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Spettro

Un'altra giornata di lavoro, per pagare un affitto troppo costoso da mantenere con uno stipendio solo.

Un'altra giornata a mimetizzarsi tra la gente, senza dare confidenza a nessuno, che nessuno vale la pena conoscere.

Un'altra giornata senza dire una parola, che le parole hanno perso significato.

Un'altra giornata senza versare una lacrima, da quando neanche più quelle danno sollievo.

Mika non vede l'ora di tornare a casa, stanco di sentirsi solo in mezzo a tante persone.
Quella casa che neanche voleva, all'inizio, ma di cui ora non può fare a meno.
Quella casa che era il loro nido.

Quella casa in cui c'è ancora il suo Yu.
Dove c'è il suo profumo, la sua voce.

I suoi vestiti nell'armadio, alla rinfusa come al solito, appallottolati e spiegazzati.

Il suo cappotto all'ingresso, quel parka verde che avevano comprato durante un pomeriggio di novembre, quando Yu era uscito senza giacca e aveva avuto freddo.

La sua bicicletta sul balcone, mezza arrugginita, i cui adesivi un tempo colorati sono ormai quasi del tutto sbiaditi.

I suoi asciugamani appesi, quelli del suo colore preferito, l'azzurro.
Gli ricordava i suoi occhi, diceva sempre.

È tutto esattamente come l'ha lasciato quel giorno, un anno fa.

Il tubetto del suo bagnoschiuma è ancora nella doccia, accanto allo shampoo alla vaniglia, quello un po' troppo dolce per i suoi gusti.

Il libro che stava leggendo è rimasto sul davanzale del bagno, aperto a pagina 42.

La lista della spesa, piena di disegnini osceni che faceva solo per il gusto di vederlo imbarazzato tra le corsie del supermercato, è sul mobiletto dietro la porta.

La chitarra, che suonava sul letto cantando canzoni di cui non conosceva le parole, è appoggiata in un angolo, ormai scordata, impolverata.

Il DVD dell'ultimo film che hanno visto insieme, abbracciati sul divano sotto a una coperta calda, è ancora lì, nel lettore.
Non ricorda neanche quale film fosse.

Non ha più acceso la TV.

Non ha più fatto entrare nessuno.
In quella casa, nella sua vita.

Con oggi, è da un anno che Mika non tocca nulla.

Persino i suoi calzini abbandonati di corsa ai piedi del letto sono ancora lì.
Il suo pigiama, a cui dorme aggrappato ogni notte, non è mai stato lavato.

Vive lì quasi non fosse casa sua.

Vive facendo attenzione a non violare il suo ricordo.

Vive come se il tempo si fosse fermato.

Vive come se dovesse tornare da un giorno all'altro.

E ha paura.
Paura di dimenticare.

Non Yu, come potrebbe?

Ha paura di dimenticare la vita di tutti i giorni insieme a lui.
Le giornate che trascorrevano in quella mansarda, le risate sotto le lenzuola.
Le litigate in salotto e l'amore subito dopo, perchè non riuscivano a stare lontani l'uno dalle braccia dell'altro.

Ha paura di dimenticare quando girava per casa solamente in mutande sapendo benissimo di provocarlo.
O quando passeggiavano al parco dietro casa, mano nella mano, noncuranti del resto mondo.

Il fiume di parole che tirava fuori solo per dare aria alla bocca.

Il modo in cui si sistemava i capelli prima di uscire, concentrato davanti allo specchio.

I suoi disastrosi esperimenti in cucina, seguiti da quella risata scema che invadeva il soggiorno e che tanto amava sentire, quando socchiudeva gli occhi e mostrava le sue adorabili fossette ai lati del sorriso.

Le sorprese che gli faceva quando arrivava a casa con un vassoio pieno di dolcetti, così, senza un motivo apparente.
<<È perché ti amo, Mika. Non ti basta?>>

Bastava, eccome.
Non avrebbe avuto bisogno d'altro.

Entra in casa dopo aver trascorso otto estenuanti ore in ufficio e sei a consegnare pizze a domicilio.

Lascia cadere le chiavi sul tavolo, si toglie a fatica la giacca e zoppica fino al letto, sfinito. Questa sera, la gamba gli fa male.

Tutto gli fa male, in verità. E' come un perenne peso sul petto, per cui fatica a respirare.

Osserva la foto sul comodino, che lo ritrae travestito da vampiro mentre tiene in braccio Yu, con in testa delle corna da demone, durante la loro ultima festa di Halloween.
Ha sempre amato quella foto: nessuno dei due guardava la fotocamera quando è stata scattata, si guardavano l'un l'altro negli occhi e sorridevano.

Con oggi, è da un anno che Mika non sorride fuori da quella stanza.

La pioggia inizia a cadere sul lucernario, lieve, sottile, accompagna quel silenzio che tanto gli è amico, quel silenzio di cui ha bisogno per poter stare insieme a lui.

Trema, ha freddo. Si raggomitola su un fianco.

" Ehi, amore mio "

È Yu. Gli accarezza una tempia non appena chiude gli occhi.

- Yuu-chan... - esclama piano Mika, non vuole fare troppo rumore.
Da quando è tornato nella sua vita, durante una sera di temporale, in cui la luce violetta dei lampi entrava dalla piccola finestra, ha paura che possa sfuggirgli di nuovo.

" Come stai? "

- Bene, ora -
Sì, Mika sta bene adesso. E sorride.

" Raccontami come è andata la giornata "

- Come sempre... - sospira facendo spallucce.

" Dimmi qualcosa di più, coraggio "

- A me basta arrivare a casa e sapere che ci sei tu, il resto non conta -

Si lascia coccolare dalle carezze del suo amato. Il suo tocco delicato, quasi impercettibile, gli sfiora le sopracciglia, gli disegna il profilo del volto.
- Avevamo fatto una promessa, ricordi? -

" Sì "

- Saremmo dovuti invecchiare insieme dentro la casa che stavamo andando a vedere -

" Beh, tu puoi ancora rimediare se vuoi "

- Sei un idiota, Yuu-chan - risponde risentito.
Come potrebbe invecchiare da solo nella casa che avevano scelto insieme?

" Lo sai, e mi ami per questo "

Non può dargli torto e accenna una risatina, poi torna serio.
- Mi ricordo ancora le foto dell'annuncio di quella casa. Aveva un giardino enorme e lo spazio necessario per crescere dei bambini -

" Mika... "

- So che non dovrei pensarci, ma è più forte di me -

" Chissà a chi è andata quella casa "

- A una coppia di ragazzi che si amano -

" E che avranno tre bambini "

- E invecchieranno insieme -

" Già... "

Mika sente gli occhi iniziare a bruciare, è da tanto che non prova quella sensazione.
- È passato un anno... -

" Lo so, amore mio. È dura anche per me "

Una lacrima lascia il suo occhio ancora chiuso, per andare a posarsi silenziosamente sul cuscino.
- Voglio venire con te, Yuu-chan -

" È una tua scelta, Mika. Sarai tu a decidere quando sarà il momento giusto "

- Se mi servirà per tornare da te, ogni momento sarà quello giusto -

" E in qualunque momento tu decida di tornare, io sarò ad aspettarti "

È già da un po' che Mika ha deciso.
È stanco di vivere una vita che non sente più sua, una vita svuotata di qualsiasi significato.
Una vita senza la metà che aveva finalmente trovato a completarlo.

Stanco di trascinarsi in giro senza pensare ad altro che a lui.
Stanco di svegliarsi la notte abbracciando il cuscino, convinto che si tratti di lui, e gridare il suo dolore nel buio.

La sua mancanza gli brucia sulla pelle, ha bisogno del suo contatto ma non lo trova.
Ha bisogno della sua voce ma non la sente.
Ha bisogno dei suoi occhi ma non li vede.
Se non la sera, prima di addormentarsi.

E non riesce a dimenticare, non può.

- Sto arrivando, Yuu-chan - sussurra impercettibilmente, prima di cadere in un sonno profondo. Un sonno senza sogni.

Mika non sa se domani riaprirà gli occhi. Non gli interessa.
È con Yu, addormentato tra le sue braccia, cullato dal dolce suono della sua voce.
Con il sorriso sulle labbra e una piccola goccia che brilla ai lati dei suoi occhi blu, ora chiusi.

Non trema più.

Il resto non conta.

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