Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

15. furto

Il silenzio di quel quartiere la metteva quasi a disagio. I suoi passi erano muti sul marciapiede, il fumo incantato ad avvolgerle le scarpe per non fare rumore pur senza rinunciare ai suoi adorati tacchi alti. La treccia dorata le ondeggiava sulla schiena, toccandole il bacino a ogni passo come un metronomo.

"Non sembri esattamente una ladra, vestita così."

"Non lo sembro mai, se ci pensi," rispose Kiriyo, elusiva. "È parte del mio stile, non trovi anche tu, Prithvi?"

"Mah, tu e quei due drogati di moda siete strambi," sbuffò la Dea. "Al posto tuo avrei scelto, non so, una tuta mimetica... delle scarpe comode... Come pensi di combattere con i tacchi a spillo!?"

"Ehi, Catwoman ci riusciva!"

"Quello era un film, Kalindi!"

Gli altri Dei risero nel cervello della bionda, che sentì persino qualche commento d'apprezzamento soffocato dal loro vociare. A quanto pareva, Surya e Chandra sostenevano che Halle Berry fosse molto più avvenente di Anne Hathaway nei panni della ladra dei fumetti, mentre Shukra e Budha erano del partito opposto.

Prithvi aveva sollevato un buon punto, però. Quella notte la sciamana non si era vestita da ladra, optando invece per uno dei suoi soliti look appariscenti di sempre. Il motivo era semplice: meno sembrava sospetta, meno gli altri avrebbero dubitato delle balle colossali che gli avrebbe rifilato. Aveva scoperto a sue spese che l'abito faceva il monaco eccome, perciò se si fosse presentata vestita come una ladra avrebbe dato esattamente quell'impressione.

E lei, quella sera, aveva in mente di indossare una maschera molto specifica.

«Sei in ritardo».

La voce roca di Radel le diede il benvenuto davanti al cancello della villa di Lahor. Al contrario di lei, l'uomo era vestito in modo semplice e scarno. Le diede una lunga occhiata eloquente non appena lei si avvicinò abbastanza da essere vista per bene alla fioca luce della luna. In un certo senso, Radel sembrava non troppo diverso dalla persona che aveva osservato qualche notte prima al Louvre: un paio di All-Star grigie dalla suola consumata, jeans blu chiaro dal taglio morbido che nascondevano la sua muscolatura imponente e una semplice maglietta a maniche lunghe con una stampa colorata sulla quale l'uomo portava una camicia a quadri bianca e verde.

L'attenzione di Kiriyo venne attirata dal ciondolo a forma di antilope che Radel portava al collo, un mix di metallo e legno tenuto saldo da una cordicella nera intrecciata. Quel suo modo di vestire in qualche modo lo svecchiava, anche se il viso lasciava trasparire i suoi anni. La sciamana si chiese che età avesse veramente: sembrava più vecchio di lei, quindi forse doveva avere un millennio in più sulle spalle.

«Elegante ritardo, vorrai dire».

Lui sbuffò. «Sempre ritardo è. Allora, ti ricordi il piano?»

«Certo, non preoccuparti». Kiriyo schioccò la lingua, producendo con la gola un suono gutturale che sottolineava il suo disappunto. «Sono una professionista, sai».

«Sì, beh, sembri tutt'altro tipo di professionista stasera». Radel le si avvicinò in un sussurro velato di rabbia, afferrandola per il braccio nudo con una presa che, ne era sicura, le avrebbe lasciato il segno. «Non mandare tutto a puttane, mi hai capito? Devi scambiare i quadri e scappare. Io mi occuperò di distrarre Lahor, così che tu possa fare la tua...» agitò la mano libera in aria, disegnando un piccolo ghirigoro prima di terminare la frase, «...magia».

L'Incantatrice, scocciata, si ritrasse in malo modo dalla presa dello Spirito costringendolo a liberarla. Come temeva, le sue dita avevano lasciato delle strisce rosse sulla sua pelle immacolata. «Preoccupati della tua parte, non della mia. Tra di noi, quello che ha già fallito una volta sei tu, se non ricordo male».

Lo schiaffo di Radel non impattò mai sulla guancia perfetta della donna, bloccato a mezz'aria da una mano gassosa e nera come la notte resa solida dalla magia di Shani. Kiriyo gli rivolse uno sguardo penetrante e non aggiunse altro, la minaccia dura nei suoi occhi: non gli avrebbe permesso di fare come voleva.

Si voltò verso il cancello della villa e lasciò che il suo fumo grigio le serpeggiasse attorno. Nel giro di un attimo cambiò colore in un'onda di magia, diventando scuro a sua volta.  Ciò indicava che era il potere del Dio del giudizio quello all'azione in quel momento, permettendole di cambiarne la consistenza a piacere.

«A più tardi, socio».

Dandogli le spalle lo salutò con la mano prima che i suoi sbuffi d'ombra profumata la sollevassero a mezz'aria, sospingendola gentilmente oltre l'alta ringhiera del cancello. Quando l'uomo si liberò del fumo che gli bloccava il braccio, lei era già qualche passo più in là, addentratasi nella villa del suo obiettivo.

"Ma quanto è odioso?"

Kiriyo sospirò, massaggiandosi il braccio. Condivideva in pieno i pensieri di Chandra e di tutti gli altri Dei, che non avevano mancato di esprimere il loro fastidio esplodendo in un vociare di lamenti e insulti nel suo cervello poco prima.

"Lo so, ma c'è poco da fare. Atteniamoci al piano e andrà tutto bene, ok?"

"SE MI AVESSI LASCIATO PRENDERE IL TUO CORPO, A QUEST'ORA SAREBBE UN CUMULO DI CENERE!"

"Motivo per cui non te l'ho permesso, Surya... Però ti ringrazio."

Il ronzio delle videocamere l'avvertì della loro presenza, ma lei sembrò non curarsene, camminando come se niente fosse lungo il vialetto. La brezza notturna le accarezzò le gambe mezze nude, protette esclusivamente dalle calze a rete che indossava. Radel non aveva torto: quella sera sembrava decisamente un'altro tipo di professionista, ed era proprio l'effetto a cui aveva puntato.

Non che un tipo come lui potesse capire quelle finezze, in ogni caso.

L'abito nero nel quale era strizzata sembrava salire millimetro dopo millimetro lungo il suo corpo, accorciandosi sempre di più. L'aveva scelto apposta per quello, oltre che per lo stile appariscente e provocante: la gonna era dritta e aderente come il resto dell'abito, che risaliva il suo corpo per terminare sul petto con uno scollo a cuore, il tessuto abbastanza rigido per contenere i suoi seni prosperosi. I tatuaggi che aveva dipinti qui e lì erano quasi tutti evidenti, a eccezione di quello che le adornava la parte terminale della schiena e che solo i suoi amanti avevano occasione di vedere.

Una gru bianca e rossa era disegnata sul suo braccio sinistro, proprio sopra al gomito sul retro del braccio mentre, in modo quasi specchiato, sul destro svettavano i toni acquamarina della tartaruga dipinta sulla parte frontale dell'arto, vicina alla spalla. Il retro del vestito le scopriva la schiena solo per metà, stretto da un intrico di lacci che ricordavano l'epoca vittoriana. Dalla linea nera del suo profilo fuoriusciva prepotente il rosso della peonia trafitta da un coltello, che sembrava infilarsi dritto nel suo vestito come un ago svanendo al di sotto di esso.

Il trucco accurato ma pesante che le impreziosiva il viso era stato studiato apposta per darle un'aria provocante. La linea nera dell'eyeliner le rendeva gli occhi magnetici, effetto accentuato dall'ombretto brillantinato dello stesso colore che le dipingeva le palpebre. Il mascara terminava il trio, allungandole le ciglia in modo impossibile sebbene le appesantisse gli occhi. Però, la Tatuatrice era sempre stata convinta che il suo punto di forza fossero le labbra che, anche quella volta, si era premurata di colorare di un voluttuoso rosso scarlatto.

"Sssssembri davvero una puttana di ssssstrada."

"Dici? Spero di aver azzeccato lo stile giusto. Uno come Lahor non so che tipo di ragazze sceglierebbe…"

"IO SAREI ANDATO SU UNO STILE PIÙ REGALE. QUESTI ABITI COSì CORTI SONO DAVVERO VOLGARI. AI MIEI TEMPI…"

"Ai tuoi tempi le puttane non avevano nemmeno la biancheria, Surya, 'sta zitto!"

Il commento piccato di Shukra sollevò una discussione piuttosto animata sugli usi e costumi delle povere ragazze di quella speciale categoria di lavoratrici, discussione alla quale Kiriyo non si degnò di prendere parte. Era troppo impegnata a scassinare la serratura grazie al suo fumo: infilò uno sbuffo nero nella toppa, concentrandosi per farlo espandere abbastanza da prendere precisamente la forma della chiave. Solido abbastanza da poter essere girato come fosse fatto di metallo e non di gas, il fumo fece il suo lavoro alla perfezione, sbloccando con un tlack la pesante porta della casa e garantendo alla sciamana un ingresso sicuro.

Stava andando tutto secondo i piani.
La donna si voltò un'ultima volta prima di addentrarsi nella villa, assicurandosi che Radel fosse sparito. A quanto le aveva detto, lui e Lahor si sarebbero dovuti incontrare in una zona del parco dal quale l'intero quartiere prendeva il nome, ma Kiriyo non si fidava granché.

Attenta a ogni suo movimento, la sciamana si infilò all'interno dell'ampio ingresso richiudendosi la porta alle spalle in religioso silenzio. Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse anima viva: non voleva certo trovarsi brutte sorprese.

"Sembrerebbe vuota davvero," commentò.

"Già... ma non abbassare la guardia, bambina mia."

"Grazie, Briashpati."

Kiriyo continuò la sua passeggiata silenziosa nei meandri della casa. Era contenta che Lahor le avesse mostrato con dovizia di particolari il percorso perfetto per girarsela tutta: era un ottimo modo per percorrerla in modo efficiente e cercare il suo bersaglio senza perdere tempo. Diede vita a una piccola sferetta di fumo che assunse rapida i colori del fuoco grazie al potere di Surya, il Dio del sole. La luce tenue del globo infuocato fu sufficiente a illuminare per lei i vari quadri man mano che passava di stanza in stanza, alla ricerca della Mona Lisa.

In cuor suo, Kiriyo sapeva che era inutile. Era ovvio che Lahor avrebbe appeso l'opera più famosa di Da Vinci nel suo studio, che di fatto era una specie di tempio dedicato solo al suo genio. Quando sbloccò la porta usando lo stesso trucchetto della chiave di fumo che aveva usato per l'ingresso, le sue ipotesi vennero confermate: la Gioconda era lì, in bella vista sul fondo della sala, proprio di fronte alla scrivania del collezionista. In quella posizione, lui avrebbe potuto ammirarla ogni volta che avrebbe alzato lo sguardo dalle sue carte.

Era giunto il momento dello scambio.

Kiriyo non aveva rivelato a nessuno il suo asso nella manica a forma di cintura di tessuto nero che aveva avvolto attorno ai fianchi come fosse nient'altro che un tocco di eleganza. Con un piccolo sorriso ne sciolse il nodo, ritrovandosi in un battito di ciglia all'interno della sua nuova casa colorata.

La riproduzione del quadro era lì, pronta per essere sostituita con l'originale. Le bastò stringerla tra le mani mentre il suo fumo si occupava di riallacciarle la cintura in vita per tornare indietro. Riapparve silenziosa lì dove era sparita con il quadro tra le mani, ma non ebbe tempo nemmeno di fare un passo.

Le luci della sala si accesero a giorno, dando il benvenuto a Radel seguito da Lahor, il primo con un sorriso soddisfatto stampato in faccia e il secondo con le sopracciglia aggrottate e l'aria minacciosa.

«Che ti avevo detto, capo? Mai fidarsi di una donna».

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro