32 - Choice
Prima ancora che riusciamo ad arrivare al Brasilian, inizia a piovere. Dapprima una pioggerellina lieve appanna la vista di tutti creando un alone nebbioso denso di goccioline d'acqua in sospensione, le quali penetrano nei capelli e lasciano la pelle umida.
Scendo dall'auto non appena Jonathan parcheggia ed estrae le chiavi dal quadro. Pessima decisione: il freddo mi investe brutalmente, segnando un doloroso distacco dal piacevole tepore che regnava nell'abitacolo della macchina.
- Hai freddo? Vuoi la mia giacca? - domanda Jonathan, vedendomi rabbrividire.
Scuoto la testa. - Tanto ora entriamo, no?
Ci facciamo strada sul marciapiede e all'interno della discoteca, dove attendiamo un quarto d'ora in coda prima di mettere al corrente i buttafuori della nostra prenotazione ed entrare finalmente.
Nella grande sala gremita di gente che balla, il pavimento quasi rimbomba alla frequenza di trasmissione della musica, ad altissimo volume, e luci stroboscopiche di diversi colori iniziano subito ad affaticarmi la vista. Mi sembra di vedere solo a flash e non poter avere una visione d'insieme: per chi ama avere tutto sotto controllo, è una sensazione che provoca un po' di irrequietezza.
Ci dirigiamo subito verso il tavolo, poi Bryan e Michael si propongono di occuparsi dei cocktail.
Leighton mi ringrazia più volte per la bella trovata, visto che in questa discoteca eravamo venute solo una volta tempo fa.
- Ecco i vostri alcolici! - esordisce Bryan, distribuendo bicchieri con liquidi colorati a ciascuno di noi.
- Michael? - domanda Jonathan.
- Ci sta provando con una al bancone.
I due amici ridacchiano, consapevoli che avrebbero perso Michael molto presto, vista la sua vena spiccata da dongiovanni di prima categoria.
Io inizio a sorseggiare il mio cocktail, un Bloody Mary piuttosto concentrato.
- Andiamo a ballare? - propone quasi subito Leighton, sempre entusiasta di mettersi in movimento e divertirsi.
Prende per mano me e Becky, fa un cenno a Suzie e Liam, poi guarda suo cugino e l'amico, ancora seduti.
- Be', non venite? - si rivolge loro.
I due dicono che arriveranno fra un po'.
Noi, intanto, ci buttiamo in pista. Ci mischiamo ai corpo sudati della massa, tra mani in alto e culi in fuori, dove ricevere gomitate e farsi pestare i piedi sono prerogative di base.
Nonostante ciò, le canzoni sono orecchiabili (tutte rigorosamente commerciali) e ballare e ridere con le mie amiche mi fa apprezzare il momento.
Improvvisamente, vedo il volto di Liam molto vicino e le sue braccia che mi attraggono di colpo verso di lui, facendomi sbattere contro il suo petto. Ha ancora lo stesso buon profumo che ricordavo, constato.
- Spostiamoci, ragazze, qua sta scoppiando una rissa. - ci avverte.
Mi giro e vedo un ragazzo sferrare un pugno in faccia ad un altro, mentre due ragazze inorridiscono portandosi le mani alla bocca.
Ci allontaniamo di scatto.
- Potresti ringraziarmi Minnie... Per poco beccava anche te quel tizio. - mi fa notare il mio ex.
- Grazie. - rispondo, un po' fredda.
Dovrei essergli più riconoscente, forse, ma il rapporto difficile che c'è fra di noi mi blocca dal provare anche solo il minimo calore nei suoi confronti.
Liam non reagisce.
A questo punto, Suzie ricerca le sue attenzioni e io cerco di restare lontana per concederle tutto lo spazio di cui ha bisogno.
Jonathan compare davanti a me poco dopo e bevo un po' del suo Mojito, di gran lunga più leggero del cocktail che io ho lasciato al tavolo.
- Becky, vieni con me in bagno? - domando alla mora, sostituendo al suo posto Jonathan in modo che Leighton possa ballare con qualcuno nel frattempo.
Andiamo a fare la fila per il bagno e osservo tante altre ragazze che mi circondano: io non sono vestita da suora, ma alcune di loro sono proprio ridicole. Senza contare il trucco osceno e rovinato.
Giunto il mio turno, entro nella cabina del gabinetto e, dopo aver fatto, Becky insiste perché ci facciamo una foto. Infine, riusciamo a tornare dai nostri amici.
Balliamo senza sosta per tantissimo tempo, finché non mi dichiaro troppo stanca per continuare a stare in piedi e vado a sedermi al tavolo. Jonathan mi segue.
Improvvisamente, tira fuori dalla tasca il cellulare vibrante e se lo porta all'orecchio.
Non riesco a capire chi l'abbia chiamato e per quale motivo, ma quando mi fa cenno che sta uscendo, l'idea di respirare aria fresca e staccare un attimo da questo caos mi alletta, così lo accompagno fuori.
Mentre lui parla al telefono e si allontana un minimo per sentire meglio, io resto a breve distanza e guardo le notifiche del telefono, senza molto interesse, salvo accorgermi poi che la pioggia si intensifica.
Maledizione, devo tornare dentro.
- Minnie. Minnie, io e te abbiamo una conversazione in sospeso. - mi si rivolge una voce ben nota.
Alzo gli occhi al cielo.
No, Liam qui fuori no. Sotto la pioggia, peraltro! Dev'essere un incubo.
Rabbrividisco, e non per il freddo.
- Ti ho lasciato del tempo per pensarci. Ora voglio una risposta. - impone.
- Pensare a cosa? Non starò ai tuoi giochetti da manipolatore. - obietto, furiosa.
Mi sono stufata della sua sicurezza esasperante in se stesso. È davvero così convinto di ottenere quello che vuole, costi quel che costi? Ha di fronte a sé un osso duro e, probabilmente, quando stavamo insieme non se n'è reso conto.
- Si tratta di scelte, Minnie. Tu fai una scelta, io agisco di conseguenza. - ribadisce lui, tagliente.
Si avvicina pericolosamente a me, ma io, per incoraggiare il mio ego a non spaventarsi, resto immobile, a testa alta.
La pioggia mi sta bagnando, ma la mia testardaggine è più forte e spero che, se dovessi prendermi un malanno, lui se ne prenda uno peggiore.
- Ho freddo, torno dentro. Non mi seguire. - sibilo.
Invece di lasciarmi andare, afferra il mio polso con una mano e lo stringe per farmi retrocedere.
- Liam, ti denuncio per molestie. Mollami subito. - gli ordino.
La sua risata mi fa imbestialire ancor di più, se possibile.
- Io faccio quello che voglio, Minnie, e tu farai quello che voglio io. Per esempio, se ti bacio, lo fai anche tu. Semplice, no? - spiega, con quel tono spietato che riesce a farmi scorrere un brivido potente per tutta la lunghezza della spina dorsale.
Come un riflesso incondizionato, mi volto di scatto verso l'entrata della discoteca, perché ho l'impressione che stia per provare a baciarmi. E se, da una parte mi chiedo dove sia finito Jonathan e perché non sia qui ad aiutarmi, dall'altra mi dico che sono stupida a richiedere l'aiuto altrui ogni volta che mi trovo in difficoltà. Devo farcela da sola. Non è questo l'emblema dell'eroina moderna?
La presa sul mio polso viene allentata e colgo l'occasione per strattonare via il mio braccio e allontanarmi. Mi giro e un'immensa ondata di sollievo mi coglie non appena vedo Jonathan fare forza sul braccio di Liam.
Ma quest'ultimo ghigna.
Non esita a tirare un pugno nello stomaco a Jonathan e urlo. Emetto un urlo che suona strano persino alle mie orecchie, talmente è acuto e particolare.
- Prova a contrattaccare, mollaccione. Sono sicuro che non sai neanche come si tira un pugno. - lo beffa.
- Liam, smettila. Vai a farti un giro. - gli ordino.
Quando Jonathan sta per tirare un pugno a Liam, gli blocco il braccio. Se Liam è fermo in attesa del colpo, non è un buon segno. Può significare che non ha paura del pugno o, più probabilmente, che ha già calcolato tale reazione.
Mi frappongo tra i due e prendo Jonathan per mano.
- Minnie, se te ne vai senza darmi un bacio, perdi il lavoro. Sappilo. - sputa il mio ex, provocatorio.
Jonathan si volta di scatto e vedo il suo volto paonazzo, mentre la pioggia lo bagna ininterrottamente. Ormai, siamo tutti e tre fradici.
- Un bacio, un solo bacio. Uno dei tanti che ci siamo dati. Altrimenti perdi il lavoro. - ripete lentamente.
La mascella del ragazzo al mio fianco si contrae.
- Non tirare troppo la corda, cervellone. Lasciala in pace e fatti una vita. - sibila.
- Stanne fuori, pezzente. - lo apostrofa Liam.
- Ragazzi, basta. State esagerando. - mi intrometto.
Il mio ex solleva le sopracciglia con aria schifosamente vittoriosa.
Seriamente sono stata fidanzata con lui? Ma chi diavolo pensavo che fosse?
- Hai cinque secondi, Minnie. Decidi.
Mi volto a guardare Jonathan, che sta incenerendo il mio ex con lo sguardo. Potrei vedere il fumo uscire dalle sue orecchie, se non stesse piovendo.
Al diavolo, per un bacio posso rimettere tutto a posto. Non sarò costretta a concedergli una seconda occasione.
Così non mi guardo più indietro e scatto verso Liam. Lui non esita a sorridere, perfido, e prende il mio viso tra le mani: il bacio è chiaramente umido e, se da una parte rinfresca la mia memoria sulle sue labbra e sul loro modo di coinvolgere le mie, dall'altra percepisco un profondo distacco fra il nulla che sento ora e la miriade di emozioni che mi turbavano allora.
Mi stacco, infine, con un'amara tristezza sulla lingua.
E una lacrima si confonde con la pioggia sul mio volto quando mi accorgo che Jonathan non c'è più.
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Boom.
Non odiatemi 😂
Love you 🍰
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