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26

I ragazzi della squadra di pallavolo si allenavano almeno quattro volte a settimana nonostante fossero in vacanza. Kumiko mi trascinava spesso a vedere i loro allenamenti, anche quelli che non coinvolgevano altre squadre, con la scusa che si era iniziata ad interessare veramente alla pallavolo da qualche settimana. Ovviamente non me la bevevo.
«Kumiko, dimmi la verità. Hai una cotta per qualcuno della squadra?» chiesi, incapace di trattenermi ancora.
Lei divenne tutta rossa in viso. «Cosa? No!»
Alzai un sopracciglio. Colta così di sprovvista non riusciva a mentirmi. «Dai, a me puoi dirlo. Potrei aiutarti! È Gin?» Tentai di indovinare. Avevo visto il ragazzo lanciare parecchi sguardi nella nostra direzione.
Kumiko sembrò pensare a mille cose in un solo secondo, poi disse, «Sì, Gin, sì.»
«Perchè non me lo hai detto?»
«Scusami. È solo che... avevo paura... di farmi avanti,» ammise titubante.
Ancora non mi convinceva, ma decisi di reggerle il gioco. Insomma, perché avrebbe dovuto mentirmi?
«Beh, non ti preoccupare. Ci penso io.»

Finito l'allenamneto, mi avvicinai a Gin.
«Hey, Gin! Tu non hai la ragazza, giusto?» chiesi.
Lui sembrò sorpreso. Non parlavamo così spesso, quindi non avevamo troppa confidenza.
«Mhm, già. Grazie per avermelo ricordato.»
«Non volevo essere cattiva, scusa. Solo che ho visto che guardavi la mia amica Kumiko oggi. Vuoi che te la presenti?»
Le sue guance si tinsero di rosso. «Eh? Sul serio?»
«Certo. Vieni!»
Afferrai Gin per il braccio e lo trascinai con me verso Kumiko. La mia amica stava parlando con i miei fratelli e Suna.
«Hey, 'Miko! Lo conosci Gin?»
Kumiko sussultò alla mia tempestività. Sgranò gli occhi e balbettò imbarazzata, «Oh! Ehm, non credo di essermi mai presentata. Piacere, Kumiko Aiko.»
Gli altri tre ragazzi mi guardarono. Atsumu incuriosito, Osamu confuso e Suna - Suna era solo perso nel suo mondo, probabilmente non stava nemmeno portando attenzione.
«Piacere mio,» rispose Gin, ancora più imbarazzato di Kumiko. «Ti vedo spesso ai nostri allenamenti. Ti piace la pallavolo?»
«Sì, mi sto appassionando ultimamente.»
«Mh. Capisco.»
E rimasero zitti. Io inspirai e raccolsi tutta la mia capacità di socializzare, cercando di aiutarli a portare avanti una conversazione. Quando la cosa sembrò essere meno forzata, trascinai via Osamu, Atsumu e Suna per lasciare alla mia amica e a Gin un po' di privacy.
«Ma che stai combinando?» mi chiese 'Samu, quasi infastidito.
«A Kumiko interessa Gin. Le sto dando una mano.»
«Che?!» esclamò, un po' troppo ad alta voce, facendo girare alcune persone presenti.
«Cosa c'è di strano, scusa?» chiesi.
Lui si ricompose ed assunse un'espressione da finto apatico, ma traspariva chiaramente il suo disagio. «Assolutamente nulla,» borbottò.
Lo studiai per qualche momento. Che mi fossi sbagliata? No, pensai. Mi rifiuto di pensare che sia 'Samu il ragazzo che piace a Kumiko. O il contrario.
I miei fratelli e Suna andarono avanti verso casa, mentre io aspettai Kumiko, che arrivò poco dopo. Le chiesi di raccontarmi come fosse andata con Gin, ma non disse molto.
«È simpatico, ma non credo di interessargli,» mormorò giocando con le sue stesse dita.
«Impossibile, 'Miko! Oggi continuava a guardarti.»
Lei si strinse nelle spalle e non disse più nulla. Io non insistetti ulteriormente.

Kumiko rimase a cena da noi e poi a dormire.
Il mio letto da una piazza e mezzo ci ospitava comodamente, ma non riuscivo comunque a prendere sonno. Verso le due di notte, decisi di aprire la finestra e sedermi sul tetto. Ora che faceva caldo potevo farlo senza problemi.
Kumiko si era addormentata presto e continuava a dormire tranquilla come sempre. Io, invece, avevo un tarlo nella testa. Qualcosa che non riuscivo a capire, ma mi tormentava. Era come quando hai una parola sulla punta della lingua ma non riesci a dirla, solo che con i pensieri è molto più fastidioso.
Scrissi un messaggio a Terushima, sperando che fosse ancora sveglio e che avesse voglia di parlare un po', ma non era così. Però io avevo voglia di parlare con qualcuno...
La finestra di Suna era di fianco alla mia. Negli ultimi giorni era quasi sempre silenzioso, cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, eppure, se interpellato, si comportava come il solito Suna. Sbirciai dalla finestra e lo vidi sdraiato sul fianco, con la schiena rivolta a me, sul letto. La luce del suo telefono illuminava la sua figura.
Esitai un momento prima di bussare, chiedendomi se fossi veramente così disperata da voler parlare proprio con lui, ma poi lo feci.
Suna si girò, sussultando al suono improvviso. Quando mi vide, si alzò pigramente e venne verso la finestra, aprendola.
«Che stai facendo?» sussurrò.
Io feci spallucce. «Non riesco a dormire.»
Lui sospirò. «Vuoi entrare o esco io?»
Guardai per un momento la mia finestra aperta. Sebbene Kumiko avesse un sonno profondo, non volevo rischiare di svegliarla.
Senza rispondere, feci spostare Suna ed entrai, chiudendo la finestra alle mie spalle.
Ormai la stanza degli ospiti era occupata completamente dalla sua roba. Aveva riposto i suoi vestiti nella piccola cassettiera, disposto i suoi libri sul tavolino all'angolo della stanza e l'intera camera aveva il suo odore.
Ci sedemmo sul letto.
«Sei stanco?» gli chiesi.
«No. In realtà, avevo bisogno di qualcosa che mi distraesse.»
«Perché?»
Suna sbuffò. «Non lo so, penso troppo di notte.»
Lo so, volevo dirgli. Lo vedo dalle tue occhiaie. «A cosa?»
«Quanto sei impicciona, [T/n]-chan.»
Gli feci la linguaccia e lui ricambiò. Poi disse, «Credo che tornerò a casa mia.»
«Oh,» feci, sorpresa. Non me lo aspettavo, così all'improvviso. «Come farai con tuo padre?»
«Lo ucciderò, suppongo,» scherzò lui, ed io sbuffai. Stava cercando di sdrammatizzare, di non farmi vedere quanto la situazione gli pesasse sulle spalle, ma così era solo peggio.
«Suna,» sospirai. «Smettila di fingere di stare bene. Non so perché lo fai, ma se è per una qualche stronzata tipo "non voglio far preoccupare nessuno" o "non voglio annoiare i miei amici", beh, con me non ne hai bisogno. Sono solo io, no?»
Suna mi guardò come se volesse contraddirmi, poi sospirò. «Non lo so. Il fatto è che... non voglio più essere arrabbiato. Quando avevo picchiato 'Samu odiavo profondamente me stesso, e anche se mi aveva perdonato non riuscivo a guardare i lividi sulla sua faccia senza sentirmi come se non meritassi la sua amicizia - o qualsiasi altra cosa buona che ho.»
Sapevo di cosa stava parlando. «L'hai picchiato perché eri arrabbiato con il mondo, o lo hai fatto perché eri arrabbiato con te stesso e volevi autosabotarti?»
Suna distolse lo sguardo da me. «Non psicoanalizzarmi.»
«È una semplice domanda.»
«Beh, non voglio rispondere.»
«Ok.»
Aspettai qualche minuto in silenzio. Suna riportò piano lo sguardo su di me. «Tu pensi che io sia una brutta persona, [T/n]?» sussurrò.
Il mio cuore perse un battito. I suoi occhi, la sua voce, la sua postura. Tutto di lui in quel momento gridava "Ho bisogno che tu mi dica che valgo qualcosa, che merito di essere felice".
«Che stronzata, Rin. Certo che sei una brava persona!» esclamai, seccata. Ero arrabbiata con lui per il modo in cui si stava trattando. «Sei un rompi scatole e tremendamente fastidioso, ma non ho mai, nemmeno una volta, pensato che tu fossi una brutta persona. Insomma, come potrei pensarlo quando ti ho visto far sorridere i miei fratelli così tante volte?»
Suna mi guardò. Il suo sguardo era intenso, ma non capii cosa stava pensando.
«Posso baciarti?»
Mi sentii avvampare. «Cosa?»
«Ho chiesto se posso baciarti.»
Il mio corpo urlava "Sì! Certo che puoi!", ma la mia testa aveva deciso di spegnersi completamente per sovraccaricamento. «Perché?»
«Voglio farlo e basta. È semplice.»
Perché doveva chiedermelo? Non poteva semplicemente farlo? Dirgli di sì era come dare uno schiaffo al mio orgoglio, ma dirgli di no non avrebbe fatto piacere né a me né a lui.
«Fottiti, Rin,» borbottai, e lo baciai.
Fottiti perché mi metti un gran casino in testa.
Lui mi baciò a sua volta. Lentamente, intensamente.
Fottiti perché amo il modo in cui mi fai sentire quando mi tocchi.
Misi una mano tra i suoi capelli e lui sul mio collo.
Fottiti perché vorrei odiarti.
Suna mi mise sotto di lui sul materasso, approfondendo il bacio.
Fottiti perché non ti odio affatto.
Le sue mani vagarono sul mio corpo proprio come le mie facevano sul suo.
Fottiti.
Mi spogliò ed io spogliai lui.
Fottimi.



Ciao!
Amic*, mi fa molto piacere vedere che la storia vi sta piacendo, ma vorrei chiedervi un favore: per piacere, potreste evitare di chiedermi di aggiornare  nei commenti? Non voglio sembrare un'ingrata o una strafottente, sono veramente contenta che seguiate la mia storia e che abbiate voglia di continuare a leggerla tanto da farmi queste richieste, ma mi mette un po' di pressione addosso. Voi ovviamente non potete saperlo, non vivendo la mia vita, ma mi sto impegnando molto per essere puntuale con gli aggiornamenti e ci metto del tempo, perché prima di pubblicare un capitolo devo (1) rileggerlo e correggerlo in italiano, (2) tradurlo in inglese, (3) rileggere e correggere quello in inglese, (4) pubblicare entrambe le versioni qui e su AO3 quella in inglese (e per chi non lo sapesse, AO3 è un incubo per quanto riguarda l'editing, almeno per me).
Ripeto, mi fa piacere che vogliate continuare a leggere e vi interessiate, ma se pubblicassi più di due volte a settimana finirei col non riuscire a stare al passo con una scrittura decente e portando solo dei capitoli corti, mal scritti e magari anche incoerenti tra loro.
Detto questo, continuate a commentare e se avete domande sarò felicissima di rispondere!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima :)

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