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3. LA PREMIAZIONE - GLI OSCAR PT.2


E si ritorna in pista gente!

Scusatemi se non mi sono fatta sentire, ma queste ultime settimane sono state molto pesanti. Ragion per cui ho scritto questo capitolo in giornata... Beh, questa è l'altra metà che pubblicherò in seguito, perchè a quanto pare il mio senso della misura è andato a farsi fot... benedire.

Spero vi piaccia :3





Godendo di quei meritati attimi di pace dei sensi e silenzio, Alex chiuse gli occhi e reclinò la testa sul morbido velluto della poltroncina, rilassando le spalle.

La sala si era quasi svuotata del tutto, a eccezione di alcuni raziocinanti personaggi che avevano preferito rimanere al sicuro al loro posto piuttosto che affrontare la folla inferocita diretta verso il bar, evitando così la fatica di dover scavalcare i corpi dei loro compagni lasciati a macerare sulla tappezzeria. Poteva ancora godere dei lamenti dei caduti... dolce nenia per le sue orecchie alquanto provate.

Forse avrebbe dovuto quantomeno fingersi preoccupata per le condizioni di Gregory e Keiran, mandati in avanscoperta dalle altre ragazze nella speranza di ottenere qualche drink, ma in quel momento l'unica cosa a cui riusciva a pensare era...

Dove *censura* era finito il suo stramaledettissimo cesto?

Sbuffò, finché la sua attenzione non fu calamitata da un movimento che colse con la coda dell'occhio a qualche fila di distanza.

Incuriosita si sporse, appoggiandosi allo schienale davanti a lei per ricambiare il saluto di Marlene, in attesa del ritorno del suo compagno. Non sembrava affatto preoccupata del rischio di rimanere precocemente vedova ma, conoscendo Amos, sarebbe stato capace di cavalcare quella mandria di bufali inferociti a petto nudo e con un cappello da cowboy calato in testa. Anzi, da quello che poteva vedere, sembrava proprio Marlene quella pronta a incornarlo per chissà quale arcano motivo. Ma, come si sapeva già, i problemi in paradiso non erano affar suo.

All'improvviso, un vociare incalzante diretto verso di loro la fece tornare composta. Dopo pochi istanti, infatti, Alex si ritrovò a scrutare distrattamente il gruppo di... motociclisti? Guerrieri? Difficile notare la differenza. Insomma, gli energumeni seduti nella fila davanti ripresero i posti a loro assegnati, le mani colme di boccali di birra e gli sguardi spazientiti a causa dei borbottii e le imprecazioni sempre più frequenti del loro compagno albino, scontento per la qualità del servizio del bar. Sospirando, Alex appoggiò il mento su una mano. Ancora non capiva come un gruppo così poco omogeneo potesse trovarsi lì, sebbene sapesse di non essere nella posizione ideale per giudicarli.

Così impegnata a studiarli, non si rese conto del nuovo arrivato finché Eleanor non la richiamò, posandole una mano sulla spalla e indicando la figura apparsa accanto ad Alistair. Dal canto suo, l'uomo stava dando fondo alla fiaschetta che aveva nascosto all'interno della giacca, al punto da ignorare il ragazzo in evidente imbarazzo.

«Ehm... Ecco...» biascicò il membro dello staff, lo stesso che l'aveva infastidita sul red carpet. I suoi occhi continuavano a passare in rassegna i presenti senza soffermarsi troppo su di lei, come se cercasse aiuto. «Le ho... riportato il cesto come promesso.»

Lo sguardo di ghiaccio di Alex si focalizzò sul giovane, per poi scendere fino a contemplare la preziosa reliquia che reggeva con non poche difficoltà tra le mani. Non fece cenno di voler accettare quel dono. Non subito, almeno.

«Hai telefonato ai tuoi cari? Ai tuoi amici?» gli chiese con voce monocorde e un'espressione così greve a oscurarle il volto. Al suo fianco, Eleanor si stava sforzando di reprimere il sogghigno che minacciava di dipingersi sulle sue labbra a quello spettacolo.

Il ragazzo sussultò, indietreggiando di un passo. «No... Perché?»

Invece di rispondergli, Alex si protese in avanti appoggiandosi al bracciolo di Eleanor e con uno scatto fulmineo si riappropriò dei suoi beni. Nel farlo, sbilanciò il ragazzo, che cadde a terra sbattendo con non molta eleganza il fondoschiena. Alistair sospirò affranto.

«Fallo. Avrai sicuramente qualche ultima parola da spendere con loro» si limitò a decretare Alex, lo sguardo glaciale che lo fissava dall'alto in basso come se fosse sul punto di saltargli addosso e squarciargli la giugulare con una forcina. Come quella con cui Eleanor stava giocherellando, per esempio.

Il giovane sbiancò, assumendo la tipica colorazione di un cadavere di un paio di giorni. «Io... io... Mi dispiace!» urlò a squarciagola prima di scappare a gambe levate e attirare l'attenzione degli ospiti seduti nelle vicinanze.

Alex non si scompose. Rimase a osservarlo apatica finché non si dileguò dietro una porta di servizio, ignorando le occhiate perplesse dei presenti. Non appena ritornò la calma, si lasciò sfuggire una risatina divertita, accompagnata subito dopo da un sonoro cinque con la sua compagna di psicosi preferita.

Ormai di buonumore, Alex si sistemò il cesto sulle ginocchia, pronta a incominciare a riempirsi lo stomaco finché una sensazione di gelo non la bloccò. D'istinto si voltò, ritrovandosi a faccia a faccia con quel coniglietto rabbioso di Emily.

«Che c'è?» domandò con tono innocente con tanto di alzata di spalle. «Stavo scherzando.»

«Siete proprio due bullette» sentenziò stizzita l'amica, osservandola con un'espressione scontenta. Non le credette nemmeno per un istante.

Alex provò a convincere i propri muscoli facciali ad assumere una smorfia vagamente dispiaciuta, ma al suo fianco udì Eleanor borbottare un: "guastafeste" che mandò all'aria il suo proposito. Sorrise senza accorgersene, alimentando così l'occhiata di fuoco che Emily le rivolse.

«Alex...» l'ammonì, pronta a intraprendere una filippica che sarebbe durata fino alla fine della pausa.

«Ma insomma... Vi lasciamo da sole per due minuti e siete già sul punto di litigare. Lo sapevo che dovevo prendere anche i popcorn.»

Le ragazze si voltarono, accorgendosi solo in quel momento che Gregory e Keiran avevano fatto ritorno vittoriosi. E alquanto provati. Nonostante non avessero ferite apparenti, i loro smoking erano un po' stropicciati e la loro chioma alquanto scompigliata. Se non fosse stato palese come avessero trascorso gli ultimi minuti, qualcuno di estraneo avrebbe potuto pensare a una tresca clandestina.

«E secondo te di chi è la colpa?» sbottò Emily, gonfiando le guance.

In tutta risposta, Gregory le picchiettò la lattina di pink lemonade che aveva recuperato per lei sulla fronte, facendole scappare un piccolo gemito a causa della sua superficie fredda.

«Andiamo, lo sai com'è fatta. Ora che ha recuperato il cesto starà più tranquilla, per cui non preoccuparti» sentenziò il giovane, ritornando a sedersi al suo fianco. Nel notare l'espressione ancora dubbiosa di Emily, alzò una mano e con imbarazzo le diede qualche pacca esitante sul capo.

«Voi due potreste smetterla? Sto cercando di mangiare.»

Entrambi sussultarono in imbarazzo, scrutando Alex che teneva in bocca un pezzo di sandwich mentre ne porgeva uno a Eleanor. Il suo sguardo li stava analizzando come se fosse di fronte a un esperimento di biologia.

«Ma quello è cibo?»

Colta alla sprovvista da quell'esclamazione così gioiosa, Alex rischiò di soffocarsi con il pezzo del panino che stava masticando, al punto che per salvarla dovettero intervenire sia Eleanor che Emily con vigorose pacche sulla schiena e una bottiglia d'acqua. Una volta che la sua trachea fu libera, si limitò a scoccare uno sguardo per nulla civile alla ragazza asiatica che aveva attentato alla sua vita.

«Scusatemi» borbottò lei. «Mi stavo chiedendo se...»

Interruppe la frase a metà a causa dell'improvviso brontolio proveniente dal suo stomaco. Arrossì di colpo, ma non prima di aver tirato un pugno al biondino ridacchiante che le sedeva accanto. Erza, se non ricordava male.

Alex si limitò a osservarla impassibile. Dopo averci pensato per qualche momento, si limitò a lanciarle un sandwich al tonno che la ragazza prese al volo. «Ho capito, ho capito. Al bar non servivano cibo?»

Lei si limitò a osservarla esasperata. «Certo che sì, ma hai visto con che banda di idioti devo avere a che fare? Comunque, sono Oktober» si presentò, ignorando le lamentele dei suoi compagni.

«Alexander» mugugnò Alex, di nuovo con la bocca piena.

Oktober sorrise. Tolse l'incarto al suo sandwich e quando ne vide il ripieno s'illuminò. «Proprio quello che ci voleva. Ecco, prendi M82» esclamò, lasciando cadere qualche pezzo di tonno all'interno della scollatura dell'abito, per poi addentare a sua volta il panino.

Alex e Emily si scambiarono un'occhiata confusa. D'altronde, i fucili non avevano necessità di mangiare tonno. Inarcando un sopracciglio, Alex riportò lo sguardo su di lei e per poco non sussultò nel vedere una pelosa testolina nera uscire dal vestito in cerca di altro cibo.

«Ommiodio!!!» gridò Emily, per poi venire azzittita dai presenti. «Oh mio dio» ripeté a voce più bassa. «Ma quanto è carino?»

Erza si limitò a scuotere il capo, imitato da Ethan che sospirò. «Oktober, ti avevo detto di lasciarlo a casa.»

«Ma si sarebbe sentito solo» lo difese la ragazza. «E poi lo sai che è un bravo micio.»

Come per evidenziare quell'affermazione, M82 miagolò, per poi reclamare altro tonno con le sue zampette.

«E l'hai chiamato come un fucile» s'intromise Alex, ormai al terzo sandwich. Inclinò la testa di lato, studiando con attenzione Oktober. «Mi piaci.»

La ragazza sbatté le palpebre, stupita per quell'uscita come il resto dei presenti.

«Oh, anche tu» rispose con un gran sorriso, finendo il suo spuntino insieme al gatto.

Emily si protese per poter accarezzare quella testolina nera, quando al suo fianco si udirono diverse imprecazioni e sbuffi.

«Scusate, permesso. Fatemi passare. Gregory, togliti dalle palle. Ah... ecco.»

Prima ancora di capacitarsi di quello che stava per accadere, Ren afferrò Emily per la vita e la sollevò quel tanto che bastava per sedersi al suo posto e tenerla sulle ginocchia mentre la biondina ridacchiava. E fu l'unica a farlo. Dal canto loro, Gregory e Alex sembravano sul punto di strappargli le braccia a morsi.

«Ehilà» si limitò a salutare lui con un cenno del capo e un occhiolino a Oktober e compagnia.

«Che diavolo stai facendo? Torna subito al tuo posto!» sibilò Alex pronta a strappargli di dosso Emily, che in realtà sembrava divertirsi fin troppo vista la situazione.

«Certo che no! Non potete farmi apparire come una comparsa nella narrazione solo quando vi fa comodo» si lamentò lui, apparentemente offeso. «Ho anch'io il mio spazio nella storia.»

«Sì. A cinque posti di distanza. Vai.»

Ren mise il broncio, ma non mosse un muscolo. Anzi, godette delle carezze sulla testa che Emily gli riservò come consolazione, beandosi di quelle attenzioni sotto lo sguardo truce di Gregory, che al momento ribolliva di rabbia.

«Come lo capisco...» sospirò affranto Sette, facendo sussultare i suoi compagni per la sorpresa che, come ricompensa, gli assestarono un pugno in testa.

«Suvvia Alex. Ren non ha tutti i torti. E poi da qui vedo bene il palco» lo difese la bionda, ignorando gli sguardi torvi che riscosse.

Alex scosse il capo. «Emily, smettila di assecondarlo. Se hai problemi di vista posso sempre imprestarti il mio poggiapiedi.»

Sia Ren che Emily la squadrarono stupiti. Persino gli altri si guardarono confusi, almeno finché Gregory non notò ciò che teneva sotto le suole delle sue scarpe.

«Alex! Non puoi usare l'Oscar in quel modo!» sibilò inorridito per quella scena.

«E perché no? Tanto è solo una statuetta. Ed è comoda per massaggiare le piante dei piedi.» Mentre lo diceva, incominciò a far roteare la statuetta sul pavimento senza badare alle espressioni scandalizzate che accumulò.

«Non posso crederci» sospirò Ren affranto. «E dire che avevo aspettato il momento migliore per avvicinarmi, dato che saresti stata capace di mangiarmi la faccia senza...» Si bloccò, per poi assumere un'espressione pensosa. «In effetti, avresti la mia approvazione se volessi farlo in ogni c...»

Contro ogni previsione, Alex gli ficcò un sandwich in bocca nel tentativo di azzittirlo. Al pensiero che quello che stava mangiando era un cibo preparato con le sue mani, un lieve rossore si espanse sulle guance di Ren. La cosa non sfuggì a Emily, nonostante il ragazzo si voltò per nascondere la sua condizione, che si ritrovò a sorridere ferina.

Alex non si lasciò impietosire. «Per favore, non ho voglia di ascoltare le tue fesserie. Sparisci.»

«Devo ucciderlo?» le chiese Eleanor, pronta ad afferrare le lame che teneva nascoste sotto il vestito dato che il ragazzo non accennava a obbedire a quell'ordine.

Inaspettatamente, la risposta di Alex gelò i presenti.

«No!» tuonò, facendo sobbalzare Eleanor, che le rivolse uno sguardo confuso e affranto allo stesso tempo. Persino Ren sembrava sorpreso per quella reazione così repentina, al punto da esibire un'espressione da pesce lesso.

Accorgendosi di avere addosso gli sguardi di tutti, Alex si schiarì la voce e riportò la sua attenzione sull'amica. «Intendevo dire che non ne vale la pena. La cerimonia non è ancora finita, non ha senso farsi squalificare per uno come lui. E poi...» ritornò a fissarlo, ancora più spaventosa di prima. «Se ne stava giusto andando, non è così?»

Ren rimase in silenzio per un lungo istante, senza interrompere il contatto visivo che si era creato tra di loro. Poi sospirò. Inghiottì l'ultimo boccone del sandwich che gli era stato offerto in modo così spontaneo e scostò gentilmente Emily dalle su gambe in modo da alzarsi.

«E va bene, ho capito» sentenziò con tono menefreghista, mentre ritornava al posto che gli aspettava.

«Ma Ren...» lo supplicò Emily, sebbene il suo richiamo non ebbe alcun effetto. Una volta che si fu accomodato, la biondina si voltò verso Alex, inviperita.

«Sei contenta ora?»

«Molto» replicò lei, dividendo un dolcetto con Eleanor come se la questione non la interessasse.

Emily emise un grugnito esasperato. Fece per ripartire con la sua filippica quando il palco s'illuminò nuovamente d'immenso, accecando i presenti.

Come al solito, le due presentatrici dovettero fare un'entrata trionfale assieme a un tavolino di vetro dove erano disposti in fila gli Oscar, questa volta tra volute di fumo colorato e uccelli tropicali che, una volta liberi, volarono starnazzando in preda al panico in giro per la sala, scatenando il panico tra la platea come in un film di Hitchcock.

«Ben trovati gentili ospiti» tuonò Ale riacquistando il possesso del microfono. Prima di continuare, voltò appena il capo per nascondere un colpo di tosse causato dal fumo. «Siete carichi? Perché ora è giunto il tempo di decretare i vincitori degli Oscar più importanti!»

«Ambiti, volevi dire ambiti. Poi questi pensano che hanno vinto un Oscar di serie b» s'intromise Laby. Con nonchalance si tolse una piuma variopinta dal vestito, cercando di darsi un certo contegno.

«Suvvia, non serve star qui a specificare.» Ale scosse le spalle e ritornò ad affrontare il pubblico con un gran sorriso. «Una vittoria è una vittoria. Dopotutto, da quello che abbiamo letto, è già tanto che non sia ancora morto nessuno dalla gioia di ricevere... beh, una gioia.»

«Come se fosse possibile» bisbigliò Ren, appoggiando il viso al palmo della mano con un'espressione esasperata.

«Ah, davvero? Ricordami da quand'è che sai com'è fatta» gli chiese Leyla al suo fianco, il broncio sempre più evidente per la sua condizione da comparsa.

Ren si limitò a scoccarle un'occhiata esasperata. «Il momento in cui sei sparita dalla storia. Se non era una gioia quella...»

Nell'udire tale affermazione, Leyla iniziò a tempestarlo di colpi con la sua borsetta, lanciando gridolini acuti e lamenti di chi si sentiva colpito dal vivo. Dal canto suo, Ren subì in silenzio, ormai imperturbabile.

«Ma non preoccupatevi, carissimi ospiti» si prodigò ad aggiungere Laby. «Per ogni evenienza questa sera siamo assistiti da una speciale squadra medica, pronta a rimettervi in sesto nel caso qualcuno di voi... beh, avete capito. Infatti si stanno occupando in questo momento della nostra valletta che, purtroppo, non prenderà parte a questa premiazione.»

Ale le diede un colpo di fianchi e riprese il microfono. «Ma non indugiamo oltre con queste inutili informazioni di servizio. È arrivato il momento di annunciare le nomination per l'Oscar come Migliore Attore Non Protagonista!»

«Che, guarda caso, toccherebbero a me!» Facendo affidamento alla sua forza bruta, Laby recuperò la cartellina e si schiarì la voce prima di citare i nominati, senza prestare attenzione al broncio di Ale. Come di consueto, sul maxischermo alle loro spalle vennero proiettate le copertine dei libri di riferimento man mano che venivano menzionati. «Aron in "Il Tempo Perduto LCdCI" di GiuliaDellaCostanza. Sasha in "Chasm - Secrets you keep" di Skadegladje. Pietro in "Due Aprile" di manuelalollo.»

Seguì la classica pausa d'effetto, questa volta alimentata da un rullo di tamburi proveniente dall'impianto audio. E sì, avevano risparmiato anche su quello.

Ale riprese la cartellina e, dopo aver letto il nome in essa stampato, prese fiato per urlare a squarciagola: «E il vincitore è... Aron de "Il Tempo Perduto LCdCI".»

Dalla platea si levò un tripudio di applausi e grida compiaciute, ma l'attenzione di un gruppetto in particolare si rivolse verso Sasha, rimasto impassibile e come sempre scuro in volto.

«Ehm... secondo voi se l'è presa?» domandò Erza, confuso nel vederlo immobile come una roccia, il mento posato sul dorso di entrambe le mani.

Ethan si lasciò sfuggire un sospiro, osservando il compagno che nel frattempo non aveva fatto una piega. «Ne dubito» ammise. «È già tanto che abbia accettato di venire... Anche se in effetti sono stato io a costringerlo...»

Un'esclamazione beffarda li riscosse dai loro pensieri. A eccezione di Sasha, il gruppo si voltò in direzione di Sette, in quel momento stravaccato sulla poltroncina come se fosse il padrone di quel posto.

«Dilettanti. Se fossi stato al suo posto avrei vinto senza alcuna difficoltà.»

E fu allora che accadde.

Fu solo un movimento impercettibile, ma lo sguardo di Sasha si posò sull'albino come un'ombra mortale. Bastò quell'attimo e ogni pelo del corpo di Sette si rizzò a causa del suo istinto si sopravvivenza. Ancora prima di rendersene conto, il ragazzo si ritrovò aggrappato allo schienale, lasciando perdere per un momento il suo solito contegno.

«Non stavo insinuando nulla!» borbottò stizzito, mentre i suoi compagni stavano cercando con non molta fortuna di non scoppiare a ridere.

Sasha emise un grugnito, unico suono che riteneva adeguato per conversare con loro e ritornò a osservare il giovane Aron che, in imbarazzo, stava salendo sul palco accompagnato dalle acclamazioni di suoi amici.

Non appena raggiunse il microfono, Ale e Laby lo circondarono con dei sorrisi così maliziosi che lo agitarono ancora di più, dato che non lasciavano presagire nulla di buono. Fece per tirarsi indietro, ma Ale gli consegnò la statuetta e lo spinse senza alcuna esitazione verso l'asta con una sonora pacca sulla schiena. Ormai al centro dell'attenzione, Aron si schiarì la voce provando a riprendere il controllo di sé, per poi rivolgere uno sguardo greve alla platea.

Prese un bel respiro e incominciò il suo discorso. «Si utilizza l'espressione: "un fulmine a ciel sereno" per indicare la sorpresa che si prova quando ci accade qualcosa che non si immaginava lontanamente possibile» esordì. «Ed è proprio questo modo di dire che indica come mi sento adesso, perché questo premio non me lo sarei mai aspettato.»

Vi furono altri applausi, ma Aron continuò imperterrito, scuotendo il capo e facendo danzare i suoi riccioli ramati. «Non lo dico per finta modestia, lo penso davvero. Ci sono ancora così tante cose che devo ancora capire di me stesso che mi sembra assurdo che qualcuno abbia valorizzato il mio essere che considero incasinato e pieno di dubbi. Ringrazio quindi chi ha avuto fiducia in me, chi ha pensato che potessi meritarmelo. Ma, in particolare, devo ringraziare i miei compagni. Grazie a Francis, Elin, Thea ed Alais, senza i quali non avrei mai avuto modo di vincere questo premio perché, se sono la persona che mi ha permesso di averlo, è interamente merito loro.»

Sovrastando qualsiasi altro rumore, Francis si alzò in piedi e incominciò a rivolgere al suo amico fischi d'apprezzamento così forti da far tappare le orecchie ai personaggi seduti accanto a lui. Ma non era di certo l'unico a manifestare a modo suo la felicità per quella vincita.

«È la verità, ragazzi» continuò Aron, sorridendo confortato nell'accorgersi del tifo a lui riservato. «Non sarei mai quello che sono oggi se non avessi avuto voi ad accompagnarmi durante la mia vita, plasmando la mia anima in ciò che è stato ripetuto buono a tal punto da essere premiato. Perciò, grazie. Questo Oscar è vostro.» Alzò la statuetta in aria, per poi inchinarsi con modestia verso i suoi amici.

Elin si scostò dal viso alcune ciocche bionde per potersi asciugare una lacrima traditrice, sorridendo fiera per ciò che era diventato quel giovane. Sperò che la sua sensibilità fosse passata inosservata, ma quando si girò per scrutare la reazione di Thea, la trovò in lacrime. Letteralmente. Scosse la testa con un sorriso, aprendo la sua borsetta per recuperare dei fazzoletti in modo da permettere all'amica di salvare quel poco di trucco che le era rimasto in volto, mentre Francis continuava a fischiare.

Prima di prendere congedo, Aron si voltò nuovamente verso Ale e Laby. Le due lo abbracciarono con slancio, permettendo così a Laby di avere una chance per poter palpare anche il fondoschiena del giovane che, in risposta, s'irrigidì.

Ma i suoi guai non erano ancora finiti.

Non appena si distaccarono, la ragazza che l'aveva appena importunato usò quella stessa mano per riservargli un sonoro ceffone.

Il pubblico trattenne il fiato.

«Sai bene perché!» sentenziò Laby, per poi incrociare le braccia al petto senza badarlo oltre.

Aron la guardò confuso, massaggiandosi la parte lesa. Cercò aiuto in Ale, ma lei si limitò a rivolgersi un'alzata di spalle per poi accompagnarlo verso la scaletta che l'avrebbe riportato verso la platea.

«E dopo questo discorso così eccelso, direi di procedere alle nomination per la controparte femminile» sentenziò Laby, che stava agitando in aria la mano ancora arrossata per il colpo.

«Eccovi i nominativi per l'Oscar come Migliore Attrice Non Protagonista» s'intromise Ale, incominciando a elencare. «Viola in "Gelo" di MammaesmeSalvatore. Elin in "Il Tempo Perduto LCdCI" di GiuliaDellaCostanza. Oktober in "Chasm - Secrets you keep" di Skadegladje.»

Altro rullo dei tamburi, nel quale Oktober incominciò a contorcersi sulla poltroncina carica di aspettativa, facendo miagolare sonoramente M82.

«E il vincitore è...» annunciò Laby. «...Elin de "Il Tempo Perduto LCdCI"!»

Elin strabuzzò gli occhi chiari, credendo di aver capito male. Rimase per un momento immobile, mentre attorno a lei incominciarono a risuonare esclamazioni esaltate. Fu solo grazie all'intervento di Francis, che la sollevò di peso come un sacco di patate, che la giovane si ritrovò a scendere la scalinata in una sorta di trance. Per lo meno non le era colato il trucco, pensò cercando di farsi coraggio.

Dall'altra parte della platea, Oktober sospirò affranta per quell'occasione mancata, stringendo M82 contro il petto come consolazione. Fece per scrollare le spalle, quando uno spostamento d'aria al suo fianco la mise in allerta. Agendo d'istinto, rifilò un pugno in pieno viso a Erza, che voleva approfittare di quel momento per stringerla a sé in modo da... consolarla?

«Ma che ti prende?» esclamò offeso il biondo, mentre si massaggiava il naso arrossato.

«Lo sai che mi prende. Smettila di trovare sempre una scusa per importunarmi o giuro che ti rifaccio la faccia.»

«Puoi toccarmi quanto vuoi se questo ti fa piacere» sentenziò lui con un gran sorriso che la fece gemere affranta.

E non fu la sola.

Viola strinse tra le mani l'Oscar che aveva appena ritirato con nervosismo, chiedendosi che cosa avesse quella biondina più di lei.

Quando Elin arrivò sul palco, ricevette un'accoglienza calorosa come il suo amico e accettò di buon grado l'ambita statuetta che Laby le stava porgendo. Ma non prima di aver allontanato un po' il suo fondoschiena per paura di essere palpata a sua volta.

Si avvicinò al microfono senza alcuna esitazione, dimostrando di essere padrona della situazione.

«Oh, wow. Davvero, wow. Una pensa che dopo tutti gli anni in cui è in vita niente possa più sorprenderla; pensa di aver già fatto tutte le cose possibili al mondo e, invece, eccomi qui a ritirare un Oscar. Questa sì che è nuova.»

Tale affermazione colse il pubblico impreparato. Diego le lanciò uno sguardo scettico, per poi avvicinarsi a Diana. «Dopo tutti gli anni...? Ma se ne avrà al massimo venti...»

La ragazza si limitò a scuotere la lucente chioma con sufficienza, dopodiché posò un dito sulle labbra del giovane in modo da ascoltare il resto del discorso.

«Sono davvero grata di ricevere questo premio» Continuò Elin. «Sapete, dopo tutti questi anni di esistenza...»

Il pubblico continuò ad ascoltarla basito.

«...il tempo rischia di diventare tutto uguale; i giorni si confondono tra loro, i volti delle persone si sovrappongono come fossero gli stessi, le albe e i tramonti non danno più emozioni, le città non suscitano più curiosità di scoperta. Questo, però, non è quello che desidero per me. Ho paura dell'eternità del tempo, ho paura di non ritrovarmi più a viverlo, ho paura che non riuscirò più ad assaporarlo. Momenti come questo, perciò, sono quanto c'è di più prezioso per contrastare la sua fossilizzazione. Quindi, come fare?» si domandò con voce falsamente drammatica. «Vi lascerò con le parole di un mio vecchio e caro amico, che sono certa che già molti di voi conosceranno. Fatene tesoro.»

Chiuse gli occhi e quando li riaprì la sua espressione era persa nel momento, come se stesse rivangando il passato.

«"È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare." Di nuovo, grazie a tutti.» E terminò quindi con un inchino, imitando Aron. Salutò con un abbraccio Ale e Laby prima di ritornare al suo posto, cercando di non lasciar trapelare la sua commozione mentre i suoi compagni la applaudivano energicamente.

«Un suo caro e vecchio amico?» chiese qualcuno del pubblico. «Ma quelle parole non le ha dette un famoso poeta? Ti ricordi chi era?»

Il suo vicino si limitò ad alzare le spalle. «Boh.»

Nell'udire ciò, Alex osservò scettica le persone sedute dietro di lei. «Povero Baudelaire...»

Un fischio acuto richiamò l'attenzione generale verso il palco, mettendo così fine alle speculazioni che gli ospiti avevano iniziato a fare sulla misteriosa figura di Elin.



... to be continued

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