Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 1

Marilyn's pov

La dottoressa Yang mi guarda per qualche secondo di troppo prima di chiedermi le solite cose. «Come ti senti?» Ha gli occhi scuri e a mandorla, i capelli neri e lisci raccolti in una coda alta. Credo che sua madre fosse orientale, ma non ne sono sicura. E in fondo non posso fare domande, perché non siamo qui per socializzare.

«Sempre uguale.» Mi stringo nelle spalle. La risposta più veritiera che mi viene in mente è: zombie. È quello che sono da due anni, da quando l'aereo su cui ero è precipitato e da cui sono uscita come unica sopravvissuta.

Da quando il mio fidanzato, l'amore della mia vita, è morto in quell'incidente. «Hai provato a fare quello che ti ho consigliato l'ultima volta?» Mi chiede più dolcemente la psicologa, accavallando le gambe.

Sfioro la collana che porto sempre e che non levo neanche per fare la doccia. È in argento e come ciondolo c'è il mio anello di fidanzamento. È come portarmi la promessa che doveva farmi Damian, ma che non è mai riuscito a fare per colpa di uno stupido viaggio. «Sinceramente? No.» "Uscire" e "socializzare" non sono consigli che accetto volentieri. Sono tutti convinti che dopo due anni dovrei andare avanti, fare finta che niente sia successo. Ma è questo il punto: è successo. Non posso fingere che non sia così.

La dottoressa Yang scuote lentamente la testa, con la fronte corrugata. Ha il solito sguardo di disapprovazione, come se mi divertissi a provare quest'agonia ogni santo giorno. «Come ne vorresti uscire se neanche ci provi? Marilyn, tu non fai progressi. Sembra che tu voglia rimanere così, come se l'incidente fosse successo un mese fa e non due anni fa.»

Mi sudano le mani per il nervosismo. Non posso dirle la verità: che non voglio superarlo. Ricordarmi ogni giorno dell'incidente e soffrire mi permette di non scordare Damian. Non voglio dimenticarlo. Non posso. «Lo so.» Lo so, ma sono masochista. Ricordarmi di lui, di noi, lo tiene vivo. Non voglio arrivare a ottant'anni con una famiglia che non ho costruito con lui, con la carenza di memoria e il suo nome dimenticato in qualche angolo della mente. Non voglio. Non posso. Non quando lui è stato così tanto per me.

«Essere consapevoli e fare il contrario è ancora più grave di essere inconsapevoli.» Mi rimprovera la dottoressa, aggrottando la fronte. Ogni settimana è la stessa ramanzina. «Esattamente perché vieni qui, Marilyn? Perché mi paghi?»

Apro la bocca per dire l'ennesima stronzata, quella che si aspetta di sentire, ma la richiudo l'attimo dopo. Le faccio sprecare così tanto tempo e così consapevolmente che forse vale la pena essere onesta. «Perché sono tutti preoccupati per me. Perché i miei genitori quasi non mi fanno vivere da sola per paura che possa fare qualcosa o non prendermi cura di me. Venire qui li fa stare meglio, quindi vengo.» E svegliarmi ogni giorno, alzarmi e prepararmi è la cosa più difficile al mondo. Vorrei solo rimanere a letto, al buio, e piangere sul suo cuscino. Una volta aveva il suo odore, ora è passato così tanto tempo che non riesco più a sentirlo.

Credo che questa sia la cosa che fa più male. Essermi dimenticata il suo profumo, come reagiva la mia pelle al suo tatto. I ricordi li posso rivivere nella mia mente quante volte voglio, ma le sensazioni? Quelle sono andate tutte perse. «Io sono molto preoccupata.» La dottoressa Yang aggrotta la fronte in un'espressione pensierosa. Mi mordo l'interno della guancia per non fare una smorfia. «So che cosa stai facendo, non stai davvero vivendo. Stai solo aspettando lentamente il giorno in cui morirai.»

Sì. Il giorno in cui vedrò Damian di nuovo. Il giorno in cui la mia anima sarà in pace e il mio cuore riprenderà a battere in modo diverso. Perdere qualcuno che si ama è agonizzante. È paura e imponenza e dolore. È guardare qualcuno più grande di te strapparti ciò a cui tieni di più e non poter fare nulla per evitarlo. Significa dedicare alla persona che non c'è più ogni canzone triste, ogni lacrima, ogni pensiero. Perché so che Damian è con me in ogni cosa che faccio, è vivo nei miei ricordi e nei miei sogni. Ma non è la stessa cosa.

Il loop per cercare di ricordarlo non si avvicina minimamente a com'era averlo in vita. Svegliarmi ogni giorno con lui, raccontargli ogni battuta stupida che mi veniva in mente, i baci dopo una brutta giornata. Vorrei dirgli che avrei bisogno tanto, ora, di quei baci. Perché nessuna brutta giornata con lui si è mai avvicinata a questi due anni.

«Non so cosa dire.» Le parole mi escono in un sussurro. Perché è la verità, anche se nessuno accenna a rendersene conto. Ne sono tutti consapevoli ma non lo dicono mai. Mio fratello ed i miei genitori sono gli unici che ancora si prendono cura di me. I miei vecchi amici -e quelli di Damian- sono rimasti solo per qualche mese, ma quando hanno realizzato che ero ferma in un circolo vizioso di dolore e che la salita per superarla era troppo ripida hanno fatto retromarcia. Sono scomparsi, sostenendo che tutto quel dolore e la mia depressione non faceva bene neanche a loro. Tutti abbiamo perso Damian, mi ripetevano sempre con disapprovazione mista a dolore. Ed è vero. Ma nessuno di loro lo conosceva come lo conoscevo io: loro non volevano una famiglia con lui, vederlo aspettarsi da lui all'altare, baciarlo ogni mattino appena svegli. Ho capito dopo che se ne sono andati perché loro l'avevano superato, per quanto si possa superare la perdita di una persona cara, e io ero solo un flagello.

Non rido più, non esco più, a malapena parlo se qualcuno si degna di venirmi a trovare. La dottoressa Yang ha proprio ragione: sto solo aspettando il giorno della mia morte. E, alla consapevolezza che ogni giorno è sempre più vicino, il mio cuore diventa un po' più leggero.

«Potresti dire che ci proverai davvero.» Annota qualcosa sul suo taccuino. Ne ha uno per ogni paziente ed il mio è pieno, quasi finito. Sono sicura che sia pieno di "la ragazza è depressa", "la ragazza rischia di suicidarsi da un momento all'altro", "allarme rosso, caso psichico". «Ma sappiamo entrambe che sarebbe una bugia.»

Il magone che mi chiude la gola mi impedisce per qualche secondo di respirare. Mi sento sempre in colpa per non essere forte abbastanza da reagire. Non sono mai stata brava a lasciare andare le persone, figuriamoci lasciare andare quelle che se ne vanno contro la loro volontà. «Non ho più niente per cui provare.»

«Marilyn, questo non è vero.» Chiude il taccuino e lo poggia sul tavolino in mezzo a noi. «Hai la tua vita, che non è proprio "niente".»

Per poco non mi metto a piangere al ricordo di quando è finita. Non sarò mai più la stessa, non dopo l'incidente e tutte quelle persone morte intorno a me. Non dopo aver perso Damian. «Credo che abbia un altro appuntamento, ora.» Riesco a sfuggire alla situazione guardando l'orologio appeso dietro la dottoressa. Sono le quattro in punto. Le nostre sedute durano sempre circa un'ora, ma ho la sensazione che parli più lei che io. Lascio la banconota da cinquanta dollari e mi schiarisco la voce, alzandomi. «Ci vediamo tra tre giorni. Abbia una buona giornata.» Accenno un sorriso finto e prendo le mie cose.

La dottoressa Yang mi guarda con compassione. Una compassione che non vorrei, che mi fa venire voglia di urlare così forte da perdere la voce. «Spero che anche tu abbia una buona giornata, Marilyn. Nessuno la merita più di te.» Sono queste le parole che mi accompagnano alla porta, finché non la richiudo dietro di me. Il suo studio è sempre stato monotono, con nessun quadro o fotografia appesa. Una libreria piccola piena di libri di psicologia, due sedie e un tavolino. Le pareti bianche mi hanno sempre fatto sentire come se fossi rinchiusa dentro un manicomio. Forse è la sensazione che voleva dare quando ha deciso di fare uno studio interamente bianco.

Mi precipito nell'ascensore non appena lo trovo al mio piano ed evito di guardarmi nello specchio che si trova di fronte a me. So già cosa vedrò: una ragazza con occhiaie, gli zigomi scavati e gli occhi lucidi. Mi mordo il labbro inferiore per evitare di ripensare a quel maledetto giorno, eppure è difficile scordarselo. Pensare che una semplice variante avrebbe potuto cambiare tutto.

Non doveva neanche trovarsi lì, in quel posto. Il sedile al centro era il mio e a lui toccava il finestrino, ma Damian ha sempre avuto paura di guardare dall'alto, mentre io l'ho sempre amato. Forse se non avessimo fatto scambio, lui sarebbe qui in questo mondo. E sarebbe decisamente meglio, per me. È sempre stato il più forte, sarebbe riuscito ad andare avanti a quest'ora. Io sono bloccata in un vortice di dolore che non finirà.

Ripenso alla sua mano che stringe la mia quando l'aereo inizia a precipitare. E poi le grida, il terrore, i pianti. Ripenso alle parole di Damian prima che tutto si facesse nero, perché lui aveva già capito cosa stava per succedere. Ti amo.

Ciao ragazzi, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto ❤️ Sono al tempo stesso felice e triste di star pubblicando questa storia: felice di mettere con carta e penna vita alle mie idee e di condividerle nella speranza di aiutare qualcuno che stia male, triste perché sento che scrivere questa storia mi aiuterà a superare il lutto. Oggi sono esattamente sei mesi che ho perso qualcuno a cui tenevo tantissimo, perciò mi sembra un bel modo per ricordare.
Per quanto riguarda la storia cercherò di aggiornare ogni una/due settimane, so che può sembrare poco ma sono all'ultimo anno di liceo e non è proprio una passeggiata 💕 Vi voglio bene, a presto 🫶🏼

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro