Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

33 - Fever

La notte non mi è mai apparsa così buia e fredda come ora che la sento nel cuore. La pioggia mi permea, facendo penetrare il gelo in ogni cellula del mio corpo, a tal punto che sono paralizzata.

Che cosa ho appena fatto?

La cazzata più grande della mia vita, probabilmente.

Senza aggiungere altro, mi lancio all'inseguimento di Jonathan e lo vedo dirigersi verso la sua macchina. Corro a perdifiato.

- Jonathan! Jonathan! Ti prego, fermati! Ascoltami! - urlo.

Lui aspetta che io lo raggiunga, con il volto tetro.

- L'ho fatto per non perdere il lavoro. Capiscimi, per favore. - mi lagno.

- Sei patetica. Io ti sto dando tutto me stesso, Minnie, lo capisci? Quello stronzo va a fare il carino con la tua amica e ora ti chiede un bacio, così, a caso. E tu accetti anche! Ma ti rendi conto di quanto sei assurda?! Io mi impegno, davvero, ma stavolta non capisco. Come hai potuto? Davanti ai miei occhi, poi... Il colmo, questo è davvero il colmo. - sbotta.

No, non l'ho mai visto così incazzato. Incazzato e ferito.

- Io...

- Tu ora dimmi che ti sei resa conto che ti sta solo prendendo in giro. Rassicurami almeno su questo. - mi interrompe.

Apro la bocca, ma non riesco a dire niente.

- Sali in macchina, ti porto a casa. - decreta, con un tono che non ammette repliche.

Eseguo e non oso fiatare. Non ci riuscirei, neanche se volessi.

Il nervosismo di Jonathan vibra per tutto l'abitacolo e mi mette angoscia addosso.

- Quindi non hai niente da dire. - conclude, quando l'auto si ferma di fronte al nostro palazzo.

- Mi dispiace. Non meriti una stupida come me al tuo fianco. - ammetto, profondamente umiliata.

Jonathan sospira pesantemente e si volta a guardarmi negli occhi.

- Tutto qui?

Non so cosa si aspetta che gli dica. 

Il silenzio diventa opprimente.

- Vai, fatti una doccia calda e mettiti sotto le coperte, poi dormici su e domani mi fai il piacere di parlare come la persona che credo di aver conosciuto, non come questa versione tonta di te. Buonanotte, Minnie. - tuona.

Un singhiozzo lascia le mie labbra e, subito dopo, lacrime dense sgorgano dai miei occhi.

Non ero preparata a questo. Non lo sarei mai stata.

È come se Liam avesse preso a calci la mia autostima e Jonathan mi stesse deridendo per questo. Stupidamente, credevo che mi avrebbe dato una mano. Lui è sempre quello buono, quello gentile, quello che sopporta lati di me che nemmeno io reggo, talvolta. È la solidità su cui ho imparato a contare e, forse, ho fatto male. O forse sto delirando e basta.

Gli dò la buonanotte e scendo dall'auto, poi entro nel palazzo e salgo le scale con estrema lentezza. Non mi sono mai sentita così sfiancata e pesante.

Faccio fatica persino a trovare le chiavi e infilarle nella toppa.

Come un automa, eseguo le istruzioni di Jonathan: mi svesto, entro nel box doccia, aziono il getto d'acqua e lascio che il calore mi scaldi da dentro. Stranamente, non rifletto neanche mentre l'acqua scroscia sul mio corpo: mi godo la sensazione e basta. Dopodiché, mi avvolgo nell'accappatoio spesso e tampono i lembi sui polpacci per evitare di avere freddo una volta uscita dal bagno. Infilo il pigiama e asciugo i capelli molto lentamente, infine mi metto a letto.

Il mio sonno è continuamente disturbato, ma non capisco bene da cosa. Mi sveglio ogni due o tre ore e non ne capisco il motivo: so solo che provo tanta frustrazione e un malessere non meglio identificato.

Al mattino, sono sicura di avere la occhiaie, come sono sicura che mi faccia male tutto il corpo. Ogni singolo movimento rappresenta una fatica assurda e, mentre lo compio, provo dolore.

Inizio a scavare nel repertorio di malattie che posso essermi ritrovata ad avere durante la mia vita, ma il mio archivio è bloccato e non ho la forza necessaria ad aprirlo. Constatato questo, allungo la mano sul comodino e prendo il cellulare. Chiamo colei che mi ha curata fin da quando ero nella culla, mia madre.

- Pronto, tesoro? Come stai? Tutto bene? Com'è che sei già sveglia a quest'ora? - domanda a raffica.

- Mi fa male tutto, mamma. Anche solo alzare il braccio è doloroso. Secondo te cosa posso avere?

- La febbre. Come hai fatto a prenderti la febbre? Vuoi che faccia un salto da te a prepararti qualcosa di caldo?

Ci penso su ed effettivamente non sarebbe una cattiva idea. Solitamente mi atteggio a ragazza indipendente il più possibile, ma nelle condizioni in cui sono, direi che non è il caso di alimentare l'orgoglio.

- Se non ti pesa... - commento.

- Ma figurati! La mia bambina sta male, ah, povera la mia bambina! Arrivo subito, amore della mamma. - si premura.

- Mamma, grazie, ma non ho più cinque anni. - ridacchio.

- Shh, non ti sforzare. Adesso arrivo. - taglia corto.

Conclusa la telefonata, mi decido a prendere il termometro, per verificare che io abbia davvero la febbre. Ripensando a ieri sera, comunque, è altamente probabile che sia così. Anzi, se me la sono cavata con una febbre leggera, sono stata fortunata.

Il termometro misura trentanove gradi. Benissimo.

Vado a controllare di avere le pastiglie per la febbre e mi accorgo, per fortuna, di avere ancora mezzo pacco a mia disposizione.

Il campanello suona mentre sono ancora in piedi, quindi vado ad aprire, già pronta a venire investita dall'affetto espansivo di mia madre.

Di fronte a me, però, compare Jonathan.

Con la colazione.

Dopo quello che ho fatto.

Sono senza parole.

- Buongiorno. - esordisce, un po' in imbarazzo.

- Ciao. Vuoi entrare? - gli domando, anche perché restare in piedi mi costa un certo sforzo.

Annuisce ed entra, posando la colazione sul tavolo della mia cucina come al solito.

- Come stai? - si informa, studiandomi.

- Ho la febbre. - sospiro, sentendo anche le palpebre tirare.

Jonathan abbandona d'un tratto la veste da scettico e impersona il tipico ragazzo preoccupato che vuole prendersi cura della propria ragazza, ma non sa bene come fare.

- Adesso dovrebbe arrivare mia madre a tenermi un po' compagnia e cucinare qualcosa. Non preoccuparti per me. - lo rassicuro.

- Oh, okay. Allora... Riposa e cerca di riprenderti. Magari passo più tardi... Se hai bisogno di qualcosa, comunque, scrivimi un messaggio. - si affretta a dire.

Il fatto che metta la mia salute prima del nostro dissidio mi commuove non poco. Questo ragazzo non ha un difetto che sia uno.

- Grazie, Jonathan, hai un cuore d'oro. - ammetto.

Il suo sguardo esprime esattamente ciò che sto pensando anch'io: "ma non tutti sanno apprezzarlo".

Lo accompagno alla porta ringraziandolo ancora per la colazione e, proprio mentre varca la soglia, ecco mia madre comparire in cima alle scale.

- Oh, ciao mamma. - la saluto, esitante.

Signore, fai che non chieda niente. Ti prego. Almeno questa volta.

- Tesoro, ciao! E questo bel ragazzo qui chi è? Tanto piacere, giovanotto, io sono Louise, la mamma di Minnie. - si avvicina subito, tutta euforica.

Jonathan fa un sorriso timido e si lascia trasportare nell'energia della presentazione di mia madre.

- Io sono Jonathan... - aggiunge poi.

- Lui è... Senti, ne parliamo dopo, okay? Vieni, mamma. - taglio corto.

La definizione giusta per quello che lui è per me a livello ufficiale non c'è, esiste quella di ciò che rappresenta per me a livello intimo e personale. Ora come ora, preferisco non entrare nel merito della questione.

- Ovviamente ne parleremo. Sono qui anche per questo: non mi dici mai niente! E io di cosa dovrei parlare con Theresa e Josephine, secondo te? - rimarca mia madre.

Alzo dolorosamente gli occhi al cielo.

Ah, mia madre! La solita impicciona.

__________

Minnie ha la febbre. Piccola vendetta del karma nei suoi confronti per aver fatto del male a Jonathan.

Love you 🍰

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro