21
Suna era da noi da una settimana ormai. Cercava sempre di mostrarsi tranquillo, ma sia io che i miei fratelli sapevamo che stava sofferendo molto. Una volta, l'avevo sentito parlare con Osamu: diceva che era preoccupato per sua madre e sua sorella e che si sentiva in colpa ad averle lasciate da sole con il padre, ma diceva anche di non potere rimanere a casa se loro non avevano intenzione di mandare via quel - e sto citando - "uomo spregevole".
«Yuki è piccola, non capisce che il suo papà non è cambiato da quando ci ha abbandonati l'ultima volta. E mia madre si lascia ancora abbindolare da lui come se non lo conoscesse da anni. Non so che fare,» aveva detto, tenendosi la testa tra le mani.
Sentivo dal suo tono di voce la disperazione che l'aveva portato a parlare dei suoi sentimenti con 'Samu, il suo migliore amico con cui non era mai stato capace di aprirsi. Mio fratello, che aveva la sfera emotiva di una roccia, gli diede due pacche sulle spalle e disse, «Mi dispiace, Rin. Però tu non ci puoi fare molto se loro non lo capiscono.» E quella fu l'ultima volta che lo sentii parlare con qualcuno a cuore aperto.
Quella sera, 'Samu era uscito di casa per incontrarsi con qualcuno che, a quanto pare, non conoscevo, mentre 'Tsumu si stava allenando assieme ad una squadra professionista a Tokyo. In casa c'eravamo solo io e Suna. Avevamo cenato facendo due chiacchiere e poi ci eravamo ritirati nelle nostre stanze. Non c'era nemmeno più tanto spazio per i nostri battibecchi e le nostre battutine, ormai.
Ad un tratto, sentii Suna alzare la voce nella sua stanza. Probabilmente stava parlando al telefono con qualcuno, e si stava arrabbiando. Suna non alzava quasi mai la voce.
Sentii un tonfo e mi alzai d'istinto. Dibattei dentro di me se andare a controllare se andasse tutto bene o meno, ma prima che potessi decidere, sentii una porta sbattere e, poco dopo, Suna entrò nella mia stanza.
Rimasi ferma, in piedi, a guardarlo. Lui si diresse verso di me con passo spedito. Mi mise una mano sulla schiena ed una dietro al collo per poi baciarmi in modo ancora più aggressivo dell'ultima volta.
Rimasi sorpresa, ma ricambiai il bacio. Sta cercando di scaricare la sua rabbia tramite il sesso? Dovrei lasciarglielo fare? Non che non voglia farlo, ma è la cosa giusta per lui?
Si separò dalle mie labbra quando entrambi stavamo ansimando senza fiato. Mi guardò negli occhi e disse, «Vuoi aiutarmi a stare meglio?»
Io annuii, incapace di distogliere lo sguardo dal suo o proferire parola.
Suna riprese a baciarmi, facendomi girare in modo che fosse lui a dare le spalle al letto. Mi morse il labbro inferiore, facendomi scappare un gemito contro la sua bocca. Le mie mani, che fino a quel momento erano state ferme sul suo petto, si spostarono sul suo collo e poi tra i suoi capelli, tirandoli leggermente. Quel gesto doveva essergli piaciuto, perché la mano che era sulla mia schiena scese fino al mio sedere per stringelo. Lentamente, lo spinsi sul letto facendolo sedere e lui mi tirò a sé sul suo bacino, rifiutandosi di staccarsi dalle mie labbra. Nel momento in cui, però, lo fece, prese subito a baciare e mordere la pelle del mio collo, in modo talmente rude che sapevo avrebbe lasciato dei segni, ma glie lo lasciai fare.
«Suna,» gemetti quando arrivò al mio punto più sensibile e gli tirai leggermente i capelli.
Mi staccai da lui con l'intenzione di inginocchiarmi tra le sue gambe, ma le sue braccia mi tenevano stretta e non riuscii ad alzarmi.
«Suna,» lo chiamai, passando la mano tra i suoi capelli. «Se mi lasci scendere da te posso -» mi interruppi quando vidi il suo viso.
Suna non incrociò il mio sguardo, ma questo non bastava per nascondere le lacrime che gli stavano scorrendo sulle guance.
Gli presi il volto tra le mani e lo costrinsi a guardami. «Rintarou?» la mia voce era totalmente diversa quando pronunciavo il suo nome.
Con una mano mi continuò a tenere stretta a lui mentre con l'altra si asciugò gli occhi. «Scusa,» mormorò con voce spezzata.
Gli baciai dolcemente le labbra e poi lo strinsi forte al mio petto. Gli accarezzai piano i capelli mentre lui piangeva silenziosamente sulla mia spalla.
Non mi sarei mai immaginata di vedere Suna in quello stato. Percepivo che fosse più arrabbiato che triste dal modo in cui mi stringeva, facendomi quasi male con la sua presa ferrea.
Quando gli baciai la testa cercò di attirarmi ancora di più a sé, cosa fisicamente impossibile.
«Parlami,» chiesi piano.
«Sono incazzato,» rispose dopo un qualche secondo.
«Vuoi dirmi cos'è successo?»
Ero consapevole del modo in cui il mio tono si ammorbidiva quando mi prendevo cura di qualcuno ed anche Suna l'aveva notato. Lo so perché lasciò andare di poco la presa e fece dei respiri profondi prima di lasciarmi allontanare quel tanto che mi bastava per guardare il suo viso.
Gli accarezzai una guancia e lui chiuse gli occhi sotto il mio tocco. Tracciai i contorni dei suoi zigomi, dei suoi occhi, del suo naso e della sua bocca. Quando riaprì gli occhi, mi guardava con l'espressione calma che gli avevo visto addosso solo dopo una partita di pallavolo vinta o quando guardava la sua sorellina tifare per lui sugli spalti. Non era il solito sguardo vuoto e disinteressato, ma nemmeno quello sprezzante e divertito di quando mi infastidiva o faceva delle cazzate con i miei fratelli. Dietro a quell'espressione, però, si celava una forte malinconia.
«Puoi darmi un altro bacio?» chiese con la voce talmente bassa che a malapena lo sentii.
Se non si fosse trattato di Suna, mi avrebbe spaventato quella domanda. In un momento del genere, è normale volere dell'affetto da una persona vicina, ma io e Suna, sebbene ci comportassimo più civilmente da un po' di tempo a questa parte, eravamo ancora lontani dall'essere amici. Se fosse stato qualcun altro, avrei avuto paura che provasse qualcosa per me. Però Suna sicuramente non era il tipo da prendersi una cotta dopo una sola scopata, soprattutto considerando che la persona in questione ero io.
Mi avvicinai piano a lui e gli posai un altro bacio sulle labbra, questa volta più lento e dolce.
Le mani di Suna si intrufolarono sotto la mia maglietta, pelle calda contro pelle calda, ed iniziò a disegnare dei cerchi sui miei fianchi.
Ero nuova a questo approccio delicato e dolce. Non credo che nessuno mi avesse mai toccata in quel modo, e sicuramente non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto.
Ci sdraiammo sul letto, continuando a baciarci, le mie mani ancora tra i capelli di lui e le sue ancora sui miei fianchi. Quando ci staccammo avevamo entrambi le labbra gonfie e rosse.
«Mio padre mi ha chiamato dicendomi di tornare a casa,» mormorò. Il suo tono di voce era tornato quello monocorde degli ultimi giorni, ma i suoi occhi lucidi mi rendevano impossibile il far finta di non essere preoccupata.
Suna mi accarezzò il viso e lasciò che io accarezzassi il suo.
«E tu che vuoi fare?» chiesi.
«Non voglio andare. Ma poi ha iniziato a tirare in ballo mia sorella e mia madre, dicendomi che sono un figlio egoista ed infantile...» Fece un respiro profondo. Si stava arrabbiando di nuovo, quindi gli diedi un altro bacio, cercando di calmarlo. Doveva aver funzionato, perché poi il suo respiro si regolarizzò.
Ci guardammo per quella che sembrò un'infinità di tempo, ma stranamente non mi sentii in imbarazzo.
«Scusa, ti ho riempita di succhiotti,» fece il moro accarezzandomi il collo.
Io feci spallucce. «Ho già coperto dei succhiotti prima.»
Suna annuì. «Posso rimanere qui?» chiese.
Annuii e lasciai che mi abbracciasse mentre si sistemava sul materasso.
Nella mia testa era presente una confusione indicibile. Come eravamo arrivati a questo? Perché volevo stringere questo ragazzo tra le mie braccia, quando fino a qualche mese prima non riuscivo a sopportare che mi toccasse?
Senza rendercene conto, passammo delle ore sdraiati a letto, abbracciati, scambiandoci qualche frase di tanto in tanto, fino a quando non ci addormentammo cullati l'uno dal respiro dell'altra.
Ciao!
Spero che questo capitolo vi piaccia tanto quanto a me è piaciuto scriverlo :)
Questa è una grande svolta nel rapporto di Suna e [Y/n].
Al prossimo capitolo! <3
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