28
Prima di addormentarmi mi ero scordata di silenziare il mio telefono, quindi mi svegliai alle sei di mattina con una raffica di messaggi.
Suna si lamentò girandosi sul fianco ed intimandomi di "spegnere quel maledetto aggeggio". Io sbuffai e silenziai il telefono prima di vedere chi mi stava scrivendo con tanta foga. Era Terushima.
[da: Terushima Yuji]: Sono partito
[da: Terushima Yuji]: Fa caldissimo
[da: Terushima Yuji]: Dovrei arrivare verso l' ora di pranzo
[da: Terushima Yuji]: Siamo ancora d'accordo per cenare insieme vero?
[da: Terushima Yuji]: C'è una signora accanto a me. Sta leggendo una rivista sui gatti
[da: Terushima Yuji]: A te piacciono i gatti?
[da: Terushima Yuji]: Vorrei tu fossi sveglia così mi terresti compagnia
[da: Terushima Yuji]: Che noia
Riposi il telefono, ancora troppo addormentata per rispondere. Mi riaggomitolai tra le lenzuola e misi un braccio intorno ai fianchi di Suna, appoggiandomi alla sua schiena.
«Sei appiccicosa stamattina,» borbottò lui, cambiando posizione e facendomi appoggiare al suo petto.
«Sei tu che sei venuto a dormire con me,» mormorai, mettendogli una mano in faccia.
Suna rise piano e mi morse giocosamente un dito. Disse, «La tua camera è più fresca della mia.»
«E a cosa ti serve una camera più fresca se poi mi stai appiccicato tutta la notte? Sei sudato.»
«Allora staccati.»
Non risposi e non mi mossi.
«Come pensavo,» rise Suna, e mi mise una mano tra i capelli.
Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo al mio fianco sussurrò, «Ti sei riaddormentata?»
Io non risposi, un po' perché ero troppo stanca per farlo e un po' perché volevo vedere cosa voleva fare.
Lo sentii sospirare. «La verità è che dormo meglio se qualcuno mi abbraccia,» disse a voce bassissima.
Cercai di non sorridere a quelle parole. Suna faceva tanto il duro e l'apatico, ma era un coccolone.
Alzai il viso verso di lui, e lo vidi sussultare ed arrossire.
«Sei sveglia...» borbottò.
«Sei così tenero, Suna. Chi l'avrebbe mai detto che uno come te ama le coccole,» lo presi in giro.
«Smettila,» fece, cercando di allontanarmi.
Io risi e mi attaccai ancora di più, sdraiandomi su di lui in modo che non potesse cacciarmi.
Lui sbuffò e lasciò riposare le braccia sulla mia schiena. Io sorrisi trionfante.
«Non fare quella faccia soddisfatta. Sei fastidiosa,» disse.
Sorrisi ancora di più. «Lo so.»
Suna fece una smorfia e prese ad accarezzarmi la schiena.
Appoggiai la guancia sulla sua spalla e gli misi una mano tra i capelli. Anche io ero una coccolona.
Suna sgattaiolò nella sua camera un'ora dopo, così da non essere beccato dai miei fratelli. Rimanere sola in un letto che non mi era mai sembrato così grande, mi mise una sensazione di solitudine addosso. Improvvisamente, mi ricordai che non avevo risposto a Terushima. Il pensiero di averlo ignorato per dare attenzioni a Suna mi faceva sentire un po' in colpa.
[a: Terushima Yuji]: Scusami, mi sono riaddormentata e non ti ho risposto. Sì per la cena siamo ancora d'accordo :)
[a: Terushima Yuji]: La signora sta ancora leggendo la rivista sui gatti?
[a: Terushima Yuji]: (Mi piacciono i gatti, a proposito. A chi non piacciono?)
Continuammo a messaggiare per un po', fino a quando non decisi di alzarmi per farmi una doccia e lavare via quella poca stanchezza che mi era rimasta addosso.
I miei fratelli e Suna avevano l'ultimo allenamento prima delle partite di qualificazioni per i nazionali, e nell'aria era presente una forte agitazione.
Sebbene le partite sarebbero iniziate due giorni dopo, Osamu stava a messaggiare al telefono tutto il tempo, senza ascoltare il suo gemello che gli riempiva le orecchie di frasi senza senso. Suna sembrava tranquillo, ma riuscivo praticamente a vedere gli ingranaggi del suo cervello ruotare in continuazione, senza fermarsi un secondo.
Io sarei andata a vederli, ovviamente, ed avevo intenzione di chiedere a Terushima se voleva venire con me. Nella sua prefettura, le qualifiche si svolgevano nel mese di giugno e la sua squadra, purtroppo, non aveva passato i quarti di finale. Non sapevo se fargli vedere il match dei miei fratelli lo avrebbe fatto sentire meglio o peggio, ma valeva la pena tentare e chiedere.
I ragazzi partirono da casa subito dopo pranzo, lasciandomi da sola. Decisi di mettermi in giardino a leggere un po' prima di prepararmi per la cena con Terushima. Aveva deciso che ci saremmo incontrati alla stazione vicino casa mia, per poi andare in un ristorante di Ramen poco distante.
Quando i miei fratelli tornarono a casa, io stavo per uscire. Suna non era con loro.
«Dove vai?» chiese Atsumu.
«Fuori a cena.»
«Con chi?»
«Un mio amico.»
«Figo. Possiamo venire anche noi?»
'Samu, il gemello più sveglio, gli diede una gomitata sul fianco.
«Ouch! E questo per cos'era?» si lamentò l'altro.
«Cretino. Ha un appuntamento, non lo capisci?»
«Davvero?» fece Atsumu, sorpreso.
«Non è un appuntamento!» mi affrettai a dire io.
Osamu alzò un sopracciglio, squadrandomi. «Da quando ti vesti così bene per uscire con un semplice amico?»
Arrossii. È vero, ero vestita meglio del solito ed avevo portato più attenzione ai dettagli, ma solo perché era da tanto che non mi capitava di uscire a mangiare e mi andava di sentirmi carina. «Non vuol dire niente! Non mi vesto mica per gli altri.»
'Samu annuii lentamente, ancora scettico. «Allora non è un problema se ci uniamo anche noi due, no?»
Gonfiai le guance come una bambina. Non sapevo che dirgli. Non era un appuntamento, ma sapevo non sarebbe stata nemmeno una normale uscita tra due amici. E poi, chissà cosa avrebbe pensato Terushima se mi fossi presentata con i miei fratelli... Probabilmente che non volevo passare del tempo con lui, o qualcosa del genere.
Sul viso di Osamu si dipinse un sorriso, come se avesse vinto un dibattito.
«Dai, io voglio sapere chi è!» piagnucolò Atsumu.
Sbuffai. «È Terushima, il ragazzo della festa degli ex compagni di Suna. Ve lo ricordate?»
Osamu sgranò gli occhi. «Lui?»
«Sì,» stavolta fui io a squadrarlo alzando un sopracciglio. «Cosa c'è che non va?»
'Samu si grattò la nuca. «Niente... Solo che mi sembrava un po' un cretino, senza offesa. Insomma, pensavo vi stareste fermati all'esservi baciati alla festa... Sei sicura di voler stare con uno come lui?»
«Guarda che nessuno qui ha mai parlato di stare insieme! Per l'ultima volta: non è un appuntamento! Siamo rimasti in contatto dopo la festa ed abbiamo deciso di trovarci ora che è qui dai suoi zii. Non è nulla di ché, veramente.»
Atsumu sembrava confuso. Osamu, invece, sembrava più preoccupato. «Non per fare il fratello iperprotettivo della situazione... Ma non credo che lui voglia solo un'amicizia. Stai attenta, ok?»
«Guarda che non ho più dodici anni,» borbottai uscendo di casa. Ero già in ritardo.
Suna aveva appena parcheggiato la moto nel vialetto. Si tolse il casco e mi squadrò senza proferire parola.
Lo salutai e feci per correre via.
«Sei di fretta?» mi chiese.
«Sono in ritardo,» precisai, molleggiando sul posto.
«Hai bisogno di un passaggio?»
Lo guardai. «Devo solo andare in stazione.»
«Se ti porto io, ci metti la metà del tempo. Andiamo.»
Tirò fuori dal bauletto un altro casco e me lo porse.
«Grazie,» mormorai, improvvisamente timida.
«Non hai paura delle moto, vero?»
«Ma per chi mi hai presa?» Sbuffai e mi misi il casco.
Suna si sistemò sul sellino ed io dietro di lui, abbracciandolo per sostegno.
Mi portò fino alla stazione, facendomi addirittura arrivare in anticipo.
Terushima era già lì, in anticipo anche lui.
Scesi dalla moto e restituii il casco a Suna.
«Grazie,» gli dissi, ma lui non mi stava guardando.
«Quindi è per lui che ti sei sistemata così?» chiese.
Sbuffai. «Non mi sistemo per nessuno, io. Avevo solo voglia di sentirmi carina. E poi, non devo mica giustificarmi con te.»
Suna mi fissò per qualche secondo. Poi disse, «Già.» E se ne andò.
Mi girai e raggiunsi Terushima. Per qualche motivo, non sembrava contento.
Ciao!
#Osamuilgemellosveglio. Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo, soprattutto la parte in cui la protagonista discute con i fratelli.
Al prossimo capitolo! <3
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