24 - Force
All'ora di pranzo, io e Suzie varchiamo la soglia del bar dove lavora Leighton. Quest'ultima si fionda subito da noi, ansiosa di essere messa al corrente della catastrofe che mi sta causando una crisi di nervi.
Le faccio cenno di sederci, per prima cosa.
- Okay, bando alle ciance. Sputa il rospo, amica. - mi esorta.
- Liam è tornato. - annuncio solennemente.
Suzie è concentrata: forse sta collegando il bell'ingegnere che ha girato per l'azienda tutta la mattina con la figura del mio ex. Sarebbe buona cosa che il collegamento scattasse.
Leighton spalanca la bocca e strabuzza gli occhi.
- Ma che, sei seria?! Quel pezzo di stronzo s'è fatto vivo? Io lo vado a uccidere, non trattenetemi! - sbotta subito dopo.
- Leigh. - la richiamo.
- Lo ammazzo, giuro che non esce vivo da Londra! Quell'ammasso di letame fetido e rivoltante è tornato, e ha fatto male a tornare! Cazzo, se ha fatto male! Non ha ancora capito che, una volta finita, è finita e basta? Non può tornare quando gli gira! Altrimenti, se mi gira di fargli male, lo faccio. E mi gira, eccome se mi gira! - esclama, concitata.
Trattengo una risatina.
Ammetto che avere un'amica così è divertente e confortante, perché il supporto che ricevi è vivo, sincero e concreto. Mi ritengo fortunata.
- Ho stroncato tutte le sue teorie sul tornare insieme.
- Ti ha chiesto di tornare insieme? Ma dico, è matto? Basta, lo ammazzo. - risolve Leighton.
Ridacchio.
- Credo che non avrà più il coraggio di tornare e ritirare fuori il discorso. Gli ho detto di starmi lontano e sono convinta che lo farà. - asserisco.
- Quindi quel figo dell'ingegnere è il tuo famoso ex? - domanda Suzie, stupita.
Annuisco.
Ci ha messo un po', ma ci è arrivata.
- Non puoi dire che è figo, puoi solo pensarlo. A titolo ufficiale, è uno stronzo e basta. Chiaro, Suzie? Abbi rispetto delle regole non dette fra amiche. - puntualizza Leighton.
Non posso che darle ragione.
Anche se non potrò mai affermare che Liam sia di sgradevole aspetto, l'ho etichettato come uno stronzo e tale rimane, indipendentemente da bello o brutto che sia.
- D'accordo, d'accordo, non dirò più niente sul suo aspetto fisico. Si può sapere perché è tornato, comunque? - domanda ancora Suzie.
Sospiro.
- Ha ricevuto un incarico qui a Londra, appena finito quello in Australia. Ha pensato, molto stupidamente, se posso aggiungerlo, che potessimo tornare all'armonia di una volta. Non ha calcolato che, se fossimo stati così perfetti l'uno per l'altra, come stupidamente a mia volta credevo, non ci saremmo mai separati. D'altronde, avrebbe trovato impiego anche qui a Londra, mica c'era bisogno di andare in Australia per lavorare. Non è che qui gli ingegneri siano nullità. - spiego.
Leighton annuisce, pienamente d'accordo.
D'altronde, io e lei abbiamo parlato tanto di Liam e ne sono venute fuori tante conclusioni, tante possibilità sprecate. Se Liam avesse tenuto a me quanto io tenevo a lui, saremmo riusciti a trovare una soluzione.
Che ora ritorni e pensi di ripristinare una realtà illusoria e lontana, ormai, è totalmente assurdo. Sarei davvero una sciocca a ricascarci.
- Suzie, ma tu dov'eri quando parlavo di lui in continuazione? - domando io, ad un certo punto.
- Oh, ehm... Mi perdevo un po'. Scusami. - ammette.
Credevo che fosse più sveglia di così...
Lascio correre e insisto per iniziare a pranzare, altrimenti avremo sprecato la pausa e non riuscirò a sostenere un altro turno di lavoro senza energie.
- Dirò alla signora Patterson di sorvegliarti, così, se per caso cedessi, potrà avvertirmi in tempo reale e correrò a salvarti da un errore di cui ti pentiresti per tutta la vita. - dice Leighton.
- Come sei ossessiva. - alzo gli occhi al cielo.
Non c'è bisogno di farmi spiare dalla vecchia impicciona del palazzo di fronte, talmente efficiente da poter intimorire il capo dell'FBI.
Per il resto del pranzo, decidiamo di consumare il pasto senza insistere oltre sul mio ex. Di questo sono grata alle mie amiche: non mi va di annoiarle ulteriormente e, onestamente, meno ci penso, meglio è.
Dopo un altro lungo turno di lavoro, esco dal mio ufficio esausta. Credo che le mie occhiaie stiano tirando la mia pelle e che ogni singola cellula del mio corpo stia reclamando un pasto caldo e un letto comodo.
- Minnie? Ehi, Minnie! Aspettami. - mi richiama una voce ben nota.
Non ho neanche la forza di alzare gli occhi al cielo.
Aggrappo una mano al manico della borsa, sulla spalla, ed entro in ascensore.
Liam mi segue prima che le porte si chiudano.
- Cosa vuoi, Liam? Ti ho detto di lasciarmi in pace. - sbuffo.
Lui mi fissa intensamente, poi si avvicina.
Pericolo.
- Allontanati. Non farmi incazzare. - aggiungo.
- Mi hai sempre fatto impazzire. Felice, arrabbiata, stanca... Non ho mai trovato nessuna bella come te in qualsiasi momento, così intelligente, brillante, divertente... - sussurra.
Trattengo il respiro, onde evitare di farmi ammaliare dal suo profumo.
- Vai via. Non ti voglio vicino. - sputo, velenosa.
- E acida, sei anche molto acida, me ne stavo dimenticando. - soggiunge, con un accenno di ilarità.
Cosa c'è di divertente nel dire ad una persona che è acida?
- Ecco, visto che sono acida, lasciami vivere in pace e vai a cercarti un pasticcino da importunare. - commento.
- Vedi perché non ho mai smesso di amarti? Sei uno stimolo intellettuale continuo, incessante...
- Vai a farti fottere, Liam, visto che l'intelligente dovresti essere tu. Stammi lontano, punto. - chiarisco.
Mi sta irritando e, visto che sono molto stanca, non ho voglia di irritarmi. Voglio solo un po' di pace e relax. È chiedere troppo, vero?
Le porte metalliche dell'ascensore si aprono e sguscio via dalla morsa soffocante del mio ex.
Inaspettatamente, trovo Jonathan nell'atrio.
Ma si sono messi tutti d'accordo per starmi intorno oggi? Non paragono la compagnia di Jonathan a quella di Liam, assolutamente, ma ho bisogno di stare un po' da sola e riprendere le forze senza elementi destabilizzanti attorno.
- Ah, ho capito perché mi allontani. C'è lui, non è vero? Un misero tizio qualunque... Cosa fa, il postino? - domanda Liam, sprezzante.
Mi volto di scatto a guardarlo, infuriata.
- Ci sono persone dai mestieri comuni che valgono talmente tanto più di quelle come te, che si proclamano superiori, da annientare qualunque paragone. Quindi, fammi la cortesia di andartene e non cercarmi più, come ti ho già chiesto. - ribadisco.
Faccio per andare verso Jonathan e dirgli che ho già preso un impegno con mia madre, quando Liam mi afferra il polso e mi attira a sé con la facilità con cui si sposta un foglio di carta.
- Io e te siamo fatti per stare insieme, Minnie, non negarlo. - insiste.
- Smettila. Io e te abbiamo chiuso per sempre. - ripeto.
La fiamma della sfida brucia negli occhi del mio ex. Le sue iridi scure emanano scintille e calore scottante.
Distolgo lo sguardo.
- Bene, allora abbi la forza di respingermi mentre ti bacio e dimmi che non mi ami più, guardandomi negli occhi.
Subito dopo, senza darmi occasione di tirargli un calcio là sotto, mi forza in un bacio aggressivo.
Dai miei occhi escono lacrime, perché mi ritrovo senza forze. Non ho la forza fisica necessaria a spingerlo via. Sono esanime.
Quando Liam si stacca, un sorriso di vittoria campeggia sulle sue labbra.
Non l'ho respinto, ma non ho neanche ricambiato. Non ho la forza per fare niente.
- Visto, Minnie? Non è poi così finita. - afferma.
Lacrime copiose continuano ad inondarmi il viso.
- Io ti odio. Sei un pezzo di merda. - sussurro, con tutta la voce che mi resta.
Jonathan mi guarda da lontano, senza capire.
- Jonathan! - provo a chiamarlo, ma la voce esce senza volume sufficiente.
Riprovo e una mano mi strattona per il braccio.
- Lasciami. - mi oppongo.
Jonathan corre verso di me e vede che sto piangendo.
Liam è riuscito a farmi piangere per due volte in un giorno solo.
- Ehi, cosa succede? - domanda, preoccupato.
- Non sono affari tuoi, togliti di mezzo. - gli risponde Liam, scortese.
Mi prendo due secondi per accumulare un briciolo di forza.
- Portami via, Jonathan, ti prego. - dico.
Jonathan afferra il braccio di Liam e lo stacca da me, poi mi tira dietro di sé, in segno di protezione.
- Togliti di mezzo, ho detto. E lasciala, è la mia ragazza. - attacca Liam, aggressivo.
- Lei ha chiesto di venire via con me, quindi la porto con me. - asserisce Jonathan, fermo e risoluto.
Come sono finita in una situazione come questa?
Che ne sarebbe di me se non ci fosse Jonathan?
Ho acquisito una sola certezza: odio Liam con tutta me stessa.
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Anche voi lo odiate, lo so. Ma non è ancora finita.
Love you 🍰
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