Buon compleanno, angelo.
Non so se ha senso scrivertelo, non ne ho idea. Che senso ha fare gli auguri di compleanno a chi avrà per sempre la stessa giovane età?
Ci vorrebbe un'altra vita.
Un'altra vita per chiederti di andare a prenderci un caffè. Un'altra vita per continuare la nostra conversazione, quel giorno, esattamente un anno fa, dopo che ti feci gli auguri. Un'altra vita per darci un altro appuntamento l'ultima volta che ci vedemmo e tu avevi due occhi spenti che chiedevano aiuto. Un'altra vita per parlare da soli e non di me. Un'altra vita per ritrovare la pace che non ci sarà mai più.

E solo ora mi viene in mente che oggi avrei potuto preparare i biscotti e invitarti a casa. Avremmo riso come sapevamo fare noi, avremmo suonato, tu avresti tentato di insegnarmi per l'ennesima volta a suonare la chitarra.

Se tutto questo mi fosse venuto in mente al tuo compleanno dell'anno scorso, forse saresti ancora qui.
Già, forse sì... Oppure forse no.

Ho sbagliato.
Non avrei mai immaginato cosa stessi covando dentro.
Ho cercato di illuminarti gli occhi con la mia stupida risata del cazzo, con la mia leggerezza che tu avrai detestato. I tuoi occhi rimasero spenti.
E io non feci niente per riaccenderli.
E adesso è troppo tardi.

Grazie per l'ultimo abbraccio.
Grazie per aver chiesto di me un'ultima volta la sera prima del tuo ultimo micidiale volo.

O forse era solo un'inutile domanda di circostanza. Può darsi che non te ne fregasse niente di me. Può darsi che mi ritenessi un'altra di quelle tante persone incapaci, dal tuo punto di vista, di stare al tuo passo.
Può darsi che questa lezione di merda tu l'abbia voluta dare anche a me.
Sappi che se questo era quello che volevi, ci sei riuscito.

Io ti volevo solo far ridere.
Non ci sono riuscita.
Perdonami, se puoi.
Buon compleanno, angelo.