Il viaggio in carrozza mi sembrò interminabile poiché mia madre si lamentò di ogni piccola cosa: la carrozza era troppo piccola, il garzone era troppo giovane e quindi inesperto, la polvere sollevata aveva sporcato le sue scarpe e faceva troppo caldo. 

L'unica cosa che mi dava conforto era Oscar, che ogni tanto mi lanciava uno sguardo complice che mi obbligava a reprimere una risata, che altrimenti avrebbe indispettito mia madre, peggiorando il suo umore già pessimo. 

Finalmente la carrozza si fermò, il garzone dai capelli rossi aprì la portiera e ci aiutò a scendere dalla vettura. Posai i piedi su un pavimento lastricato da grandi pietre quadrate e alzando lo sguardo vidi un porticciolo che ospitava alcune barche, cullate dolcemente dalle onde del mare. Alle mie spalle si trovava un piccolo paese, composto da una manciata di case colorate e da qualche bottega. Mi trovavo nella piazza principale, che era piccola ma graziosa ed era gremita di persone che sembravano molto indaffarate e correvano da una parte all'altra, sparendo poi nelle viuzze laterali. 

Venni riscossa dalla mia analisi del paesaggio dalla voce di Oscar: « Signorina, ci stiamo spostando, non si distragga o si perderà tra la folla. » Ubbidii e lo seguii facendomi largo tra le persone, impresa non troppo difficile poiché il nostro maggiordomo era un uomo molto alto, che spiccava notevolmente tra i paesani.

 Arrivati sul molo il garzone dai capelli rossi ci fece salire su una piccola barca. Mi sedetti tra mia madre e Oscar, mentre il ragazzo si sedette di fronte e, dopo aver sfatto il nodo che ci teneva attraccati al molo, cominciò a remare energicamente.

 Dopo qualche minuto eravamo fuori dal porto, ed una leggera brezza cominciò a soffiare, portando un po' di conforto dal caldo torrido che fino ad allora ci aveva attanagliato. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente riempiendomi i polmoni di aria di mare. Sentivo il rumore delle onde che si infrangevano sulla costa e mi facevo cullare dal movimento della barca sospinta dal mare.

 Aprii gli occhi e il mio sguardo si posò sul garzone, le sue guance si erano arrossate per lo sforzo e la sua fronte era imperlata di sudore. La camicia gli si era incollata al petto per la salsedine e ciò risaltava i muscoli definiti, che si tendevano ad ogni bracciata. I suoi occhi erano vivaci e guizzavano velocemente. 

Non mi resi conto di fissarlo fino a quando il suo sguardo non si posò su di me. Il mio viso avvampò di vergogna e cercai di dissimulare l'imbarazzo guardando a terra. Quando alzai nuovamente il capo lui guardava altrove, ma notai l'ombra di un sorriso stampato sulle sue labbra. Avrei voluto chiedergli come si chiamasse, ma non osavo porre la domanda davanti a mia madre e Oscar.

 Il movimento dolce della barca venne improvvisamente spezzato da una scossa. Trasalii e subito pensai che la barca si sarebbe ribaltata e saremmo caduti in acqua. Mi voltai e vidi che avevamo semplicemente urtato leggermente un piccolo spiazzo di cemento, al quale il garzone fece accostare la barca e la legò con una cima. 

Mi diedi della sciocca mentalmente poiché mi ero spaventata per nulla e sperai che nessuno avesse notato la mia paura. Non ero certo abituata a stare a stretto contatto con la natura e non ero mai salita su una barca. La selvaggia di quel luogo mi spiazzava e mi intrigava contemporaneamente e non vedevo l'ora di esplorare ciò che sarebbe stato la mia dimora per l'estate.

 La casa e l'isola su cui si ergeva erano appartenuti alla mia famiglia per molti anni. Dopo la morte dei suoi genitori, la mia prozia aveva ereditato tutte le ricchezze e aveva sposato un ricco mercante, che era però tragicamente morto dopo pochi anni, durante uno dei suoi viaggi per il mondo. E così lei era rimasta da sola in questa grande casa, con la sola compagnia della servitù.  

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Ciao ragazzi, sto cercando di sviluppare bene il carattere dei vari personaggi a mano a mano che la storia va avanti. Scrivetemi opinioni, dubbi e consigli nei commenti e condividete se vi va!

Alice :)