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Le feste erano passate in maniera splendida, quindi ovviamente qualcosa doveva succedere per riequilibrare la mia vita.
Tre giorni dopo Capodanno ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto. Non era mia abitudine rispondere senza sapere chi mi stava chiamando, ma, da quando avevo cercato di rintracciare i miei parenti biologici, avevo sempre quella piccola speranza che fosse uno di loro che provava a contattarmi.
Quando risposi, una voce maschile mi accolse dall'altra parte del telefono: «Ciao, sei [T/n], giusto?»
«Sì, con chi sto parlando?»
Ci fu una lunga pausa, e poi l'uomo disse: «Sono tuo zio. Cioè - sono il fratello di tuo padre - quello biologico».
Il mio cuore smise di battere per qualche secondo.
«Che...?» fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare.
«Lo so che spunto fuori dal nulla,» disse l'uomo. La sua voce trasmetteva preoccupazione ed agitazione. «Scusa se ci ho messo tanto a chiamarti. Vorrei vederti e parlare, se per te va bene».
«Io... Posso sapere il tuo nome?»
«Oh, certo. Scusami. Mi chiamo Yoshihiko Kohara»
Yoshihiko Kohara. Non aveva lo stesso cognome di mio padre, vero, perché erano fratellastri.
«Io vivo a Tokyo,» continuò a parlare, visto che io rimasi zitta, «Non so dove abiti tu, ma ti pagherò il viaggio per venire qui. Così potrò anche farti vedere dove abitavano i tuoi genitori, dove sei nata... dove sono seppelliti»
Non sapevo cosa fare. Era tutto così improvviso, così strano. Ora che avevo la possibilità di entrare in contatto con la realtà dei miei genitori biologici, non ero più così sicura di volerlo. Infondo, io ero contenta così, con quello che avevo qui, con i miei genitori, i miei fratelli, Kumiko e Suna. Avevo una famiglia che mi amava e mi desiderava tanto. In tutti questi anni, non mi ero mai sentita come "quella adottata" tra i miei fratelli, mamma e papà mi avevano sempre trattata come se fossi stata veramente loro, non so come avrebbero preso la notizia se avessi deciso di incontrare Kohara.
«Devo... Devo pensarci su,» dissi. «Scusami, ma è tutto molto immediato e non so come comportarmi. Posso richiamarti quando avrò deciso?»
L'uomo fece un grande respiro. «Ma certo. D'altronde, anche a me è servito un po' di tempo per capire cosa fare. Prendi la tua decisione con calma. Io sarò qui»
Quest'ultima frase mi fece commuovere. Lo ringraziai e chiusi in fretta e furia la chiamata... non volevo che mi sentisse piangere.
La prima cosa che mi venne da fare fu chiamare Kumiko, ma non rispose. Non potevo parlarne con i miei fratelli. L'unica persona con cui avrei voluto veramente parlare era Suna, ma non volevo appesantirlo con i miei pensieri. Sebbene la situaizone a casa sua si fosse calmata da quando il padre se n'era andato, avevano ancora un sacco di problemi da risolvere, causa di tutto ciò che quell'uomo gli aveva portato via, sia fisicamente che emotivamente.
Rimasi sul mio letto a piangere, con le ginocchia al petto. Avevo mille pensieri in testa e non riuscivo a metterli in fila, a razionalizzare. Forse in quel momento avevo solo bisogno di sfogarmi, perché continuai a piangere fino ad addormentarmi, e non mi svegliai fino all'ora di cena.
Ciao!
Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare. Come vi dicevo non sarò costante e non posso sapere quanto tempo passerà da un capitolo all'altro.
Come al solito spero che vi sia piaciuto il capitolo. Come avevo già specificato, io non so molto riguardo alle dinamiche di adozione ecc., quindi se aveste consigli sarebbero molto apprezzati :)
Alla prossima!
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