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32. Won't Go Home Without You

It's not over tonight, just give me one more chance to make it right
I may not make it through the night, I won't go home without you
⭐️

- Ire, so che è tardi, scusami, ma ho bisogno di te. Sto malissimo -. Non volevo allarmare la mia amica ma la stretta allo stomaco e il sangue che mi tremava nelle vene, mi impedivano di calmarmi.

- Non pensare a me, dimmi cosa ti è successo. - esclamò preoccupata al telefono.

- Ho incontrato Prinz stasera, mentre ero con Stefano -. Irene rimase in silenzio. - Mi ha vista lui, abbiamo scambiato poche parole... ti giuro, non riuscivo a parlargli. Sentivo la rabbia crescermi dentro e quando Stefano mi ha raggiunta, è come se una mano mi avesse stretto la gola. Mi sembrava di soffocare in mezzo a entrambi. -

- E tu cosa hai fatto? -

- Ho chiesto a Stefano di portarmi a casa, dove sono ora. Il guaio più grande è che lui lo ha riconosciuto e ho paura che se si vedono ancora, possano fare scintille. Ma il fatto, Ire, è che io non lo voglio più vedere, non voglio nemmeno dirgli ciao. Ed è questo che mi fa ancora più paura -. Il cuore era accelerato, così come la mia voce. Mi aveva preso il panico e non riuscivo a controllarmi.

- Sarah, fammi un respiro, ok? - Irene mi mise subito in riga. M'imposi di calmarmi e ascoltare i suoi consigli. - Innanzitutto mi dispiace dirtelo ma le possibilità che vi rincontriate esistono, dato che oltre alla stessa città, condividete anche la stessa scuola. Ma voglio dirti questo: tu ora stai con Stefano, che è un ragazzo stupendo, quel cretino non potrà più farti del male. E per qualsiasi cosa, oltre al tuo ragazzo, ci saremo noi a proteggerti. Va meglio ora? -. Assimilai le sue parole e le rielaborai, mentre il respiro e il cuore tornavano a calmarsi.

- Si. - risposi chiudendo gli occhi e pensando a qualcosa di positivo.

- Visto? E poi, spiegami perché dovrebbe tornare all'attacco lui, se per ben due volte ti ha mollata... -

- Non so, è una sensazione. -

- Sarah, con le sensazioni non si va avanti. Ci vogliono solo certezze. Mi sembra che tu ne abbia abbastanza -. Annuii, come se la mia amica fosse davanti a me. - Prova a calmarti e a dormire. Domani andrà meglio. -

Seguii il consiglio della mia amica ma il sonno tardò ad arrivare.

La mattina dopo mi svegliai a pezzi. Voglia di andare a scuola: zero. Mi feci coraggio, indossai i vestiti e partii in sella alla mia bici. Sonia e Marika mi stavano aspettando nel cortile; avevano un atteggiamento ed espressione strane in viso.

- Sappiamo tutto. - esordì Marika prendendomi in contropiede. - Irene ci ha avvisate ieri sera. -

- Saremo i tuoi angioletti custodi capaci di tirare fuori un kalashnikov dallo zaino al momento opportuno, cioè quando quell'imbecille si avvicinerà a te. Auguriamoci non succeda, ovviamente. - commentò Sonia. Spostai lo sguardo interrogativo ora sull'una, ora sull'altra e sorrisi.

- Grazie, ragazze. - esclamai prendendole a braccetto e dirigendomi con loro dentro la scuola. Raccontai loro nei minimi termini l'incontro della sera precedente mentre stavamo andando in aula e, improvvisamente, mi bloccai: Prinz era davanti alla porta della classe e mi stava aspettando.

Sonia staccò il braccio dal mio.- Lascia fare a me. - disse e senza neppure girarsi andò dritta verso di lui. - Che cavolo ci fai qui? Lasciala stare! - lo intimò mettendo le mani sui fianchi per darsi una certa importanza.

Prinz aggrottò le sopracciglia prima di rispondere. - Voglio solo parlarle. -

- Ah, si? E insultarla come hai fatto l'altra volta, magari? Beh, scordatelo. - gli abbaiò contro.  Il ragazzo si fece ancora più serio: riconoscevo quello sguardo di insofferenza e sapevo significava "non mi arrendo". Mi lanciò un'occhiata e se ne andò. - Ecco, bravo, vattene! -. Il viso di Sonia divenne un unico sorriso per essere riuscita a cacciarlo.

Entrai in classe e anche Sonia mi seguì. - Ti dovrai abituare, mi sa che non molla facilmente. -

- Ma che cavolo vuole? - domandò Marika appoggiando il borsone sul banco.

Scossi la testa. - Non lo so e non voglio saperlo. - sintetizzai mentre la campanella suonava. Per le prossime quattro ore sarei stata tranquilla.

***

Eravamo a casa di Sonia per le prove del venerdì pomeriggio da più di quaranta minuti ma non avevamo ancora toccato uno strumento. L'unico argomento era il ritorno di Prinz.

- Quindi tu dici che lui vuole rinfacciarti la storia con Stefano? - chiese Marika.

- Non ci credo, vorrà solo insultarti per scaricarti addosso il fallimento della sua vita. Solo perché la tua sta avendo più successo. - Sonia aveva pensato davvero in grande.

- Ragazze, voi dovevate vedere che faccia ha fatto quando Stefano gli ha detto che era il mio ragazzo. - esclamai.

- Ma non ha senso! - puntualizzò Sonia - dopo quello che ti ha detto e fatto. -

- A meno che... - Irene si morse il labbro inferiore pensierosa.

- Non so e non mi interessa saperlo. So solo che ho il timore di rivederlo a scuola lunedì. -

- Non complessarti -. Irene ci avvicinò a me - Non puoi fuggirgli per sempre, te ne rendi conto? Prima o poi dovrai affrontarlo. -

- Sì, ma non ora. Anzi, ho deciso che stasera non suonerò al Fusion. -

- Che cosa? - esclamarono tutte all'unisono. - Tu stasera vieni con noi e se c'è lui non devi avere paura perché noi saremo lì con te. - aggiunse Marika.

- Io non voglio vederlo, è questo il punto. Sto male quando mi guarda, mi viene la nausea appena lo vedo perché mi torna in mente tutto. - mi sfogai. Le ragazze rimasero in silenzio per qualche istante. Fu Irene a prendere la parola per prima.

- Ti abituerai, come ogni cosa a questo mondo, ma non puoi sempre fuggire. Questo ti deve entrare in zucca. -

Annuii. Non avevo comunque voglia di suonare e non sarei andata al Fusion. Le ragazze accettarono di malumore la mia scelta e me ne tornai a casa. Avvertii Stefano che non avrei suonato quella sera per non farlo preoccupare se non mi avesse vista e lui propose di passare da me. Rifiutai, dicendo che avevo un po' di influenza: non volevo mi vedesse in quello stato o avrebbe capito il perché.

A mia madre e mio padre raccontai la stessa bugia e notai che furono ben contenti di tenermi a casa per quella sera. Dopo cena tornai in camera, terminai gli ultimi compiti e lessi un libro. Quando mi accorsi che erano quasi le dieci, pensai tra me e me alle ragazze sul palco del Fusion, pronte a cominciare il loro show.

Irene aveva ragione, non potevo fossilizzarmi. Presi in mano Jacky e strimpellai qualche nota, intonando una delle canzoni che erano in scaletta. Venerdì prossimo sarei andata a qualsiasi costo, non riuscivo a vivere senza la mia musica, il mio pubblico, il mio palco.

Mi sembrò di sentire in lontananza il campanello di casa e dei passi sulle scale.

- Sarah, - era papà - qui fuori c'è qualcuno che dice di voler parlare con te. L'ho mandato via perché mi sembra un idiota ma lui è ancora lì -. Sbiancai. Poteva esserci solo un ragazzo che  sapeva dove abitavo al di fuori di Stefano. Mi alzai in fretta dal letto e andai alla finestra. Scostai le tende e lo vidi; anche lui mi vide e cominciò a chiamarmi. Il groppo allo stomaco e alla gola tornò.

- Sarah, aprimi, devo parlarti -. Rimasi impassibile davanti alla sua supplica.

- Lo conosci? - domandò mio padre innervosito. - Se insiste, io chiamo la polizia. -

Chissà come sarebbe stato se avessi chiamato Castelli e lo avessi fatto arrestare. Se lo meritava in pieno. Era questo il conto che gli avrei presentato per quello che mi aveva fatto? Per quanto lo odiassi, non ne avrei avuto il coraggio. E Irene aveva ragione: se gli fossi sfuggita adesso, prima o poi me lo sarei trovato ancora davanti.

Voleva solo parlarmi: avevamo invertito le parti, lui a supplicarmi, io a mandarlo via. Gettai un'altra occhiata fuori dalla finestra. Prinz si era appoggiato al cancello e sembrava non volersene andare. Mi sentii in colpa.

- Lascia stare papà, vado da lui. - dissi senza pensarci troppo su o avrei cambiato idea.

- Tua madre è in studio a tenerti d'occhio e io sto alla porta con il telefono... -

- Per favore, lasciateci soli. È un mio amico, non è pericoloso. - lo bloccai. Papà si fece serio: sapevo che non mi avrebbe dato ascolto ma non potevo fare nulla.

Scesi le scale e raggiunsi la porta. Feci un respiro e uscii in giardino. Il freddo attraversava la mia felpa di pile e mi irrigidii: mi chiesi come faceva Prinz a essere rimasto immobile per tutto quel tempo.

- Che vuoi? - lo apostrofai. Prinz mi fissò e si fece serio.

- Posso entrare? -

- Scordatelo. - dissi avvicinandomi al cancello. Mi sentivo forte, sicura. Trovarmi nella posizione di dominio del gioco mi rendeva invulnerabile. - Dimmi cosa vuoi e facciamo in fretta: ho freddo. -

Prinz mi fissò. - Mi stai evitando di proposito, vero? -

- Perspicace. - commentai.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. - Esci con qualcuno, quindi. -

- Si. -

- Stai bene con lui? -

Lo guardai accigliata. - Cosa te ne frega? -

- Lo devo sapere. -

- Non ti riguarda anzi, le cose che faccio non ti riguardano più quindi vattene! -. Non ci credevo, lo avevo detto! Ero euforica, piena di energia a parte un formicolio all'altezza della stomaco.

- Non me ne vado finché non mi assicuri che posso stare tranquillo -. Sgranai gli occhi.

- Tranquillo? Tu devi sentirti tranquillo dopo quello che mi hai fatto?!? Ti sei accorto adesso che la tua coscienza è sporca e sei venuto qui per lavarla? -. Alzai la voce senza accorgermene e fregandomene del fatto che i miei ci avrebbero sentito. Prinz strinse i denti: colto in fallo.

- So di aver fatto solo delle cazzate con te e questo non me lo perdono. - gridò. La sua confessione mi sorprese, pensavo che non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato, che l'origine della fine era stato lui. - Ti chiedo scusa -. Credeva che avrei accettato le sue scuse su due piedi? Affatto, bello mio, affatto.

- E tu pretendi che le accetti? Tu mi hai umiliata, delusa, mi sono sentita morire dentro quando mi hai mollata la prima volta e mi ero illusa che quella volta a scuola tutto sarebbe tornato normale e invece... -

- Ho sbagliato, lo so, non dovevo comportarmi così e dirti quelle cose. Ma ora sono cambiato -. Scossi la testa, era inutile lui non capiva. Ero incazzata, tutta la rabbia accumulata si era risvegliata e non sentivo alcun rimorso nel sputargli addosso tutto ciò che per tanto tempo mi aveva corrosa dentro, anzi, provavo soddisfazione e mi sentivo leggera.

- Non è il fatto di scomparire e riapparire nei panni del bravo ragazzo che ti farà guadagnare punti. Prinz, io non riesco più a fidarmi di te! Mi hai raccontato delle bugie, mi hai offesa e umiliata, mi hai abbandonata da un giorno all'altro per quei delinquenti che nemmeno ti conoscevano. Dimmi, ti prego, come posso credere che tu sia cambiato? -

- Devi avere fiducia. -

- No! - gridai. Il cuore batteva a mille e gli occhi pizzicavano per le lacrime di rabbia. - Io non riesco più a crederti, non ho più il coraggio e la volontà di darti fiducia -. Mi accorsi di tremare e non era il freddo: avevo trovato il coraggio di gridare il mio sfogo, quel veleno che avevo conservato per così tanto tempo, nell'attesa del giorno in cui glielo avrei riversato nelle sue orecchie.

Anche l'espressione di Prinz era cambiata: si era fatto sempre più serio, cupo. Sentivo la sua rabbia, la sua delusione, le stesse che avevo provato io quando i ruoli si erano invertiti. Gli leggevo in faccia quello che provava e anziché fermarmi non facevo che rincarare la dose. Lo volevo distruggere, ecco la verità.

- Se volessi di nuovo prendermi gioco di te, ti sembra che verrei qui a quest'ora a supplicarti di ascoltarmi? Ti pare che mi preoccupi di come tu stia e cosa fai? -. Lo lasciai parlare. - In tutto questo tempo sono stato a Milano. Ho fatto una vita di merda, mi faccio schifo da solo se ci ripenso. Sai cosa mi ha fatto cambiare idea? Sai cosa mi ha aperto gli occhi sullo schifo di esistenza che stavo facendo? Tu. - esclamò.
Rimasi immobile ad ascoltarlo ma non credevo a una sola parola: c'ero già cascata una volta. - Sarah, me ne sono andato da Milano perché mi sono accorto che stavo facendo una cazzata e soprattutto mi mancavi tu. Sono tornato qui per ricominciare, ho riallacciato i rapporti con i miei, sono tornato a scuola, ho ripreso a giocare a basket... -

Lo fissai in silenzio per qualche secondo. E così era tornato in squadra. Non lo sapevo. Abbassai lo sguardo a terra. - Bene - commentai senza alcuna inflessione. Avvertii una sorta di calore all'altezza del petto, scomparsa subito per lasciare spazio all'indifferenza e alla freddezza. - Rientro in casa. -

– No, aspetta -. La mano di Prinz scivolò sulla mia attraverso il cancello, senza riuscire ad afferrarla saldamente. Mi girai e lo osservai. Gli avevo inflitto qualche coltellata ma non l'avevo ucciso.

- È troppo tardi. - gli dissi guardandolo negli occhi tristi. Ecco, ora il rimorso per averlo trattato male cominciava a sentirsi. - Sono felice con Stefano. -

Perché lo dissi? Per vederlo ritirare la mano dal cancello e il suo sguardo incupirsi, rassegnarsi. - Sono stato un idiota. - aggiunse piano. Bene, avevo ottenuto quello che volevo. L'avevo umiliato, maltrattato, ferito. Gli avevo reso il resto che gli spettava.

Cavolo, mi ero comportata esattamente come lui. Se fosse stato un film, l'eroina avrebbe avuto un ripensamento e sarebbe corsa verso l'eroe per baciarlo e giurargli amore eterno. Ma questo non era un film: era la realtà.

Girai sui tacchi e rientrai, senza voltarmi a salutarlo. Papà mi aspettava dietro la porta.

- Tutto bene, Sarah? -

- Si! - risposi seccata sbuffando e incalzando le scale a due gradini alla volta. Sentii blaterare qualcosa dalla bocca di mamma al piano terra ma non vi badai, immersa completamente nei miei pensieri.

Arrivai in camera, chiusi a chiave e mi appoggiai alla porta.

Sbam.

Di nuovo a terra, le lacrime di rabbia e delusione mescolate a quelle di felicità e liberazione. Stavo male ma anche bene. Non capivo cosa realmente volevo, ero confusa. Sapevo solo che Prinz era tornato.

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Bentornate Rockers!
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Finalmente Sarah è riuscita ad esternare tutta la sua rabbia e delusione nei confronti di Prinz: una piccola rivincita!
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E Prinz, MUTO!! Incassa per una volta, tiè 😜
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Sarah e Prinz, l'uno davanti all'altro, separati dal cancello, in uno scontro/confronto: è proprio questa la scena che ho immaginato la prima volta, e che mi ha portato a sviluppare la trama di Soundtrack; sono pertanto molto affezionata a questo capitolo!
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Spero che vi sia piaciuto!
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Come sempre, stelline e commenti se vi fa piacere!
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Stay tuned!

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