Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

40

«Devo chiederti un favore,» disse Suna, distraendomi dai miei compiti.
«Dimmi.»
Suna si grattò la nuca, in imbarazzo. «Puoi restare qui a cena?»
Lo guardai. Ormai mi capitava spesso di andare a casa sua per studiare insieme o per - fare altro... ma non avevo mai conosciuto i suoi genitori e non mi ero mai fermata a cena con loro.
«Perchè?» chiesi.
«È il compleanno di mia madre. Lei non lo vuole festeggiare, ma vorrei che almeno stasera non ci fossero discussioni a tavola. Non voglio metterti in mezzo ai casini della mia famiglia, ma se ci fosse un'ospite mio padre magari non si comporterebbe come il solito stronzo...» fece una pausa, poi aggiunse, «Non sei obbligata, però. Non voglio metterti in una situazione imbarazzante.»
Mi alzai dalla sedia e mi misi sul letto con lui. «Certo che rimango.»
Suna mi sorrise riconoscente, ma sembrava ancora preoccupato. Gli spostai una ciocca di capelli dalla fronte. «Cosa c'è?» chiesi piano.
Suna sospirò. «Spero che mio padre si comporti bene. L'ultima cosa che voglio è che ti faccia sentire a disagio.»
«Sono cresciuta circondata da Osamu, Atsumu ed i loro amici. È difficile che un maschio mi faccia sentire a disagio,» ironizzai.
Suna fece una smorfia, come se le mie parole non lo convincessero.
«Non conosco tuo padre, ma non ho interesse nel piacere ad un uomo che ti ha fatto scappare di casa. Qualcunque cosa farà o dirà, non avrà effetto su di me,» lo rassicurai.
Vedendo che la sua espressione era ancora corrucciata, gli presi il viso tra le mani e gli strinsi le guance. «Andrà bene.»
Suna mi prese i polsi, ma non fece spostare le mie mani. Allentai un poco la presa sul suo viso, in modo da non dargli più quell'aspetto buffo, e fissai i suoi bellissimi occhi.
«Grazie,» mormorò.
Gli sorrisi e gli accarezzai le guance.
«Però c'è un'altra cosa che devi sapere.»
«Cioè?»
«Yuki ha detto ai nostri genitori che sei la mia ragazza.»
Sentii le guance andarmi a fuoco e mi staccai immediatamente da lui. «Cosa?!»
«Beh, ci vede sempre insieme... Sei la prima ragazza che porto a casa.»
«E tu non l'hai contraddetta?»
«Ma certo! Però mia madre non mi crede e continua a fare commentini stupidi quando ti nomino e cose del genere...»
Una piccola parte di me fu molto felice di sapere che Suna parlava di me con sua madre, ma una parte molto, molto più grande era totalmente imbarazzata. Mi coprii il viso con le mani, cosa che suscitò una risata in Suna.
«Almeno ora lo sai.»
«Grazie tante,» borbottai. «Tra quanto sarà a casa tua madre?»
«Credo tra un paio di ore.»
«Allora faccio in tempo a fare una cosa...» Presi la mia borsa ed uscì dalla casa di Suna prima che potesse fermarmi.

La mamma di Suna (Mieko) gli assomigliava tantissimo. Avevano gli stessi capelli, gli stessi lineamenti e la stessa forma degli occhi. Era una donna dolce e le piaceva tanto parlare. Appena arrivata a casa, dopo che Suna mi aveva presentata e le aveva chiesto se potessi restare a cena, mi aveva preparato una tazza di thè ed aveva iniziato a farmi domande a raffica: sui miei fratelli, su suo figlio, su di me... Ci teneva tanto a conoscermi meglio. Provai perfino a dirle che io e Suna non stavamo insieme, ma lei fece un cenno con la mano come per scacciare una mosca e disse, «Definitevi come volete. A me basta che il mio bambino sia felice e che renda felici gli altri a sua volta». Avevo guardato Suna, che era arrossito all'espressione "il mio bambino" e sicuramente sapeva che lo avrei preso in giro a vita per questo - anche se in realtà ero un po' gelosa... Lo ero sempre quando vedevo dei genitori affettuosi con i loro figli.
Quando diedi a Mieko il bouquet che avevo comprato poco prima per lei, si mise quasi a piangere. Rintarou mi prese da parte per dirmi che non c'era bisogno che le comprassi niente, e mi diede un bacio (ben lontano dagli occhi dei suoi parenti) quando gli risposi che l'avevo fatto per sua madre e non per lui.

Il padre di Suna arrivò tardi ed ubriaco. Ero a dir poco esterrefatta, e lo erano anche sua moglie ed i suoi figli. Vedere un uomo in giacca e cravatta, alto e grosso, barcollare verso il tavolo e sedersi a peso morto sull'unica sedia libera fece zittire tutti quanti. Non si era nemmeno accorto che c'ero anche io.
Mieko fu la prima a riprendersi e si schiarì la voce.
«Caro, hai finito tardi al lavoro. Sarai stanco. Vuoi qualcosa da mangiare?» chiese piano.
L'uomo non rispose, si alzò e prese una bottiglia di vino dalla cucina, per poi sedersi nuovamente e versarsela senza proferire parola.
«Mi stai prendendo per il culo...» sibilò Suna di fianco a me.
Aveva i muscoli tesi ed un'espressione piena d'odio e disgusto in viso. Gli presi la mano sotto il tavolo, ma non lo aiutò a calmarsi.
«Hai detto qualcosa, moccioso?» chiese l'uomo, dopo aver svuotato il suo bicchiere.
«Non ha detto nulla. Izumo, hai visto? Rin ha portato a cena la sua ragazza. Non è bellissima?» rispose prontamente Mieko.
Gli occhi dell'uomo si posarono finalmente su di me, ed un brivido mi percorse la schiena. Aveva gli stessi occhi di Rin, ma i suoi erano molto, molto, molto più crudeli e freddi. Cercai di sorridergli cordialmente.
«Sì, bella. Come mai stai con uno così?»
Suna mi strinse la mano sotto il tavolo. Sapevo che stava per rispondergli, ma lo battei sul tempo.
«Beh, Rin è una delle persone migliori che conosca.»
Guardai Mieko, che mi stava sorridendo riconoscente e fiera. Quell'espressione serena, però, sparì con il verso che Izumo emise. Era una risata piena di scherno.
Sapevo che Suna stava cercando di trattenersi per il bene di sua madre e di quella cena, ma avevo ormai perso la sensibilità alle dita da quanto la sua mano stava stringendo la mia.
Per qualche secondo rimanemmo zitti, l'unico suono udibile la risata nasale di Izumo. Yuki sembrava confusa. Non sapeva se ridere con il suo papà, o se essere arrabbiata come il suo fratellone, o se avere paura come la sua mamma.
«La aiuto a preparare la torta?» chiesi dolcemente a Mieko, sperando di distrarla anche solo per un secondo dal dispiacere che le stava donando suo marito.
«Sì!» scattò subito lei, come se quella proposta fosse una boccata d'aria dopo essere stati sott'acqua per troppo tempo. Si alzò, e mi fece cenno di seguirla in cucina.
«Mi dispiace per mio marito. Il lavoro è molto pesante ultimamente e a volte si lascia un po' andare...» cercò di giustificarlo Mieko.
Le sorrisi nel modo più conciliante che potevo. «Non si preoccupi. Per me l'importante è che lei passi una bella serata con i suoi fi-»
La mia voce si fermò nel sentire quella di Suna, alta e minacciosa, provenire dalla sala da pranzo.
«È il giorno del suo compleanno e nemmeno stasera sei riuscito a stare buono? Hai almeno un briciolo di rispetto per lei dentro di te?»
Era fuorioso. Stentavo a riconoscerlo.
Sentii un tonfo. Bastò quello per far dimenticare completamente, sia a me che a Mieko, della torta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro