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Capitolo 9: The soundtrack of my dreams

Æla si trovava in un posto irreale, era tutto inondato di una luce biancastra fortissima, accecante, non si distingueva nulla.

Le sembrava di essere all'aperto o comunque in una stanza gigantesca.

Cominciò a camminare con le braccia protese in avanti, per evitare di finire addosso a qualcosa o a qualcuno.

Avanzava a passi misurati e si accorse che non emettevano alcun rumore. Provò a saltare più volte, sentendosi abbastanza sciocca, ma regnava il silenzio.

Continuava a muoversi lentamente, spinta dalla curiosità, mentre sperava di star percorrendo una traiettoria abbastanza dritta, in quanto non aveva punti di riferimento e le sarebbe seccato dover girare in tondo per chissà quanto.

Stava per lasciarsi prendere dal panico, nonostante non si fosse posta il problema di tornare a casa, troppo occupata ad ascoltare il suo istinto di esploratrice, quando improvvisamente le sembrò di udire un suono ovattato.

Non capiva di cosa si trattasse, ma proveniva da un punto imprecisato di fronte a lei e così decise di affrettare il passo.

Più camminava, più il suono si faceva distinto e finalmente capì che si trattava di musica; una musica familiare ma che era diversa da quella che si ascoltava ad Asgard.

Æla distinse chiaramente un'orchestra e un coro, cantavano e suonavano brani dal sapore antico e dimenticato, in una lingua mai sentita nemmeno da lei, ma quando le sembrò di aver raggiunto la fonte della musica, la riconobbe come la lingua che si trovava nei libri sulla sua gente.

Qualcosa scattò nella mente di Æla, come se fosse stata accesa la luce nella sua testa: riusciva a capire quella lingua antica che ormai sentiva sua.

Si sentì avvolgere da quei canti, quella musica, sentì la testa riempirsi di melodie, le percussioni, gli archi, il coro, la solista: li distingueva tutti, percepiva in loro un misto di felicità ed emozioni che andavano oltre al conosciuto, era bellissimo.

Avanzò ancora e si fermò, la luce si intensificò ancora, costringendola a chiudere gli occhi e a schermarsi il viso con una mano.

La luce si affievolì poco dopo e scoprì un vero e proprio spettacolo, il coro, l'orchestra, erano in un giardino dai mille colori, uccelli di ogni tipo volavano un po' ovunque e il cielo era tinto di tutte le sfumature di rosa e arancione.

Æla sorrideva, era felice, rilassata, pur non sapendo con certezza dove si trovava, ma ci avrebbe scommesso: era casa sua.

Volle avvicinarsi per ascoltare meglio e scorse la cantante solista che si esibiva assieme ai suoi compagni, concentrata ed immersa in un mondo che doveva essere spettacolare, data l'espressione sognante e i movimenti fluidi delle sue mani e del capo.

Ogni sillaba, ogni parola di quel canto erano cariche di significato, uno, tanti, non era importante, chiunque poteva dare la sua interpretazione.

Æla non si sorprese nel riconoscere la cantante come la donna che vedeva nelle sue visioni; rispetto all'ultima volta, in quel momento sembrava molto a suo agio e felice.

La giovane si decise ad andare a conoscere finalmente la donna e a chiederle spiegazioni ma appena le si avvicinò e le sfiorò il braccio, venne tutto inghiottito improvvisamente come in una voragine senza fondo apertasi nel terreno sul quale stavano.

"Non era altro che un sogno..." sussurrò Æla, una volta seduta sul letto, con la fronte sudata e un po' scossa dal finale improvviso di quel miraggio.

Confusa più di quanto non fosse mai stata, decise di fare una passeggiata in giro per il palazzo: non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, dopotutto.

Scese dal letto e mise una tunica crema abbastanza pesante per non prendere freddo.

Era notte fonda, non doveva aver dormito poi molto dopotutto.

Prese il suo adorato mantello bordeaux e uscì dalla stanza con passo felpato, non voleva dover spiegare a qualcuno il perchè della sua passeggiata notturna.

Imboccò poi un corridoio laterale, salì le scale ripide e si diresse verso un terrazzo non molto distante, mentre canticchiava ancora le melodie dolci del suo sogno.

Purtroppo dovette fermarsi prima del previsto, nascondendosi dietro ad una larga colonna: aveva sentito avanzare qualcuno.

"Chi può mai essere a quest'ora della notte? Bisogna essere pazzi per uscire adesso... Sì, insomma, pazzi almeno quanto me."
Si schiaffeggiò mentalmente dopo aver formulato un pensiero del genere, diede la colpa al poco sonno.

Sentì distintamente i passi di due persone avvicinarsi velocemente, per poi riconoscerne le voci: erano Thor e... Loki? Perchè Loki era fuori dalle prigioni?

Le passarono entrambi accanto, Loki stava prendendosi gioco di Thor, trasformandosi prima in una guardia e poi in quello che chiamò uno degli "amici terrestri" del fratello, vestito con una ridicola e attillata tutina bianca, rossa e blu, probabilmente uno di quei Vendicatori di cui parlava Thor ogni tanto.

Æla vide con la coda dell'occhio delle guardie avvicinarsi, così per non far scoprire i suoi amici, li tirò entrambi dietro alla colonna con lei, facendo segno a Thor di non fiatare, mentre quest'ultimo tappava la bocca di Loki con una mano.
La scena era quasi comica: Thor era sorpreso di vedere la ragazza in giro di notte, poichè nemmeno le guardie armate gradivano fare ronde notturne, Loki era irritato dal modo rude con il quale il fratello lo aveva trascinato e infine Æla che, confusa, si interrogava ancora sul perchè Loki non fosse nella sua cella.

Rimasero nascosti per qualche secondo eterno, poi quando i soldati se ne furono andati, tornarono allo scoperto.

"Che ci fate voi due qui a quest'ora?! Soprattutto tu, Loki!"
Stava sussurrando a denti stretti, rendendo la sua voce incredibilmente stridula per la sorpresa.

"Potremmo farti la stessa domanda."
Rispose semplicemente Loki con una punta di presunzione nel tono di voce.

"Beh io non riesco a dormire, non più almeno. Così sono uscita a fare due passi, sperando di poter poi tornare nella mia stanza.
Ora tocca a voi, perchè Loki non è nella sua cella??"

"Ci tieni proprio a vedermi lì dentro? Pensavo volessi aiutarmi ad uscire, ma come vedi ci ha pensato questo stolto..."

Loki lanciò uno sguardo sottile e fintamente offeso verso Æla, mentre Thor lo fulminava mentalmente da dietro le sue spalle.

"Sai bene a cosa mi riferisco, Loki. Se vi scoprono qui, la vostra fuga non durerà molto. Sempre che sia questo quello che volete fare."

"È Thor quello che ha un piano. Vero fratello?" Loki guardò Thor con un sorriso di scherno, pregustandosi la reazione del fratello che non tardò ad arrivare.

Thor indietreggiò trascinando Loki: "Sai bene che non possiamo coinvolgerla. È troppo pericoloso persino per noi."

"Non conosci il suo potenziale. E poi le hai promesso di riportarla a casa sua, no? Potresti approfittarne."

Thor guardò il fratello adirato: "Loki, giuro che se ne usciamo vivi ti uccido... Mi spiegherai più tardi come sai della nostra conversazione che poi, per precisare, non le ho promesso nulla.
Infine, non abbiamo la certezza della riuscita del piano, faremo tutto il possibile, però..."
Thor si interruppe cercando di non pensare al possibile fallimento e alla perdita di Jane, nascondendo malamente gli occhi lucidi nel buio della notte.

Loki sembrò squilibrasi un attimo nel vedere il fratello così scosso, ma decise di non darci peso, infondo non gli interessava.

Voleva solo uscire da quel posto e il pretesto di salvare la mortale poteva essergli utile per andarsene da Asgard per sempre, una volta tanto.

Desiderava solo essere riconosciuto per i suoi valori di principe, di re, voleva quella gloria che gli era stata tolta dal fratello o per meglio dire, da Odino quando l'aveva portato via da Jotunheim.

Æla si avvicinò ai due dèi, era stanca di aspettare, esigeva risposte, spiegazioni: "Non voglio disturbare questo commovente momento di tregua tra fratelli, ma non mi avete dato una risposta. Si dà il caso che io voglia sapere cosa sta succedendo, vi prego."

Si girò verso il dio del tuono: "Thor, già mi hai nascosto cosa hai intenzione di fare con Jane e Malekith. Ora, per favore, quantomeno informatemi su quello che state facendo."

Sbuffò stizzita, non sapendo bene da che parte guardare.
Sperava che spiegando loro cosa aveva passato negl'ultimi anni, le avrebbero detto tutto, nessun segreto.

"Ci conosciamo da sempre, mi sono fidata ciecamente di entrambi fin dalla mia prima entrata a palazzo, mi siete stati vicino quando hanno derubato casa mia e ucciso la mia mamma adottiva, siete diventati la mia famiglia, l'unica ragione che avevo per continuare a vivere in quella cella, con la speranza di uscirne.
Voi non sapete cosa ho cercato di fare lì dentro.
Sono cambiata, impazzita più volte e per questo maltrattata dalle guardie, le stesse che ora servo e che hanno paura di me, dei miei poteri..."

Æla fece una pausa per riprendere il controllo e un po' di fiato: "Sono arrivata al punto di volermi uccidere..."

Entrambi i figli di Odino spalancarono gli occhi, sorpresi per le dure parole della loro compagna.

Ormai non poteva fermarsi, la verità aveva a malapena iniziato a venire a galla.

Æla continuò alzando leggermente il tono di voce, pur facendo attenzione a non farsi sentire dai soldati: "Avevo perso ogni speranza di poter essere tirata fuori, ho rifiutato di dormire sulla branda per mesi, ho rifiutato le misere porzioni di cibo che mi mantenevano in vita, non riuscivo nemmeno a scaldarmi con la mia Fiamma per le poche energie e il troppo freddo..."

Si interruppe nuovamente, gli sguardi dei suoi ascoltatori erano un misto tra l'inorridito e il senso di colpa.

Come avevano potuto non esserne al corrente? Odino lo sapeva? Se sì, lo aveva nascosto ai figli di proposito?

"Probabilmente mi davano per morta. Gli ultimi giorni non vidi nemmeno una guardia, le celle si svuotavano giorno dopo giorno, contavo i prigionieri che venivano giustiziati dall'onnipotente Odino sperando in qualche modo di essere quella dopo. Non ne potevo più."

Scosse la testa con veemenza e fissò Thor dritto negli occhi: "Quella volta ho vissuto con l'angoscia per troppo tempo, ora non voglio aspettare di scoprire da sola che avete intenzione di fare una chissà quale missione suicida.
Ho il diritto di sapere il vostro piano per filo e per segno."

Riuscì a concludere il suo monologo senza scatenare l'inferno, ne fu sorpresa, ora sperava solo di essere riuscita a convincere il dio biondo a parlarle.

Thor la guardò serio e annuì: "Credimi Æla, non te ne ho parlato perchè so quanto tu ci tenga a noi, a Jane e a vendicare Frigga, ma non potevo rischiare di metterti in pericolo portandoti da Malekith.
Solo il fatto di andarlo a cercare mette a rischio le nostre vite."

Thor guardò Loki per un cenno d'assenso e quest'ultimo annuì.

"Abbiamo intenzione di portare Jane da Malkith, cosicchè possa estrarre l'Aether, poi noi lo distruggeremo prima che possa impossessarsene.
Se ti portassimo con noi, lui potrebbe usarti, entrare nella tua mente come ha già fatto e controllarti per usarti come marionetta per i suoi scopi malvagi. Lo capisci che non te ne ho parlato per il tuo bene?"

Thor era convincente e Æla non poteva dargli torto, ma non poteva nemmeno lasciare che andassero da soli.

Æla riflettè sulla decisione da prendere, nonostante avesse le idee chiare sul da farsi.

"Voglio aiutarvi ugualmente. Quel mostro deve pagare, Thor."

Il dio del Tuono annuì consapevole e si avviò verso la fine del corridoio, facendo strada.

Loki si avvicinò a Æla, accostandosi a lei e rivolgendole uno sguardo tra il preoccupato e il grato: "Nonostante voglia vendicarmi tanto quanto te, non posso nascondere la mia preoccupazione e il mio scetticismo, si tratta pur sempre di un piano di Thor."

Si fermò guardandosi attorno per assicurarsi che il fratello fosse abbastanza lontano e continuò sottovoce, confessando ciò che più lo opprimeva: "Se dovessi perderti, non avrei più motivo di esistere, l'ho capito solo ora, ma almeno ho l'opportunità di prevenire a un possibile danno."

La guardò dritto negli occhi scuri, scrutando ogni minimo movimento o reazione di Æla con i suoi di ghiaccio, per poi continuare:
"Sei potente, non hai solo la tua Fiamma, hai anche la Malia che ti è stata insegnata da Frigga e la sai usare bene tanto quanto me. Non deludere le mie aspettative."

Loki parve sorridere, con in volto una paura folle del destino oscuro che li aspettava.

Il dio del caos sembrò riflettere, per poi esordire un po' nervoso: "Prima che possa pentirmi di non averlo fatto, permettimi di fare una cosa...
L'ho comprato parecchi anni fa, quando ero solo un ragazzino in balìa degli ormoni, follemente innamorato della più bella di Asgard.
Poi però conobbi te e allora..."

Æla gli pestò un piede, leggermente offesa, nonostante l'affermazione del dio l'avesse fatta sorridere.

"Dai Loki smettila, arriva al punto."

Il moro prese tra le sue mani quelle di Æla, facendo apparire al loro interno un ciondolo d'oro, dove erano incisi gli stessi disegni che si formavano sulla pelle della ragazza quando si trasformava in demone.
Al centro della base in oro, c'era un sole fatto di Agata gialla e diaspro rosso.

"È semplicemente magnifico. Non ho parole. Grazie."
Æla gli sorrise riconoscente.

"Sono felice che ti piaccia, è da quando abbiamo scoperto dei tuoi poteri che..."

Thor interruppe la conversazione un po' bruscamente:
"Mi dispiace tanto, ma dobbiamo andare, siamo già in ritardo."

Si voltarono entrambi verso il dio biondo e lo seguirono ancora per qualche metro, poi Loki fermò Æla per un braccio e la afferrò per la vita, baciandola velocemente, giustificandosi:
"Non vorrei rimpiangere di non aver fatto anche questo."

Æla sorrise, però si domandò perché improvvisamente tutta quella premura da parte sua.

Sarebbe stato davvero così terribile come Loki lasciava immaginare?

La giovane trascinò il dio degli inganni per raggiungere Thor che guardava il fratello con sguardo compiaciuto e un sorriso sghembo.

"Il dio degli inganni colpisce ancora..."

"Stai zitto Thor. Nessuno ti ha interpellato. Potresti invece procurarmi un'arma, i miei pugnali o qualcosa di simile per esempio..."

Thor tirò fuori qualcosa di metallico e lo porse al fratello: "Alla fine hai ancora il buon sens-"

Loki non finì la frase, resosi conto che Thor lo aveva ingannato, ammanettandolo.

Gli rivolse uno sguardo furioso, mostrandogli le manette.

"Pensavo ti piacessero i trucchetti." Rispose semplicemente il biondo, sorridendo divertito.

Æla guardò la scena un po' rallegreata, mentre Thor tornava nuovamente a far strada.

Ricominciarono a camminare velocemente, cercando di non fare rumore, e mentre il silenzio che li circondava si faceva tetro, Æla continuava a non essere soddisfatta dalla spiegazione di Thor riguardo al suo piano.

Se il Bifrost era stato chiuso per volere di Odino e andarsene significava commettere alto tradimento, per non parlare poi dell'evasione di Loki, come avrebbero mai potuto andarsene senza destare sospetti?

In più Loki sembrava in ottima forma, non aveva più alcun segno di sofferenza e lei non percepiva in lui più nulla che lo struggesse.

Poteva davvero aver superato così facilmente un lutto così grave e sentito come aveva mostrato?
Stava mascherandosi con la Malia?
I sogni di Æla potevano centrare, in qualche modo?

Continuava ad interrogarsi, quando si rese conto che erano arrivati al punto di rendez-vous, dove trovarono Jane e Sif, che l'aveva liberata dalla sua libertà vigilata, voluta da Odino.
Si direbbe quasi un vizio del sovrano, quello di rinchiudere le persone per tenerle d'occhio.

Jane si avvicinò velocemente a Loki, senza nemmeno guardare Thor e Æla che erano con lui.

La terrestre lo attaccò: "Tu sei...?!"
"Sono Loki, avrai sentito parlare di-"

Il principe non finì la frase in tempo, poichè un pugno ben assestato della mortale gli fece voltare il capo in direzione opposta, mentre Æla scioccata, non sapeva se arrabbiarsi o mettersi a ridere.

"Questo era per New York!" Concluse Jane, avvicinandosi a Thor.

Loki si girò in direzione di Æla e con un ghigno disse: "Mi piace lei..."
"Devo ingelosirmi, vostra maestà?" Chiese ironicamente la giovane.

Stavano per avviarsi, quando Sif, che secondo il piano sarebbe rimasta a coprire le spalle dei nostri eroi, allungò improvvisamente una spada al collo di Loki dicendo: "Se provi a tradire Thor, ti ucciderò."

Il moro si limitò a sogghignare e a passare oltre la guerriera, raggiungendo il resto del gruppo.

Arrivarono alla navicella degli Elfi Oscuri con la quale sarebbero scappati, dove ad attenderli c'era Volstagg, il quale avrebbe tenuto occupate le guardie reali che sarebbero giunte per impedir loro di fuggire.

Thor e Jane salirono sulla gigantesca nave passando su di una rampa metallica, mentre poco più indietro di loro si ripeteva la scena precedentemente accaduta: Volstagg fermò Loki con una delle sue enormi mani sul petto, sussurrandogli: "Se anche solo pensi di tradirlo... Io-"
Lo interruppe il moro: "Mi ucciderai? Temo ci sia una fila."

Volstagg lasciò andare Loki, mentre Æla, ridacchiando, lo raggiungeva da dietro e lo prendeva per un braccio, per dirigersi verso l'astronave.

Dopo gli svariati e imbarazzanti tentativi di Thor nell'accendere la navicella, si alzarono in volo lasciando alle loro spalle una scia di distruzione per tutta Asgard, decapitando anche una statua gigantesca di Bor, padre di Odino.

A quel gesto non intenzionato di Thor, Loki non perse l'occasione di commentare sagace: "Complimenti, hai appena decapitato tuo nonno."

Al che Thor rispose seccato: "Zitto Loki!"

Affiancarono il ponte arcobaleno abbassandosi di quota e tutti, o quasi visto che Loki venne letteralmente spinto fuori bordo da Thor, saltarono su un trasporto truppe volante, decisamente più piccolo e meno appariscente rispetto l'enorme nave elfica.

Vennero però raggiunti da un'altra navicella Asgardiana che cominciò a fare fuoco su di loro.

Fandral, che aveva guidato il trasporto fino ad allora, raggiunse i soldati saltando sull'altro veicolo stendendoli, permettendo così ai suoi amici di continuare il viaggio.

"Ora tocca a te Loki, guidaci al tuo passaggio segreto."

Loki prese il timone della nave volante e virò dritto verso il versante di una montagna, assumendo un'espressione da pazzo.

Æla si sedette a prua vicino a Jane, la quale aveva perso i sensi poco prima di cambiare astronave, probabilmente a causa dell'Aether.

Loki la stava preoccupando, i suoi repentini cambi d'umore la confondevano, non riusciva a capirlo.

Prima sembra un ragazzino innamorato, poi sembra semplicemente se stesso, infine torna ad essere lo psicopatico che attaccò New York.

"Loki..." Lo ammonì Thor, vedendo che non accennava a rallentare.

"Se fosse facile, lo farebbero tutti..." Spiegò tranquillamente il moro, sempre con quello sguardo alienato negl'occhi.

Più si avvicinavano alla montagna, più saliva la tensione.

Thor si avvicinò a Jane e Æla, avvolgendole in un abbraccio per proteggerle, ricevendo poi uno sguardo un po'geloso da parte di Loki.

Raggiunsero la montagna ad alta velocità ed entrarono in una strettissima fessura, larga appena per far passare la navicella.

Vennero avvolti da una luce verdastra e prima che se ne fossero accorti, erano già arrivati a Svartalfheim.

"Ta-da!" Esclamò Loki mentre ancora stavano precipitando bruscamente sul suolo polveroso del mondo oscuro.






Heylà! No, non sono morta, sto bene grazie al cielo.
Mi dispiace non essere riuscita a postare prima, ma questo mese sono parecchio impegnata.

Ne approfitto per avvertirvi che cambio le date di pubblicazione che ho tenuto fino ad adesso (più o meno) ossia, pubblicherò il weekend ogni due settimane fino a fine Luglio, poi dovrei tornare a postare regolarmente.

Detto questo, che ne pensate di questo capitolo?
Vi avviso che inizialmente questo e il prossimo dovevano essere un unico capitolo ma questo ha già 3100 parole circa (il mio più lungo lol) spero non sia noioso, in caso fatemi sapere se preferite capitoli lunghi o più brevi (capitoli lunghi intendo 2000-2500 parole circa. Per quelli corti credo la metà o poco meno di 2000).

Ora vi saluto, ci sentiamo!!🔥

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