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Peter entrò nella stanzetta adibita a palestra.
La chiamavano "casa sicura", ma non era che una grande, comoda, ben arredata prigione.
Mise le cuffiette nelle orecchie e iniziò a fare un po' di strengthening, giusto per scaldare i muscoli e non farsi male, poi accese il vogatore e si scatenò, alimentato da tutte le sue nuove emozioni.
I tumulti del suo cuore affannato si confondevano con il ritmo dei bassi nelle canzoni, i suoi respiri coordinati alle rudi melodie.
AC/DC, Queens, Pink Floyd, Aerosmith, i Kiss, The Who, The Police, Nirvana, Led Zeppelin...Peter si sentiva intriso di energia, una dinamo che si autoricaricava virtuosamente, un motore perfetto.
Chiuso nella sua bolla liberatoria, non si accorse minimamente della porta aperta e delle persone che avevano fatto il loro ingresso nella palestrina.
"Dovremmo risvegliarlo?" Domandò, senza ricevere risposta.
Qualcuno si avvicinò alla spina e la staccò, al che il ragazzo fu colto alla sprovvista dallo spegnimento dell'attrezzo e fece un salto incredibile, attaccandosi al soffitto e le guardò alla da lì.
"Peter, scendi pure, se fossimo una minaccia l'avresti percepito con il tuo...Peterprurito - si chiama così giusto?" Gli ordinò l'agente Hill, mentre lui si rilassava.
"Non chiamatelo così, per favore" Sbuffò.
"Comunque, Peter Parker, aka Spider-Man, ti presento la signorina Claudia Marini, che ha gentilmente accettato di allenarti nei prossimi giorni." Disse la donna, indicando la ragazza al suo fianco.
"Allenarmi?" Ripetè il ragazzo confuso.
"Già." Confermò la giovane.
"La signorina Marini è stata formata nello stesso monastero del Dottor Strange ed ultimamente ha collaborato con l'agente Belova per ricostruire i nuovi Avengers...di cui sembriamo aver un gran bisogno dopo gli ultimi scandali." Spiegò la Hill.
Peter sembrò capire, la sua espressione si fece seria, per non dire statuaria, scosse la testa in un veloce cenno e porse solennemente la mano alla ragazza.
"È un piacere, signorina Marini." Concluse diminuendo la tensione del viso alzando i lati della bocca...almeno finché non entrò in contatto con la mano della castana, che gli diede la scossa.
"Il piacere è mio, signor Parker." Ricambiò lei.
"Bene, vi lascio allora. A dopo Marini." Si congedò infine l'agente Hills.
Peter iniziò ad asciugarsi il sudore di dosso, mentre l'altra si guardò intorno, alla ricerca di un posticino dove sedersi.
"Non sembri affatto come il Dottor Strange." Commentò il giovane super eroe squadrandola.
"Non ti saprei dire, non l'ho mai conosciuto...comunque mi è stato detto che sia tanto abile quanto spiacevole." Rispose.
"Mi insegnerai a combattere con la magia?" Domandò Peter.
"Assolutamente no, la tecnica del combattimento, l'arte del corpo come arma è più un affare di Yelena...ma io posso farti allenare lo spirito." Spiegò lei, sbalordendolo.
"Ti hanno mandata perché mi credono instabile?" Sbottò Peter.
"Mi hanno mandata perché, qualsiasi decisione prenderai, dovrai saper dominare il tuo corpo, la tua energia e il tuo spirito. Da quello che ho visto ti trovi davanti a un bivio di rovi: nessuna delle strade è piastrellata di mattoni gialli, quindi ti converrà preparati per i sentieri impervi." Rispose lei.
"Q-quanti anni hai?" Domandò il ragazzo-aracnide.
"19, perché?" Replicò leggermente offesa.
"Sei poco più grande di me, eppure parli per enigmi." Spiegò il ricciolo ridendo.
"Si...il tempo con i monaci da questo risultato." Confermò lei.
"Come sei entrata in contatto con queste - ehm - cose?" Persistette a interrogarla lui.
"Ho capito ed ho creduto, ma sono gli atti di gentilezza ad aprire porte nuove." Rispose.
"Parlerai sempre così?" Sbuffò, facendola sorridere.
"No, ma mi rendono più credibile. Il mistero fa parte dell'arte che pratico." Asserì.
"Va bene, sono curioso di vedere cosa mi farai fare, sopratutto vestita così." Disse Peter con un ghigno, osservando il suo look troppo chic.
Claudia accarezzò la gonna del vestito e aggiustò un po' il maglioncino nero.
"Le décolleté basse non sono il massimo per combattere, ma la mia vera intenzione adesso è andare a comprarmi una focaccia, quindi continua pure a esercitarti, ti verrò a cercare stasera." Replicò lei.
"Una focaccia?" Ripetè confuso.
"Già e devo anche muovermi prima che il panificio chiuda." Rispose guardando il suo polso sinistro, pieno di fini orologi.
"Ma è l'una." Obiettò il ricciolo.
"Non in Italia, Spider-Man." Disse lei, prima di chiudersi la porta alle spalle e andare in un posto tranquillo per aprirsi un portale.
Il ragazzo rimase per un po' interdetto osservando la tavola bianca appena sbattuta con poca eleganza.
Quella ragazza non sembrava affatto come il dottor Strange, ma non sembrava neanche molto normale.
Era uno di quei momenti in cui Ned avrebbe assestato un geniale commento dei suoi, ma purtroppo non era lì con lui.
Non lo vedeva da un po' e Fury gli aveva anche preso il cellulare...era tagliato fuori dal mondo.
Niente uomo sulla sedia, niente MJ, ne Happy, perfino Flash gli mancava.
Peter avrebbe voluto dimostrare di non essere Spider-Man e tornare alla sua vita, ma lui era Spider-Man. Come sarebbe potuto essere un eroe senza la fiducia della gente, mentendo?
Ma non aveva neanche preso il diploma, non era andato al ballo dell'ultimo anno con MJ, non aveva fatto lo scherzo dei Senior e non aveva fatto le notti in bianco a studiare per i SAT.
Aveva già perso 5 anni, c'era stato il Blip, non se lo meritava il quei due ultimi anni?
Che Avenger sarebbe diventato? Che esempio? Che eroe?
Happy gli aveva detto che tante volte il signor Stark aveva fatto dei casini e poi rimediato, grazie al suo istinto e alla sua intelligenza, ma lui era Iron-man, non c'era confine tra l'eroe e l'uomo...invece Peter sentiva due personalità combattere.
In quel momento più che mai.
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