Capitolo 3
Due anni dopo l'incidente
Ho sempre amato la mia casa di infanzia. All'ingresso ci sono tutte foto di famiglia appese su una parete, mentre il soggiorno è pieno di finestre e luminoso. Ora, però, mi sembra tutto soffocante.
Stare seduta in salotto con lo sguardo nel vuoto mentre i miei genitori mi osservano preoccupati, come se potessi sparire da un momento all'altro. «Da quant'è che non mangi, Mari?» Papà si avvicina, accarezzandomi piano i capelli. Sono uguali ai suoi, prima che diventassero grigi.
Non me lo ricordo. «Stamattina ho fatto colazione.» Mi sforzo di dire, guardando entrambi per qualche secondo negli occhi prima di distogliere lo sguardo. La mia bugia dovrebbe essere andata a buon segno, e così è quando i miei genitori si rilassano. «Oggi viene anche Spencer?»
Mio fratello, per i primi mesi del lutto, è stato la mia roccia. Usava scuse per farmi uscire di casa, mi portava la cena, mandava la sua fidanzata a casa da me in modo che avessi compagnia. Dopo un po' però ci ha rinunciato. Proprio come i miei vecchi amici.
A furia di tagliarti con le schegge rotte di un vaso decidi semplicemente che è l'ora di rinunciarci e di buttarlo. Non ha più senso tenere un vaso debole e vuoto, che pur volendo non può contenere più niente.
«Dovrebbe.» Mamma accenna un sorriso. «Ha detto che lui e Piper hanno una bella notizia da darci.»
Il suono "una bella notizia" sembra qualcosa di utopistico. Ha un sapore strano se penso di pronunciarlo, qualcosa di amaro. Non ho neanche il tempo di metabolizzare che la porta di ingresso si apre. Spencer entra nel salotto con un sorriso sornione. Ha i capelli scuri come i miei, gli zigomi alti. È un bel ragazzo, il tipo che non ha mai avuto problemi a trovarsi qualcuno. «Ciao a tutti.» Fa un sorriso più tenero non appena i suoi occhi incrociano i miei e mi lascia un bacio sulla fronte. «Sempre splendida, Marilyn.»
«Ciao.» Alzo gli occhi al cielo e sorrido per il suo modo di fare, poi i miei occhi si concentrano su Piper. Ha i capelli rossi legati in una coda bassa ed è vestita diversamente dal solito. In genere è sempre attenta ai colori e ai tessuti, sempre elegante anche quando non ce n'è bisogno, mentre oggi ha solo un jeans a vita alta e una maglietta larga annodata alla pancia. «Mi piace il tuo stile oggi.» Le dico e in risposta mi becco un suo occhiolino che forse mi avrebbe fatto ridacchiare in un altro momento. Ma poi la sua espressione si fa seria e guarda mio fratello, che si siede proprio di fronte a me.
C'è un tavolino a separarci, ma si allunga comunque per stringermi le mani. «Ti dobbiamo parlare seriamente, Mari. Abbiamo una bellissima notizia che mamma e papà hanno già capito.»
Dal suo sguardo leggo che è felice, ma ha paura della mia reazione. So che non mi piacerà quello che dirà. Mi farà ricordare. Riconosco i suoi sguardi e ormai come la gente si comporta intorno a me quando ha paura di toccare un tasto dolente.
Piper accarezza il braccio di mio fratello e sorride. «Aspettiamo un bambino, Marylin. L'abbiamo scoperto la settimana scorsa e abbiamo avuto anche la conferma del medico.» È come un pugno allo stomaco che dirada tutto il dolore fino al centro del petto, all'altezza del cuore. Lo sento accelerare con i battiti, poi sussultare e quasi fermarsi. Un bambino. Aspettano un bambino.
La notizia di una nuova vita dovrebbe rendermi la persona più felice al mondo. Dovrei sorridere e alzarmi per andarli ad abbracciare, invece sento solo il vuoto. Mi sono sempre immaginata a dare io questa notizia con Damian e mai a sentirlo dire senza che lui sia con me. Un bambino. Quello che io non avrò mai con lui.
Sento la nausea premermi la gola e mi alzo di scatto, come fossi una molla. «Scusate.» Ho la voce ridotta in un sussurro, un filo di aria che riesce a fuggire dalle labbra socchiuse. Non mi ricordo neanche come arrivo in bagno, so solo che mi ci chiudo dentro con le mani che tremano. Non ho neanche idea se questo sia un attacco di panico o solo un sentimento di invidia così potente da offuscarmi la ragione.
Mi sciacquo la faccia e mi osservo il viso allo specchio con ancora l'acqua che mi scivola sulla pelle. Ho gli occhi gonfi e gli zigomi scavati per tutte le volte che mi dimentico di mangiare. Le labbra sono screpolate e i capelli sono più spenti, come se avessero perso una parte di vitalità. In poche parole sono una morta che cammina e cerca di respirare a fatica.
Osservo il mio riflesso come se fossi una sconosciuta per almeno cinque minuti finché non sento bussare alla porta. So già che è mio fratello, riconosco i suoi passi ancora prima che mi chieda di entrare. «Eccomi.» Sussurro senza che lui possa effettivamente sentirmi, continuando a guardarmi. Morta. Ho persino la pelle pallida, così tanto che mi scambierebbero per un cadavere se svenissi per strada.
Non appena mi ritrovo il viso di mio fratello mi rendo conto che non è qui per abbracciarmi come suo solito. I capelli castani sono portati tutti all'indietro come se li avesse toccati troppe volte e gli occhi chiari, così diversi dai miei, sono severi. «Mi spieghi che problemi hai? Piper ti ha appena dato la notizia migliore della nostra vita e tu hai reagito piangendo di tristezza?»
«Non so come fare.» Sto singhiozzando ancora prima di rendermene conto. «Sono felice per voi ma Damian ha sempre voluto figli e io-»
«Damian non è qui, Marilyn!» Sbotta Spencer, battendo una mano sul muro. La sua frustrazione è probabilmente unita alla preoccupazione nei miei confronti, o semplicemente come tutti gli altri si è stufato del girone infernale in cui sono finita. «Lui non è più vivo. È morto. È morto ma tu no, e dovresti affacciarti alle notizie belle come questa e renderti conto che la vita va avanti anche se chi ami è rimasto indietro.»
Scuoto la testa. Io sono rimasta indietro con lui. Questo lo so. Sono consapevole anche che non è sano e che mi sto impegnando davvero poco per superare il lutto. Ma per lui? Anche se non è più su questa terra, morire ogni giorno per lui ne vale la pena. «Mi dispiace.»
«Non dire cazzate.» Mio fratello quasi ringhia. «A te non dispiace, non te ne importa più niente di nessuno. Sei diventata così egoista e così concentrata solo sulla sua morte che non ti accorgi di nient'altro. Ero venuto oggi con tutti i buoni propositi del mondo, avrei capito se tu avessi pianto in un secondo momento o che avresti commentato qualcosa, ma chiuderti in un bagno per evitare la questione? È inaccettabile.» Indica il salotto con una mano e il mio cuore si stringe in una morsa. «Quella è la mia famiglia. Piper e la bellissima creatura che porta dentro il grembo, e anche i nostri genitori sono la mia famiglia. Ma questo significa prendersi cura degli altri da entrambe le parti, mentre tu stai pretendendo da due anni che noi ci prendiamo cura solo di te.»
Improvvisamente mi chiedo perché sono qui e non a casa mia. Perché non sono rimasta nel mio letto con la coperta alzata fino a sopra il mento a pensare. Molto meglio che piangere davanti a Spencer mentre dice tutte cose vere che non ero pronta a sentire. «Non vi ho mai chiesto di prendervi cura di me. E non lo pretendo, anzi.» A stento riconoscono la mia voce. È così debole, così intrinseca di dolore che per un attimo mi chiedo se sono stata io a parlare. Non ho neanche più il coraggio di guardarmi alla specchio per scoprire di avere gli occhi gonfi e rossi di pianto.
«Bene, perché io non mi prenderò mai più cura di te.» Le parole di Spenser sono una coltellata in un cuore già rotto. Mio fratello, il ragazzo che al liceo mi accompagnava con la sua macchina nuova fino all'istituto anche se io ne frequentavo uno diverso dal suo, quello che costringevo a giocare con le bambole con me, quello che si è sempre intrufolato nel mio letto per abbracciarmi quando la notte piangevo da ragazza; mio fratello ora mi odia. «Ho provato a capirti Mari, davvero. Ho provato a venirti incontro e a pensare come sarebbe se io perdessi Piper, ma mi sono reso anche conto che io ci proverei a stare meglio. Per voi, per te in particolare. Tu ti sei arresa dal primo giorno.» La sua mano mi accarezza la guancia, bagnata di lacrime, prima di girarsi e allontanarsi dalla soglia del bagno.
E io rimango ferma, immobile, con le lacrime che continuano a scendere e una preghiera silenziosa che il mio cuore smetta di battere. Piper avrà un figlio. Mio fratello avrà un figlio. Io non lo avrò mai, non con la persona che amo. E chissà quanto passerà prima che io impari ad amare in primis me stessa di nuovo.
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