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!!TW: drug use!!

«Signorina, mi dispiace ma il signor [T/c] è morto due anni fa in un incidente stradale»
Il mondo mi crollò addosso. Era da quasi un anno che avevo deciso di cercare i miei genitori biologici. Mi ci erano voluti pochi mesi per scoprire che la mia vera madre era morta durante il parto, ed ora che ero finalmente riuscita a trovare mio padre avevo soltanto scoperto che era morto anche lui.
Va tutto bene, pensai. Non avrebbe nemmeno voluto incontrarmi. Infondo mi ha abbandonata, no? Probabilmente mi odiava perché avevo ucciso la donna con cui mi aveva concepito. E sicuramente non avrebbe fatto sentire meglio nessuno dei due se fossi piombata così nella sua vita. Se mi avesse voluta, mi avrebbe cercata.
Cercai di mantenere la calma e non cadere nel panico. Panico per cosa, poi? Non avevo bisogno di quel tipo di emozioni ora. Scollegai il cervello e risposi alla voce dall'altro capo del telefono, che voleva accertarsi che fossi ancora lì.
Ricordo vagamente di aver chiesto se fosse possibile mettersi in contatto con un qualche parente e che Yamashita mi promise che mi avrebbe richiamata dopo aver contattato il fratellastro di mio padre. Ricordo anche di essermi sciacquata il viso e di aver lasciato che qualche lacrima mi scappasse dagli occhi, poi mi ero imposta di ricompormi ed ero uscita dal bagno.
Tornai al mio armadietto, lo scherzo di Suna completamente svanito dalla mia mente. Me ne ricordai solo quando vidi la mia borsa. Era per terra, appoggiata di fronte al mio armadietto.

Mentre tornavo a casa da scuola ricevetti un messaggio di Miyagawa.

[da: Miyagawa :)] Ci sarai stasera allora?

Lui ed Iseri mi avevano invitata ad un'altra festa. Nonostante avessi fatto amicizia con i due ragazzi dall'ultima volta, mi sarei sentita a disagio sapendo che né Atsumu, né Osamu, né Kumiko sarebbero stati lì, quindi avevo deciso di non andarci. Tuttavia, l'avevo deciso prima della chiamata di quella mattina.

[a: Miyagawa :)] Sì. Posso venire un po' prima per aiutarvi a preparare? Non mi va di camminare al buio

[da: Miyagawa :)] Certo! Nessun problema. Se vuoi posso passarti a prendere io quando vado da Iseri. Tanto non abiti lontana da lui giusto?

[a: Miyagawa :)] No, sono a cinque minuti di macchina. Mi faresti un grandissimo favore!

[da: Miyagawa :)] Ok. Passo verso le 8 allora. Mandami l'indirizzo

[a: Miyagawa :)] Ve bene. A dopo

Arrivata a casa mangiai al volo qualche avanzo che era in frigorifero e mi preparai per la festa. Quella sera sarei comunque rimasta sola. Atsumu si allenava in palestra come sempre (ora si tratteneva ancora più tempo di prima) ed Osamu aveva qualcosa da fare con Kita, l'ex capitano della squadra di pallavolo.
Dopo essermi fatta una doccia e quando fui abbastanza soddisfatta del mio abbigliamento, passai al trucco.
Nel retro della mia testa, continuava a ripetersi la voce di quell'uomo che mi diceva che mio padre era morto. Imprecai quando mi si formarono delle lacrime negli occhi proprio quando stavo per applicare il mascara.
«Non fare la bambina, [T/n]» sussurrai al mio riflesso. Feci un grande respiro e continuai a truccarmi.
Mancavano dieci minuti prima che Miyagawa passasse a prendermi, quindi presi le chiavi di casa ed il mio telefono ed andai ad aspettarlo in sala.

[da: Miyagawa :)] Sono fuori

Non risposi al messaggio, mi alzai ed uscii di casa dopo essermi assicurata di avere tutto quello di cui avevo bisogno.
La macchina di Miyagawa era piccola e vecchia, color corallo e sembrava pronta a cadere a pezzi. Era carina nella sua decadenza.
Salii salutando il mio amico, che guidò tranquillo facendo conversazione fino a casa di Iseri.
Arrivati lì, iniziammo a preparare il tutto. Non che ci fosse molto da fare... Disponemmo bicchieri di plastica e parte degli alcolici sul tavolo della cucina, assimene a patatine, salitini e snack vari.
Era la prima volta che mi capitava di stare sola con Miyagawa e Iseri e mi sorpresi nel vedere quanto fosse facile essere in loro compagnia. Non provavo ansia o mi sentivo esclusa dai loro discorsi; non avevo paura di parlare e non mi sentivo a disagio a restare in silenzio ed ascoltare.
La gente iniziò ad arrivare un'ora dopo. L'atmosfera era la stessa dell'altra volta, ma senza i miei amici intorno mi sentivo un'esclusa man mano che arrivavano persone su persone, formando gruppi su gruppi, mentre io rimanevo appiccicata ad uno dei due ospiti bevendo per evitare di non restarmene con le mani in mano.
Iseri e Miyagawa mi presentarono un po' di persone. Due ragazze gentilissime mi coinvolsero nel loro gruppo e pian piano, grazie a loro e all'alcool, la sensazione di isolamento scomparve.
Venni coinvolta in così tanti giochi alcolici da dovermi prendere una pausa ed uscire in giardino a respirare un po' d'aria fresca. Una delle due ragazze, Maki, venne con me per non lasciarmi sola. Era di un'altra scuola e conosceva Iseri da quando erano bambini perché, prima di trasferirsi, viveva nella casa accanto a lei. Cercai di ascoltarla mentre mi raccontava delle storie imbarazzanti sul nostro amico, ma con l'assenza della musica, della troppa gente e di tutto ciò che nella casa mi teneva distratta, il pensiero che mi attanagliava da tutto il giorno (e che ormai ritenevo insopportabile) ricominciò a riempirmi la testa.
Lasciai che Maki continuasse a parlare, intervenendo solo quando mi sembrava incerta sulla mia attenzione, e quando mi propose di tornare dentro mi sentii estremamente sollevata.
La trascinai in cucina prima che potessimo tronare dai suoi amici in modo da trovare qualcosa da bere. Da quel momento tutto iniziò a diventare più difficile da ricordare.

Ad un certo punto incontrai Suna che si stava facendo una canna assieme ad altre persone di cui non sembrava importargli molto.
«Non sapevo saresti venuto» biascicai. Ero consapevole del modo in cui parlavo in quel momento, ma per qualche motivo lo trovavo molto divertente.
«Non volevo restare a casa mia» disse lui.
Lo guardai. Aveva gli occhi leggermente rossi e sembrava più stanco del solito.
«Non volevi diventare un giocatore professionista?» feci, indicando lo spinello che teneva tra le dita.
«Non è qualcosa che faccio abitualmente. Non lascerei mai che qualcosa del genere rovinasse i miei piani per il futuro» e come per sottolineare il suo punto, si portò la canna alle labbra e fece un lungo tiro. Chissà perché è così attraente l'atto di fumare, pensai.
Feci spallucce, come per rispondere al mio stesso pensiero, e ricominciai a vagare tra la gente.



Ciao!
Colgo l'occasione per informarvi che in questa fanfiction Suna non è un tossichello di quartiere, ci tenevo a seguire una certa logica nel suo personaggio visto che mi piace che siano strutturati in modo coerente :) (No hate per le storie con Suna tossichello, anzi, solo che per questa fanfiction mi sembrava giusto non lo fosse ;) )
Inoltre volevo ringraziare le persone che commentano e lasciano stelline. Sappiate che mi state incoraggiando un sacco a continuare! <3
Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima volta :)

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