Will you laugh?
Il sole tramontava e lui stava pedalando affannosamente. Sbuffava per la fatica, ma non intendeva rallentare: anche quando si arrestò davanti al portone, sapeva che lei lo aspettava.
-Buoooongiorno! – disse al citofono con una voce da anatra, aprendo tutte le vocali come un inebetito. Sentì una risata dall'altra parte, mentre veniva rilasciato quel fastidioso ronzio elettronico e la porta si apriva. La reazione di lei lo consolò: nonostante i singhiozzi che prima aveva udito scendere dietro a una cornetta, un minimo di risata riusciva ancora a strappargliela. Un minimo.
Che farci, era un suo talento naturale. Gli bastava aprire bocca perché qualcuno ridesse, gli bastava fare una battuta ignorante perché si rischiarasse una giornata, perché le lacrime svanissero lasciando il posto a un sorriso. E dire che tutti a primo impatto lo giudicavano una persona seria. Si camuffava nella folla, quando in realtà era davvero unico. Era forse possibile?
Quando finalmente entrò nel suo appartamento, lei era lì, stesa sul divano in camicia da notte. Tutte le luci erano spente, lasciando nella stanza un'atmosfera resa ancora più cupa dai mobili quasi tutti bianchi e grigi. Ma già a quella distanza, lui vide un rigagnolo luccicarle sul viso. Quando la avvicinò, non disse niente: era una situazione così grave che le parole non potevano. Ma solo la sua presenza fu sufficiente a regalarle un attimo di felicità.
Quasi un ossimoro, notò lui: sorrideva, quando dentro moriva. Era splendida quando sorrideva, ma riusciva ad esserlo anche quando piangeva, quando urlava. Lei ora non parlava, aveva gli occhi chiusi, come se sognasse. E lui pensò, non sta sognando, vuole solo poter vedere il sole sorgere sulla sua vita, che il mondo le conceda un sorriso invece di metterle una catena. Ma quello era per davvero un sogno, e la dura realtà era che tutti erano in catene.
L'aveva vista ridere tante volte, ma mai stare così. Quel sorriso era svanito, aveva riaperto gli occhi e le lacrime ricominciavano a rigarle le guance. Lui aspettava in silenzio, ma lei non parlava, non si sfogava. "Non vedi che ci sono io?" voleva urlarle. "Non vedi che andrà tutto bene?" Non poteva lasciarsi andare, l'aveva vista resistere così tante volte e non poteva, non doveva mollare a questa.
Le si avvicinò, fermandole una mano sul braccio, coperto dal tessuto lanoso. Osservandole gli occhi, poté quasi vedere tutte le fiamme, tutto l'inferno che conteneva sotto la pelle. Lui non disse neppure una parola, perché nessuna frase era adatta; si limitò a fissarla intensamente, catturando il suo sguardo. Le sorrise soltanto, per consolarla, e si sforzò di far sì che i suoi occhi dicessero: "Parla, ti ascolto."
In qualche modo, il messaggio passò. E infatti, come fossero in sincrono, lui si ritirò su un lato del divano. E lei si rimise seduta, cominciando a parlare a singhiozzi. Lui ascoltò ogni singola parola, senza permettersi distrazioni. La vide mentre ogni lacrima fuggiva da lei, mentre qualsiasi dolore si trasformava in un suono, mentre ogni tristezza diventava rabbia e la faceva alzare e sbraitare, urlare, arrossare finché non le venne il fiatone e non abbassò lo sguardo.
E dopo un istante di silenzio, il pianto ricominciò. Nessuno dei due credette ai propri occhi, eppure lei ricadde sul divano e prese a piangere. Si portò le mani agli occhi, mentre faceva sgorgare fiumi ancora più copiosi di prima, stavolta senza parlare.
Lui non aprì bocca: l'abbracciò soltanto. Non servì molto, perché lei non arrestò le lacrime, non abbassò le mani e non smise di singhiozzare. Ma lui non sapeva che lei, dietro quella cascata, avrebbe voluto dirgli "grazie".
Lui rimaneva lì coi suoi singhiozzi, riflettendo. Lei stava morendo, ed era possibile che nel mentre il mondo vivesse, che ne ridesse? Possibile che dovesse rifugiarsi in casa per proteggersi da simili orrori, possibile che dovesse nascondersi? Da un mondo di ingranaggi, che giravano secondo un solo criterio? Poteva valerne la pena?
A un certo punto, anche quelle lacrime erano finite, e forse non ne avrebbe avute altre per un bel po'. Si staccarono, e lei inspirò profondamente. Lo guardò di nuovo negli occhi e tentò di ricambiare il sorriso che lui le stava rivolgendo. E intanto capiva che anche se il mondo non era come voleva, nella realtà aveva già lui che la stava tenendo, che già era venuto lì solo per ascoltarla, e forse già questo si poteva considerare un sogno.
Anche lui si sciolse un pochino dentro. Perché stavolta, non come prima, un sorriso vero, e a metà, le era apparso sul volto, cancellando anche se solo per poco ogni lancia che la trafiggeva. Lì fuori oramai la notte era buia, ma in quella stanza si vedeva solo splendore.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro