31
Il lunedì, iniziarono le qualifiche del torneo di pallavolo dei licei della prefettura. Kumiko ed io andammo a vedere le partite della Inarizaki, e non fui sorpresa dal fatto che passarono i primi due turni senza molti problemi.
«Come va con Gin?» chiesi a Kumiko, mentre aspettavamo i ragazzi fuori dalla palestra.
Lei si mise a giocare con le sue stesse dita e guardò fissa il pavimento. «Non parliamo molto. Ma va bene così, infondo non so se mi piace così tanto.»
Io annuii. «Se ti senti a disagio nel vederlo, possiamo andarcene ed aspettare i ragazzi a casa.»
«No, no,» Kumiko scosse la testa. Il suo telefono squillò e lei fissò per qualche secondo lo schermo, poi disse, «Vado un attimo in bagno. Mi aspetti qui?»
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, tranquilla! I ragazzi usciranno tra poco, meglio che trovino almeno una di noi.»
«Va bene,» le sorrisi e la guardai allontanarsi a passo svelto.
Dopo un paio di minuti qualcuno sussurrò al mio orecchio, «Ti sei goduta lo spettacolo?»
Sussultai per lo spevento, ma mi voltai verso Suna come se fossi la ragazza più spavalda sulla faccia della terra. «Sì. I giocatori dell'ultima squadra contro cui avete giocato erano così fighi... Peccato abbiano perso,» sospirai drammaticamente.
Suna fece una risata sarcastica. «Certo. Ti ricordi come si chiama la loro squadra almeno?»
Rimasi in silenzio. Avevo il nome proprio sulla punta della lingua...
«Eddai,» mi instigò il moro. «Il tifo ha urlato il loro nome per tutta la partita...»
Roteai gli occhi, cercando di non arrossire (come se fosse una cosa che potevo controllare).
«Ammettilo: eri troppo concentrata a guardare noi,» continuò. Si avvicinò pericolosamente al mio viso e sussurrò, «A guardare me.»
Lo spinsi lontano da me, controllando che nessuno ci avesse visti. Quando riportai lo sguardo su di lui, aveva un'espressione a dir poco fastidiosa. «Togliti quel sorrisetto dalla faccia. Anche se ora siamo amici, posso comunque prenderti a calci.»
Gli occhi di Suna si illuminarono ed il suo sorriso prese una curvatura diversa. «Siamo amici,» ripeté.
In quel momento, Atsumu ci raggiunse e buttò un braccio sulle spalle di Suna, tutto contento.
«Hai visto, sorellina? Abbiamo giocato benissimo oggi! Hai visto l'ultimo servizio che ho fatto? E l'alzata che ho fatto a Gin? L'hai visto?»
Sorrisi e mi congratulai con mio fratello, che in quel momento sembrava un bambino intrappolato nel corpo di un quasi-uomo.
Pian piano, tutti i ragazzi della squadra uscirono dai bagni e Kumiko tornò da me.
Ormai era ora di cena, ed avevamo deciso di fare una piccola festicciola tra di noi - io, Kumiko, 'Samu, 'Tsumu e Suna - a casa nostra, cucinando assieme. I miei genitori erano via per qualche giorno per lavoro, quindi non avremmo disturbato nessuno.
Ce ne andammo dritti a casa e passammo la serata a festeggiare.
Visto che l'indomani avrebbero avuto un'altra partita, i miei fratelli andarono a letto presto. Kumiko rimase con me a lavare i piatti e le stoviglie mentre Suna faceva un po' di ordine in giro per casa.
La mia amica sbadigliò per quella che credo fosse la quinta volta nel giro di dieci minuti.
«'Miko -» le misi una mano sulla spalla. «Se sei stanca puoi andare a dormire. Qui finisco io.»
Lei si stropicciò gli occhi. «No, tranquilla. Voglio aiutarti.»
«Non mancano molte cose. Posso farlo da sola,» la rassicurai.
«Mhm...» fece, non convinta.
«Vai,» risi e la spinsi verso le scale.
Alla fine si arrese e fece come le avevo detto.
Lavai ed asciugai le ultime cose. Mi stavo togliendo il grembiule di dosso quando sentii delle mani sui miei fianchi.
«Volevi restare sola con me?» mormorò Suna lasciandomi un bacio sul collo.
«Assolutamente no.»
Mi girai in modo da vedere il moro in faccia. Indossava un sorrisetto che non mi piaceva affatto.
«A che stai pensando?» picchiettai un dito sulla sua fronte.
«Alla partita di oggi,» disse.
Lo guardai, aspettando che elaborasse la risposta. Aveva gli occhi stanchi, ma sembrava tranquillo e sereno.
«Ti ho vista esultare come una pazza quando ho fatto quell'ultimo punto durante la prima partita. Eri molto carina, sai?» mi prese in giro, mettendomi due dita sotto al mento per costringermi a tenere lo sguardo puntato nel suo.
Roteai gli occhi. «Quanto sei egocentrico,» sbuffai. «Non ho mica esultato per te. Ero contenta che la squadra avesse vinto. Tutto qui.»
«Eri comunque carina.»
«Sta' zitto,» borbottai, cercando di non sorridere.
Suna lasciò andare il mio viso e rimise la mano sul mio fianco. «Sai, avrei tanto bisogno di scaricare la tensione in questo momento.» Si sporse in avanti, baciandomi la mandibola ed il collo. «Mi vuoi aiutare?»
Istintivamente, portai una mano tra i suoi capelli e chiusi gli occhi per godermi quella sensazione. Poi mi riscossi, e lo spinsi delicatamente lontano da me. «Kumiko mi sta aspettando in camera mia.»
Suna mi tirò in avanti dalla collana che avevo al collo (un regalo dei miei genitori per il mio sedicesimo compleanno). «Starà già dormendo. Non le cambierà nulla se mancherai per qualche minuto in più,» sussurrò, lasciando un bacio a stampo sulle mie labbra.
Il mio intero corpo gridava di andare con lui, ma un'altra piccola parte di me si sentiva come se non fosse la cosa giusta da fare.
«Suna, stasera è meglio di no.»
A queste parole mi lasciò andare senza opporre ulteriore resistenza. Mi accarezzò una guancia sospirando e disse, «Va bene.»
Gli sorrisi leggermente e misi una mano sulla sua.
Avevo quasi smesso di sentirmi in imbarazzo durante questi piccoli momenti di tenerezza tra di noi. Probabilmente era qualcosa di cui entrambi avevamo bisogno, ed era comodo ricevere dell'affetto senza altre complicazioni in mezzo.
«Domani voglio vederti ancora tifare sugli spalti,» disse.
«Ci sarò,» gli sorrisi. «Ma tiferò per l'altra squadra.»
Suna rise piano e mi lasciò un altro bacio prima di andarsene.
Io sistemai le ultime cose e raggiunsi Kumiko. Suna aveva ragione: stava già dormendo.
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