7. Pressure
I can feel the pressure, it's getting closer now
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La scuola cominciò da un giorno all'altro. Ventiquattr'ore prima ero ancora sdraiata in spiaggia, ventiquattr'ore dopo ero tornata a chinarmi sui banchi di scuola.
"Il quarto anno sarà l'ultimo prima della maturità" pensai tra me e me quella mattina, mentre mi preparavo.
Per Sonia il conto alla rovescia era già cominciato ma non mi sembrava affatto preoccupata, vedendo come fosse indaffarata a salutare le sue compagne di classe nel piazzale della scuola.
Stavamo crescendo: qualche giorno e avrei compiuto diciotto anni (sono sempre stata un'anticipataria).Non temevo di bruciare le tappe, volevo solo la mia libertà e la voglia di crescere per provare nuove esperienze.
"Beh, intanto godiamoci questo" dissi tra me e me mentre Marika mi snocciolava i nomi degli studenti che conosceva e la loro posizione per poter spettegolare su come l'estate li aveva cambiati. Volti abbronzati, abiti leggeri, l'ultimo paio di occhiali da sole o qualche souvenir: ognuno si portava dietro qualcosa delle vacanze.
Guardavo quei volti, abbandonandomi per qualche istante all'idea che lo avrei rivisto in mezzo ai suoi amici. Il mistero della sua assenza andava al di là della sua permanenza in ospedale: negli elenchi di quinta e di quarta non compariva il suo nome.
Un'altra assenza che non rimpiangevo era quella delle Miss Mononeurone: chissà come se la cavavano in quella specie di prigione minorile. Castelli mi aveva detto che non sarebbero tornate a casa prima di un anno dal loro arresto.
Le porte della scuola si aprirono per farci entrare; andammo verso Sonia e seguendo la folla, entrammo per iniziare il nuovo anno. Come da usanza il primo giorno sarebbe iniziato con il messaggio di benvenuto del preside a tutte le classi al di fuori delle prime, la cui accoglienza sarebbe iniziata con circa due ore di ritardo sull'orario standard.
Io, Marika e Sonia ci sedemmo l'una accanto all'altra nell'aula magna della scuola, una sala dalle pareti rosa antico, capiente, che si affacciava sul piazzale esterno e ben insonorizzata per non sentire il brusio degli alunni in attesa di entrare.
Arianna comparve all'improvviso e si sedette accanto a noi: fu una bella sorpresa incontrarla e mi stupì ancora di più la gioia che le si leggeva in volto: proprio quella mattina Vito aveva un'ultima visita di controllo e sarebbe rientrato a giorni.
Sonia e Marika espressero la loro allegria alla notizia; io stessa sorrisi ma un pensiero minuscolo, una macchiolina nei miei ricordi mi fece pensare se anche qualcun altro fosse rientrato. Scossi la testa e mi preparai al discorso del preside.
– Bentornati ragazzi, mi fa piacere riavervi tutti qui oggi -. Il Preside Leone cominciò con una serie di incoraggiamenti e buoni propositi rivolti a noi studenti, soprattutto a chi avrebbe avuto la maturità.
Sbadigliai e per qualche momento la mia attenzione venne meno finchè non venne data notizia che il professor Mariani era stato nominato Vicepreside. Sperai di aver sentito male ma dall'espressione gongolante e soddisfatta dipinta sul volto di Mariani, mentre il preside lo ricopriva di elogi e complimenti, capii che era tutto vero.
Le sue parole tornarono ben presto a perdersi nell'eco della sala ma la nostra attenzione fu nuovamente catturata allo scoccare delle parole "festa" e "anniversario". Per l'esattezza, la nostra scuola avrebbe festeggiato proprio quest'anno il cinquantesimo anniversario e in occasione di questo evento, sabato sei dicembre ci sarebbe stata una festa di istituto, per ricordare la posa della prima pietra.
La bella notizia fu accolta da grida e applausi, presto sedati dall'invito a tornare attenti alle parole di congedo del preside per poi ritirarci nelle nostre aule, dove i professori ci avrebbero detto a grandi linee gli argomenti principali dell'anno e consegnato l'orario provvisorio.
L'entusiasmo per la festa si smorzò all'istante quando lessi che le prime due ore del martedì mattina sarebbero state occupate dalle lezioni di Mariani. Seduta accanto a me, Marika trattenne a fatica la risata notando la mia reazione alla vista dell'orario: lo spettro rappresentato nell'Urlo di Munch mi assomigliava.
Nel pomeriggio ci trovammo tutte e quattro a casa di Sonia per provare, ma più che avere gli strumenti in mano, ci eravamo adagiate sul divanetto al centro della stanza a chiacchierare su come era andato il primo giorno.
- Sarah entrerà in classe per prima domani mattina. - disse Marika con sorriso beffardo, sistemandosi meglio sul divanetto mentre Irene e Sonia mi squadrarono stupite.
- Due ore di matematica. Sarà un anno fantastico. - risposi, portandomi una mano alla testa.
- Magari quest'anno è cambiato, le ferie potrebbero averlo calmato -. Irene cercò di rassicurarmi sporgendosi verso di me.
- In genere, il quarto anno sono tutti più esigenti. - esclamò Sonia cancellando ogni speranza non solo con le parole, ma anche con la scioltezza con cui si alzò dal divano e prese una lattina di Sprite dal nuovissimo frigo in miniatura, posizionato su un'impalcatura accanto alla porta; si trattava di un regalo che Irene aveva ricevuto per il suo compleanno da parenti lontani e che aveva deciso di donare alla comunità delle Black Cat.
- Grazie per l'incoraggiamento. - dissi facendole una smorfia.
- E avete sentito della festa? Fortissima l'idea di celebrare i cinquant'anni di storia dell'edificio! - intervenne Marika.
- Sarà una stupida festicciola con qualche pizzetta e piena di bambini. Una schifezza. - ribattè Sonia aprendo la lattina e sorseggiando.
- Tu hai la capacità innata di ammazzare la speranza usando solo due parole. - constatai e Sonia rispose con un sorrisino.
- A te come è andata? - chiese Marika a Irene.
- Domani prove d'ingresso per controllare cosa ci ricordiamo. Quando torno dovrò ripassare qualche concetto di chimica che non ricordo bene. -
- È stupido ripassare per una prova d'ingresso! - intervenne Sonia appoggiandosi all'impalcatura e continuando a sorseggiare la bibita.
- So benissimo che certe materie tu troveresti stupido persino studiarle per i compiti in classe. - punzecchiò Irene.
Io e Marika ci guardammo negli occhi per trovare un nuovo argomento che interrompesse il battibecco in arrivo.
- Scusa, ma tu mi spieghi cosa te ne fai nella vita di studiare fisica, chimica, filosofia e tutte quelle materie così specifiche? Se vado a fare la spesa mi basta saper contare! -
- Sonia, queste materie non sono nel tuo programma - puntualizzò Irene - quindi di che ti lamenti? -
***
La mattina successiva fui davvero la prima a entrare in classe e poco dopo arrivò anche Marika seguita da alcuni nostri compagni.
Avevo pianificato di svegliarmi presto per arrivare in anticipo a scuola e sedermi nel banco più lontano possibile dalla vista di Mariani affinché, almeno per quel giorno, mi lasciasse un po' in pace. Avevo anche pensato di mettermi nel primo banco in modo da essere sempre ben visibile ma ci ripensai subito: era un messaggio di guerra aperta.
Alla fine optai per un banco a metà, convincendomi che ovunque mi fossi seduta, sarei stata in balia dei giramenti d'umore di quell'uomo.
L'entrata trionfale di Mariani fu accolta da un timoroso silenzio. Le vacanze erano finite del tutto e la tortura ebbe inizio subito dopo l'appello con un test d'ingresso per valutare il nostro grado di preparazione in relazione al programma dell'anno passato.
Rimanemmo tutti sbigottiti quando ci furono dati i fogli, poiché nessuno si aspettava una tale sorpresa; non mi rimase che rassegnarmi e iniziare a svolgere gli esercizi. Mi stupii ben in fretta delle mie capacità, ricordavo quasi tutto ed ero convinta che avrei preso una sufficienza abbondante. Poteva forse smentirsi Mariani?
No. La lezione era incentrata sulla correzione della prova per permettere a tutti di ripassare più in fretta e nella miriade di fogli prese proprio il mio compito. Dopo la correzione del primo esercizio, fu ben chiaro che secondo la scala di giudizio del professore, le mie conoscenze erano appena sufficienti e avrei fatto bene a ristudiare l'intero programma dell'anno precedente.
In pratica dovevo ripetere l'anno. Ecco l'obolo che avrei pagato per il voto che aveva dovuto alzare l'anno precedente visto il mio miglioramento improvviso.
- Ripasserò come dice lei, professore, e raggiungerò il livello necessario per rimanere in questa classe. - gli risposi, mostrando quella sicurezza e determinazione che ai suoi occhi diveniva sfacciataggine.
- Allora avrà parecchio da lavorare. - replicò.
- Non mi tiro indietro -
- Pensa di farcela o ripeterà la carriera dell'anno scorso? -
Gli altri cominciarono a lanciarsi sguardi e a borbottare tra di loro. Mi trattenni dal rispondergli che ciò non dipendeva solo da me.
- Non faccio pronostici. - dissi.
Mariani avrebbe voluto continuare ad attaccarmi ma pensò bene di risparmiarsi le battute per i giorni successivi e terminò lì la predica. Richiamò l'attenzione dei ragazzi intenti a commentare sottovoce la scenetta a cui avevano assistito e tornò alla lavagna per proseguire nella correzione dei compiti.
Al suono della campanella della ricreazione, scattai in piedi e uscii dalla classe seguita da Marika, con uno snack in una mano e il cellulare nell'altra.
Non volevo rimanere un secondo di più: avevo passato le due ore precedenti a provare rancore per quella carogna di Mariani, ripetendomi che dovevo rimanere calma e sopratutto interrogandomi sul perché continuassi a rimanere il suo bersaglio preferito. Non c'era davvero nessun altro con cui prendersela in tutta la scuola?
- Con te ha un rapporto speciale. - ironizzò Sonia quando le feci la stessa domanda. Ci eravamo date appuntamento nell'aula di lettura a fianco della biblioteca per un resoconto delle prime ore ma più che di un dialogo, si trattò di un mio monologo.
- Un rapporto speciale? - ripetei fissando Sonia addentare una mela. Nonostante il fisico longilineo e ben proporzionato che sfoggiava dodici mesi su dodici, la mia amica si era messa in testa l'idea di una dieta di mantenimento per non recuperare i chili persi prima dell'estate . - Beh, che si scelga un altro animaletto per i suoi esperimenti! -
- Fa così perché sa che può agire indisturbato. Tu sei solo una studentessa e non puoi fare niente, per di più i tuoi genitori approvano questi metodi di insegnamento drastici... o no? - aggiunse Marika ingoiando l'ultimo boccone di una barretta ai frutti di bosco.
- È questo il problema, sono solo una studentessa e mia madre non fa che ripetermi che i suoi voti sono proporzionati al mio impegno. Cavolo, voglio diventare maggiorenne! Non sai quanto ti invidio Sonia! - esclamai portandomi le mani nei capelli.
Sonia fece spallucce, diede un ultimo morso alla mela e avvolse il torsolo in un pezzo di carta che avrebbe cacciato via in un secondo momento: i cestini erano infatti stati tolti per evitare che fossero usati per materiali organici.
- A proposito di compleanno, ho sentito che sabato ci sarà la festa di fine estate per la chiusura del Chamarel ai lidi. Che ne dici se festeggiamo là i tuoi diciotto anni? Così a mezzanotte possiamo brindare tutte insieme! -
Il Chamarel era il locale più frequentato durante la stagione estiva: di giorno era un bagno, di notte una discoteca all'aperto. Apriva verso fine aprile e chiudeva a metà settembre, quando la stagione estiva terminava e l'evento era segnalato da una grande festa a cui tutti partecipavano. - posso chiamare per prenotare un posto. -
- Siamo già a metà settimana, non penso sia così facile trovare. - puntualizzai rialzandomi dalla mia coltre di depressione.
- Per uno qualsiasi magari ma non per chi sa di avere un forte ascendente su Milko, il pr del locale! -
Io e Marika sgranammo gli occhi e sorridemmo al ricordo dell'episodio avvenuto questa estate: avevamo deciso di andare al Chamarel ma le quattro ore passate in piedi non aiutarono Sonia, i cui piedi erano stretti in un paio di sandali nuovi di zecca tacco dodici che le provocarono qualche vescica e tanto dolore. Trovammo un piccolo divanetto in paglia libero e la nostra amica si fiondò a sedersi, liberandosi immediatamente degli strumenti di tortura. Peccato che il divanetto era stato prenotato da un gruppo di ragazzi e quando Milko ci vide, cercò di mandarci via.
Nonostante la diplomazia di Irene, il fisico palestrato del ragazzo e la sua statura intimidirono più delle parole e quando eravamo sul punto di andarcene Sonia, che fino a quel momento era stata zitta, prese parola.
- Mio caro Mister Muscolo, li vedi questi? - esclamò oscillandogli sotto il naso i sandali incriminati. - quando tu riuscirai a camminare con queste torture che ti trafiggono, sfregano e stringono, che ti fanno barcollare... beh, quando tu ce la farai a stare in piedi tutta notte senza mai sederti su questi cosi, mi scollerò da qui. Quindi, o dici ai tuoi amici di aspettare oppure vado avanti a lamentarmi e immagino tu sappia come può diventare una donna nervosa con i piedi doloranti! -
Milko rimase per un istante sorpreso e lasciò che i tratti duri del viso si sciogliessero in un abbozzo di sorriso.
- Rimanete pure lì, mi inventerò qualcosa con i miei amici e a proposito, questo è il mio numero, - disse porgendo un biglietto a Sonia - casomai tu ne abbia bisogno per un posto qui o ovunque tu voglia. - fece l'occhiolino e se ne andò. Sonia sbuffò e mormorò uno "sbruffone" mentre io e le altre ci cacciammo a ridere schernendola per la conquista appena fatta.
Anche Sonia ripensò a quell'episodio e lo scrollò di dosso con un gesto della testa, a metà tra l'infastidita e la soddisfazione di aver fatto una conquista. - Non pensavo affatto che un giorno lo avrei chiamato ma è per una giusta causa e sono pronta a sacrificarmi. Se però mi propone di uscire, andiamo da un'altra parte a festeggiare il tuo compleanno! -
La campanella ci richiamò alla solitaria e vuota sala di lettura, allontanandoci dal caldo della spiaggia estiva. Rimanemmo d'accordo di sentire anche Irene per la serata e se lei avesse accettato, Sonia avrebbe chiamato il suo amichetto.
Quella non fu tuttavia l'unica telefonata che avrebbe animato la mia vita sociale quel giorno: Cinzia aveva pensato bene di rifarsi viva dopo un'intera estate passata in quel di Milano, spezzata dalla vacanza in Inghilterra ("due settimane a Londra e due a Malta" tenne a precisare quando le chiesi come era stata la sua vacanza studio inglese); era infatti di ritorno nella terra natia di Ferrara e sarebbe rimasta fino ai primi di ottobre, quando sarebbero ricominciate le lezioni.
Non aveva esami perché era riuscita a darli tutti nel periodo estivo e il ritorno a casa era dovuto alla nostalgia di noi. Dopo sedici anni e trecentosessanta giorni di convivenza forzata avevo imparato a conoscerla abbastanza tanto da capire che nascondeva qualcosa.
E il sospetto si rafforzò quando aggiunse: - Tornerò proprio domenica in occasione del tuo compleanno, sorellina! Così festeggeremo tutti insieme! -
Che razza di regalo aveva in serbo per me?
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Bentornate!
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Il rientro a scuola per Sarah coincide con il ritorno del prof Mariani.
Quali sorprese le riserverà quest'anno?
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Intanto culliamoci nell'idea della festa...
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Ma i guai non arrivanno mai soli: torna anche Cinzia!
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Cosa succederà??
Stay tuned!
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