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Capitolo 1

La campagna francese scorreva monotona davanti ai miei occhi mentre il treno avanzava inesorabile. Mi annoiavo terribilmente dato che mia madre, che sedeva di fianco a me, si era immersa subito nella lettura del suo libro, secondo i miei gusti, discutibile e non mi era perciò di alcuna compagnia.

L'idea di quel viaggio era venuta a mio padre, che pensava che un po' di aria di campagna avrebbe giovato alla salute mia e di mia madre, abituate come eravamo all'atmosfera inquinata di Parigi. Purtroppo lui non era potuto venire per i suoi impegni di lavoro; era infatti un ricco imprenditore ed amava il suo lavoro, a tal punto che spesso trascurava la sua famiglia. Non era molto presente nella mia vita e lo vedevo poco, dei momenti che passavamo insieme ho però sempre avuto un bellissimo ricordo.

Eravamo dirette alla casa di campagna della mia prozia Matilde, che si trovava in Bretagna, sul mare. Quella casa era stata il luogo in cui mio padre aveva trascorso la maggior parte delle sue estati durante l'infanzia. Da tutte le avventure che mi raccontava di aver vissuto in quella casa con i suoi cugini, capivo che sperava mi facessi qualche amico.

Nei miei 16 anni di vita infatti avevo sempre studiato in casa con professori rigorosamente scelti da mia madre. Lei credeva che le scuole pubbliche non fossero per i borghesi. Mia madre cercava in tutti i modi di farmi diventare una signorina perfetta. Mi obbligava continuamente a partecipare ad eventi per entrare nell'alta società e cercava di insegnarmi le buone maniere. Io detestavo profondamente tutto ciò e in cuor mio speravo un giorno di poter uscire e scoprire il mondo esterno.

L'unica cosa che mi distraeva dalla monotonia delle mie giornate era Oscar, il nostro maggiordomo.

Aveva sempre lavorato per la mia famiglia e io lo conoscevo da quando ero nata.

Era mio complice e io e lui avevamo sempre qualche piccolo segreto. Per esempio, condividendo la passione per il mistero e i romanzi gialli, spesso ci inviavamo di nascosto dei piccoli enigmi che amavamo risolvere. Tutto ciò avveniva ovviamente all'oscuro di mia madre, che altrimenti si sarebbe infuriata, poiché disapprovava questo tipo di lettura, trovandola " troppo poco adatta per una signorina".

Per fortuna mia madre aveva acconsentito alla mia richiesta di farci accompagnare da lui. "Ci potrebbe aiutare durante il viaggio" avevo detto implorante: "Sì Anne, potrebbe esservi utile" aveva aggiunto mio padre e così alla fine mia madre aveva accettato.

Infatti Oscar sedeva vicino a me sul treno e leggeva un qualche noioso libro di economia, ma ogni tanto mi rivolgeva un'occhiata complice. Mentre rimuginavo sui miei pensieri le palpebre cominciarono a farsi sempre più pesanti e così mi addormentai.

Venni svegliata da una mano che mi scuoteva e qualcuno che mi chiamava:"Signorina siamo arrivati a destinazione" mi disse Oscar. "Vedi di sistemarti un po' prima di scendere" aggiunse mia madre con tono seccato. Spolverai l'abito color crema che indossavo, mi sistemai i capelli ricci e arruffati che spuntavano da sotto il cappello e seguii i miei accompagnatori lungo il vagone del treno.

Appena uscii il sole mi illuminò il viso: davanti a me si trovava una stazione molto piccola ma graziosa che scintillava sotto i raggi di quella calda giornata di pieno luglio. Mia madre subito cominciò a farsi strada per lo spiazzo deserto e si mise al riparo dal sole cocente di mezzogiorno: "Dove sarà il garzone, è in ritardo" sbuffò contrariata. Dopo qualche minuto di attesa proprio quando stavo per assopirmi nuovamente per il gran caldo, Oscar esclamò:" Una carrozza si dirige verso di noi, penso sia la nostra signora." Allora anche io rivolsi lo sguardo verso la strada e vidi la vettura che si avvicinava sollevando un polverone sulla strada sterrata.

Poco dopo la carrozza si fermò davanti a noi e ne scese un ragazzo molto giovane, che doveva avere qualche anno in più di me. Subito cominciò a scusarsi per il ritardo e ci aiutò a salire sulla vettura, caricò le valigie aiutato da Oscar e fece schioccare le briglie e partire i cavalli.

Appena cominciammo a spostarci mia madre si profuse in un discorso su come fosse un errore quel viaggio e su quanto fosse disorganizzato quel posto. Tuttavia non le diedi ascolto e cominciai a ripensare al garzone che ci aveva accolto. Era un ragazzo alto e magro, aveva il viso tempestato di lentiggini, i capelli color carota ricci e arruffati quasi quanto i miei e gli occhi verdi smeraldo. Mi era subito sembrato simpatico, forse per il suo sguardo curioso, e mi era parso che prima mi avesse rivolto un sorriso che mi aveva fatto arrossire. Speravo non lo avesse notato. Questa era una delle cose che più odiavo di me: arrossivo molto spesso. Odiavo che qualcuno potesse intuire le emozioni che provavo guardandomi in viso, mi faceva sentire vulnerabile. 

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Ciao ragazzi! Ho deciso di mettere per iscritto questa storia che avevo in testa da un po'. Scusate se il capitolo non è molto lungo e la narrazione è abbastanza lenta, ma sto cercando di essere descrittiva e aggiungere molti particolari. Ditemi cosa ne pensate nei commenti e datemi anche qualche consiglio se vi va. È la mia prima fanfiction e sono ancora un po' inesperta quindi tutti i suggerimenti sono ben accetti! Ci vediamo al prossimo capitolo.

Alice:)

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