24
A mezzanotte sentii la moto di Suna entrare nel vialetto di casa mia. Volevo sapere com'era andata la cena con la sua famiglia, chiedergli come stava ed accertarmi che andasse tutto bene. Rimasi in camera mia, ascoltando i suoi passi vagare per casa fino a quando la porta della sua camera si chiuse. Una piccila parte di me, sperava che si sarebbe fermato in camera mia a parlare, ma non ci rimasi male quando non lo fece. Sicuramente, indipendentemente da come la cena fosse andata, aveva bisogno di stare da solo con i suoi pensieri.
Il mattino seguente, Suna non fece colazione con me e la mia famiglia. Atsumu mi disse che era uscito a correre alle sei, ma ora erano le nove e lui non era ancora tornato.
«Sei preoccupata per lui, sorellina?» mi chiese Osamu quando glie lo feci presente.
Certo che lo ero. Perché, loro no? Il loro migliore amico era sparito da tre ore. Sembrava decisamente troppo per una corsetta mattutina. «Sto solo dicendo che potreste chiamarlo e controllare che sia ancora vivo,» borbottai.
«Ti farà stare più tranquilla?» mi prese in giro 'Tsumu, scompigliandomi i capelli e parlandomi con la vocina che si rivolge ai bambini piccoli.
Sbuffai. «Mi dispiace solo che abbia degli amici pessimi,» risposi.
«Sarà andato a prendersi la colazione da qualche parte ed ora starà camminando fino a casa. Vedrai,» mi rassicurò Osamu. «Però, se ti fa sentire più tranquilla, perché non lo chiami tu?»
Alzai gli occhi al cielo e bevvi il mio caffè.
«Tesoro,» fece nostra mamma, che aveva solo assistito alla conversazione assieme a nostro padre fino a quel momento. «Ti sei forse innamorata di Suna?» chiese con un gran sorriso in volto.
Mio padre per poco non si strozzò con il cibo. Atsumu ed Osamu scoppiarono a ridere ed iniziarono a prendermi in giro. Io sentivo la mia faccia bruciare.
«Ma è possibile che non ci si possa preoccupare per qualcuno senza essere giudicati in questa casa?» sbottai.
Mi alzai da tavola e me ne andai in camera mia, con le risate dei miei fratelli ancora in sottofondo.
Innamorata. Che scemenza. E poi, perché gli adulti usano quella parola con tanta leggerezza?
Mi buttai sul letto, sbuffando. Di sicuro i miei fratelli non la smetteranno più di farmi battutine a riguardo, pensai.
Presi il mio telefono in mano ed aprii la chat con Suna.
Dovrei scrivergli? O forse dovrei ascoltare i miei fratelli? Però è strano che non sia ancora tornato... Fanculo, io lo chiamo.
Feci partire la telefonata. Suna impiegò un bel po' di tempo a rispondere.
«Pronto?» fece la sua voce dall'altra parte dello schermo.
Tirai un sospiro di sollievo che non sapevo di star trattenendo. «Ti sei perso, Suna?» cercai di scherzare. Il fatto che avesse risposto al telefono mi faceva già sentire più tranquilla.
«Credo di sì, [T/n],» mormorò. Sembrava così triste...
«Aspetta, sul serio?» mi addolcii.
Suna lasciò andare un lungo sospiro. Poi disse, con un tono totalmente diverso, più ironico ed allegro, «Ma no, [T/n]-chan! Pensi che sia uno sprovveduto?»
Rimasi interdetta dal suo cambio d'umore improvviso. «Dove sei ora?» chiesi.
«Al parco vicino casa tua. Avevo voglia di stare un po' all'aria aperta.»
«Mhm,» feci. «Mia madre era preoccupata.»
«Tua madre? Non tu?»
«A me non importa se sei incosciente in un fosso, Rintarou. Sono affari tuoi.»
«Certo, certo,» rise sarcastico. «Tu mi vuoi solo per il sesso, vero?»
«Guarda che sei tu che vieni da me.»
«L'ultima volta non c'entra. Ero impazzito, a volte capita anche ai più forti. Ma la prima volta sei praticamente caduta ai miei piedi.»
«Devo forse ricordarti che era un gesto di carità ed autolesionismo allo stesso tempo?»
«Come sei esagerata. Direi che ho fatto la mia parte e che non puoi lamentarti neanche.»
«Mah, avrei un paio di commenti da fare. Darei alla tua performance un quattro su dieci. Solo perché mi sento generosa.»
«Wow, [T/n]-chan. Caritatevole ed anche generosa. Dovrei ritenermi fortunato ad aver avuto l'opportunità di passare una notte con te.»
«Sì, dovresti.» Mi accorsi solo in quel momento del sorriso che avevo sulle labbra, e fui contenta del fatto che Suna non potesse vedermi.
«Quindi? Hai intenzione di darmi ripetizioni per migliorare la mia valutazione oppure devo trovare un'altra insegnante?»
Mi si formò un nodo in gola. Era serio? E, in ogni caso, avrei voluto rifarlo? Avevo passato le ultime settimane a convincermi che era stato solo un errore e che non mi era nemmeno piaciuto, ma sapevo che non era la verità. Però non volevo dargliela vinta così facilmente. Sarei solo finita nella lunga lista di ragazze che è riuscito a sedurre. Chissà quanto gli si sarebbe montata la testa. «Dipende da quanto mi sentirò altruista la prossima volta,» dissi infine.
Suna rise leggermente. «Dì pure a tua mamma che sto per tornare, e che mi dispiace averla fatta preoccupare,» disse, e non faticai a cogliere il sarcasmo nella sua voce. «E comunque, io ti darei almeno un otto e mezzo, perché mi sento generoso.» Detto questo, chiuse la chiamata, lasciandomi sdraiata nel mio letto a maledirlo per essere così... così... così dannatamente Suna.
Mia madre bussò alla mia porta qualche minuto dopo.
«Va tutto bene, tesoro?» chiese entrando.
«Sì.»
«Non te la sarai mica presa, prima?»
Sospirai. «È solo che non è vero che sono innamorata di Suna. E poi, ora Osamu ed Atsumu non la smetteranno più di prendermi in giro.»
Mia madre rise dolcemente. «Beh, i tuoi fratelli ti amano molto. Sarebbe strano se non ti prendessero in giro, di tanto in tanto.»
Alzai un sopracciglio. Conoscevo mia madre e, dal tono che aveva usato, intuii di dover leggere tra le righe di quella frase. «Cosa intendi?»
Lei si sedette con me sul letto. «Loro sono sempre stati molto legati a te. All'inizio, quando a cinque anni sei arrivata qui, non parlavate molto e facevate fatica ad andare d'accordo. Ti ricordi come avete iniziato a legare?» mi chiese.
«No.»
«Hai dato un calcio ad un bambino che li stava prendendo in giro a scuola, e sei stata messa in punizione per un mese per questo.» Rise al ricordo.
«Davvero?» sorrisi. «Cavoli, da bambina ero una tosta!»
Mamma si strinse nelle spalle. «Non eri poi così tosta o ribelle, [T/n], però quando si trattava delle persone che amavi, te ne prendevi la responsabilità.»
La guardai, confusa. In quel momento, mi vennero in mente le parole che mia mamma mi aveva detto un giorno in cui mi ero cacciata in qualche pasticcio per difendere Atsumu da dei ragazzini crudeli, che continuavano ad insultarlo alle sue spalle.
«So che vuoi molto bene ai tuoi fratelli ed ai tuoi amici, [T/n],» mi aveva detto, accarezzandomi i capelli. «Ma non sono tua responsabilità.»
Avrò avuto dieci anni, undici al massimo, eppure quelle parole mi avevano colpita.
Non ero mai riuscita a non prendermi la responsabilità per le cose che accadevano alle persone a cui volevo bene. Semplicemente, non riuscivo a farlo. Mi facevo carico dei problemi altrui e questo mi aveva portata a crollare sotto il loro peso molte volte, ma non riuscivo a smettere.
«E comunque,» mia mamma interruppe i miei pensieri. «Non ci sarebbe nulla di male se tu fossi innamorata di Suna.»
Sbuffai. «Ok, bene, ma non lo sono.»
Mia madre alzò le mani in segno di resa. Mi diede un bacio sulla guancia ed andò via, lasciandomi sola.
Ciao!
Come va? Vi state godendo l'estate?
Grazie mille per le 5k e passa visual :)
Al prossimo capitolo! <3
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