Prologo
"Mi dispiace Peter, l'opinione pubblica è un potere difficile da gestire..." Disse Pepper, stringendogli la mano gentilmente.
"Anche provando a montare una sceneggiata in cui tu e Spider-Man siate nello stesso posto allo stesso momento, tutti crederebbero che sarebbe un complotto." Aggiunse Fury.
"E sarebbe un complotto..." Constatò l'agente Hill.
"Cosa dovrei fare adesso?" Chiese ancora il ragazzo, ormai rinchiuso da un paio di giorni in una casa sicura dello SHIELD.
"Spider-Man, ora come ora, è ricercato...continueremo a dire che tu non sei lui e verrà iniziata un'indagine dalla CIA e dalle nazioni unite per valutare le accuse poste dal signor Beck. Tu manterrai un profilo basso, solo come Peter Parker. È la nostra difesa migliore." Spiegò Fury.
"Cosa intendete con profilo basso?" Domandò May apprensiva, osservando i due agenti.
"Vivrà qui e quando uscirà si camufferà. Non ci sarà Spider-Man e Peter Parker sarà libero solo dopo essere stato scagionato." Asserì.
"M-ma non possiamo restare reclusi qui! Ho un lavoro e Peter ha anche la scuola. Quanto durerebbe poi?" Si agitò la donna.
"May, vi hanno già minacciati...se vuoi possiamo mettervi in una delle case sicure di Tony, ma non cambia la situazione. Vivere come un Avenger allo scoperto vuol dire stravolgere il proprio senso di sicurezza." Intervenne Pepper.
"Signora Parker, la prego di considerare che la maggior parte degli Avengers non sono disponibili al momento. Il mondo ha patito grandi sofferenze emotive negli ultimi 6 anni: la rabbia contro un eroe potrebbe degenerare in modi inaspettati.
La gente non sa più se Spider-Man sia buono o cattivo...e ora come ora la persona dietro alla maschera è suo nipote." Disse pratica l'agente Hill.
"Dovrei...ammettere tutto? R-rivelarmi?" Chiese allora il ragazzo, osservandoli smarrito, con gli occhi di un animale consapevole di star per andare al macello.
"Sei giovane, Parker, meglio rimandare il momento della verità." Rispose Fury.
"E-e se un giorno, quando mi rivelerò, sempre che qualcuno mi voglia ancora come Spider-Man, nessuno mi credesse più? Se nessuno credesse più in me? Se non si fidassero più? Gli Avengers hanno sempre combattuto a viso scoperto..." li interrogò tutti, con toni ascendenti, mentre l'agitazione lo assaliva, facendo muovere irregolarmente il suo corpo.
Si passava le mani tra i capelli, camminava in cerchio, respirava male e gli occhi gli si inumidirono.
"Gli Avengers avevano già avuto una vita alle spalle...non è il tuo tempo di prendere questo fardello." Rispose May.
"E se non si potesse scegliere il tempo giusto? Se fosse capitato e basta?" Chiese.
"Non sei pronto." Tuonò duramente Fury.
"Però ero pronto per Mysterio..." mormorò il ragazzo con tutta la sofferenza che si trascinavano dietro quelle parole.
"Non era una scelta, ragazzo." Rispose lui.
"Nick!" Lo richiamò l'agente Hill, vedendo il senso di tradimento negli occhi di Spider-Man.
"Peter, tesoro, perché non vai un po' a riposarti?" Gli propose May.
"Vado ad allenarmi." Replicò il giovane, lanciando un'occhiataccia all'uomo con la benda, prima di lasciare la stanza.
Dilagò poi un gran silenzio e Fury se ne andò esalando un grugnito.
Le tre donne rimasero a guardarsi, attorno a quel tavolo di vetro.
"Aspettare di essere scagionato è la cosa più utile che possa fare, per il suo bene...la gente si deve fidare." Sottolineò Maria Hill.
"Rivelarsi non gliene farebbe, ha ancora bisogno della maschera." Aggiunse Pepper Potts.
"Avrebbe bisogno di una macchina del tempo...era appena riuscito a trovare un'equilibrio..." affermò May Parker, stringendo i denti e i pugni, con la fronte corrugata, colma di dispiacere per l'amato nipote.
La bionda le poggiò una mano sulla spalla e strinse forte, perché ricordava quel senso di impotenza quando Tony stava male, quando il mondo gli andava contro.
L'agente Hill le osservò, taciturna, cercando una soluzione, almeno temporanea.
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