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Capitolo 7: Descendants of the Sun

"Chi non muore si rivede..."
Quelle parole echeggiavano nella testa della ragazza da qualche minuto ormai.

Era pietrificata, non aveva forse nemmeno capito cosa fosse successo; era lì, davanti al corpo ormai freddo di Frigga, Malekith la squadrava torvo e un ghigno gli attraversava il volto.

Kurse aveva ancora in mano la spada con la quale aveva spezzato la vita della Regina in pochi attimi e sembrava esserne compiaciuto.

Æla aveva ancora gli occhi gonfi per le lacrime, la testa le girava per la fatica e il dolore emotivo.

Sembrò risvegliarsi quando capì cosa le avesse detto realmente Malekith:
"No! Io non ti conosco! Non voglio aver nulla a che vedere con te, mostro!"
Fremeva per la rabbia e scandiva ogni parola per farsi sentire dall'Elfo Oscuro. Voleva fargli capire che se era ancora vivo è perchè era troppo sconvolta per farlo a pezzi.

Un dubbio si insinuò nella mente della ragazza, perché mai avrebbe dovuto conoscere Malekith?

Non potevano essersi già visti, gli Elfi Oscuri si erano appena risvegliati per il potere dell'Aether...

L'Elfo mosse una mano verso Æla e lei fu presa da un forte dolore al cranio, costretta a cadere sulle ginocchia tenendosi la testa fra le mani, soffocando un urlo di spavento quando si rese conto che si stava trasformando contro la sua volontà, di nuovo.

Malekith sembrò illuminarsi: "Perchè non mi hai fatto vedere fin da subito chi sei? Non vedi come sei potente? La tua Fiamma sta crescendo... Immagino che Odino non ti faccia esercitare perchè ha paura, vero? È un peccato che tu non sappia nulla di te stessa, delle tue origini, del tuo splendido popolo... Secondo me sarebbero felici di vederti, non sono poi così "mitologici" come ci fanno credere, sai? Sono molto abili e tu hai un grande potenziale."

Malekith le parlava fingendo un tono compassionevole e preoccupato, lasciando intendere che lui sapeva davvero molto sul popolo di fuoco.

Æla alzò lo sguardo sull'Elfo, sentiva le vene sulla fronte pulsare e faticava a prendere fiato.

"Come puoi sapere qualcosa su di me che nemmeno io so? Mi rifiuto solo al pensiero di poterti credere."
Disse con voce spezzata e sguardo sprezzante la giovane.

"Va bene, vediamo se ora mi crederai..."
Detto questo, Malekith alzò definitivamente e con un movimento veloce la mano destra verso Æla e le si avvicinò lentamente.

Appoggiò la mano sulla fronte sudata della ragazza ancora nella sua forma di Fiamma, così l'ha chiamata l'Elfo.

Æla rabbrividì al contatto con la mano ghiacciata del mostro e improvvisamente non sentì più dolore, era come se le si fosse addormentato tutto il corpo.

Poi finì in una specie di trance come la prima volta che si trasformò, ed ebbe una visione: vedeva una radura immensa, l'erba era mossa dal vento e le pareva di volare sopra a quella distesa verde e profumata.

All'orizzonte si vedeva una collina, dove alcune zone non erano ricoperte d'erba e si riusciva a intravedere il terreno brullo e arido.
Quel posto le era familiare, lo sognava a volte, ma in quel momento sembrava reale, riconosceva ogni particolare di quel paesaggio.

Un fiume scorreva tranquillo sulle pendici della collina, oltre la quale finalmente vide quello che in qualche modo sperava e sapeva di trovare, un castello.
Anzi, non solo un castello, ma un intero regno ad esso connesso.

Æla si sentiva a casa.

La visione si spostò all'interno di quello che doveva essere il palazzo reale.

I corridoi erano illuminati da grandi finestre, i pavimenti erano di un marmo nero lucidissimo con venature bianche e ognuno lì sembrava felice: ogni dama, ogni ancella, ogni cavaliere sembrava essere sereno e in pace con tutti, non si percepiva odio, paura, nulla, solo pace.

I grandi lampadari in vetro tintinnavano mossi da un leggero vento che attraversava il lungo corridoio trafficato.

Era bellissimo lì, avrebbe voluto che non fosse solo una visione.

Alla fine del corridoio si trovava una porta immensa, fatta di un legno scuro e lucido, sul quale erano intarsiati disegni floreali decorati da foglie d'oro.

La maniglia in ottone recava un simbolo, una fiamma stilizzata divisa in due parti, probabilmente lo stemma della famiglia reale.

Lo scenario si spostò dentro la stanza che la porta divideva dal resto del palazzo, non era la sala del trono come Æla credeva, era anzi una stanza buia, le tende impedivano alla luce del sole di penetrare, illuminata solo dal fuoco di un camino quasi spento.

Davanti al camino si trovava una figura inginocchiata a terra, con un velo semitrasparente che copriva le spalle e finiva a terra, coprendo i piedi scalzi.

Æla si avvicinò e riconobbe la donna della sua prima visione, i capelli ramati erano lucenti e lisci, ma i suoi occhi sembravano spenti e tristi.

Si udì un urlo acuto, forse di una bambina.
La donna si voltò di scatto verso di lei, la stanza si riempì di vento e la visione finì.

Era ancora inginocchiata a terra e nella sua forma di demone ma Malekith e Kurse se n'erano andati, intanto Thor era arrivato sul posto e doveva essersi reso conto ben presto di quello che era successo: aveva infatti gli occhi lucidi e qualche lacrima già ricadeva sulle sue guance.

Æla si avvicinò a Frigga e si sedette accanto a lei, accarezzandole una gota e abbandonandosi finalmente a un pianto silenzioso.

Ripensò al regno della sua visione, non c'era dubbio che si trattasse del regno da dove proveniva, solo non sapeva nulla, avrebbe potuto solo descrivere il corridoio, quella stanza e la giovane donna inginocchiata al buio.

Tirò su col naso e si asciugò una delle tante lacrime che le solcavano il viso, mentre Odino faceva il suo ingresso e si dirigeva a passo lento verso Frigga.

Æla si alzò in segno di rispetto e si allontanò, permettendo al sovrano un momento di intimità per addolorarsi.

Lo vide accasciarsi a terra, sollevando appena il busto della Regina, mentre le accarezzava il viso fissando il vuoto col suo unico occhio buono.

Non lo aveva mai visto così indifeso, ferito; percepiva in lui non solo dolore, ma anche un forte senso di responsabilità verso il suo popolo, si era appena promesso di proteggerlo ad ogni costo ma, nonostante i suoi sforzi, aveva perso il suo tesoro più grande.

Æla non aveva mai avuto grande simpatia per Odino, ma ora lo capiva, non era il tiranno senza cuore che si ricordava.

Forse non tutto quello che ricordava prima del carcere era giusto.
Forse quello che ricordava era nulla.

Nemmeno Æla capì il senso di quei suoi ragionamenti ma non ci fece caso, in quel momento Frigga occupava i suoi pensieri.

Vide che la portavano via per prepararla alla cerimonia funebre, probabilmente.

Non stava ascoltando ciò che Odino aveva appena ordinato e non si era neanche preoccupata del suo ruolo di ancella in quel momento.

Tecnicamente non era nemmeno in servizio da ancella, quanto più da soldato, visto che vestiva la sua armatura ed impugnava la sua spada.

Odino, vedendola addolorata e profondamente provata, decise di non insistere riguardo i suoi doveri.

Æla capì e ringraziò il sovrano chinando il capo e accennando un sorriso triste e stanco.

"Portate la notizia anche al principe Loki, non fate riferimento a come sua madre sia morta, però." Disse Odino risoluto, ora Æla lo riconosceva.

"Perchè non vuole che Loki sappia cosa è successo?" Chiese Æla un po' ferita per il fatto che tutti al di fuori di Loki avessero il diritto di sapere cos'era accaduto.

"Potrebbe rivelarsi un problema, tu stessa sai quanto lui amasse Frigga e sapere che è morta proteggendo Jane, beh... sarebbe capace di fare qualsiasi cosa per vendicarsi..." Thor spiegò chiaro e conciso.
Gli dispiaceva per il fratello, certo, ma sapeva anche quanto Loki potesse essere pericoloso per la riuscita del suo piano per salvare la terrestre, ci aveva già pensato.

Æla non lo sapeva e Thor non voleva lo sapesse prima che fosse certo della sua riuscita per garantire la salvezza di Jane, Asgard e di tutti i Nove Regni.

Nonostante si fidasse di Æla, il biondo non era certo di poter contare su di lei dopo ch'era stata imprigionata.

Non era certo nemmeno di poter contare su Loki, nonostante lui fosse la colonna portante per il successo dell'operazione contro Malekith.

Vedendola delusa e in parte ferita, Thor prese Æla per un braccio, in un gesto rapido e deciso, ma stette attento a non farle troppo male.

Intanto la giovane era tornata nella sua forma Asgardiana e lanciò un ultimo sguardo verso Odino, il quale si voltò lentamente, rivolgendole le spalle curve.

Jane li seguì a distanza, non voleva disturbare e sapeva che il dolore che si percepiva nell'aria era in parte opera sua.

Giunsero alla biblioteca privata di Frigga tramite un passaggio che nessuno attraversava mai, data la quantità di ragnatele e la scarsa illuminazione. "Attente a dove mettete i piedi." Avvertì Thor allarmato alle giovani.

"Non pensavo sarei mai più entrata in una biblioteca del palazzo... specialmente dopo quello che ho fatto, Thor." Osservò Æla, che ancora si sentiva in colpa per l'incidente che l'aveva costretta nelle prigioni.

"Non era tutta colpa tua in fondo." La rassicurò Thor con uno sguardo dolce.

Entrarono finalmente nella biblioteca e rimasero in religioso silenzio per qualche istante.

Alla fine fu Jane a rompere il silenzio: "Che ci facciamo qui? Credevo fosse un posto proibito, sai, tutte quelle storie Disney che si sentono sulla Terra: 'Non entrare qui... Non andare di là...' "

Thor e Æla squadrarono Jane turbati, non capendo il parallelismo della terrestre con le fiabe Midgardiane.

"Dato che sono principe ho accesso a quasi tutte le stanze del palazzo, quindi non dobbiamo preoccuparci."

Asserì Thor sorridente, probabilmente il sorriso più triste che avesse mai fatto.
In qualche modo lasciò intendere che quella sua libertà fosse stata ormai estesa anche alle stanze della madre automaticamente dopo la sua morte.

La biblioteca non era stata colpita dall'astronave o distrutta dall'esercito di Elfi e lì sembrava che nulla fosse successo, il Sole faceva capolino dietro alle nuvole che oscuravano appena il cielo e la grande stanza era invasa da un piacevole profumo di lavanda fresca.

"Chiedo ancora, perchè siamo qui?" Chiese Jane sempre più decisa e curiosa.

"Forse mi sbaglio, ma credo che dopo l'incendio siano stati recuperati diversi libri, compresi quelli dove Æla ha trovato l'incantesimo. Potrebbero contenere informazioni utili di ogni tipo." Rispose Thor.

"Come puoi dirlo? Insomma, non li hai mai visti quei volumi, o sbaglio?" Chiese Æla incuriosita.

"Ricordo che Loki mi aveva parlato di alcuni libri che voleva assolutamente decifrare e imparare, ma non ne era in grado e decise di lasciar perdere. Anni dopo ci hai pensato tu e subito Loki mi disse di non aver mai percepito un incantesimo del genere quando l'hai lanciato, così mi avvertì che qualcuno doveva essere riuscito a decifrare il contenuto dei volumi. Non sono sicuro di cosa contengano, ma come ho già detto ho la sensazione che possano tornarci utili."
Thor sprizzava energia e speranza da tutti i pori e per un attimo sembrò dimenticare tutto ciò ch'era successo.

"Io... non sono sicura di volerlo fare ancora... insomma, abbiamo già abbastanza problemi, non credi?" Æla tentennò, magari erano libri provenienti dalla sua terra d'origine e questo avrebbe spiegato perchè Loki non fosse riuscito a decifrarli neanche con il manuale o perchè non avesse mai sentito un incantesimo come quello scatenato da lei tempo prima.

Alla fine raccontò a Thor e Jane della sua conversazione con Malekith e della visione e ne sembrarono entrambi preoccupati.

Automaticamente il dio biondo prese un volume dalla libreria della madre e lo appoggiò sul tavolo in noce in mezzo alla stanza.

Il titolo diceva: "Oltre i Nove Regni". Thor aprì il libro e si soffermò per un attimo al capitolo intitolato "I discendenti del Sole".

Æla fece un colpo, la prima figura della pagina era lo stemma che aveva visto nella sua visione.

"È questo, Thor. L'ho già visto nella visione." Disse fermando il dio, senza staccare lo sguardo dal disegno.

"Ne hai altri simili che ne parlano?"

Thor la guardò serio e annuì, corse a prendere altri due volumi da un altro scaffale, quelli che aveva trovato Æla tempo prima.

Erano bruciacchiati sui bordi e le pagine che contenevano l'incantesimo avevano le parole come incise nella carta giallognola.

"Questo parla di un popolo completamente scomparso dai Nove Regni da millenni.
Me ne parlò Odino quando ero ragazzo e voglioso di portare pace a tutti i popoli, anche con l'utilizzo della forza.
Adesso ho capito che non sarei stato nulla più di Malekith o qualsiasi altro sovrano malvagio.
Comunque credo che le descrizioni in tutti questi libri corrispondano alla tua visione. Speriamo ci sia scritto qualcosa di più."

"Grazie Thor."
Æla non poteva essere che riconoscente al suo amico, avrebbe potuto finalmente sapere chi era, da dove veniva e sopratutto dove fosse il suo popolo e perchè sembrava essere scomparso dai Nove Regni.

"Perchè se i volumi sono qui, nessuno sa nulla sui, come si chiamano, Discendenti Del Sole?" Chiese Jane interessata.

"I libri sono spesso doni di altri popoli a Odino che lui successivamente inserisce nella sua collezione privata e, altrettanto spesso, lui non legge nemmeno. L'unico che lo aveva incuriosito in un primo periodo era proprio questo libro di incantesimi di cui poi mi ha parlato."

Thor prese il libro aperto sul tavolo e lo porse a Æla: "Prendilo, prendi tutti i libri che ti servono, più sappiamo, meglio è."

Æla guardò il dio biondo con sguardo deciso: "Lo farò. Ho un urgente bisogno di sapere, di conoscere chi sono. Grazie ancora."

Eccomi finalmente! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Ho voluto fosse più lungo del solito per farmi perdonare della mia inattività😑 Purtroppo non volevo farvi aspettare ancora e temo sia ZEPPO di errori... Comunque Ho ri-visto infinity war oggi e sono ancora scioccata ahaha (no spoiler nei commenti plz).
Fatemi sapere cosa ne pensate e spero ci sentiremo presto!😘
P.s. se ve lo state chiedendo, sì, ho disegnato io la fiamma che rappresenta lo stemma dei Discendenti del Sole *imbarazzo*. Tra l'altro non sono nemmeno sicura che la scritta sia giusta, ho semplicemente scritto "I Discendenti del Sole" con l'alfabeto Runico ahah.

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