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Da quel giorno, Suna riprese a venire a scuola come prima. I suoi allenamenti all'inizio erano un po' sottotono, ma riprese facilmente il ritmo dei suoi compagni.
La Inarizaki riuscì a qualificarsi per i nazionali. 'Tsumu era al settimo cielo, come il resto dei suoi compagni, in particolare Suna. Quando eravamo soli nella mia stanza la notte dopo l'ultima partita, mi confessò che era contento di aver giocato, perché se non lo avesse fatto se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita. Mi ringraziò, dicendo che era quasi tutto merito mio.
Suna ed io passavamo veramente tanto tempo insieme. Studiavamo, scopavamo e parlavamo. Suna si arrabbiava sempre quando gli facevo domande su lividi nuovi o sulla situazione in casa sua, quindi avevo smesso di chiedere. Mi parlava di sua spontanea volontà dei casini che aveva in testa, ma non era ancora pronto a condividere tutto con me.
Mi rendeva tremendamente confusa. Non ero così cieca da non accorgermi di in che razza di situazione ci stessimo cacciando io e Suna, ma avevo troppa paura per parlarne con lui. Ero consapevole che i miei sentimenti verso quell'insopportabile ragazzo erano cambiati e, una piccola parte di me, credeva che fosse lo stesso per lui. A volte lo vedevo dal modo in cui mi guardava o da come mi accarezzava; mi faceva sentire quasi in imbarazzo, ma era così bello...
Anche io mi perdevo ad ammirarlo e sentivo spesso il bisogno di stargli vicina. Mi chiedevo se lui provasse veramente lo stesso. Ma anche se fosse, cosa sarebbe cambiato? Ero ancora la ragazzina spaventata dalle relazioni di qualche mese prima, infondo...
«A cosa pensi?» mi chiese mentre eravamo seduti sul tetto di casa mia, nel bel mezzo della notte.
Spostai lo sguardo su di lui. Dovevo diglierlo? Dovevo parlargli di tutto quello che mi stava passando per la testa in quel momento?
Sospirai e tornai a guardare il cielo. «Non lo so. Mi sento... Mi sento come se mi mancasse qualcosa.»
«Dovrai spiegarti meglio...»
Mi strinsi nelle spalle. «Ma è difficile, Suna! È come se avessi... Lo stomaco vuoto - ecco! - costantemente. È come se nulla fosse mai abbastanza anche se non mi manca niente.»
Suna mi fece girare il viso verso di lui. «Capita spesso anche a me. Soprattutto quando mi sei vicina.»
Lo fissai, confusa. «Ti faccio sentire vuoto?» chiesi in tono ironico, perché era un frase troppo assurda per essere seria.
«Sì,» rispose Suna, con una voce talmente decisa che mi lasciò di stucco. Era come se volesse dirmi altro con quella semplice parola, come se volesse farmi capire qualcosa.
Mi guardò negli occhi, accarezzando la mia guancia dolcemente. Percepii una forte sensazione di conforto che mi permise di sentirmi abbastanza al sicuro da chiudere gli occhi e lasciare che Suna facesse quello che desiderava di me. Mi baciò gentilmente le labbra e sussurrò, «Non innamoriamoci, ok?»
Aprii pigramente gli occhi. «Ok,» concordai.
Mi baciò di nuovo, poi baciò la mia fronte ed accarezzò i miei capelli. Poggiai la testa sulla sua spalla e feci intrecciare le dita delle nostre mani.
Quando mi addormentai, più tardi quella notte, sognai di essere un uccello che cercava di volare controvento.
Le feste a cui mi portavano i miei fratelli erano solitamente abbastanza tranquille, con poche persone e musica non troppo alta. Questa volta, invece, era un casino totale.
Eravamo nella casa di qualcuno che non conoscevo e almeno altre cento persone erano presenti. Stavo appiccicata al braccio di 'Tsumu per paura di perdermi tra la gente e farmi prendere dall'ansia, ma non potevo continuare così tutta la notte.
Ovviamente, con l'alcol che iniziava a fare effetto e l'ambiente che diventava più famigliare, divenne più facile staccarmi dai miei fratelli ed avvicinarmi a Suna invece, finché non scomparve.
Atsumu ed Osamu erano sempre più confusi del modo in cui era cambiato il rapporto tra me e Suna negli ultimi mesi. Ci prendevamo ancora in giro e ci davamo fastidio a vicenda, ma ora riuscivamo anche a parlare civilmente davanti a tutti e perfino a ridere insieme senza trattenerci per salvare le apparenze. Atsumu, che non era capace o interessato a leggere le persone, notava la nostra situazione ma non sospettava minimamente che tra me e Suna ci fosse qualcosa in più. Osamu, invece, era molto più osservatore e ci rendeva difficile stare tranquilli ogni volta che era nei paraggi: limitavamo le battutine, il contatto fisico e perfino gli sguardi. Sebbene non ci fosse nulla di male nelle cose che facevamo, io e Suna preferivamo che rimanessero private. Le feste erano un terreno neutro, in cui potevamo permetterci di stare più vicini con qualche scusa ed allontanarci dai miei fratelli senza essere troppo evidenti, per questo mi chiesi perché Suna non fosse lì con me ma chissà dove da solo.
Dissi ai miei fratelli che volevo farmi un giro fuori dalla casa e mi allontanai.
Presi qualche boccata d'aria, studiando il giardino ed il retro dell'abitazione per cercare Suna, ma di lui nessuna traccia.
Tornai dentro e lo cercai ancora e ancora e ancora, fino a quando non lo trovai.
Era seduto su un divanetto che beveva qualcosa con una ragazza molto carina. Era mora con i capelli a caschetto ed un sorriso dolce ed amichevole.
Sentii qualcosa nel mio petto, una sensazione che detestavo e che mi fece venire voglia di correre via.
Va tutto bene, mi dicevo. Suna può fare quello che vuole. Lui non vuole innamorarsi, e nemmeno io. Non abbiamo una relazione o alcun tipo di accordo che ci impedisce di andare con altra gente. Io sono la prima che non si è fatta problemi ad uscire con altri ragazzi - almeno fino a due mesi fa. Ora non lo farei più. Questo non significa che non lo deve fare nemmeno lui, però. Basta, perché ci sto pensando?
Feci un gran respiro ed uscii di nuovo dalla casa.
Perché mi sentivo così ora? Suna era costantemente circordato da ragazze: a scuola, alle partite di pallavolo, alle feste... Cos'aveva questa volta di diverso?
Stavolta sembra starci, suggerii la mia coscienza.
Scossi la testa come se questo potesse scacciare fisicamente questi pensieri dalla mia mente, cosa che non accadde - ovviamente.
Mi venne in mente una frase che mi aveva detto Suna qualche tempo prima, ad una delle feste di Iseri: "Quando potrò smettere di condividerti con gli altri?". Non avevo capito cosa intendesse a quei tempi, ma ora... Ora mi era dolorosamente chiaro. Sebbene lui stesse probabilmente scherzando quando me l'aveva chiesto, ora avrei voluto chiedergli la stessa cosa: quando potrò permettermi di essere gelosa?
Ciao!
Scusatemi per l'assenza di settimana scorsa. Non vi posso promettere che non accadrà di nuovo, ma cercherò di avvisarvi prima. La verità è che sto perdendo un po' la cognizione del tempo con tutti gli impegni di questo periodo, ma spero di ritrovare presto un equilibrio.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima :)
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