirata vicino al corpo. L'amore trionfa sempre e non è mai troppo tardi per capirlo. E così anche l'amicizia.
Il suono improvviso del campanello li fece guardare sconcertati senza tuttavia turbarli troppo, la contentezza di essere finalmente giunti ad una soluzione che fosse il preludio della felicità di tutti e di una vita finalmente piena, offuscava il resto.
Sono sull'orlo di un sogno, devo solo buttarmi senza pensare, sarebbe un delitto avere paura in un caso come questo.
Izuna si infilò boxer e pantaloni per andare ad aprire, ad Hinata sarebbe servito qualche minuto in più ma lo avrebbe seguito a breve.
Izuna ebbe l'impressione di aver visto il suo gemello disegnarsi nella cornice della porta; ancora si stupiva di come Sasuke fosse finito per assomigliare più a lui piuttosto che a Itachi. La struttura fisica, invece, simile a Madara. Il minore, sempre impeccabile con la sua camicia verde scuro e sbottonata solo sul colletto, incredibile come Sasuke fosse uno dei pochi ragazzi a cui donavano i pantaloni corti. Entrò sorridente come se fosse un raggio di luce.
"Izuna, io..."
"Volevo chiederti scusa, Sasuke." La voce di Hinata, dietro di loro, sebbene li avesse colti di sorpresa non li aveva spaventati. Anzi, era stata un sollievo per entrambi.
"Anche a nome di Neji. Sono sicurissima che lui e Temari mi ascolteranno e tutto tornerà come prima." la donna, che si era infilata un vestito estivo completamente bianco e svasato, avanzò raggiante fino ad abbracciare Sasuke.
"Sono io che chiedo scusa a te" Sasuke parlò senza sollevare la fronte della spalla della ragazza "Io ho detto quelle cose su di te davanti ad un sacco di gente, e poi..."
Hinata lo fermò mettendogli un dito sulle labbra. Sorrisero tutti e tre, era esistito così tanto dolore nelle loro vite da aver esaurito tutto lo spazio per esso disponibile.
Il minore dei cugini fu reso partecipe del fatto che il brutto periodo era terminato, per tutti. L'amore e la felicità erano finalmente tornati ad affacciarsi e niente avrebbe più potuto fermarli.
"Come sostiene sempre Obito, in che modo sarebbe possibile riconoscere la gioia se non avesse il suo contrapposto?"
Mentre stavano sul divano a godersi tè e i deliziosi biscotti fatti da Hinata, la citazione di Izuna, sebbene li fece ridere tutti all'unisono, conteneva un'assoluta verità. L'amore tra Hinata e Izuna stava trionfando così come quello tra Sasuke e Sakura. L'importante, ora, sarebbe stato non perderli di vista e Neji non sarebbe potuto che essere d'accordo. La rabbia era passata, lo spavento anche. Nessuno avrebbe mai potuto cancellare il dolore provato da Sasuke durante la sua giovinezza, tuttavia cercare di curarlo infliggendo altro tormento non sarebbe servito a niente. L'unione della famiglia e degli amici, quelli sì.
Questo mondo è pieno di cose che non vanno come vorremmo. Più a lungo vivi, più ti accorgi di come, ovunque ci sia una luce, c'è anche un'ombra.
Nel tardo pomeriggio, questo pensiero trascinava Izuna in direzione di una isolata casa di campagna. Aveva fatto una telefonata prima di partire, più che per avvertimento, era servita per sondare l'umore del fratello. Izuna era certo di trovare Madara a casa, a parte quando era di turno alla palestra di Kisame, aveva ricominciato a seppellirsi nella solitudine schiacciato dalla malinconia. Ora, come se non bastasse, si era anche aggiunto il senso di colpa per aver inguaiato Sasuke con quelle poche parole riportate nel suo libro. Izuna aveva il dovere di precipitarsi da lui per comunicargli che, almeno questo pasticcio, si trovava sulla via della risoluzione.
Attraversò il vialetto costeggiato da bellissimi cespugli di rose, il prato dietro di esse, nonostante il caldo, sempre fresco, rigoglioso e impeccabile, segno che riceveva ogni giorno la sia innaffiatura serale. Le scarpe di Izuna scricchiolavano sulla ghiaia del vialetto, tuttavia nessuno lo accolse finché non raggiunse il rustico portone di legno iniziando a bussare. La figura alta del fratello apparve nella penombra di quelle stanze che rimanevano fresche nonostante l'assenza di impianti di condizionamento, i vecchi muri erano talmente spessi da fungere, per loro natura, da isolanti. Il viso di Madara era ancora più mogio di come Izuna lo aveva immaginato sentendo la sua voce al telefono. Nel momento in cui si avvicinò per salutarlo con un abbraccio e un sorriso tirato, il minore non poté fare a meno di avvertire il lieve odore di alcol che l'altro emanava. Madara non aveva bevuto nella giornata corrente ma, certamente, lo aveva fatto così tanto la sera prima da non aver superato ancora completamente i postumi. I fili bianchi tra i folti capelli di Madara erano aumentati dall'ultima volta in cui Izuna lo aveva visto, così come anche la pelle appariva molto più sciupata. I movimenti erano lenti, come se Madara fosse annientato da una tremenda stanchezza, molto probabilmente emotiva. Fisicamente stava bene, Izuna aveva saputo da Kisame che come insegnate di Taekwondo se la cavava egregiamente.
Madara, ti conosco da quando sono nato. Penso sia abbastanza per capire il vero motivo che ti ha spinto a diventare istruttore di arti marziali. Non lo avresti mai fatto se la palestra fosse stata un'altra.
Tuttavia, Izuna trovò che non fosse opportuno esordire con questo argomento. L'immancabile gentilezza del fratello maggiore gli stava facendo gustare il secondo delizioso tè con pasticcini della giornata. Kakuzu era fuori al lavoro con un gruppo di operai, Izuna comprese da subito che, quel giorno, non lo avrebbe visto. Il suo cavallo di battaglia fu rassicurare Madara sui problemi finalmente risolti di Sasuke. Hinata e Neji, una volta rimesse a posto le proprie vite, si erano resi conto di essersi fatti ingannare dalle emozioni del momento. Lui non avrebbe più dovuto rammaricarsi di nessuna sillaba del suo libro. Madara sopirò di sollievo a questa notizia, tuttavia le ombre che attraversavano la sua anima non scomparvero del tutto. Izuna si rese conto di non poter fare altro, almeno per quel pomeriggio. Kakuzu non sarebbe rientrato almeno finché lui fosse stato lì. Il più giovane vedeva chiaramente il rispetto che aveva il compagno del fratello, certamente si logorava senza comprendere il motivo della distanza di Madara. O forse, semplicemente non voleva rassegnarsi perché lo amava. Izuna non poteva fare niente sul momento, ma a partire dal giorno seguente certamente sì. Il fratello aveva bisogno di lui per questo decise di non fargli mancare mai il suo prezioso appoggio. L'indomani lui e Hinata si sarebbero iscritti ai corsi della palestra di Kisame, ormai ce n'erano talmente tanti da soddisfare praticamente tutti i gusti. Gli sarebbero stati accanto sia lì che andandolo a trovare più spesso.
La maledizione degli Uchiha è toccata a te più di tutti, avrai anche perso un amore ma forse questo ti rende cieco di fronte ad uno più grande.
Madara appoggiò la testa dolente sul piano del tavolo appena Izuna si fu richiuso il portone alle spalle, una lacrima bagnò la manica della camicia sotto di lui. Tutti, in primis Kakuzu, si stavano facendo in quattro per dargli sollievo. Lo scopo del fratello minore era stato, sì, quello di tranquillizzarlo sul fatto che i problemi di Sasuke fossero risolti e che il suo libro non rappresentasse un errore, però c'era anche altro. Nessuno aveva visto le sue labbra unirsi con quelle di Kisame, ma non si sa come, avvertivano tutti quell'episodio come se l'avessero vissuto in prima persona. Tayuya e Hidan avevano avuto talmente tanto rispetto di questo dolore che, passando davanti alla macchina di Kisame, avevano fatto finta di non vedere. O forse non avevano capito davvero cosa stava succedendo, in ogni caso non aveva importanza. Madara non riusciva a togliersi quel tocco dalla testa. Stavolta aveva scorto qualcosa di diverso negli occhi di Kisame, qualcosa che non c'era durante il primo contatto quando avevano ingaggiato quella scherzosa lotta nella palestra. Lì Kisame lo aveva respinto assalito dai sensi di colpa e dall'apprensione verso Itachi, ma due sere prima, se Hidan e Tayuya non fossero arrivati all'improvviso, Madara era certo sarebbe potuta finire diversamente.
Quando si agitava la notte in preda agli incubi o cadeva di nuovo nelle trappole del silenzio e dell'alcol, Kakuzu gli chiedeva cosa avesse abbracciandolo e accarezzandolo. Madara ogni volta dava la stessa risposta: dichiarava di essere preoccupato per Sasuke e di sentirsi colpevole di quanto scritto nel libro. Giusto, ma non era tutta la verità. La devozione e l'amore di quell'uomo erano infiniti, Kakuzu non si era mai comportato con nessuno come faceva nei suoi confronti. Non era certo un tipo portato alla delicatezza e alle coccole, tuttavia con lui lo faceva. Lo amava come non aveva mai fatto, probabilmente, con nessuno.
La maledizione della famiglia mi sta colpendo ancora una volta. Nonostante io sia consapevole di non stare apprezzando la fortuna che ho accanto, mi lascio trascinare dai vuoti risucchianti. Sto scivolando, trovo incantevole ciò che finirà per farmi male.
La sera, cercando di spegnere questi laceranti contrasti, si faceva ingannare dal vino che lui stesso produceva o cadeva nell'imbroglio di qualche strada in cui camminava per sfogare il cuore tormentato. Obito lo aveva trovato in quelle condizioni qualche giorno prima, chissà come era preoccupato. Era stato in sua compagnia due ore per farlo calmare e lui non lo aveva neanche chiamato per ringraziarlo. Kisame gli aveva comunicato che a breve si sarebbe iscritto in palestra con Rin, probabilmente lo faceva anche per stargli vicino.
"Madara, tutto bene?"
Come previsto, Kakuzu aveva atteso che Izuna andasse via per rientrare. Li aveva lasciati parlare tranquillamente facendosi da parte.
"Sì, grazie, sono solo stanco" Madara si sforzò di sorridere "Hinata e Neji ritireranno la denuncia nei confronti di Sasuke. Tra le pagine della nostra vita non sarà più passato al setaccio da nessun avvocato senza scrupoli."
"Madara, ma è fantastico" Kakuzu gli si era avvicinato posandogli le grosse mani sulle spalle "Vieni a stenderti un po'."
A Madara non restò che arrendersi a quella stretta che l'omone di sforzava di mantenere delicata. Le mani di Kakuzu non smisero mai di cingergli la vita mentre salivano le scale che conducevano alla camera da letto. Gradini di cotto rosso costruiti sotto quella volta in cui ogni minimo suono rimbombava a dismisura. Kakuzu approfittò del pretesto di aiutarlo a spogliarsi per concedergli carezze ovunque. Non c'era desiderio dentro le sue mani, ma solo tenerezza. Nonostante tra di loro non c'erano più stati rapporti intimi da diverso tempo, Kakuzu si accontentò di avere la testa di Madara posata su una spalla, sotto le coperte. Gli baciò la folta capigliatura mentre continuava a tenerlo stretto.
Sasuke è riuscito a tirarsi fuori dalla maledizione della famiglia da solo e con le sue forze. Io, nonostante abbia l'aiuto di mio fratello, di Kakuzu e di tutti gli altri, non ce la faccio. So che sto perdendo la persona che mi ama davvero e incondizionatamente a causa di una stupida spina che ho nel cuore. Ma ho come l'impressione di essere prigioniero di un binario dal quale non riesco a tirarmi fuori. Non posso fare a meno di seguire la sua direzione. Un bellissimo binario di ghiaccio.
Il frinire delle cicale proveniente dalla vicina pineta era così intenso da avere le caratteristiche di un vero e proprio boato. Obito e Rin si stavano godendo una giornata di pausa in panciolle sulle sdraio in riva al mare. Il vento placido e caldo del mare accarezzava loro la pelle, un cocktail ghiacciato in mano e la musica che saliva nel cielo dal bar dietro di loro costituito da una piccola capanna di legno posata direttamente sulla sabbia. Il borbottare pacifico delle onde testimoniava la prolungata stabilità del tempo tipica del periodo. Una giornata perfetta. Il messaggio di Izuna, appena ricevuto da Obito, la rese ancora più impeccabile.
"Rin, Hinata e Neji hanno deciso di ritirare le denunce contro Sasuke." Obito aveva quasi gridato di gioia nel dare la notizia alla moglie.
Lei sorrise alzando la testa e guardando attraverso le lenti viola degli occhiali con la montatura da gatta: "Ma è fantastico! In ogni caso se Gaara dovesse avere ancora bisogno delle nostre testimonianze, siamo pronti."
"Sono molto preoccupato per Madara" la voce del moro si era fatta di colpo cupa "Non si tratta solo del problema di quanto scritto nel libro. Lo conosco bene e so ce c'è dell'altro. Non hai idea in che condizioni l'ho trovato quella sera, era completamente fuori di sé, Rin."
Rin sospirò anche lei afflitta: "Lo sappiamo benissimo, Obito. Il modo di affezionarsi e amare di Madara è una condanna. In fondo è anche per stargli vicino se da domani inizieremo ad allenarci, no? Prima aprirà gli occhi vedendo ciò che ha davanti, più presto i suoi tormenti svaniranno. È un uomo intelligente e va aiutato, ma io ho piena fiducia in lui."
Nonostante si conoscessero da quando erano poco più ragazzini, Obito riusciva sempre a stupirsi dell'intuito e della saggezza della moglie e non solo di questo. Allungò la mano destra su cui le cicatrici, ormai, erano appena visibili per prendere quella di lei. Le labbra del moro rese fredde dal ghiaccio finemente triturato, si posarono sulla pelle accaldata dal sole. Anche loro si sentivano sull'orizzonte di nuove speranze.
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